Misteriosi e schivi, gli An Autumn For Crippled Children sono il classico gruppo che preferisce far parlare la propria musica, piuttosto che lanciarsi in accurate spiegazioni o svelare particolari retroscena. Poco male, il terzetto olandese resta una realtà assolutamente affascinante nel panorama avantgarde/black metal e lungi da noi criticarlo solo perchè non è molto loquace in sede di intervista. L’ascolto del recente “Everything” ha messo nuovamente in luce enormi qualità in sede compositiva, abbinate a una ricerca di uno stile personale sempre più spiccata. Prendendo le mosse dal convincente debut album “Lost”, gli AAFCC hanno confezionato un’opera che trascende generi e umori: qualcosa di fortemente personale e alternativo in una scena che troppo spesso vive di atmosfere posticce e trovate di cattivo gusto. Insomma, per quanto ci riguarda, non vediamo l’ora di ascoltare i prossimi lavori dei nostri, certi che si tratterà sempre di musica tanto emozionale quanto lontana dai soliti schemi…
CON IL NUOVO “EVERYTHING” SI PUÒ DIRE CHE ABBIATE NUOVAMENTE CENTRATO IL BERSAGLIO. SIETE TUTTORA SODDISFATTI DI COME È VENUTO IL DISCO?
“Grazie! Sì, siamo piuttosto soddisfatti di come è venuto: sicuramente è il nostro miglior lavoro per ora. Questa volta ogni aspetto è stato curato come volevamo”.
COME SIETE MATURATI RISPETTO AL DEBUT ALBUM SECONDO VOI? COSA AVETE CERCATO DI FARE IN MODO DIVERSO?
“Ci piace pensare che suoniamo musica puramente emozionale, legata a ciò che noi proviamo sul momento. Sì, credo che il nuovo disco sia più maturo del debut, anche e soprattutto perchè è più ‘vero’ e onesto. Non vi è più quell’atmosfera oltremodo deprimente: mentre scrivevamo ci sentivamo meglio, quindi il feeling del lavoro non è solamente negativo. Vi è anche un tocco di positività. Non abbiamo cercato di essere negativi a ogni costo. Inoltre, questa volta le composizioni sono più fluide: non abbiamo dato troppo peso al numero di riff; al contrario, ci siamo concentrati sulla struttura delle canzoni”.
COME PERCEPITE LA VOSTRA MUSICA? VI SENTITE DI COLLOCARLA IN UN FILONE SPECIFICO?
“No, ci limitiamo a descrivere la nostra musica come bella, odiosa, speranzosa o senza speranza. Copriamo tutto questo spettro di emozioni e non ci poniamo alcun altro quesito in merito a generi o stili”.
NEI VOSTRI LAVORI SI SENTONO CHIARE INFLUENZE SHOEGAZE E POST PUNK. COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON QUESTE SONORITÀ? LE AVETE SCOPERTE TRAMITE METAL BAND RECENTI COME GLI ALCEST, CHE NON NASCONDONO LA LORO PASSIONE PER QUEI GENERI, OPPURE SIETE FAN DI VECCHIA DATA DI VERE FORMAZIONI SHOEGAZE COME I MY BLOODY VALENTINE?
“Non ascoltiamo nessuna band recente. Piuttosto, mi rivolgo ai vecchi Anathema o agli Slowdive. Non ascolto ciò che viene definito shoegaze o post punk oggigiorno. La nostra principale influenza secondo me sono i My Dying Bride. Può succedere che le nostre sonorità e quelle di altri gruppi recenti si assomiglino, ma ciò dipende solo dal fatto che noi e loro abbiamo magari le stesse influenze. Noi non ascoltiamo gli Alcest”.
NON VI È QUINDI UNA BAND O UNA SCENA ALLA QUALE VI SENTITE VICINI?
“No, siamo troppo vecchi per le scene: le lasciamo ai più giovani. Ci limitiamo a suonare musica che ci piace e siamo felici che esistano case discografiche disposte a pubblicarla”.
È DIFFICILE COMPRENDERE DI CHE COSA PARLIATE NEI VOSTRI BRANI, SIA PER IL CANTATO SCREAMING, SIA PERCHÈ A VOLTE LA VOCE È MESCOLATA AGLI ALTRI STRUMENTI NEL MIXAGGIO. AVETE A CUORE L’ASPETTO LIRICO DELLA VOSTRA PROPOSTA?
“Sì, l’ispirazione per i nostri testi viene da esperienze personali. Cerchiamo di incanalare differenti aspetti delle nostre vite nella musica che suoniamo, anche se solitamente i testi appaiono astratti perchè desideriamo mantenere una certa distanza fra noi e certi argomenti. Parliamo della vitat di tutti i giorni e dei suoi alti e bassi. Ad esempio, ‘Forever Never Fails’ è basata sulla morte di un nostro amico, mentre ‘I Am The Veil’ parla della lotta di un altro nostro amico con la schizofrenia”.
PENSI CHE IL LUOGO IN CUI ABITATE INFLUENZI LA MUSICA E IL VOSTRO MODO DI COMPORRE?
“Viviamo in una zona rurale, moltro tranquilla rispetto al resto dell’Olanda. La gente che abita qui è assai rilassata e non accade mai niente di speciale. Non so se questa situazione rappresenti un’influenza per noi. Penso che la musica che creiamo sia il frutto dei nostri sentimenti e di ciò che abbiamo ascoltato quando eravamo giovani”.
COSA HANNO IN PROGRAMMA GLI AN AUTUMN FOR CRIPPLED CHILDREN PER L’IMMEDIATO FUTURO?
“Nulla, al momento. Siamo troppo impegnati con le nostre vite private per concentrarci ulteriormente sulla band. Ogni tanto ci troviamo per provare, ma a volte siamo solo in due, perchè il terzo membro si trova all’estero per i suoi studi”.
NON AVETE MAI PENSATO DI SUONARE DAL VIVO?
“No, per ora non siamo interessati”.
QUANDO È STATA L’ULTIMA VOLTA CHE HAI COMPOSTO UN BRANO?
“Pochi giorni fa… una traccia ambient. Ultimamente sto sperimentando con sonorità diverse dalle nostre”.
QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE CHE HAI ASCOLTATO IN VITA TUA?
“Penso ‘On The Nature Of Daylight’ di Max Richter”.