Forti di una discografia ancora piccola ma decisamente valida e freschi di contratto con la Earache Records, gli svedesi Anata cercano di fare il grande salto pubblicando un album per certi versi sorprendente e di assoluto livello qualitativo, “Under A Stone With No Inscription”. Ne abbiamo parlato in questa intervista con il chitarrista/cantante Fredrik Schälin, il leader del quartetto…
DATO CHE QUESTA E’ LA VOSTRA PRIMA INTERVISTA PER IL NOSTRO PORTALE, TI ANDREBBE DI RIASSUMERE BREVEMENTE LA STORIA DEGLI ANATA?
“Gli Anata si sono formati nel 1993 a Varberg, in Svezia. Il nostro primo album è stato pubblicato nel 1998 dalla label francese Season Of Mist. Due anni dopo, in seguito ad un cambio di line up che ha coinvolto il batterista, abbiamo pubblicato un altro album intitolato ‘Dreams Of Death And Dismay’, quest’ultimo è stato piuttosto apprezzato dalla critica e grazie ad esso siamo giunti al contratto con la Earache”.
PERFETTO! PARLIAMO ORA DELLA NASCITA DEL VOSTRO TERZO ALBUM, “UNDER A STONE WITH NO INSCRIPTION”…
“I brani del nuovo album sono stati composti in un lasso di tempo lungo due anni, ci è voluto tanto per negoziare il contratto con la Earache e questo ci ha permesso di avere ancora più tempo per rifinire il materiale. Purtroppo le registrazioni sono state una sorta di incubo: noi tutti ultimamente studiamo o abbiamo un lavoro e questa situazione ci ha costretto a registrare il disco sempre in tarda serata e persino di notte. C’era davvero poco tempo per dormire e questo ha portato alcuni di noi ad ammalarsi e ad essere spesso nervosi. Inoltre parte dell’equipaggiamento si è rovinato durante le session e la cosa non ha fatto altro che stressarci ulteriormente!”.
RITENGO CHE VI SIATE NOTEVOLMENTE EVOLUTI RISPETTO ALL’ALBUM PRECEDENTE. CREDI CHE “UNDER…” SIA COMPLETAMENTE RAPPRESENTATIVO DI CIO’ CHE VOGLIONO ESSERE GLI ANATA? DOVE VOLETE ARRIVARE MUSICALMENTE?
“Sicuramente il disco ci rappresenta meglio della nostra vecchia roba, ma non vogliamo comunque smettere di cercare un sound ancora più personale: il prossimo album difficilmente assomiglierà a questo! Per ora le recensioni che abbiamo letto erano tutte positive ma questo non significa che dovremmo continuare a suonare in questo modo… ci sono tante altre cose che vogliamo fare e questo è una fortuna, altrimenti non sarebbe affatto divertente suonare in questa band!”.
I VOSTRI PRIMI DUE ALBUM POTEVANO ESSERE INSERITI NEL FILONE DEL DEATH METAL MELODICO MA IL NUOVO E’ ASSAI PIU’ COMPLESSO, OSCURO E PESANTE. VI RITENETE MATURATI COME SONGWRITER?
“Sinceramente in questi giorni cerchiamo di pensare il meno possibile a come catalogare la nostra musica, ci interessa davvero poco se è death metal oppure no. Mi chiedi se ci riteniamo più maturi… credo che comporre musica influenzata in minor misura da altre band sia sinonimo di maggior maturità e credo che noi ci stiamo riuscendo. Stiamo imparando ad accostare meglio i vari aspetti della nostra musica… un riff diventa ancora più brutale se lo accosti ad una parte melodica, e viceversa!”.
COME DICEVI, “UNDER…” SEGNA IL VOSTRO PASSAGGIO DALLA SEASON OF MIST ALLA EARACHE. SIETE SODDISFATTI DEL LAVORO DELLA VOSTRA NUOVA LABEL?
“Sì, sia l’ufficio europeo che quello americano ci stanno impressionando per la loro professionalità. La Earache è un’ottima label, i ragazzi ci stanno fissando moltissime interviste e un tour europeo sta per essere organizzato”.
CON CHI VI PIACEREBBE ANDARE IN TOUR?
“Gli altri ragazzi risponderebbero W.A.S.P. o Dimmu Borgir… a me piacerebbe andare in tour con gli Anata!”.
DI COSA PARLANO I TESTI DEGLI ANATA?
“Penso che i nostri testi siano piuttosto differenti da quelli delle altre band dedite a questo genere. Dico questo perché essi sono sempre molto personali: scrivo sempre di cose che accadono nella mia vita e di pensieri che mi capita di fare. Ultimamente le cose non sono esattamente andate alla grande per me… mi sembra sempre di morire e risorgere ad intervalli regolari… ma ogni volta l’esperienza mi sembra nuova!”.
PARLIAMO UN PO’ PIU’ APPROFONDITAMENTE DEI BRANI DEL DISCO?
“Certamente: ‘Shackled To Guilt’ è uno dei brani più veloci e groovy dell’album, non contiene nessun assolo di chitarra ma ne presenta uno di batteria. ‘A Problem Yet To Be Solved’ è esempio del classico sound degli Anata, un incrocio tra armonia e brutalità. ‘Entropy Within’ è veloce e piuttosto old school ma contiene anche parti jazzy e progressive, una delle mie canzoni preferite. ‘Dance To The Song Of Apathy’ è invece più lento, il brano più heavy del disco insieme a ‘Under The Debris’. ‘Sewerages Of The Mind’ è il pezzo più melodico dell’album, ha molti assoli e un drum-work molto articolato. ‘Built On Sand’ è invece più brutale, sulla scia del materiale contenuto nel cd precedente. ‘The Drowning’ è forse il brano più strano del disco, ha un non so che di orientaleggiante. ‘Leaving The Spirit Behind’ è insolitamente semplice ed è seguita da ‘Any Kind Of Magic Or Miracle’, la canzone più complessa dell’album, molto progressiva”.
CHE COSA ASCOLTANO I MEMBRI DEL GRUPPO IN QUESTO PERIODO?
“Il nostro bassista, Henrik, impazzisce per Rush e Symphony X. Andreas, il chitarrista, ascolta solo musica classica e death metal. Conny, il batterista, predilige l’heavy metal degli anni Ottanta e dei primi anni Novanta, mentre io ascolto di tutto: brutal death, jazz, alternative pop svedese, Kiss e Depeche Mode!”.
PERFETTO… SIAMO ALLA FINE, LE TUE ULTIME PAROLE?
“Grazie a te per l’intervista… ai ragazzi italiani diciamo: fuck like a beast!!! Visitate il nostro sito: www.anata.se, ciao!”.