ANDRE MATOS – Questione di prospettive

Pubblicato il 18/11/2012 da

E’ giunta l’ora del terzo album per il cantante carioca Andre Matos. Un lavoro, questo “The Turn Of The Lights” che non ci ha soddisfatti come avremmo voluto, e che tradisce una certa stanchezza di fondo. Prevedibilmente il buon Andre non sembra dello stesso parere e ci concede una cordiale intervista in cui non ha mancato di rimarcare le sue intenzioni su un’eventuale reunion degli Angra, la band con cui ha scritto pagine di storia del power metal e che ha abbandonato dopo l’uscita di “Fireworks”.

CIAO ANDRE. PER INIZIARE, TI ANDREBBE DI INTRODURRE IL NUOVO ALBUM AI LETTORI?
“Certo! ‘The Turn Of The Lights’ è il mio terzo lavoro solista, l’ho registrato quest’anno e credo che rappresenti un passo avanti nella mia carriera, in quanto contiene a mio avviso le componenti migliori dei primi due album, ma con uno sguardo al futuro. Alcune band hanno la tendenza a fare sempre la stessa musica, altre invece puntano al cambiamento. Per me la cosa più difficile è stare tra le due cose, mantenendo la mia identità musicale ma allo stesso tempo cercando di donare qualcosa di fresco ai miei fan. Tendenzialmente il pubblico è conservatore, preferisce adagiarsi su ciò che già conosce. Ma io credo che sia giusto osare, anche con il rischio di sbagliare strada. E tutto questo, se devo dire la verità, l’ho scoperto una volta completato l’album, perchè è difficile prevedere realmente come sarà prima di iniziare a lavorarci in studio. Sono piuttosto contento di come è uscito”.

CI SEMBRA DI SCORGERE UN MOOD OSCURO CHE SERPEGGIA PER LE TRACCE DEL TUO NUOVO ALBUM. QUALCOSA SE VOGLIAMO DI INSOLITO SE PENSIAMO ALLA TUA DISCOGRAFIA…
“Sì ci sono elementi oscuri, ma il concept non si concentra su quello. Il significato di ‘The Turn Of The Lights’ si riferisce al cambiamento di luce, di prospettiva. Quando punti una luce su un qualcosa, vedi che questa cosa prende forma, e cambia a seconda del modo in cui tu la illumini e la osservi, ma rimane la stessa cosa. Tutto questo, fin dall’antica Grecia, serviva per descrivere la conoscenza, o ‘illuminazione’, per l’appunto. Questo è il concept, e attraversa tutto l’album; non si tratta di un album gioioso o estremamente positivo, ma si concentra sulle trasformazioni che possono esserci nelle nostre percezioni soggettive”.

QUANTO TEMPO HAI IMPIEGATO A COMPLETARE IL LAVORO?
“Il processo è stato differente rispetto ai precedenti album. ‘Mentalize’ è stato realizzato molto velocemente, ed è stato una sfida per noi produrre il tutto in soli tre mesi. ‘The Turn Of The Lights’ invece mi ha permesso di concentrarmi e di prendermi il mio tempo: ho iniziato a comporre i primi pezzi nel 2010, ed ho avuto modo di lasciare che i pezzi prendessero forma. Il modo in cui ho preparato i pezzi ed il concept è la cosa più importante. Una volta definiti i pezzi e gli arrangiamenti siamo andati in studi e tra registrazione, mixaggio e mastering abbiamo impiegato circa due mesi e mezzo. Abbiamo lavorato in un grande studio qui in Brasile, con un bravissimo produttore, che ci ha permesso di ottenere un buon risultato, che normalmente non si otterrebbe in così poco tempo”.

SIAMO RIMASTI COLPITI DALLA TUA COVER DI “FAKE PLASTIC TREES” DEI RADIOHEAD PRESENTE SULL’ALBUM. NON CI SAREMMO MAI ASPETTATI UN PEZZO DEL GENERE DA TE…
“Neanche io me lo sarei aspettato fino a due anni fa! L’idea di registrare il pezzo non è stata mia, ma del mio chitarrista Hugo Mariutti, che è un grande fan di Radiohead, Muse e Keen. E’ lui che mi aggiorna su quel tipo di musica, e quando mi ha fatto sentire il pezzo l’ho trovato molto profondo e semplice al tempo stesso; ho pensato che potesse essere un’idea nuova da proporre ai miei fan, ed ho avuto l’occasione di esprimermi toccando corde diverse. E’ stato difficile perchè non è il mio genere, e non siamo abituati, ma credo che il risultato sia buono. Mi ricordo il giorno in cui dovevo registrare il pezzo: avevamo previsto solo un’ora per registrare la voce, in quanto si trattava solo di una bonus track. Ma quando ho iniziato a cantare ero così rapito dal testo, dalla linea vocale, che ho deciso di dedicarle un giorno intero. Alla fine ero esausto e non ho potuto fare altro per la giornata, e sono contento che sia disponibile come bonus non solo in Giappone ma anche in Europa”.

OLTRE A CONSIGLIARTI LE COVER, CHE APPORTO HA DATO LA TUA BAND AL RISULTATO FINALE?
“Io direi un 50%. Io ovviamente mi occupo in prima persona di tutto, ma credo che sia da vedere in definitiva come un lavoro di squadra. Sono aperto alle idee di tutti, e voglio che tutti si sentano parte di questo progetto e che ne siano fieri”.

QUANTO DIFFICILE E’ OGGI SOPRAVVIVERE COME MUSICISTA?
“Purtroppo viviamo in un mondo dominato dal mercato, e tutto ciò che si fa diventa un prodotto che deve essere venduto. Questo è complitato specialmente per le nuove band. Se sei nell’ambiente da tanti anni ed hai una buona fanbase è un po’ meno difficile mantenersi, anche se è dura. Ora siamo in un momento di transizione del mercato discografico, e non è facile capire come si evolverà. Come sai ora per gli artisti è di vitale importanza fare più tour possibile per riuscire a sopravvivere. Fino a dieci anni fa in Brasile capitava di avere magari un grande concerto metal uno o due volte in cinque anni, mentre ora tutti vengono una o due volte all’anno. Questo perchè non possono più contare sugli introiti degli album. Ora il risultato è che c’è così grande richiesta che sta diventando difficile trovare lo spazio per suonare live, essendosi creata grande competizione in tal senso. Noi siamo fortunati perchè è rimasta qualche etichetta che resiste e che fa buoni lavori di promozione e di supporto. Devo dire anche che secondo me il nostro genere è quello che soffre di meno, perchè i veri appassionati di metal tendenzialmente vogliono ancora collezionare cd, cofanetti, vinili”.

HAI RI-REGISTRATO “WINGS OF REALITY”, UN GRAN PEZZO PROVENIENTE DALL’ULTIMO ALBUM CHE HAI REGISTRATO CON GLI ANGRA. DOBBIAMO VEDERLO COME PARZIALE RIAVVICINAMENTO AI TUOI EX COMPAGNI, PROPRIO IN OCCASIONE DELLA DIPARTITA DI EDU FALASCHI?
“E’ stata richiesta dall’etichetta giapponese, insieme al remake di un pezzo dei Viper. E’ solo un tributo al mio passato, con due canzoni composte da me che credo siano state sottovalutate all’epoca. Se fosse stato per me avrei continuato sulla linea della cover dei Radiohead, su qualcosa di nuovo per me”.

QUINDI NIENTE REUNION DEGLI ANGRA?
“Non ho in programma di rientrare negli Angra. Sono troppo concentrato sul mio progetto solista per pensare ad altro. Da quando ho lasciato la band sapevo che era tutto finito con loro; abbiamo fatto cose grandiose, passato bellissimi momenti e non vorrei mai rischiare di rovinare i miei e i vostri ricordi rientrando. Non credo che avremmo lo stesso feeling tra di noi, e questo è importante per me. Quello che ho fatto con i Viper, rientrando momentaneamente per un tour, è diverso proprio perchè fin dall’inizio ho tenuto a precisare che si doveva trattare solo di questo e nient’altro”.

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