ANNIHILATOR – L’heavy metal può essere tutto

Pubblicato il 25/02/2017 da

Jeff Waters è da sempre l’anima e il cuore degli Annihilator, un chitarrista dallo stile inconfondibile e una persona che ha attraversato mille difficoltà; forse proprio per questo è anche un uomo modesto in modo disarmante che riesce a far dimenticare di essere il leader di una band acclamata, parlando di musica come si fa tra amici. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui in occasione dell’uscita di “Triple Threat” un progetto che lo stesso Jeff intende come una sorta di tributo ai fan della band canadese e sulla cui realizzazione ci ha raccontato qualche retroscena. Speriamo di essere riusciti a trasmettervi almeno una parte della persona disponibile, spiritosa e profonda che è Jeff Waters. Buona lettura!

CIAO JEFF, È PASSATO UN PO’ DI TEMPO DALL’ULTIMA VOLTA. ERI A MILANO PER UNA “GUITAR CLINIC”!
“Si, mi ricordo. Città splendida Milano… La città della moda e dei grandi atelier degli stilisti! (ride, ndr). So che c’è molto di più ovviamente, ma quando sei un musicista spesso vedi solo i locali in cui suoni; però ho visitato un po’ la città. So che può sembrare un luogo comune, ma avete davvero splendide città e ottimo cibo in Italia. Comunque è buffo: quando nomini qualche città a un musicista, le prime cose che vengono in mente sono il cibo e il caffè (ride ancora, ndr).”

QUINDI IN ITALIA TI TROVI BENE: OLTRE AL CIBO ABBIAMO ANCHE DELL’OTTIMO CAFFE’…
“Si ! Sai, io sono stato adottato ma credo, da parte dei miei genitori naturali, di essere per il 25% italiano. Mia sorella ha sposato un uomo di Siena e a Ottawa, dove vivo, c’è la più grossa comunità italiana di tutto il Canada, circa 250.000 italiani. E nella mia città c’è una zona italiana splendida. C’è davvero qualcosa di speciale in quella zona, la amo molto. Quindi, per me, voi italiani siete molto di più che solo arte, cibo o caffè. “

GRAZIE, ALLORA. PARLIAMO UN PO’ DI MUSICA. LA DOMANDA PIÙ OVVIA RIGUARDA IL MOTIVO PER CUI HAI FATTO UN ALBUM ACUSTICO
“Si. Se hai un po’ di tempo vorrei raccontarti la storia di tutto il package (‘Triple Threat’ è composto da due CD e un DVD, ndr). La prima idea risale al 2012; eravamo in studio e io stavo ascoltando ‘A Different Kind Of Truth’ e quel disco aveva quattro bonus track, che erano, poi, dei video; erano video in bianco e nero, filmati a basso costo dei Van Halen agli Hensons Studios, seduti che si divertivano, suonando canzoni come ‘Panama’ e ‘Beautiful Girls’. Credo di aver rivisto quei video trenta o quaranta volte. Sai, da grande fan dei Van vedere loro che suonavano così, con David Lee Roth e un cane che gironzolava per lo studio è stata una delle cose più fighe che abbia mai visto. Erano solo persone che ridevano e si divertivano suonando e quell’idea mi ha colpito subito, me ne sono innamorato, così mi sono detto ‘prima o poi voglio fare qualcosa del genere’, ma questo fu tutto. Poi, nel Dicembre del 2015, Jay della UDR (l’etichetta degli Annihilator, ndr) mi chiamò e mi disse che volevano far uscire qualcosa, un package figo e io gli risposi: ‘Va bene, ma deve essere qualcosa per i fan. Non solo un concerto con qualche bonus track di merda. Mi piacerebbe registrare un concerto grosso, magari a un festival e poi fare un secondo DVD di materiale suonato acustico e registrato in una sola take, senza trucchi da studio o sovraincisioni ed un terzo DVD su di me, su come vivo in Canada ogni giorno, in casa, in studio, con la famiglia, i cani, la band, la roadcrew’. Ed è in pratica quello che abbiamo fatto. Quello che voglio dire è che non volevo pubblicare un concerto e basta: volevo un DVD con tre parti ugualmente importanti. E così è iniziato il tutto. Poi è nata l’idea di fare anche due CD audio, uno della parte acustica e uno del festival (Bang Your Head, ndr). Abbiamo capito che poteva essere qualcosa di veramente interessante per i fan: non solo un concerto, ma un insieme di cose; così invece di spendere tutti i soldi per organizzare un grande concerto, con luci e fuochi, fumo e tutte queste cose. Sarebbe stato ridicolo: non potevamo permettercelo e sarebbe stato l’ennesimo prodotto finto, uno spreco di soldi per un DVD che la gente avrebbe probabilmente guardato una volta sola. Invece volevamo fare qualcosa per i fan e spendere il nostro budget per realizzare tutte e tre queste componenti. In realtà, poi, questa era l’idea ma non eravamo sicuri di riuscire a far uscire un prodotto di questo tipo, ci siamo chiesti se ne fossimo in grado, se potevamo permetterci una troupe che stesse con noi a filmarci per un mese. Così abbiamo deciso di avere due persone che ci filmavano: la mia fidanzata ed un nostro amico tedesco. Non è stato facile ed eravamo piuttosto nervosi al riguardo e quando abbiamo finito e abbiamo guardato i filmati, sopratutto la parte acustica, ci siamo detti: ‘Wow è fantastico! E’ esattamente come lo volevamo, ma non faremo mai più una cosa del genere’ (ride, ndr)”.

DEVE ESSERE STATA UNA BELLA SFIDA. FARE TUTTO IN UNA TAKE, PER UN MUSICISTA, SIGNIFICA DARE IL MASSIMO
“Si, hai assolutamente ragione. Devo dire che non abbiamo fatto tutti i pezzi in una take, però. Ogni pezzo è registrato in una take, ma non li abbiamo fatti tutti insieme uno dopo l’altro… Fare tutto in una take, poi, non significa che la prima registrazione è quella buona. A volte è successo, ma il più delle volte abbiamo dovuto rifare il pezzo tre o quattro volte. Un pezzo è stato rifatto dieci volte perché qualcuno, a turno, combinava qualche grosso casino… Doveva essere un divertimento per noi, come quel video dei Van Halen, ma alla fine è stato al 95% lavoro, fatica, concentrazione e stress e 5% divertimento. Il divertimento lo puoi vedere negli ultimi dieci secondi di ogni canzone: se guardi le nostre facce è come se fossimo appena scesi dalle montagne russe”.

PENSO CHE SIA STATO LO STESSO PER I VAN HALEN. MAGARI GUARDANDO IL VIDEO NON TE NE RENDI CONTO…
“Si, immagino che tu abbia ragione. C’è molto lavoro e anche molta preparazione. Sai, quando prendi cinque persone e gli fai suonare dei pezzi degli Annihilator ci vuole parecchia preparazione: alcune canzoni sono molto semplici, ma altre sono piuttosto difficili e basta che una persona faccia un piccolo errore e tutti dobbiamo ricominciare da capo. E pensa che quello che faceva più errori ero io!”.

DA CHITARRISTA POSSO DIRTI CHE NON CI SONO CANZONI DEGLI ANNIHILATOR FACILI DA SUONARE. FORSE SONO FACILI PER TE CHE LE HAI SCRITTE…
“Ce n’è qualcuno facile: canzoni come ‘Shallow Grave’, per esempio, che è, alla fine, un pezzo rock alla AC/DC, ma hai ragione. Mi hanno detto…cazzo, ora non mi ricordo chi me l’ha detto, ma era un musicista molto famoso, uno dei ‘big four’. Comunque, mi ha detto ‘Jeff, il motivo per cui non vedi band affermate che fanno una cover come tributo agli Annihilator è perché nessuno riesce a suonare i tuoi pezzi’”.

SONO D’ACCORDO CON CHI TE L’HA DETTO. PARLANDO DEL DISCO ACUSTICO, MI È SEMBRATO CHE TU ABBIA SCELTO PEZZI MOLTO PERSONALI O MOLTO INTROSPETTIVI: PENSO A CANZONI COME ‘BAD CHILD’, ‘INNOCENT EYES’ O ‘HOLDING ON’.
“Si, è vero. Sai, quando un musicista scrive un pezzo personale, questo diventa sempre molto personale. Penso a ‘Phoenix Rising’ che parla della morte di mia zia o ‘Innocent Eyes’ che parla di mio figlio e delle difficoltà che entrambi stavamo attraversando quando ero più giovane, lui era piccolo e sua madre morì di cancro. Ma questo vale anche per canzoni che sembrano più leggere come ‘Snake In The Grass’, che parla di una donna che mi ha tradito o ‘Bad Child’ che parla di quando ero un teenager ribelle, di quanto sia stato cattivo coi miei genitori. Anni dopo mi sono scusato con loro per le cose che avevo detto e fatto in quel periodo. Comunque, hai ragione sulla scelta dei pezzi, ma vedi quando fai un pezzo più arrabbiato ti concentri sull’aggressività, mentre quando fai un pezzo più intimo è facile che questo sia molto più melodico e se è melodico, allora può rendere bene in versione acustica ed è più o meno quello che è successo con la maggior parte di questi pezzi”.

INFATTI PENSO CHE SOLO “STONEWALL” E “SNAKE IN THE GRASS” SIANO CANZONI PROPRIAMENTE THRASH TRA QUELLE CHE AVETE INSERITO.
“Assolutamente. Ci tenevo a inserirle, ma sono quelle che, nella loro versione originale, sono più aggressive”.

CIRCA DI METÀ DELLE CANZONI SONO PRESE DA DUE ALBUM: “SET THE WORLD ON FIRE” E “KING OF THE KILL”. MI CHIEDEVO SE CI FOSSE UN MOTIVO PARTICOLARE…
“Certo. Penso che ‘King Of The Kill’, dal punto di vista del songwriting, sia il disco migliore che io abbia mai composto. Alcuni pensano che i migliori siano ‘Refresh The Demon” o ‘Suicide Society’ siano i migliori, ma secondo me il migliore è sicuramente ‘King Of The Kill’, tra quelli in cui io canto. ‘Set The World On Fire’ è forse il nostro album più melodico e, per il discorso che facevamo prima, aveva molti pezzi adatti ad una versione acustica. I primi quattro CD degli Annihilator (‘Alice In Hell’, ’Never, Neverland’, ‘Set The World On Fire’ e ‘King Of The Kill’) hanno quattro cantanti diverse, quattro differenti produzioni, quattro diverse formazioni dal vivo e quattro diversi stili di metal. ‘Alice In Hell’ era un disco thrash, molto crudo e diretto con una produzione molto essenziale, ‘Never, Neverland’ aveva una produzione molto importante, un sound pulito ed era un thrash più melodico con un cantante pi melodico. ‘Set The World On Fire’ aveva molte infulenze di heavy metal commerciale e ‘King Of The Kill’ è essenzialmente un disco di heavy metal classico, con influenze di Iron Maiden e Judas Priest e una piccola parte di thrash. Quindi, alla fine, sono quattro dischi piuttosto diversi tra di loro, ma penso che gli ultimi due siano quelli con le componenti melodiche più forti e questo è, probabilmente, il motivo principale per cui metà dei pezzi presenti sul disco acustico vengono da questi due album. Quando decidi di fare un disco acustico, scorri tutte le tue canzoni per capire quali potrebbero funzionare meglio e io continuavo a tornare a questi due dischi”.

MOLTI CONSIDERANO I PRIMI DUE DISCHI DEGLI ANNIHILATOR DELLE PIETRE MILIARI DEL THRASH. IN QUESTO DISCO HAI INSERITO “STONEWALL” MA QUELLO CHE MI HA INCURIOSITO DI PIÙ È LA PRESENZA DI “CRYSTAL ANN” CHE È UN PEZZO STRUMENTALE ED È ANCHE L’OPENER DI “ALICE IN HELL” OLTRE A ESSERE L’OPENER DEL VOSTRO PRIMO E TERZO DEMO. IMMAGINO SIA UNA CANZONE A CUI TIENI PARTICOLARMENTE
“E’ stata la prima canzone che ho scritto e l’ho comporta su una chitarra acustica, mentre tutto il resto l’ho composto su una chitarra elettrica; tutte le canzoni più lente e melodiche o le ballad le ho composte su una Fender Stratocaster, quindi ‘Crystal Ann’ è l’unica canzone scritta su una chitarra acustica ed è anche la prima canzone che ho composto, pensando che sarebbe stata valida per una band, quando ne avessi avuta una. Un anno dopo che la scrissi formammo gli Annihilator e usai questa canzone”.

OK. COME DICEVI CI SONO TRE PARTI UGUALMENTE IMPORTANTI: COSA PUOI DIRCI SUL DISCO LIVE REGISTRATO AL BANG YOUR HEAD FESTIVAL?
“Si, certo. Come ti dicevo volevamo distribuire il budget per produrre al meglio tutte le parti di questo Package. Siamo stati chiamati al Bang Your Head all’ultimo minuto: qualcuno aveva annullato il tour o solo quella data, non ricordo, così ci chiesero se ci andava di suonare. Io dissi che andava bene e mi dissero: ‘Jeff, durante il festival registreremo un blu-ray per i Twisted Sister. Che ne dici se filmiamo anche il vostro show per essere sicuri che tutto l’impianto funzioni alla perfezione?’. Così mi si accese la classica lampadina e mi dissi che finalmente potevamo filmare un nostro concerto davanti a moltissime persone, che sarebbe stato nel pomeriggio quindi senza fuochi, luci e altre stronzate: solo un concerto diretto e vero, qualcosa che sarebbe piaciuto ai nostri fan. E poi posso dire che la Germania è un po’ la nostra seconda casa, così fu facile acconsentire. Nel pubblico non c’erano solo fan degli Annihilator, perché il Bang Your Head non è un festival thrash, ma copre molti generi fino all’hard rock: diciamo che il 50% del pubblico era composto da fan degli Annihilator. Poi c’erano i fan dei Twisted Sister e anche fan di band hair metal come Dokken o Quiet Riot, poi c’eravamo noi, i Testament. Quindi penso sia stata un’occasione veramente figa: poter filmare noi che suoniamo non di notte, senza tutti quei cazzo di effetti e davanti ad un pubblico che non è composto solo fa fan della band. Trovo sia un modo interessante per fare un disco live, in più vista l’occasione ho cercato di cantare al mio massimo e questo è un altro motivo per cui abbiamo usato quelle riprese: non penso che riuscirò mai più a cantare così bene (ride, ndr)”.

E’ UN PO’ UN MOTIVO RICORRENTE NELLA VOSTRA CARRIERA, CON FAN CHE PENSANO CHE TU DOVRESTI ESSERE IL CANTANTE E ALTRI CHE NON SONO D’ACCORDO. 
“E’ vero. Quando il nostro primo disco uscì, con Randy Rampage alla voce, tutti dissero che era un grande album. Poi registrammo ‘Never, Neverland’ e la gente era dispiaciuta dal fatto che lui non fosse più il cantante, eppure il disco ebbe più successo del primo. Poi anche Coburn Pharr se ne andò e facemmo ‘Set The World On Fire’ che, in alcuni paesi, fu il nostro disco di maggior successo. Poi cambiammo ancora cantante con ‘King Of The Kill’ ed il disco andò molto bene. Mi ricordo che raggiungemmo il secondo posto in Giappone e davanti a noi c’era Bon Jovi. Avevamo due canzoni, ‘Only Be Lonely’ (presente solo sulla versione giapponese del disco, ndr) e ’21’ che in classifica arrivarono al secondo e al quarto posto; ‘Only Be Lonely’ era una ballad che fu sorpassata solo da ‘Bed Of Roses’ dei Bon Jovi. Riesci a immaginartelo? Una band che si chiama Annihilator al secondo posto delle classifiche: queste cose succedono solo in Giappone (ride, ndr). Così molti dissero che ‘King Of The Kill’ era il loro disco preferito, così come per molti altri è ‘Set The World On Fire’ e per gli amanti del thrash i migliori sono i primi due. Così, ogni volta che usciva un disco, qualcuno diceva ‘No, cazzo, il nuovo cantante non è male, ma quello prima era meglio’. Lo stesso è successo quando Dave Padden si unì alla band: era molto giovane e non aveva tantissima esperienza: gli ci vollero dieci anni per sviluppare al massimo la sua tecnica vocale e, a quel punto, nessuno poteva più immaginare gli Annihilator senza di lui. Così quando Dave se ne andò, tutti dissero che dovevo far in modo di riaverlo nella band. E’ una specie di effetto che arriva in ritardo e ogni volta che un cantante se ne va, c’è chi dice che dovremmo riprenderlo, come se non si accorgessero di quanti cantanti diversi abbiano avuto gli Annihilator, o che i nostri quattro migliori dischi hanno quattro cantanti diversi. Gli Annihilator sono al 50% una band e al 50% un progetto solista. Ok, diciamo al 51% un progetto solista (ride, ndr). Così adesso ci sono quelli che dicono che è fantastico che nell’ultimo disco sia io a cantare e che i dischi migliori della band sono quelli dove io canto, mentre ci sono altri che dicono che dovrei riprendere Randy Rampage o Dave. E’ una battaglia che non si può vincere: gli stessi che all’inizio non volevano Dave Padden ora dicono che dovrebbe tornare”.

TU CANTAVI ANCHE IN UNO DEI VOSTRI DEMO, PERÒ. QUINDI NON È CERTO UNA COSA NUOVA
“Si, cantavo su ‘Phantasmagoria’. Sapevo di non essere un gran cantante ma cantai perché non avevo nessuno, in quel periodo, che potesse farlo; era una soluzione temporanea e la cosa incredibile è che riuscimmo ad ottenere un contratto con una casa discografica prima di avere un vero cantante. Quando trovammo Randy Rampage ero molto felice, perché pensavo che finalmente avrei potuto smettere di cantare e concentrarmi solo sulla chitarra; ma dopo tutti questi anni e sopratutto grazie al successo inaspettato di ‘King Of The Kill’, che portò ad un tour lungo, con tantissime date in cui fui costretto ad imparare ad essere un piccolo James Hetfield o Dave Mustaine, lo trovo ancora difficile. Da un lato la nostra musica è più tecnica, dall’altro io non ho le doti vocali di James e Dave. E’stato un lavoro difficile, ma in questo punto della mia vita e della mia carriera preferisco avere una vera band con cui andare in tour piuttosto che avere un cantante diverso su ogni disco. So che ogni volta devo migliorare ed è sempre complicato per me, ma è qualcosa che ora mi piace fare ed è una sfida cercare di cantare sempre meglio e mi da anche nuovi stimoli; se dovessi solo suonare, adesso, penso che sarebbe meno interessante, dato che è qualcosa che ho fatto per venticinque anni. Nel prossimo disco voglio cambiare e migliorare il mio modo di cantare, cercare di copiare meno il classico cantato thrash e vedere se riesco a trovare uno stile Jeff Waters o almeno vedere se esiste”.

RECENTEMENTE HAI DETTO CHE QUESTO DISCO ACUSTICO NON È SOLO UN DISCO METAL, CHE LE BALLAD ED I PEZZI ACUSTICI SI TROVANO OVUNQUE. COSA INTENDEVI ?
“Sai, io ho cinquant’anni e sono cresciuto nel periodo in cui i Kiss fecero ‘I Was Made For Loving You’, Rod Stewart cantava ‘If You Want My Body’; c’era questo mix di gruppi legati al rock anni Settanta, ma c’era anche la disco e le radio passavano tutti quesi generi. Penso di aver sentito la chitarra elettrica la prima volta in ‘Saturday Night’s Alright For Fighting’ di Elton John; era credo il 1973 e non c’era niente chiamato heavy metal allora, solo rock. Ed io sentii questa chitarra all’inizio del pezzo ed era così pesante e rumorosa alla radio e mi chiesi cosa fosse. Fu allora che iniziai a pensare che quella era la mia strada. Nell’era della disco sentivi band come gli Sweet inglesi e sentivi le loro hit ‘Fox On The Run’ o ‘Ballroom Blitz’ alla radio; erano molto pop e commerciali perché erano scritti da Chapmann e Chinn (compositori degli Sweet all’inizio della loro carriera, ndr) ma il resto di un disco come ‘Desolation Boulevard’ aveva canzoni scritte dalla band e quello fu il vero inizio del metal; loro sono stati una delle band più sottovalutate della storia per la loro influenza su tutto, dalla progressiva al pop, all’heavy metal. Dopo queste band scoprii altri come AC/DC o i The Knack, avevo credo 13 anni e poi arrivò Van Halen e Los Angeles divenne la capitale di tutto. Questo mi portò a scoprire band come Whitesnake, Blackfoot e poi, come molti, per me ci fu la scoperta dei Black Sabbath. Poi fu un crescendo: Judas Priest, Iron Maiden, Loudness, Scorpions, con tutti quei chitarristi che per me erano incredibili, gente come Randy Rhoads. Posso dire che la mia formazione terminò coi primi dischi di band come Metallica, Exodus, Anthrax, Slayer, Anvil e Exiter. E i Venom. Tutto questo finì nel mio stile, così quando scrivo una canzone, scrivo una melodia che poi può diventare rabbiosa come può diventare una ballad: non nasce in nessuno dei due modi. L’heavy metal può essere qualunque cosa: ballad, blues, hard rock, jazz…è un genere musicale che può essere tutto. E, infatti, puoi vedere molte band che, oggi, sperimentano e mescolano stili e generi”.

QUALCOSA CHE HAI FATTO ANCHE TU…
“Penso che potrei fare un ‘Best Of’ degli Annihilator con una decina di canzoni che, di base, non sono metal e forse non sono neanche rock. Parlavi prima di ‘Crystal Ann’ ed è una canzone che non ha niente a che fare con l’heavy metal eppure è il primo pezzo di un dico thrash”.

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