ANOMALIE – Il nomadismo dell’anima

Pubblicato il 26/06/2017 da

Se fino a “Refugium” si guardava a loro come a un interessante diversivo rispetto alla band ‘cugina’, gli Harakiri For The Sky (di fatto non è mai stato così, e ci viene spiegato chiaramente nell’intervista), con “Visions” gli Anomalie hanno svoltato. Ridotte le infiltrazioni post-rock e tutto il corredo ‘sognante’, ci siamo trovati di fronte un disco che si slancia in cavalcate death/black permeate di epos, si raccoglie in fraseggi acustici toccanti, propone stacchi imprevedibili e non appare mai uguale a se stesso da una traccia all’altra. Un’umoralità di vedute che non è fine a se stessa, ma figlia di un disegno lucido e articolato, volto a modellare in musica un intenso vissuto interiore. Marrok, mastermind del progetto ora attorniato da una folta line-up, non ha remore nell’andare in profondità nel raccontare il dettagliato mondo degli Anomalie.

CON “VISIONS” SIETE GIUNTI AL TERZO ALBUM IN QUATTRO ANNI, TRACCIANDO UNA FORTE EVOLUZIONE: NELL’ULTIMO DISCO PENSO ABBIATE RAGGIUNTO UNA FORMA SONORA CHE HA MOLTI PIÙ DETTAGLI DA OFFRIRE CHE IN PASSATO. SE FINO A “REFUGIUM” ERA CHIARO CHE SUONAVATE UNA SORTA DI POST-BLACK METAL, ORA È MOLTO PIÙ DIFFICILE DEFINIRE IL VOSTRO STILE. SECONDO VOI, QUALI SONO I PRICINPICALI CAMBIAMENTI INTERCORSI FRA IL VOSTRO MATERIALE PRECEDENTE E L’ULTIMO ALBUM?
“Dal mio punto di vista, ‘Visions’ dimostra che non sono più lo stesso ragazzo che scriveva le canzoni del debut. Non fraintendermi, ogni uscita degli Anomalie è un’istantanea di un certo periodo e una rappresentazione autentica del momento della sua creazione, ma ho imparato così tanto sulla vita e sulla morte e ho vissuto dimensioni spirituali completamente nuove durante gli ultimi anni, che mi è stato impossibile continuare a scrivere lo stesso tipo di musica. Viaggiare per il mondo con la mente e gli occhi bene aperti ti consente di crescere giorno per giorno, ti aiuta a formare la tua visione artistica e portarla a un livello più alto, se lavori duramente. Ho scovato nuovi luoghi d’ispirazione, lontani dal ‘veleno urbano’ che mi ha condizionato per anni.Ciò è stato determinante per sviluppare l’atmosfera di ‘Visions’”.

CONFRONTANDO I PRIMI DUE FULL-LENGTH È L’ULTIMO, CI SONO ALCUNE DIFFERENZE NOTEVOLI: LA PRIMA È LA STRUTTURA QUASI PROGRESSIVE DELLE TRACCE, LA SECONDA L’ALTERNANZA DI PARTI ELETTRICHE, ACUSTICHE E DI PIANOFORTE, CHE MI HA RICORDATO SPESSO GLI OPETH DEI PRIMI DISCHI. COME AVETE FATTO A GESTIRE TUTTI QUESTI CAMBIAMENTI ALL’INTERNO DEI BRANI?
“La struttura delle canzoni si è delineata in modo intuitive, non rimango a riflettere a lungo su come dovrebbe suonare la mia musica, agisco d’istinto. Per quanto i primi album degli Opeth siano ottimi, non riesco a vedervi delle similitudini con gli Anomalie, anche se è abbastanza eccitante osserva quale tipo di interpretazione venga data a ogni nostra uscita. Spesso, però, queste dicono molto di più sul gusto personale dell’ascoltatore piuttosto che sulla musica in sè. Essere paragonati a un gruppo come gli Opeth è sempre un bel complimento, quindi non posso che ringraziarti per questo!”.

UN ALTRO ELEMENTO INTERESSANTE È L’USO DI MOLTPLICI REGISTRI VOCALI: SPECIALMENTE, COLPISCONO I CORI PULITI, CAPACI DI AVVICINARVI A QUELLI UTILIZZATI DAI BATHORY. ANCHE LE VOCI PIÙ SPORCHE CONTEMPLANO DIVERSI APPROCCI, DA ALCUNE MOLTO RUVIDE AD ALTRE SOFT ED EMOZIONALI. QUALE IDEA VI HA GUIDATO IN QUESTA RICCHEZZA DI STILI VOCALI?
“Sfidare me stesso è una parte importante della mia motivazione nel creare nuova musica, le linee vocali di ‘Regugium’ sembravano andare lontano dalla gamma vocale che il mio corpo è in grado di produrre, così un obiettivo è diventato quello di migliorare la mia performance vocale. Sono contento di come ho cantato in ‘Visions’. Sono sicuro che potrò anche spingermi oltre in futuro, ma quello che puoi sentire sull’ultimo disco rappresenta il massimo che ero in grado di fare nel 2016”.

IN ALCUNE PARTI, QUELLE CON IL MAGGIOR UTILIZZO DI CHITARRE ACUSTICHE E DAGLI ACCENTI SHOEGAZE, HO TROVATO CONNESSION I CON CERTO BLACK METAL AMERICANO, QUELLO DI WOLVES IN THE THRONE ROOM E PANOPTICON, E COMPAGINI INGLESI COME I WINTERFYLLETH. TI PIACCIONO QUESTE BAND? PENSI ABBIANO PUNTI IN COMUNE CON LA MUSICA DEGLI ANOMALIE?
“Non sono molto addentro alla musica dei Panopticon, mentre mi piacciono molto sia Wolves In The Throne Room che Winterfylleth, anche se li preferisco dal vivo che su disco. Queste band condividono in parte lo spirito presente negli Anomalie, quindi potrebbe essere bello condividere il palco con loro. Anche se le mie espressioni musicali differiscono percettibilmente da un black metal più classico come può essere quello dei Wolves In The Throne Room, mi piace suonare assieme a band dalla comune attitudine, anche se poi ci sono delle diversità artistiche”.

VI PIACE ANCHE USARE UN RIFFING ABBASTANZA DURO E OLD-SCHOOL, MUTUATO DAL DEATH MELODICO, PERALTRO MOLTO PIÙ PRESENTE NEI DISCHI PRECEDENTI. COME TROVATE IL BILANCIAMENTO TRA BRUTALITÀ E MOMENTI DI RILASSAMENTO?
“È uno degli aspetti più interessanti del songwriting, placare una canzone nel punto giusto, per dare alle parti aggressive il potere di colpirti più duramente! Se guardo agli album precedenti, l’influenza del death melodico è andata in effetti decrescendo in ‘Visions’. É accaduto perchè il nuovo album è più vicino a un approccio black metal, ora il mio istinto mi guida in questa direzione e non posso fare altro che seguirlo”.

HO APPREZZATO IL BILANCIAMENTO DEL SOUND: HA PROFONDITÀ E PESANTEZZA NON COMUNI PER IL GENERE CHE AFFRONTATE, E SIETE RIUSCITI ANCHE A DARE LA GIUSTA IMPORTANZA AL FLUIRE DELLA MELODIA, INCLUDENDO UN TONO SOGNANTE NELLA DISTORSIONE CHITARRISTICA. PUOI RACCONTARCI QUALCOSA SUL PROCESSO DI REGISTRAZIONE, SUGLI STUDI DOVE AVETE LAVORATO, I KLANGSCHMIEDE STUDIO E SU MARKUS STOCK, CHE HA REGISTRATO, MISSATO E MASTERIZZATO “VISIONS”?
“Markus ha fatto ancora una volta un ottimo lavoro. È importante per me lavorare con qualcuno che condivida la mia filosofia di suono, così ci possiamo concentrare sui dettagli invece di mettere in discussione le basi! Durante le registrazioni mi piace comportarmi da musicista, piuttosto che dover pensare troppo come un tecnico, cosa che diventava complicata in altri studi. Sono un ingegnere del suono a mia volta, e anche se adesso lavoro negli eventi dal vivo, non è semplice entrare in studio ed estraniarti dalle questioni tecniche. Markus ha capito in fretta che io necessitavo di agire e pensare nelle vesti di musicista e non di tecnico del suono, mi ha assecondato in questo sin da quando abbiamo collaborato per ‘Refugium’, in questo modo posso avere una spinta creativa nettamente superiore”.

PASSANDO ALL’ASPETTO LIRICO, “VISIONS” SEMBRA ESSERE UN CONCEPT ALBUM: SETTE CAPITOLI, DA “TOWARDS THE SUN” A “ONE WITH THE SOIL”. MI PARE VI CONCENTRIATE, A GRANDI LINEE, SUL POTERE DELLA NATURA E DELLA SPIRITUALITÀ. POTRESTI SPIEGARCI NEI DETTAGLI LE TEMATICHE DEI TESTI? COME DOVREBBE ESSERE DAL TUO PUNTO DI VISTA LA CONNESSIONE FRA MUSICA E PAROLE? COME LAVORANO ASSIEME NELLA MUSICA DEGLI ANOMALIE?
“Non è un tipico concept album, non raccontiamo un’unica storia all’interno della tracklist. Tuttavia, anche se ogni canzone racconta una sua specifica storia, tutte assieme le sette tracce di ‘Visions’ hanno una contiguità tematica. Si forma un ‘cerchio lirico’, quando ‘One With The Soil’ chiude il disco, ‘Towards The Sun’ a quel punto riprende un altro round nel grande cerchio della vita. ‘Visions’ parla di come facciamo parte di un immenso meccanismo perpetuo, nel quale tutte le nostre azioni e i nostri pensieri influenzano l’ambiente che ci circonda. Mentre il nostro corpo farà di nuovo parte, prima o poi, del reame di Madre Natura, le nostre anime rimarranno nomadi fra differenti strati di realtà. ‘Visions’ è l’interpretazione sonora di sette diverse esperienze che hanno avuto un forte impatto sul mio modo di pensare. Mi hanno fatto percepire me stesso e le persone che ho attorno come esseri di natura essenzialmente spiritual, in contrasto a un mondo dominato da quello che io chiamo ‘torpore metafisico’”.

CHI ERA WALTER BRAUCH, LA PERSONA A CUI AVETE DEDICATO IL DISCO?
“Walter era un mio zio morto di cancro un paio di settimane prima delle registrazioni del disco”.

SIETE PASSATI DALL’ESSERE UNA ONE-MAN BAND A UNA BAND VERA E PROPRIA DI QUATTRO ELEMENTI. PERCHÈ HAI DECISO DI TRASFORMARE IL TUO PROGETTO PERSONALE IN UN GRUPPO?
“Ho trovato il modo migliore per mettere in pratica le mie idee sia su disco che dal vivo. Possiamo dire che abbiamo una line-up a più dimensioni: io scrivo tutta la musica e tutti i testi, ma a partire da ‘Refugium’ ho iniziato a lavorare con Lukas Schlintl e Thomas Dorning in studio per le parti di batteria e basso, semplicemente perchè loro due sono più preparati di me nel suonare questi strumenti. Infine c’è la line-up dal vivo, che include tre chitarristi oltre a noi tre”.

LA VOSTRA STORIA È STRETTAMENTE LEGATA A QUELLA DEGLI HARAKIRI FOR THE SKY, DOVE TU SEI UNO DEI MEMBRI FISSI PER I CONCERTI, COME THOMAS DORNING. QUANTO HA CONTRIBUITO QUESTA ESPERIENZA A FORMARE L’IDENTITÀ DEGLI ANOMALIE?
“Considerando che attualmente suoniamo sessanta-settanta show all’anno con gli Harakiri For The Sky, puoi immaginare quanto tempo passiamo assieme a loro, fra i concerti e i viaggi. Questa è una delle ragioni per cui ho chiesto a Thomas e Matthias di unirsi agli Anomalie, perchè ho avuto di conoscere le loro doti e abbiamo quasi gli stessi programmi, per cui è abbastanza facile coordinarci a vicenda. Ma anche altri ragazzi degli Harakiri For The Sky suonano con me in altre band, ci fidiamo molto gli uni degli altri. Un rovescio della medaglia è che, con la crescita esponenziale avuta di recente dagli Harakiri For The Sky, tante persone pensano che gli Anomalie siano soltanto un side-project. Nulla di più lontano dalla realtà, Anomalie è il mio principale canale espressivo, ma capisco che da fuori sia facile avere l’impressione che siano soltanto un progetto parallelo”.

AVETE SUONATO MOLTO DAL VIVO NEGLI ULTIMI ANNI, PENSO VI ABBIA DATO UNA CERTA SICUREZZA E LA POSSIBILITÀ DI EVOLVERE IN MODO PIÙ PERSONALE IL VOSTRO SUONO. QUALI SONO LE MIGLIORI LEZIONI APPRESE GRAZIE ALLA VOSTRA ATTIVITÀ CONCERTISTICA?
“Suonare dal vivo è stata una decisione importante per la storia degli Anomalie, perchè ha permesso di spingere il mio livello di espressione emotiva a un livello più alto, ora sono capace di migliorare la mia voce con il protrarsi del tour. Ci è voluto del tempo per trovarmi in una posizione confortevole nel ruolo di frontman, ma soprattutto durante il secondo tour in cui ci siamo imbarcati, quello con gli Agrypnie, mi sono accorto che avevamo raggiunto una dimensione migliore, avevamo ottenuto un miglior feeling. Mentre non credo che tutta l’attività live abbia modificato qualcosa nel modo in cui scrivo i pezzi, l’esperienza del tour ti permette però di rapportarti con più facilità ad altri aspetti del business, e questo è un gran vantaggio”.

BLACK METAL E POST-ROCK DIALOGANO STRETTAMENTE IN MOLTE BAND, COME NEL VOSTRO CASO. QUAL È LA SFIDA PIÙ DIFFICILE NEL SUONARE UN MIX DI STILI CHE ORMAI È STATO BEN CODIFICATO E HA ASSUNTO CARATTERI BEN PRECISI? NEL VOSTRO CASO, MI PARE SIATE RIUSCITI A EVADERE DAI CLICHÈ E REINVENTARE VOI STESSI.
“Non penso sia rimasto molto post-rock in ‘Visions’. Comunque, la nascita di gruppi che mischiano post-rock e black metal è dovuta al bisogno delle persone di ascoltare musica che proponga forti contrasti al suo interno, quindi mettere assieme la ruvidezza del black metal e stili più soft è sembrato un amalgama naturale negli ultimi dieci anni. Il gioco di contrasti è sempre molto interessante, ma negli ultimi due anni ho avvertito il bisogno di riallacciarmi alle mie radici ed è il motivo per cui ‘Visions’ ha un suono nettamente più cupo del suo predecessore”.

GRAZIE AD HARAKIRI FOR THE SKY E ANOMALIE STIAMO IMPARANDO A VEDERE L’AUSTRIA COME UN SUOLO FERTILE PER UN CERTO TIPO DI METAL: INTROSPETTIVO, DRAMMATICO, TRISTE MA PIENO DI RABBIA GIOVANILE E DESIDERIO DI RISCATTO. CI SONO RAGIONI SPECIFICHE DAL TUO PUNTO DI VISTA PERCHÈ VOI, GLI HARAKIRI FOR THE SKY, E ALTRI PROGETTI AD ESSI LEGATI, COME KARG E SEAGRAVE, SUONIATE MUSICA DI QUESTO TIPO?
“Le band di cui parli sono soltanto figlie del pensiero di tre individui diversi, che poi si sono trovati ad unire le forze negli Harakiri For The Sky, ma il nostro paese ha molto altro da offrire. Non penso che il posto in cui viviamo abbia contribuito così tanto a formare la nostra identità artistica. Certo, abbiamo aree incantevoli in Austria, incontaminate e lontane da tutto, ma dei gruppi che hai citato solo noi Anomalie abbiamo un legame così stretto con il mondo naturale. Solo dieci anni fa, in Austria il panorama metal era molto più povero di adesso, ora c’è una nuova generazione di musicisti che sta cambiando le cose e ha la fortuna di essere in contatto con un numero altissimo di artisti di altri paesi, che a loro volta influenzano il nostro modo di intendere la musica. Tanto che, a dirla tutta, non credo sia poi così importante la provenienza geografica di una formazione ai giorni nostril. Dovendoti citare delle band in particolare, ti nominerei Our Survival Depends On Us, Ellende, Kringa, Serpere e Asphagor”.

 

0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.