ANTHRAX – Alive And Well!

Pubblicato il 09/09/2011 da

Inviati sul campo per presenziare ad uno degli eventi più importanti dell’anno metallico 2011, abbiamo la ghiotta opportunità di scambiare due chiacchiere con Joey Belladonna, lo storico cantante degli Anthrax rientrato (definitivamente?) nella band circa un anno fa dopo una serie di tira-e-molla che oramai durano dal 2005. Sgusciati nel capiente backstage, incrociamo alcuni componenti dei Big 4, tra i quali spicca un sorridente James Hetfield impegnato a consumare un abbondante pasto al tavolo. Dopo qualche minuto di attesa arriva il nostro ospite, il quale si rivela un interlocutore affabile e loquace, ma quest’ultima virtù viene parzialmente azzoppata dal tempo limitato a nostra disposizione. Poco importa, in quanto, Joey cerca di soddisfare nel miglior modo possibile alcuni dei nostri quesiti su “Worship Music” – lo studio album che sigilla il comeback della formazione classica (ad eccezione del chitarrista Dan Spitz rimpiazzato dal poliedrico Rob Caggiano) – alimentando così l’attesa dei vecchi fan che non hanno mai digerito la svolta intrapresa nell’era Bush… 

JOEY, DOPO UNA SERIE DI VICISSITUDINI SEI RIENTRATO NUOVAMENTE NELLA BAND. CI PUOI FORNIRE QUALCHE DETTAGLIO IN MERITO A QUESTA ENNESIMA REUNION?
“Posso assicurarti che con questa reunion abbiamo raggiunto un livello massimo di coesione e affiatamento mai toccato prima. In passato abbiamo avuto parecchi problemi che hanno comportato alcuni importanti cambi di line up, ma ora tra di noi siamo affiatati al 100% e ve lo proveremo ai nostri concerti e con il nostro nuovo disco”.

BENE, ALLORA PARLIAMO DEL NUOVO ALBUM. “WORSHIP MUSIC” ERA GIA’ STATO REGISTRATO CON IL CANTANTE DAN NELSON ED ORA E’ STATO NUOVAMENTE INCISO CON LE TUE VOCALS. COME HAI VISSUTO QUESTA SFIDA?
“Da parte mia non c’è stata alcuna sfida nei confronti Dan, dato che il suo stile vocale è completamente diverso dal mio. Ho semplicemente cercato di dare il massimo, grazie anche al supporto del produttore Jay Ruston che mi ha fornito alcuni suggerimenti utili per ottimizzare le mie linee vocali renendo la mia performance più incisiva e al tempo stesso Jay mi ha lasciato libero di esprimermi con la massima naturalezza, catturando il giusto feeling del momento. A differenza del passato gli eventi si sono svolti con maggiore serenità”.

CHARLIE HA DICHIARATO CHE “WORSHIP MUSIC” E’ L’ALBUM PIU’ EMOZIONANTE MAI INCISO DAGLI ANTRHAX. SEI D’ACCORDO CON IL SUO PUNTO DI VISTA?
“(ride, ndR) Oddio, penso solo che sia un grande disco. Al suo interno puoi trovare tutti gli elementi che da sempre caratterizzano il nostro sound: riff groovy e schizzati, linee vocali potenti ma melodiche e sfuriate di vecchia scuola hardcore, il tutto condito dalla nostra particolare ironia. Inoltre, la tracklist è composta da canzoni molto varie e catchy, così i nostri ascoltatori non avranno modo di annoiarsi troppo (ride, ndR)”.

CHI E’L’ARTISTA CHE HA REALIZZATO LA FRONT COVER E QUAL E’ IL SUO SIGNIFICATO?
“La copertina è stata disegnata da Alex Ross, un talentuoso artista statunitense che collabora con alcune importanti case editrici (Marvel e DC Comics, ndR) e nel recente passato ha collaborato con la band quando io non c’ero (ride, ndR). I teschi e gli zombie sono icone tipiche degli anni ’80 e rimandano direttamente alla passione di Scott per i fumetti. Sono davvero molto soddisfatto del risultato finale”.

SU “WORSHIP MUSIC” TROVEREMO ALMENO DUE O TRE KILLER TRACK ALL’ALTEZZA DEL VOSTRO GLORIOSO PASSATO?
“Sono consapevole del fatto che ai nostri show la gente voglia ascoltare soprattutto le nostre vecchie hit, ma sono convinto che episodi come ‘Earth on Hell’, ‘The Devil You Know’ e ‘In The End’ possano tranquillamente diventare dei classici. Dentro di essi ci puoi trovare un sacco di riff accattivanti e alcune soluzioni melodiche piuttosto interessanti che non lasceranno a bocca asciutta i nostri fan”.

CON IL RINNOVATO INTERESSE NEI CONFRONTI DEL THRASH METAL E DEL RELATIVO SOUND OLD SCHOOL PENSI CHE I FAN E LA STAMPA SIANO PRONTI A RIPORTARVI SULLA CRESTA DELL’ONDA?
“Spero vivamente di sì, Gennaro. Nel nostro nuovo album abbiamo recuperato lo spirito vecchio sound, ma al tempo stesso abbiamo inserito nuovi ingredienti per rendere appetibile la proposta anche ai ragazzi più giovani. A dire il vero abbiamo sempre cercato di progredire musicalmente, ad esempio tra ‘Spreading The Disease’ e ‘Persistence Of Time’ ci sono delle notevoli differenze a livello di songwriting…”.

IN UN TOUR MASTODONTICO COME QUESTO C’E’ MOLTA INTERAZIONE TRA VOI E LE ALTRE BAND?
“Penso che sia di vitale importanza comunicare molto tra di noi, dato che trascorriamo assieme un sacco di tempo. Nel tempo libero ci esercitiamo, dato che alla fine di ogni serata saliamo sul palco per una jam. Ti assicuro che non ci sono grossi problemi, anche se ogni tanto capita qualche piccola discussione (ride, ndR)”.

A CAUSA DELLE NOTE FELICITAZIONI FAMILIARI, SCOTT IAN IN QUESTO PERIODO E’SOSTITUITO DA ANDREAS KISSER. COME VI TROVATE A SUONARE CON LUI?
“Andreas prima di essere un chitarrista talentuoso che ha fatto la storia con i Sepultura è un grande fan degli Anthrax. Quando gli abbiamo chiesto di sostituire Scott per qualche tempo ha accettato senza alcuna esitazione. Questi fattori lo spingono a dare il meglio di sé sul palco, anche se oggi per voi fan italiani ci sarà una gradita sorpresa (nel frattempo, come in un improbabile lockbuster movie, appare alle nostre spalle un pacato e sorridente Scott Ian, lasciandoci a bocca aperta, ndR)”.

OK, FACCIAMO UN SALTO NEGLI ANNI ’80. COSA CI PUOI RACCONTARE IN MERITO ALLA GENESI DI UN BRANO ATIPICO COME “I’M THE MAN?”. COME HANNO REAGITO I FAN ALL’EPOCA A QUESTO PRIMITIVO ESEMPIO DI RAP METAL?
“Il brano è nato in modo molto spontaneo, visto che Scott è sempre stato un fan del rap molto prima della sua esplosione commerciale. C’era un’ottima atmosfera in sala di incisione ed io mi sono divertito come un matto a suonare la batteria, anche se i fan più integralisti non hanno gradito questo episodio. Senza volerlo abbiamo generato un mostro (ride, ndR)”.

SONO PASSATI OLTRE VENT’ANNI DALLA REALIZZAZIONE DI “PERSISTENCE OF TIME”. JOEY, SEI ANCORA SODDISFATTO DELLE CANZONI IN ESSO CONTENUTE?
“‘Persistence Of Time’ è il disco più heavy e più tecnico che abbiamo mai inciso nella nostra carriera. I toni dell’opera sono decisamente più oscuri e progressivi, ma a mio avviso ha retto piuttosto bene alla prova del tempo, a differenza di ‘State Of Euphoria’. Lì dentro infatti ci sono un paio dei miei brani preferiti in assoluto e ritengo che ‘Worship Music’ sia il suo naturale erede”.

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