Sette anni fa usciva “Leavin Eden”, il primo disco propriamente gestito unicamente da Mick Moss, dopo la precedente collaborazione con Duncan Patterson e l’influenza Anathema. E a pochi giorni dall’uscita del nuovo progetto di collaborazione con il musicista portoghese Luis Fazendero, chiamato “Sleeping Pulse”, la creatura principale di Mr. Moss tocca il Legend54 riproponendo lo storico album che ne aveva segnato uno dei momenti più interessanti della carriera. Abbiamo avuto la fortuna di chiacchierare su alcuni retroscena di quel lavoro proprio con l’enigmatico Mick Moss, cordiale e disponibile, verso di noi e verso la schiera di affiatati fan che lo circondano al bar per offrirgli una pinta.
CIAO MICK. E’ UN VERO PIACERE FARE QUESTA INTERVISTA IN QUESTA SERATA SPECIALE PERCHE’ RICORDO CON PIACERE ESSERE STATO UN GRANDE FAN DI “LEAVING EDEN” QUANDO USCI’ SETTE ANNI FA CIRCA. MI RICORDO CHE QUANDO COMPRAI IL DISCO C’ERA SOPRA UNO STICKER CHE DICEVA “LA BAND PIU’ TRISTE DELLA TERRA” O “L’ALBUM PIU’ TRISTE DEL MONDO”. COME TI RELAZIONI A QUESTA COSA?
“Non mi relaziono affatto, se devo essere sincero. Era solo una prospettiva di marketing con cui accattivarsi evidentemente una certa fetta di mercato. Veniva probabilmente da qualche citazione di recensione o di articolo da qualche giornale. E allora si era creato questo circolo di citazione di citazione fino a finire sulla copertina dell’album. Insomma, qualcuno avrà detto che Mick Moss e i suoi Antimatter avevano scritto l’album più triste sulla Terra e allora era diventato così per tutti. Ci sono canzoni tristi sul disco, ovviamente, ma ce ne sono anche di oscure. C’era un po’ di rock, di elettronica, di suono anni ’80. C’erano molte cose. Non penso assolutamente che ‘Leaving Eden’ potesse essere racchiuso in quella frase”.
FUNZIONO’ PER ME PERCHE’ COMPRAI L’ALBUM. E ANCORA OGGI SIAMO QUI A PARLARE DI QUEL DISCO PERCHE’ STASERA LO PROPORRAI ANCORA NELLA SUA INTEREZZA. FORSE NON ABBIAMO ANCORA LASCIATO L’EDEN, COME SI DICEVA NELL’ALBUM…
“(ride, ndR) Beh, allora poco male se è servito in questo senso. Comunque non c’è un vero e proprio motivo per cui questa scelta sia venuta a galla. Mi sono sempre relazionato ai concept album. E questo lo era in tutto e per tutto. E anche a livello di performance mi piace tenere un certo concept a livello di attitudine”.
MA COME MAI PROPRIO SETTE ANNI DOPO? C’E’ QUALCOSA CHE ANCORA OGGI SENTI DI ESPRIMERE CON QUEL DISCO? QUALCOSA CHE E’ ANCORA LI’?
“Sì. Le sensazioni che provavo allora ci sono anche in questo periodo della mia vita. Me le ricordo bene. Ovviamente ogni traccia che scrissi si relazionava ad un particolare momento della mia esistenza e queste cose erano determinate e finite in giorni e momenti specifici. Difficilmente si potrebbe ricreare la stessa sensazione dentro di me. Quelle canzoni sono state scritte dieci anni fa. Sai..quando incidi un disco di solito è tutto materiale di tre-quattro anni prima. Per esempio, ‘Another Face In The Window’ fu scritta nel 2002, e tra l’altro era vicina al periodo con Duncan (Patterson, ndR) e infatti ho letto numerosi commenti che la reputano simile ad un pezzo di ‘A Natural Disaster’ degli Anathema. ‘Balance’, mi sembra. Un’altra traccia strumentale dell’ultimo album degli Antimatter è stata effettivamente scritta nel 1999. Il singolo ‘Too Late’, appena messo su Itunes, era del 1997. E così via. Se scrivi musica non puoi fare altro che scrivere e scrivere. Tutto quello che hai provato e avuto in mente, anche per molti anni”.
E QUELLO CHE SCRIVI, LA TUA MUSICA, COME INFLUENZA, COSA PUO’ DARTI? COME SI RELAZIONE AL SUO COMPOSITORE, AL SUO MUSICISTA? COSA TI DA’ PERSONALMENTE?
“Beh, io amo la musica. Ma la mia musica in particolare – come compositore – dà il significato alla mia esistenza. Non posso immaginarla senza. Perché scrivo la mia musica ed è quello che sono. Rappresenta in tutto e per tutto quello che sono. O almeno è quello che cerco di fare”.
UNA SORTA DI LOTTA, QUINDI?
“Sì, lotta con se stessi. E Alchimia. Ti aiuta a non perdere il bilanciamento. E’ così per gli architetti. Per tutti gli artisti. Il migliore ringraziamento è vederla attuata sul palco. Tutto quello struggersi, quell’emozione, quel sentimento che hai partorito e ti ha aiutato a non perderti. E quindi ho sempre cercato di fare un buon lavoro con quello”.
DAL PUNTO DI VISTA DI UN COMPOSITORE COME SEI, MI SONO SEMPRE CHIESTO COME POTESSE ESSERE – SOTTO L’ASPETTO MAGARI PIU’ PROPRIAMENTE LIRICO – L’INFLUENZA DELLA POESIA. QUELLA CON LA LETTERA MAIUSCOLA. NELLA TUA MUSICA UN SACCO DI GENTE HA COLTO INFLUENZE DELLA CULTURA DECADENTE, DARK, FORSE PER LA SIMBOLOGIA, FORSE PER L’ATTITUDINE.
“Beh, le parole della musica sono poesia. Non ne vedo la differenza. La poesia è osservazione, di momenti, di immagini. E in questo senso è la medesima cosa. Io non leggo poesia. Non l’ho mai letta. Non so il perché si possa vedere l’influenza di qualche poeta in quello che scrivo perché non c’è evidentemente. Non leggo molto”.
E A LIVELLO MUSICALE? QUALCUNO A CUI TI RELAZIONI PARTICOLARMENTE? A PARTE NEIL YOUNG..
“In realtà a pensarci bene non mi viene in mente nulla. Ci sono musicisti che ascolto ma a cui veramente mi relaziono… no… non c’è nessuno che mi viene in mente. Soprattutto sul piano lirico. Anche le metafore che uso: non penso di poterle prendere da qualcun altro. Non sarebbe vero per me. Uso metafore perché non voglio risultare troppo ovvio. Penso possano servire per descrivere una particolare situazione”.
TI CHIEDEVO DELLA POESIA PERCHE’ IN PARTICOLARE MI VENIVANO IN MENTE LE SIMBOLOGIE DI “METTI LE MONETE SUI MIEI OCCHI /STO LASCIANDO L’EDEN”. PAGARE L’OBOLO A CARONTE PER IL VIAGGIO NELL’ALDILA’. IN PARTICOLARE COSA ERA L’EDEN CHE SI STAVA ABBANDONANDO?
“Il verso ‘metti una spina nel mio fianco / le monete sui miei occhi / non sono sveglio / sto lasciando l’Ede’” si riferivano ad uno stato simile alla morte. La canzone ‘Leaving Eden’ si riferiva all’arrivare all’età adulta e non poter più relazionarsi a ciò che eri, a dove ti trovavi prima. Quando ti trovi in uno stato di depressione l’unica cosa che vuoi fare è abbandonare la depressione. Lasciare un mondo. Lo hai lasciato e non puoi tornare più in quel paradiso. Ma ad un periodo di sanità non corrisponde naturalmente un periodo di felicità (ride, ndR). Questa è una bella frase”.
QUESTA LA DEVI SCRIVERE, MICK.
“Assolutamente. Spero di non dimenticarmela”.
COSA E’ SUCCESSO INVECE AL SUONO ELETTRONICO DEI PRIMI TEMPI?
“Beh, inizialmente scrivevo tutto in quel senso. Musica strumentale, drum machine, etc. Ma quando ho iniziato a cantare ho iniziato anche a suonare la chitarra acustica. E iniziare ad avvicinarmi alla musica dark, prima degli Antimatter. Quelle cose tipo ‘Angelica’ di ‘Eternity’ con Duncan. E lui era molto dentro alla scena del momento. Mi ricordo parlava sempre di ‘Mezzanine’, Massive Attack e Portishead; io ero più verso Tori Amos, o ‘Ok Computer’ dei Radiohead. Se si guarda la produzione di quegli album probabilmente è avvenuta tutta nel giro di quei due anni. Lui voleva più usare una voce femminile e così facemmo. Sai… lasciai fare molto a Duncan. E già nel secondo album capii di stare lasciando troppe decisioni a lui. ‘Saviour’ era fatto di loop, beat, voce femminile… Forse è per quello che cambiai da ‘Lights Out”‘in poi. Voglio dire, anche nell’ultimo Antimatter album ci sono degli inserti elettronici, ma è la mia elettronica, da una prospettiva diversa. Ho preso questa decisione e ne sono consapevole. E sono contento sia una decisione mia”.
E DEL PROGETTO SLEEPING PULSE CHE MI DICI? E’ STATA UNA SORTA DI VOCAZIONE, DI NECESSITA’ O COS’ALTRO?
“E’ semplicemente accaduto. Ero in Portogallo sei anni fa. Suonammo li e dormii a casa di Luis Fazendero. Non lo conoscevo. Sentii alcune delle sue registrazioni e nel corso degli anni mi feci mandare le sue registrazioni e io ci ho messo sopra melodie, parti vocali e tutto. Il processo è stato lungo, perchè stavo lavorando a ‘Fear Of An Unique Identity’, ma quando è stato il momento ne abbiamo approfittato. Ora non è ancora uscito, ma ti posso assicurare che è un bellissimo album . Mi sento come rinato in un certo senso con gli Sleeping Pulse. Ho trovato un lato che non potevo affrontare con un diverso approccio e ne sono assolutamente soddisfatto. Li ho già qui i dischi ma non posso venderli se no la casa discografica si incazza”.
DOMANDA DI RITO. QUALCOSA SUL FUTURO?
“Beh, posso dirti che farò musica. Fino a quando morirò e mi seppelliranno nella tomba”.
… CON UN’EPIGRAFE TIPO QUELLA DI “LEAVING EDEN”?
“’L’uomo più triste sulla terra’. ‘Il musicista più triste’. Esatto. Qualcosa di simile (ride, ndR)”.