ANTROPOFAGUS – Il Teatro Degli Orrori

Pubblicato il 18/05/2012 da

Dopo l’anteprima/track by track pubblicata tempo fa e la conseguente recensione vera e propria, portiamo a termine la nostra introduzione ad “Architecture Of Lust”, come-back album dei death metaller nostrani Antropofagus, con una classica intervista. È ovviamente il chitarrista/compositore Francesco “Meatgrinder” il nostro interlocutore principale, ma, come vedrete, anche il resto della band ha avuto modo di dire la propria rispondendo a una serie di domande che affrontano passato, presente e curiosità del mondo Antropofagus…

UFFICIALMENTE BENTORNATI! COME CI SI SENTE ORA CHE “ARCHITECTURE OF LUST” È STATO PUBBLICATO?
Francesco: “Grazie! Ci si sente come una Muscle Car che è stata parcheggiata in garage per degli anni e a cui è stato rifatto il motore, fatta una bella revisione e che ora è pronta a ruggire tornando in strada. Siamo molto soddisfatti di come sia uscito il lavoro, sia del sound che della produzione e dell’artwork in generale. Siamo carichi di nuova forza vitale e non vediamo l’ora di iniziare a proporre i nuovi brani dal vivo. Ci sentiamo comunque ancora molto affamati, nonostante il lavoro sia terminato; anzi, diciamo che abbiamo tutt’ora nuovi stimoli per esprimerci dal vivo e collaudare i pezzi nuovi”.
Tya: “Questo, personalmente parlando, è il mio debutto discografico assoluto. Sono molto contento di come abbiamo composto ‘Architecture Of Lust’, miscelando passato e presente degli Antropofagus. Qualcuno potrebbe sostenere che non ci saremmo dovuti riformare sotto questo nome, ma io personalmente la chiamo evoluzione del sound. Alla fine suoniamo sempre brutal death, con personalità e stile, senza badare troppo alle mode. E’ una reunion molto sincera, lo dico per davvero”.

RISPETTO AL VOSTRO PROMO “DI RITORNO” (POI INCLUSO IN UNO SPLIT CON VARIE ALTRE BAND USCITO SEMPRE PER COMATOSE), LA LINEUP DEGLI ANTROPOFAGUS È CAMBIATA ANCORA ALCUNE VOLTE. E’ STATA DURA AFFRONTARE QUESTE SEPARAZIONI E RIPARTIRE CON DEI NUOVI MEMBRI?
Francesco: “La line-up si è evoluta di pari passo al sound durante le composizioni. Durante la creazione di brani tecnicamente impegnativi, puoi renderti conto di dove ci siano lacune da colmare: escono fuori naturalmente punti da correggere e si arriva d’obbligo ad un punto dove ti accorgi se puoi o non puoi sostenere certi ritmi dal vivo, quindi devi decidere se accontentarti (cosa che non è assolutamente nella nostra natura) o metterti in gioco costantemente per superare i tuoi limiti e rappresentare con la massima qualità e fedeltà ciò che il pubblico ed i fan ascoltano nel proprio stereo. Ecco che la line-up si crea da sola, con membri che possono far sì che la resa qualitativa dal vivo sia soddisfacente. Questo comporta naturalmente un impiego di tempo e rallentamenti negli impegni della band: non è semplice raggiungere un’armonia e un affiatamento quasi completo. Se alla fine i risultati arrivano vuol dire che il tempo non è stato sprecato”.

IL PROMO PRESENTAVA UN SOUND DAL TAGLIO PIÙ MODERNO RISPETTO A QUELLO DI “NO WASTE OF FLESH”, MA DEVO DIRE CHE NEL DISCO ALLA FINE HANNO TROVATO SPAZIO TANTI TIPI DI SOLUZIONI, ANCHE PIÙ VICINI ALLA VECCHIA SCUOLA. COME COLLOCHERESTE “ARCHITECTURE OF LUST” A LIVELLO STILISTICO?
Francesco: “Ultimamente mi sono reso conto che molte persone hanno apprezzato l’evoluzione del sound tipicamente Antropofagus a cui erano stati abituati da anni. Ci tengo a precisare che il sound degli Antropofagus non si è avvicinato allo stile americano, ma nasce in stile americano. Nel 1999, quando composi ‘No Waste Of Flesh’, ero totalmente influenzato dal sound dominante dei Suffocation di ‘Effigy Of The Forgotten’ e dei Cannibal Corpse degli anni ’90; adesso il nuovo CD esce dopo molti anni, ed era nostro intento primario non snaturare ciò che è il sound della band, ma neanche risultare come un gruppo radicato a certi obblighi di proposta senza evolversi e maturare. Siamo molto soddisfatti di aver creato, a parere nostro, un prodotto molto personale che ha sicuramente punti accostabili a band blasonate dell’attuale scena, ma con una personalità nostra e molto forte. Le radici stilistiche della vecchia scuola non possono e non devono essere soffocate, il mio modo di suonare è radicato in me da molti anni, non cambierà di certo all’età di 34 anni. Trovo che essermi espresso in modo naturale, e quindi aver lasciato libero sfogo alle mie radici, abbia completato un lavoro rendendolo, come dici giustamente tu, vario e con molte soluzioni; quindi, a parer mio, molto più completo e aperto come suono rispetto alla maggior parte dei dischi di questo genere”.
Davide: “Secondo me il riffing di chitarra è abbastanza legato allo stile del primo disco, quindi ad un death metal anni Novanta ma con qualche influenza più moderna alla Decapitated. Gli arrangiamenti di batteria e basso, ma soprattuto i suoni scelti in fase di mixaggio, hanno però portato l’album ad avere una sonorità molto più moderna”.

QUALI SONO GLI ELEMENTI CHE NON POSSONO ASSOLUTAMENTE MANCARE IN UN BRANO DEGLI ANTROPOFAGUS?
Francesco: “La cosa che contraddistingue un po’ gli Antropofagus è sempre stato il cercare di rendere un brano brutal il più vicino possibile all’essere definito ‘canzone’: ovvero, di solito non manca il ritornello. Detto così fa storcere il naso, ma ho sempre cercato di dare spazio al testo in modo da far salire il brano fino al classico punto dove chi ascolta possa gridare e urlare il titolo del brano: il momento particolare di ogni composizione deve essere marcato da qualcosa di speciale che faccia acquisire ad ogni pezzo la propria personalità, devi aspettare quel determinato punto che ti fa venire la pelle d’oca, che ti entusiasma ogni volta come la prima volta che lo ascolti. Sono cresciuto con dischi che mi hanno insegnato questo segnandomi profondamente, quindi cerco di riproporre le stesse emozioni che provavo e provo io ascoltando i dischi che amo a chi ascolta gli Antropofagus”.

FRANCESCO, COME È STATO REGISTRARE UN NUOVO ALBUM A DISTANZA DI ANNI DALLA PRECEDENTE ESPERIENZA? CHE DIFFERENZE HAI RISCONTRATO NEL PROCESSO? A DIRE IL VERO, GIÀ “NO WASTE…”, TUTTO SOMMATO, GODEVA DI UNA PRODUZIONE BUONA, MA PENSO CHE ORA SIA SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI CHE PURE IN ITALIA ABBIAMO STUDI ALL’ALTEZZA DELLA SITUAZIONE.
Francesco: “Assolutamente emozionante e soddisfacente, nulla è più bello del momento in cui prende forma ciò che hai concepito e creato prima nella tua mente e poi in modo concreto. Puoi dare massima espressione a ciò che hai dentro: penso che non esista strumento e modo migliore per esprimere le proprie emozioni e capacità. Ci sono molte differenze dagli anni in cui fu creato ‘No Waste…’ all’attuale ‘Architecture Of Lust’: in primis ‘No Waste…’ fu registrato su ADAT, con tutti i pro e i contro che quel tipo di registrazione può offrire. Ricordo di aver registrato 4 chitarre per brano, non potevi permetterti di sbagliare l’esecuzione o il riff perché non esisteva l’attuale taglia e incolla che oggi usiamo tutti, ma quelle registrazioni di buono avevano dei suoni molto caldi e naturali. Tutti gli LP di quei tempi risultavano molto più caldi degli attuali e ciò che a oggi Fabio Palombi dei Melazeta Studio ha effettuato con noi è infatti un grande lavoro: è riuscito a mantenere un suono caldo, ma renderlo anche attuale e moderno, non ‘freddo’. Davide ha volutamente non ricampionato la batteria, lasciando suoni naturali, ad esclusione ovviamente della doppia cassa. Per chi ascolterà l’album nel proprio stereo e non su Youtube sarà un grande godimento: chi apprezza i suoni naturali sarà sicuramente soddisfatto della potenza di questo disco. Finisco complimentandomi con i nostri studi italiani, che stanno dimostrando quanto seria e competitiva sia la nostra attuale scena, valorizzando i nostri lavori e dimostrando loro per primi quanto siano professionali”.

TYA, TU HAI AVUTO PRECEDENTI ESPERIENZE DISCOGRAFICHE? COME TI SEI APPROCCIATO ALLE REGISTRAZIONI? AVEVI QUALCHE PARTICOLARE PREOCCUPAZIONE?
Tya: “Io avevo nel 2007 un piccolo progetto death-black metal chiamato Necromega. Era ispirato a band come Luciferion, Nocturnus et similia… Francesco ha avuto modo di ascoltare la demo e ha apprezzato parecchio il mio stile. Per quanto concerne le registrazioni, ho cercato di metterci tutta la professionalità possibile. No alcol, postura della voce, esercizi… miele (risate, ndR)! Ho preparato meticolosamente le mie parti, registrando senza sforzare. Posso ritenermi soddisfatto di ciò che ho fatto… molto”.

ANCORA FRANCESCO: SEI ORMAI UN VETERANO DELLA SCENA DEATH METAL ITALIANA. COME L’HAI RITROVATA A DISTANZA DI ANNI DAL PRIMO ARRIVO ‘SOTTO I RIFLETTORI’ DEGLI ANTROPOFAGUS?
Francesco: “Grazie, mi sento veramente onorato per questa considerazione.  L’avvento della rete e dei social network ha radicalmente cambiato il modo di lavorare all’interno del gruppo, tanto da diventare quasi manager di se stessi. La distanza che anni fa si trovava tra pubblico e band era una distanza molto concreta, non permetteva quasi il contatto con la band se non con l’unico mezzo a disposizione, ovvero il sito ufficiale. Non dico che ciò fosse bello, ma questo rapporto freddo viveva di un rispetto e di un giudizio del pubblico verso la band che oggi manca. L’arrivo dei social network ha semplificato sicuramente la vita a molte band, permettendo loro di mettersi in mostra e di pubblicizzare i propri prodotti in maniera più diretta e semplice, ed ha permesso al fan di interagire direttamente con il musicista, facendo ridurre drasticamente la distanza tra pubblico e palcoscenico. Questa confidenza nel rapporto ha fatto sì che venisse a mancare, come in tutti i rapporti umani, quel rispetto che è la base di ogni rapporto, sia di lavoro che amichevole. Come si dice, ‘la confidenza leva la riverenza’, quindi ci si permette di giudicare il lavoro della band sminuendo e criticando senza considerare l’enorme lavoro che si cela dietro il semplice CD che abbiamo tra le mani e senza pensare al motivo di una qualsiasi evoluzione stilistica o cambiamento di stile. Ecco, questa è la differenza più grossa che ho trovato a distanza di anni, e, cosa che non trovo altrettanto bella, é che tali giudizi e sentenze si trovino in abbondanza in ogni social network trasformandoli in quelli che ormai chiamo ‘salotti della De Filippi’. Un’altra differenza sostanziale sta nell’ormai famoso ‘Pay to Play’: trovo ciò veramente ingannevole, soprattutto per il pubblico che si ritrova spesso ad assistere a live deludenti. Le band che possono permetterselo economicamente si trovano davanti a situazioni in cui dieci anni prima, a meno che non fossero state veramente meritevoli, si sarebbero solo immaginate. Ricordo che difficilmente rimanevo deluso dal gruppo spalla, erano gruppi che avevano talento e se erano di spalla ai ‘Morbid Angel di turno’ era perché dal vivo ti devastavano e non perché avessero sborsato l’equivalente di un’automobile in denaro. Uno di questi gruppi ancora sconosciuti di cui parlo erano i Krisiun, giusto per rendere l’idea”.

COME AVETE SCOPERTO IL DEATH METAL E PERCHÈ VI SIETE INNAMORATI DI QUESTO GENERE MUSICALE?
Tya: “Morbid Angel. Il mio primo amore. Ho avuto modo negli anni di scoprire un’infinità di band pazzesche e trovo che il death metal sia l’unico genere nel metal che si sia sempre evoluto con un certo criterio e con una massiccia personalità. È difficile descrivere un sentimento… è una mentalità, uno stile di vita, un’ideologia artistico/radicale. Senza compromessi… lo senti dentro”.
Jacopo: “Il mio primo approccio col genere è stato tramite i Death: ritengo Chuck Schuldiner un grande musicista e soprattutto un grande comunicatore. La sua musica e i suoi testi riuscivano e riescono ancora oggi a entrarmi nell’anima e a darmi emozione, cosa che ormai pochi gruppi riescono a fare. Il connubio tra tecnica, melodie ed energia è ciò che mi ha fatto appassionare al genere ed é ciò che cerco sempre nelle band che lo suonano. Ultimamente purtroppo nel death metal la tecnica sta prendendo un po’ il sopravvento su degli altri elementi che me lo fanno apprezzare, ma qualche band ancora riesce a trasmettermi qualcosa. A loro auguro un grande successo”.
Davide: “Scoprii il death metal per caso all’età di 10 anni, guardando l’indimenticabile ‘Ace Ventura’. Registrai il fim su cassetta e riguardai non so quante volte quei pochi minuti in cui Jim Carrey entra al concerto dei Cannibal Corpse! Subito non capii il nome del gruppo, ma chiedendo in giro riuscii a recuperare una cassetta con ‘Tomb Of The Mutilated’ sul lato A e ‘Butchered At Birth’ sul lato B! Quella cassetta è stata per me importantissima!”.
Francesco: “Ho cominciato ad ascoltare musica estrema agli inizi dei ’90: i primi Deicide furono un fulmine a ciel sereno per quei tempi e gruppi come Cannibal Corpse e Suffocation erano nel pieno dell’inventiva e non si poteva non rimanerne incantati. Azagthoth e Schuldiner furono i miei maestri. Personalmente, ricordo la prima volta che sentii un growl in vita mia: era l’album ‘Legion’. Dissi  ‘cos’è sto schifo!?’. Ora rido se ci ripenso… Ero a casa di un amico e ci capitò per caso quella cassetta in mano… iniziò tutto da lì. ‘Individual Thought Patterns’ fece il resto”.

QUAL È IL GRUPPO DEATH METAL – STORICO O EMERGENTE – CHE PIÙ DI OGNI ALTRO NON RIUSCITE A SOPPORTARE? E PERCHÈ?
Tya: “Attuale: parecchi. Vecchio: In Flames”.
Jacopo: “Preferisco non pronunciarmi a riguardo: conosco bene la fatica e gli sforzi che si fanno per produrre e diffondere la propria musica, quindi, anche per le band che non mi piacciono, non me la sento di criticarne le scelte stilistiche. La passione che ci mettono vale senza dubbio di più del mio giudizio”.
Francesco: “Non sopporto gli attuali gruppi con il ‘ciuffo’, quelli che van di moda adesso. Non riesco nonostante io sia di larghe vedute e con l’orecchio molto aperto a tollerare i Bring Me The Horizon. Non me ne vogliano i loro fan, sarà che han più capelli di me e la mia è solo invidia”.
Davide: “Direi sicuramente i gruppi nuovi che vogliono fare ‘old school’ perchè va di moda, senza sapere neanche cos’è… e i gruppetti che fanno musica ‘superciuffata’, attaccando riff super melodici con scream orribili a rallentoni scontatissimi con aspirati ridicoli”.

CHE COSA STA GIRANDO NELLO STEREO DEGLI ANTROPOFAGUS ULTIMAMENTE? QUALI ALBUM O BAND RACCOMANDERESTE AI NOSTRI LETTORI?
Francesco: “Non riesco a togliere ‘Sedition’ degli Hour Of Penance dal mio stereo! Come posso esprimere ciò che adesso reputo inarrivabile se non con un’unica parola: eccellente! Voto 10. E non facciamoci sfuggire un’altra grande uscita di questi mesi: Hideous Divinity, ragazzi! Questi picchiano forte ma con senso e musicalità, come piace a me! Straconsigliati”.
Tya: “L’ultimo degli Hour Of Penance è micidiale! Hanno cambiato un po’ rispetto al passato… han dato più vigore alla sezione chitarristica e alla cura dei suoni. Un gran risultato! Un altro album che consiglio vivamente è ‘Demiurge Of The Void’ dei Deivos: sono polacchi e propongono un brutal death molto tecnico e con grande gusto. Bravissimi! Quotidianamente ascolto moltissime cose: Immolation, Headhunter D.C., Nader Sadek, i primi Abigor, Disma… mi piacciono anche band di musica elettronica, come Combichrist e Punish Yourself. Non ho molti limiti musicali, cerco di trovare del buono in tutto. Tranne che nella musica pop italiana…”.
Davide: “In questo periodo sto ascoltando molto ‘Alive’ dei Meshuggah, ‘Formulas Fatal To The Flesh’ dei Morbid Angel, ‘Realms Of The Ungodly’ dei Condemned e ‘The Anomalies Of Artificial Origin’ degli Abominable Putridity”.

COME VI COMPORTERETE PROSSIMAMENTE PER PROMUOVERE QUESTA NUOVA FATICA? AVETE INTENZIONE DI SUONARE LIVE? VI È GIÀ QUALCOSA DI CONFERMATO?
Francesco: “Cominceremo con dei release party che verranno annunciati a breve e sicuramente promuoveremo il più possibile il disco in Italia. Cercheremo al più presto di toccare il nord Europa ed il prossimo anno, tramite Comatose Music, di presenziare nei festival degli Stati Uniti”.

CHI SONO GLI ANTROPOFAGUS NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI? COME IMPIEGATE IL VOSTRO TEMPO? LAVORO? E POI? HOBBY?
Tya: “Una persona normalissima che lavora in un ufficio normalissimo. Conduco uno stile di vita abbastanza abitudinario e non amo uscire molto alla sera, se non per bere con i soliti amici. Amo la natura ed il silenzio”.
Jacopo: “Io come lavoro cerco di vivere di musica. Ho concluso il mio percorso di studi al CPM di Milano e a breve darò l’esame finale per ottenere il diploma. Per quanto riguardo gli hobby, sono molto appassionato di sport, ne ho sempre praticati da quando ho memoria e dedico parte della mia giornata ad allenarmi.  Nello specifico da qualche anno ormai pratico la boxe, anche se non è esattamente lo sport consigliato per un musicista”.
Francesco: “Lavoro nelle ferrovie, sono un manovratore dei carri ferroviari merci! Quindi non insultatemi per i vari ritardi sui treni passeggeri, non c’entro. Quotidianamente, tolto il lavoro, conduco una vita equilibrata, faccio attività fisica e cerco di tenere una certa forma salutare. Odio avere la pancia ed il fiatone, ma mi piace, anzi adoro, mangiare bene, quindi meglio muoversi. Per il resto, cerco di passare più tempo possibile con la mia metà e la mia bellissima cagnolina, che riempiono i miei vuoti con tanta gioia. E poi? E poi se manca la passione è finita! Non voglio finire per diventare un qualunquista e vivere di rimpianti, quindi coltivo la mia passione e mi applico al meglio per riuscirci, cercando di non levare tempo a chi mi sta vicino. Anzi, uso la felicità e la soddisfazione che mi danno per caricarmi e sfogarmi in ciò che amo fare, quindi suonare. Sono l’unica mia fonte di forza e ispirazione”.
Davide: “Direi un semplice ragazzo di 25 anni con la testa sulla spalle, che cerca di vivere al meglio la vita giorno per giorno. Per quanto riguarda il lavoro, sono un operatore di primo livello di un helpdesk informatico per assistenza software e hardware. Diciamo che la maggior parte del tempo in cui non sono a lavoro la passo ascoltando tantissima musica, allenandomi alla batteria o alla chitarra, giocando a videogame, facendo grafiche su PC o gironzolando in moto”.

GRAZIE MILLE! LE ULTIME PAROLE FAMOSE?
Francesco: “Supportate la nostra musica. L’Italia ha sempre avuto grandi talenti e attualmente questi nel nostro settore non mancano: sosteniamoci e cerchiamo di dimostrare senza invidie inutili quanto siamo forti insieme! L’Italia non è un paese di merda come molti dicono, ma è rovinato da delle merde che lo stanno facendo morire, quindi almeno nel nostro piccolo underground cerchiamo di supportarci perchè siamo grandi!”.
Tya: “Comprate ‘Architecture Of Lust’ e seguiteci. Stay brutal!”.

 

 

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