ÅRABROT – Di blues, amore e altri ameni concetti

Pubblicato il 24/07/2021 da

Årabrot, immagine di raccapriccio, distorsione, paura. Almeno finché le forme gentili – eppur inquietanti – di Karin Park non sono entrate nell’alveo compositivo e concettuale della creatura di Kjetil Nernes, modificandone irrimediabilmente i connotati. Così, a partire dall’omonimo del 2013, ecco che dal malsano noise rock ci si è portati a un ibrido non convenzionale, dove melodia sinistra, sacralità, onirico, drammaticità e tensione verso l’ignoto si divincolano in forme sonore di ardua definizione. Pendolando tra genio e istrionismo, gotico e rock’n’roll ridotto all’osso, malinconia e sprezzante energia nichilista, ecco che approdiamo a “Norwegian Gothic”. Con i due musicisti nordici a far confluire le loro visioni in una tracklist di ampio respiro, fitta di suggestioni e misteri, poco propensa a seguire un filone comune e abitata da una versatilità che non perde mai un pizzico di autocontrollo. Un album indelebilmente Årabrot, che abbiamo il piacere di approfondire nei contenuti e nella genesi direttamente con Kjetil Nernes.

-“NORWEGIAN GOTHIC” È UN ALBUM MOLTO SFACCETTATO, LE TRACCE HANNO IN COMUNE MALINCONIA, UN’ATMOSFERA ONIRICA, UN MOOD OSCURO E QUALCOSA CHE DEFINIREI UN RESPIRO ORCHESTRALE, DATO DAGLI INSERTI DI STRUMENTI A FIATO, STRUMENTI AD ARCO E TASTIERE. SECONDO VOI, QUALI SONO GLI INGREDIENTI CHE CONSENTONO DI COLLEGARE IN UN DISCORSO COMUNE CANZONI COME, PER ESEMPIO, “THE RULE OF SILENCE” E “(THIS IS) THE NIGHT”?
– Sì, concordo con la tua analisi. “Norwegian Gothic” è un disco molto eclettico, ma se scavi in profondità ti accorgerai che la maggior parte delle canzoni hanno della fondamenta comuni, di base è rock’n’roll music quella che proponiamo. Solo soltanto arrangiate in modo differente da quella che ti aspetteresti da del classico rock’n’roll. È divertente che tu abbia nominato proprio questi due brani. “The Rule Of Silence” era in origine una outtake di “Who Do You Love” ed è stata in parte modificata per il nuovo album. La versione originale ha somiglianze decisamente più evidenti con “(This Is) The Night”.

PER QUELLA CHE È LA MIA CONOSCENZA DELLA DISCOGRAFIA DEGLI ÅRABROT, “NORWEGIAN GOTHIC” È L’ALBUM DOVE VI È IL MIGLIOR BILANCIAMENTO TRA I TONI DI STRANEZZA, CRUDELTÀ E PERVERSIONE, CHE IDENTIFICO CON LA FIGURA DI KJETIL NERNES E LA SUA VISIONE SONORA, E GLI ELEMENTI DI BELLEZZA, GRAZIA, DELICATA MALINCONIA, RIFERIBILI INVECE ALLA PERSONALITÀ DI KARIN PARK E ALLA SUA SENSIBILITÀ. IN CHE MODO AVETE EFFETTIVAMENTE MIXATO LE VOSTRE IDEE MUSICALI? AVETE LAVORATO CON UN METODO DIFFERENTE DAL SOLITO, OPPURE IL RISULTATO FINALE È SOLO NATURALE CONSEGUENZA DI COME ABITUALMENTE INTERAGITE?
– Ogni cosa è andata al suo posto con questo disco. Me ne sono accorto abbastanza presto mentre ci stavamo lavorando. È come se tutto quello sul quale abbiamo lavorato negli ultimi dieci anni si fosse fuso assieme. Karin fa parte della band da circa dieci anni ormai, ma questa è in effetti la prima volta in cui è stata coinvolta come se fosse un membro della band. Immagino che questo aggiunga anche una maggiore organicità all’intero progetto.

LEGGENDO LA PRESENTAZIONE DELL’ALBUM, NEL FORGIARE L’ATMOSFERA GENERALE MI PARE SIA STATO FONDAMENTALE IL CONTESTO IN CUI VIVETE, QUESTA VECCHIA CHIESA SCONSACRATA POSTA NEL VILLAGGIO NATALE DI KARIN. È LA VOSTRA SALA PROVE, STUDIO DI REGISTRAZIONE, LA VOSTRA CASA, IN PRATICA IL VOSTRO UNIVERSO. QUALE TIPO DI ATMOSFERA E VIBRAZIONI RESPIRATE IN QUESTO LUOGO E COME VI HA AIUTATO NELL’ISPIRARE E COMPORRE “NORWEGIAN GOTHIC”?
– È un posto straordinario. La chiesa ha uno splendido riverbero che puoi ascoltare in tutto il disco. Se ascolti attentamente, probabilmente potresti sentire i muri scricchiolare. Trasferirci qui è stata un’ottima decisione, per stimolare la nostra creatività e alimentare la nostra visione musicale.

C’È UN VELO VINTAGE CHE RICOPRE IL DISCO. SI PERCEPISCE L’ECO DI EPOCHE PASSATE. DAL VOSTRO PUNTO DI VISTA, QUAL È L’AMBIENTE CULTURALE CHE HA INFLUENZATO “NORWEGIAN GOTHIC” E VIENE RICHIAMATO COSTANTEMENTE DURANTE L’ASCOLTO DELL’ALBUM?
– Sono da sempre un gran fan del vecchio blues e dei musicisti di quell’epoca. Parlo di personaggi come Muddy Waters, Howling Wolf e altri ancora. E sono pure un accanito fan di tutte le rock’n’roll band che mi hanno ispirato. L’eredità musicale lasciata dai musicisti di altre epoche per me è importante e mi ci volevo focalizzare attentamente in “Norwegian Gothic”. Volevo realizzare un rock album nel senso classico del termine, per dire, come l’avrebbero potuto concepire i The Stooges o i Velvet Underground. Si è sviluppato col tempo lungo questa strada, alla fine credo che abbiamo raggiunto l’obiettivo.

NEGLI ULTIMI DUE ALBUM PARLATE SPESSO DI AMORE E DELLE SUE IMPLICAZIONI. QUAL È LA VOSTRA DEFINIZIONE DELL’AMORE E COSA RACCONTATE IN CANZONI AD ESSO DEDICATO, QUALI POSSONO ESSERE “CARNIVAL OF LOVE”, “KINKS OF THE HEART” E “HARD LOVE”?
– Ritorniamo anche in questo caso ai musicisti blues. Loro parlavano speso di amore, un amore distorto, riguardante affetto, dolore o vendetta. Pensa a “Hey Joe” di Jimi Hendrix ad esempio. La dualità di amore, da un lato, e odio e disprezzo dall’altro, mi affascina. Ho speso i miei vent’anni e trent’anni esplorando l’odio, adesso è il tempo di concentrarmi sull’amore.

UNA DELLE CANZONI CHE HA CATTURATO LE MIE ATTENZIONI È “HALLUCINATIONAL”, CHE TRAE ISPIRAZIONE DA UN SOGNO DI KARIN. QUAL È IL TEMA DI QUESTO SOGNO E COME HA MODELLATO LE LIRICHE E LA MUSICA DI “HALLUCINATIONAL”?
– Dovresti chiedere direttamente a lei, per me suona come una visione ballardiana, interpretata con uno stato d’animo tipo quello che avresti in “Twin Peaks”. Contrariamente alle opere di Ballard, è una visione utopica, non distopica.

LA NORVEGIA PUÒ ESSERE CONSIDERATA UN PAESE ‘GOTICO’? O SOLO ALCUNI LUOGHI, ASPETTI CULTURALI, POSSONO ESSERE DEFINITI DA QUESTO AGGETTIVO? COSA DEFINISCE IL ‘GOTICO NORVEGESE’?
– “Norwegian Gothic” è un’alterazione di “American Gothic”, mi riferisco al dipinto con questo titolo. Un amico americano ha definito gli Årabrot “Norwegian Gothic” qualche anno fa e la definizione mi è rimasta impressa. Descrive bene le canzoni, sia per il concept che per il tipo di musica. A onor del vero, non riesco a rintracciare elementi gotici in Norvegia, ad eccezione delle tipiche chiese in legno.

IN “NORWEGIAN GOTHIC” CI SONO MOLTI OSPITI, CHE CONTRIBUISCONO PARECCHIO AL MOSAICO SONORO. COME HANNO LAVORATO QUESTI OSPITI SUL DISCO E QUAL È LA PRESTAZIONE CHE TI HA IMPRESSIONATO, DELLA QUALE SEI RIMASTO GENUINAMENTE STUPITO?
– Conoscevo già da tempo le incredibili capacità musicali di Lars Horntveth, Jo Quail e Karin e sono contento e onorato del fatto che siano parte dell’album. Nonostante conosca bene i loro passati lavori, in un certo senso sono riusciti a sorprendermi. Sono dei maestri, ognuno nel suo ambito. Vi sono stati anche altri contributi – alcuni più estesi, altri più ridotti – ma senza i tre artisti che ti ho nominato, “Norwegian Gothic” non sarebbe esistito.

SE ORA GLI ÅRABROT NON SONO PIÙ LA STESSA BAND CHE SUONAVA NOISE DISTURBANTE, COME AVETE FATTO FINO A “SOLAR ANUS”, LA PESANTEZZA CHITARRISTICA E DEL BASSO E LE INFLUENZE DI QUEL PERIODO RIECHEGGIANO ANCORA OGGI, QUANDO AFFRONTATE MATERIALE PIÙ FURIOSO. COME HAI SVILUPPATO IL TUO STILE CHITARRISTICO NEGLI ANNI, ADATTANDOLO AL NUOVO CONTESTOSONORO? COME DEFINIRESTI L’INTERAZIONE CON IL BASSO DI MASSIMO PUPILLO?
– Il mio stile chitarristico a dire il vero non è cambiato molto nel tempo. Continuo a usare le chitarre della Electrical Guitar Company e il mio fedele amplificatore Hiwatts, come continuo a suonare un accordo leggermente stonato su ogni canzone. Mentre le canzoni e la loro struttura sono mutati un po’ per volta. Massimo, a dire il vero, compare soltanto in “The Moon Is Dead”, inizialmente quella canzone era dedicata a un progetto diverso, poi l’ho ricostruita e da lì ho scritto una canzone completamente nuova. In quella traccia il suo basso è così grosso e solido da non richiedere chitarre all’interno della traccia.

GLI ANNI TRASCORSI NELLA CHIESA DOVE VIVETE, LA CRESCITA DELLA VOSTRA FAMIGLIA, HA CAMBIATO L’IDENTITÀ DEL PROGETTO E HA MODELLATO LA VOSTRA ATTUALE FORMA SONORA?
– Lo ha fatto sotto molti aspetti! Stabilirci qua, togliendoci dalla città, è stata una mossa salutare per noi, sia come persone che come artisti. Le foreste qua attorno, gli animali selvatici e l’aria fresca e pulita sono tutti fattori che contribuiscono al nostro benessere e ci facilitano nel trovare idee e ispirazione. Come ho già affermato poco sopra, puoi sentire i rumori della chiesa nel disco. Alza il volume, e sentirai anche i muri e il pavimento scricchiolare.

NEI VOSTRI ULTIMI LAVORI LA MUSICA È SPESSO ATMOSFERICA E CONCETTUALE, ENIGMATICA: DAL VIVO, DIVENTATE PIÙ AGGRESSIVI, QUASI UNA BESTIA SELVAGGIA, ANCHE SE NON PERDETE LA VOSTRA IDENTITÀ, NON VI TRASFIGURATE DEL TUTTO. COME SPIEGHERESTI LE DIFFERENZE TRA GLI ÅRABROT IN STUDIO DI REGISTRAZIONE E QUELLI SUL PALCO?
– Vero, è la natura grezza della musica dal vivo. Le canzoni sono le stesse, la strumentazione è uguale a quella utilizzata in studio, ma vi è una fisicità sul palco che va a prevalere. Sarà interessante tornare on the road per suonare i nuovi pezzi. Spero che l’anno prossimo non vi siano impedimenti in tal senso.

CREDETE MOLTO NEL POTERE DELLE IMMAGINI PER INTEGRARE E PROMUOVERE LA VOSTRA VISIONE ARTISTICA, CI TENETE ANCHE A RACCONTARE NEI DETTAGLI VOI STESSI, LA VOSTRA CREATIVITÀ E OGNI COSA LEGATA AD ÅRABROT. SOTTO QUESTA PROSPETTIVA, POTRESTE AFFERMARE CHE I SOCIAL MEDIA ABBIANO UN RUOLO POSITIVO NEL COMUNICARE ED ESPANDERE IL POTENZIALE DELLA VOSTRA MUSICA?
– Se devo essere sincero, i social media mi mettono a disagio. Anche se odio alcune caratteristiche di questi strumenti, vorrei imparare a usarli meglio e a sentirmi meno a disagio nel confrontarmi con essi. È un modo facile e immediato di parlare coi fan e di comunicare le proprie idee e ispirazioni.

NELL’EP PRECEDENTE A “NORWEGIAN GOTHIC”, “THE WORLD MUST BE DESTROYED”, CELEBRAVATE L’ANARCHIA E LA DISSOLUZIONE, COME UN METODO PER DISTRUGGERE IL NOSTRO MONDO E QUINDI RICOSTRUIRLO DALLE FONDAMENTA. È QUESTA SOLTANTO UN’OPINIONE RADICALE, UTILE PER ESPRIMERE UNA VISIONE PIÙ AMPIA, OPPURE RITIENI CHE IL NOSTRO MONDO DEBBA VERAMENTE ESSERE DISTRUTTO, PERCHÉ ORMAI TROPPO CORROTTO?
– Non sono così duro e schietto come si esprimeva Artaud (l’autore della biografia-fiction sull’imperatore Eliogabalo, al quale Nernes si è ispirato per l’EP, ndr), ma ritengo che sia necessario apportare dei forti cambiamenti nella propria esistenza passato un certo periodo di tempo, diciamo ogni dieci anni. Credo sia lo stesso sia che tu sia un artista, sia che lavori in banca. Devi periodicamente ‘distruggere’ il tuo mondo, altrimenti non può esserci progresso.

QUANDO TUTTO QUESTO PERIODO DI RESTRIZIONI SARÀ TERMINATO, QUAL È LA PRIMA COSA CHE VORRAI FARE ED ORA NON È PERMESSA?
– Viaggiare! Sono stato costretto a non far visita ad amici e parenti in Norvegia per oltre un anno, a causa delle restrizioni di viaggio.

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