ARACHNES – Brothers In Crime

Pubblicato il 01/11/2003 da

Dai tempi di “The Goddess Temple” gli Arachnes non sbagliano un colpo. Una progressione stilistica che ha ben pochi eguali nel panorama symphonic power tricolore. Il recente “Primary Fear” conferma ancora una volta le eccellenti doti tecnico-compositive del combo dei fratelli Caruso, nostri interlocutori nell’intervista che segue.

DAI FIREHOUSE A SPLENDIDA REALTA’ DEL METAL TRICOLORE. POTETE STILARE UN GIUDIZIO DEI VOSTRI ANNI DI “MILITANZA”? 
Frank: ” Ciao a tutti e grazie della vostra attenzione innanzitutto. Beh…è una bella storia di un po’ di anni. Fondai i Firehouse nel 1987, ero proprio ragazzino e allora si suonava hard rock, ero molto vicino al rock americano, quasi glam e street metal, ma da chitarrista sentivo l’influsso di Malmsteen e V. Moore…e col tempo il neo classico ha finalmente avuto il sopravvento! Grazie per definirci “splendida realtà” del metal tricolore… la nostra forza è che abbiamo continuato a credere in quello che facevamo. All’inizio è stata dura, negli anni ’80 le band italiane erano snobbate da tutti, soprattutto dall’estero, e riuscire ad avere dei contratti era dura. I discografici italiani non volevano investire e per fortuna, lavorando nel settore musicale come autore di spot pubblicitari e colonne sonore, decidemmo con  Enzo di investire noi. Ma non per produrre un album, bensì per comprarci uno studio di registrazione. Da quel momento abbiamo potuto realizzare da soli tutti i master, e questo ci ha portati ad essere davvero competitivi. Nel 1997 la Lucretia Records produce “The Goddess Temple”, è l’inizio degli Arachnes. Eravamo contenti ma si deve sempre crescere e dopo un breve passaggio per Underground Symphony, siamo arrivato nel 2000 alla Scarlet records e abbiamo raggiunto prima una certa maturità artistica, che si coglie dal consolidamento del nostro stile, quello che ci piace chiamare “Arachnes Sound”, fatto di power-prog-neo classico e sinfonico. Da quel momento è arrivata l’attenzione della critica di tutto il mondo che ci ha portati ad un contratto in Giappone per “Apocalypse” e per l’ultimo “Primary Fear” Grande fatica quindi in questi anni, ma tante soddisfazioni.

I MIEI COMPLIMENTI, OLTRE ALL’ASPETTO PRETTAMENTE COMPOSITIVO, VANNO ALLA SUPERBA PRODUZIONE DI “PRIMARY FEAR”. CHI SE N’E’ PRESO CURA?
Frank: “E’ un complimento graditissimo! La band è ben compatta e ognuno fa bene il suo lavoro. Paolo e Jaco sono una splendida ritmica, un ottimo “motore”. Della parte compositiva e di produzione però i fratelli Caruso sono da sempre il cuore. Anche per la produzione abbiamo fatto tutto io ed Enzo e la grande esperienza in 10 anni di lavoro in vari studi di registrazione ci è servita. Enzo si occupa dei mix mentre io di tutta la parte digitale, quindi una parte di registrazione e soprattutto la post-produzione (editing ecc.). Ci teniamo molto ad essere noi stessi a curare nei minimi particolari tutta la produzione”.

SE NON SBAGLIO, PER LE PRECEDENTI REGISTRAZIONI DI “APOCALYPSE”, A CAUSA DI IMPEGNI PERSONALI NON VI FU UN LAVORO DI SQUADRA, BENSI’ SOVRAPPOSIZIONI GRADUALI DEI VARI STRUMENTI A SECONDA DEL TEMPO DISPONIBILE. STAVOLTA COME SONO ANDATE LE COSE? ?
Enzo: “Beh, non sono andate molto diversamente, ma onestamente non trovo che questo significhi necessariamente che, allora, il lavoro non sia di squadra, anzi. Ti assicuro che un certo modo di lavorare implichi, al contrario, una reciproca fiducia maggiore, un più alto affiatamento, quindi una unione superiore. Ci sono bands i cui membri condividono le stesse cose nello stesso istante, ma per noi questo non significa affatto essere più affiatati o cose del genere. E’ come con una fidanzata, se gli stai troppo addosso magari finisce anche male. Per noi quindi è normale che uno faccia una cosa in un momento, poi l’altro ha le proprie parti e va avanti, e così via. Ma credimi, io penso che più fai le cose sul serio e più questo approccio è normale. Del resto vuole dire che hai anche altre cose da fare, sia professionalmente che nella tua vita privata, e a meno che non decidi di fare l’adolescente a vita… tutto ciò è sano e regolare.

COSA POTETE DIRMI A PROPOSITO DEI TESTI? SI TRATTA ANCHE STAVOLTA DI UN CONCEPT?
Enzo: “I nostri non sono mai dei veri e propri concept, benché siano dei lavori tematici, nei quali vi è un filo conduttore. Il tema di “Primary Fear” è la paura che scaturisce dal senso profondo di impotenza di fronte alle ingiustizie del mondo e della vita, e i testi, ancora una volta, sono piccole storie, aneddoti, su cui riflettere, cose più o meno personali. Direi che quella che era la nostra componente psichedelica delle liriche è forse ancora più accentuata, i testi di “Primary Fear” sono quasi onirici e visionari. C’è sicuramente qualcosa che rasenta la follia, non ho nessun timore ad ammetterlo. Ma, come il grande Erasmo, penso che una lucida follia sia la strada verso la saggezza.

MI HA PARTICOLARMENTE COLPITO LA BALLAD “MY SON AND I”: IMMAGINO TOCCHI LA SFERA PERSONALE DI QUALCUNO DELLA BAND…
Enzo: “Bravo, esattamante la mia sfera personale. In mezzo al marciume e alle perplessità riguardo il futuro della nostra specie ci deve essere lo spazio per chi ha bisogno di te, in modo assolutamente prioritario, e non c’è nulla che tenga. Io e mio figlio viviamo come nel testo di questa canzone alla quale io sono legatissimo, e mi fa piacere che ti abbia colpito, vuole dire che allora si tratta di qualcosa di pregnante. La cosa più bella è che mio figlio, che ha appena compiuto quattro anni, dormiva, mentre io ho composto questo brano, di getto. La mattina, al risveglio, mi ha riferito di aver fatto un sogno bellissimo, in cui c’eravamo io, lui e il mare. Notevole, eh”?

DOPO L’INTRO DI “PARALLEL WORLDS”, ANCHE STAVOLTA VI SIETE SERVITI DI UN VERO ORGANO DA CHIESA PER L’INCISIONE DI “TOTA PULCHRA”. C’E’ QUALCHE ANEDDOTO PARTICOLARE LEGATO A QUESTO ESPERIMENTO?
Fran:. “Si….è splendido registrare in una chiesa. Abbiamo allestito lo studio mobile di registrazione in una enorme Basilica (se ascolti l’ambiente  si percepisce che è molto ampio) che per l’occasione fu chiusa. Per l’intera giornata solo noi e lo staff coinvolto nella lavorazione aveva accesso alla Chiesa, il Maestro Castelli è stato favoloso, l’atmosfera direi quasi magica…. È un ‘esperienza che abbiamo voluto replicare perché negli Arachnes c’è sempre un po’ di magia e mistero”.

RISALTA ANCHE IL GROSSO LAVORO COMPIUTO SULLE LINEE VOCALI DA ENZO CARUSO IN UN SETTORE, IL METAL SINFONICO, DOVE SPESSO SI CHIEDE AL VOCALIST DI PRENDERE ESCLUSIVAMENTE LE NOTE PIU’ ALTE POSSIBILI, A SCAPITO DELL’ESPRESSIVITA’. QUAL’E’ IL VOSTRO PUNTO DI VISTA A TAL PROPOSITO?
Enzo: ” Io penso che sia ora di finirla, sembra quasi che si tratti di una gara. Per me una bella voce può rimanere anche su note più basse, è inutile rovinarsi le corde vocali per tirare fuori note al limite delle proprie possibilità con un timbro alterato dalla fatica, non ne capisco il senso. A me piace cantare anche sulle note basse, e poi ritengo che sia più degno di nota il fatto di fare dei salti di ottava arrivando a un do piuttosto che rimanere fissi sul mi superiore ma in falsetto. Ma i bravi cantanti questo lo sanno, e lo fanno, e non è necessario fare nomi.

UNA CURIOSITA’: RITENETE POSSIBILE CHE UN GIORNO LA VOSTRA BAND REALIZZI UN ALBUM DI PURO HARD ROCK SETTANTIANO, MAGARI CON L’AUSILIO DI UN VERO HAMMOND? IL VOSTRO BACKGROUND PORTA MOLTI VOSTRI ESTIMATORI A PENSARLO…
Frank: “WOW! Parli con chi suona una Stratocaster del 1972 ed una Fender R. Blackmore!!!! E poi, quando vedi Enzo suonare un Hammond capisci che non tutti possono, ma lui si! Se fosse solo per noi ti diremmo subito di si…non so cosa ne pensano le Label….credo che porterò da vedere la tua domanda, a conferma del fatto che non è poi un’idea così bizzarra, eh eh eh……”.

TROVO LA VOSTRA INTERPRETAZIONE DI “ERUPTION” DEGLI EL&P SEMPLICEMENTE STREPITOSA. DA CHI E’ PARTITA L’IDEA DI COVERIZZARLA? Enzo: “Franco aveva suggerito di fare qualcosa degli EL&P, e io ho pensato che “Eruption” fosse perfetta, era come se fosse già stata pensata in chiave metal, la doppia cassa si sposa perfettamente, e vedo che sei d’accordo anche tu”.

COME PENSATE DI PROMUOVERE “PRIMARY FEAR”? IMPEGNI LIVE? Frank: “Chi ci segue sa che per i live noi siamo sempre stati e continueremo ad essere molto critici. Non perché non ci piaccia, al contrario spero in un tour ben fatto, ma troppo spesso le condizioni in cui ti trovi sono orrende. Non porto i miei Arachnes su un palco, anche di un importatnte festival rock, se non mi è data possibilità di fare un sound check come si deve, se non posso portare i miei fonici, perché solo loro sanno come creare il sound degli Arachnes. In queste condizioni vergognose gli Arachnes preferiscono non esserci, quando le cose cambieranno saremo i primi a voler salire sul palco”.

CI SONO GRUPPI METAL DELLA SCENA ATTUALE CHE SEGUITE CON INTERESSE O CHE VI HANNO PARTICOLARMENTE APPASSIONATO?
Frank: “Ti sembrerà strano, ma tutti noi ascoltiamo poco metal attuale e questo per scelta, per evitare di essere troppo influenzati e di riproporre cose già sentite. Preferiamo quindi ascoltare molta musica classica e rock, magari un po’ più datato, dagli anni ’70 diciamo ai ’90. Se devo essere sincero, credo che in quel periodo i contenuti fossero di un certo spessore, oggi si tende a dare un forma perfetta a cose che sotto sotto dicono poco, a parte rare eccezzioni”. 

VI RINGRAZIO PER LA DISPONIBILITA’ E VI INVITO A CONCLUDERE COME MEGLIO CREDETE…
Enzo: “Grazie a te, e cogliamo l’occasione per ringraziare i nostri fans e coloro che acquistano i nostri dischi. Speriamo di potervi offrire nuovamente qualcosa per poter pensare e lasciarsi andare al tempo stesso, un piccolo contributo per poter sperare sempre. Ho la sensazione che il nostro pubblico sia piuttosto colto, e questo ci piace molto. Beh, detto ciò, come dire, dovreste sentirvi praticamente in obbligo di acquistarci, e dunque… che aspettate? Un saluto a tutti da Enzo, Franco, Paolo e Jaco”.

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