ARCHITECTS – Quando eravamo giovani

Pubblicato il 13/06/2023 da

Nonostante un destino non sempre fortunato – dopo la tragica scomparsa del chitarrista Tom Searle, è di pochi giorni fa la notizia della fuorisciuta di Josh Middleton – gli Architects hanno saputo costruirsi un ruolo di primo piano all’interno della scena metalcore inglese, seguendo le orme dei concittadini Bring Me The Horizon nella scalata alle classifiche, con l’apice toccato in madrepatria dal precedente “For Those Who Wish To Exists”.
Per cavalcare l’onda del momento, dopo una versione con l’orchestra nei mitici Abbey Road Studios, ecco arrivare dopo poco più di un anno “The Classic Symptoms Of A Broken Spirit”, disco che conferma l’attitudine sempre più mainstream di Sam Carter e soci pur mantenendo un proprio tratto distintivo. Forte di questo nuovo status, la formazione di Brighton si trova ora ad accompagnare i Metallica negli stadi e in cima al bill del primo Knotfest Italy, dove saranno l’ultimo gruppo a suonare prima dei padroni di casa mascherati: in attesa di vederli di spalla agli Slipknot, a voi il resoconto della chiacchierata con il bassista/tastierista Ali Dean…

DOPO IL SUCCESSO CLAMOROSO DI “FOR THOSE THAT WISH TO EXIST” AVETE AVVERTITO UNA MAGGIORE PRESSIONE TORNANDO IN STUDIO?
– Un po’ di pressione era inevitabile visto che quel disco è arrivato al numero uno in diversi paesi, ma a parte questo siamo entrati in studio tranquilli, forti dell’esperienza accumulata con il precedente album e ancora più vogliosi di sperimentare nuove modalità di lavoro tutti insieme.

E’ CAMBIATO QUALCOSA NEL MODO DI COMPORRE?
– Il precedente album era stato composto prevalentemente durante la pandemia, quindi le canzoni erano perlopiù frutto del lavoro di uno o due di noi alla volta nella stessa stanza, con poi al massimo dei piccoli aggiustamenti. Con “Classic Symptoms Of A Broken Spirit” invce ci siamo trovati tutti in studio a provare, e una delle prime canzoni uscite da queste sessioni è stata “When We Were Young”, e così abbiamo seguito questo processo collettivo. Sicuramente meno efficiente rispetto a prima, dato che spesso a fine giornata ci si trovava con niente in mano che soddisfacesse tutti, ma al tempo stesso più stimolante.

SIETE IN DOPPIA CIFRA DISCOGRAFICA: QUANTO E’ COMPLESSO COSTRUIRE LA SETLIST? E COSA DOVREMO ASPETTARCI AL KNOTFEST ITALY?
– Non è per niente facile, soprattutto quando suoniamo ai festival. In Germania ed Australia ad esempio abbiamo suonato da headliner una scaletta di ventidue pezzi, ma sono davvero tanti e non possiamo farlo sempre. Cercheremo di fare il possibile per rispettare tutte le fasi degli Architects, senza tralasciare i pezzi vecchi ma dando al tempo stesso spazio anche al nuovo materiale: sarebbe più facile concentrarci sugli ultimi lavori ma non è nostra intenzione, quindi speriamo i fan vecchi e nuovi apprezzeranno.

E’ LA PRIMA VOLTA AL KNOTFEST, DI SPALLA AGLI SLIPKNOT: EMOZIONATI?
– Indubbiamente. Conosciamo il format da anni e abbiamo suonato con loro in Messico qualche tempo fa, ma questa promette di essere un’esperienza indimenticabile. Siamo anche molto contenti di tornare a suonare in Italia al di là dei soliti posti tipo Milano, dove passiamo in tour per motivazioni logistiche. Abbiamo fatto qualche piccolo festival quest’anno, ma questo è sicuramente il più grosso.

AVETE MAI PENSATO CON I BRING ME THE HORIZON AD UN VOSTRO FESTIVAL A BRIGHTON?
– Sì, è qualcosa su cui abbiamo già ragionato ma non abbiamo mai trovato la quadra. Brighton è una citta abbastanza piccola, quindi sarebbe difficile fare una cosa in grande stile; inoltre siamo abbastanza vicini a Londra quindi non avrebbe molto senso anche a livello pratico, visto che i locali più grandi e famosi sono lì. L’alternativa sarebbe suonare in spiaggia, come ha fatto Fatboy Slim tempo fa, ma anche questo non è banale da organizzare…chissà, forse un giorno ci riusciremo.

AVETE SUONATO COI METALLICA, CON GLI SLIPKNOT, CON L’ORCHESTRA AD ABBEY ROAD; COSA C’E’ ANCORA NELLA VOSTRA TO DO LIST?
– Credo che suonare in mezzo ad uno stadio con i Metallica sia una delle esperienze migliori che possa capitare ad una band, già solo conoscerli è stato un onore ed aprire per loro è qualcosa di incredibile. Per il resto non saprei: abbiamo suonato di fronte ad audience enormi nei festival, abbiamo avuto un disco in cima alle classifiche, cosa volere di più? Ecco, forse suonare coi Rammstein sarebbe divertente.

QUAL E’ IL TUO DISCO PREFERITO DEI METALLICA?
– Credo sarò crocifisso per questa risposta, ma devo ammettere che il “Black Album” resta il mio preferito, seguito a ruota da “Master Of Puppets”. Anche “72 Seasons” è un ottimo album comunque, ed è veramente bello vedere che una band con la loro storia riesce ancora a suonare con questa energia: appena è uscita “Lux Eterna” era in heavy rotation nei nostri camerini!

QUAL E’ LA CANZONE CHE TI DIVERTI PIU’ A SUONARE?
– In questo momento direi “When We Were Young”, mi da un sacco di energia, anche perchè è quasi più una canzone punk rock che metal come spirito, e il fatto che sia a metà dello show è perfetto per darci ancora più carica. In questo momento non essendo headliner abbiamo una scaletta più corta e quindi sono tutti pezzi che amiamo particolarmente, ad esempio anche “Animals” è molto apprezzata dai nostri fan, anche perchè molti la sentono ora per la prima volta visto che al momento dell’uscita dell’album i tour erano ancora limitati dalla pandemia.

CHI ERA IL TUO IDOLO QUANDO HAI COMINICATO A SUONARE?
– Quando eravamo agli inizi come band, e suonavamo metal molto più tecnico, apprezzavo moltissimo Liam Wilson dei Dillinger Escape Plan, così come il mio amico James Leach, che all’epoca suonava nei Sikth, con cui abbiamo condiviso diversi palchi. Più recentemente ho ascoltato moltissimo i Tool e apprezzato lo stile di Justin Chancellor, anche se ovviamente quello che suoniamo noi resta molto più semplice.

HO VISTO SUI SOCIAL CHE SEI UN MARATONETA: CORRI ANCORA?
– In realtà no, ho un passato corridore ma ho mollato durante il Covid, proprio mentre tutti cominciavano a correre. Viceversa apprezzo molto il calcio, sia da giocare con gli amici che da guardare: purtroppo sono un fan del Totthenam, che quest’anno non è andato proprio benissimo.

SUONI ANCHE LE TASTIERE: QUANTO E’ COMPLESSO FARLO DAL VIVO?
– Abbiamo iniziato ad inserire un po’ di elettronica qui e là, ma stava diventando complicato gestire sul palco sia i synth che il basso, quindi per fortuna abbiamo un amico turnista che ci da una mano alle tastiere quando siamo on stage, così d’ora in poi avremo non una ma due postazioni di synth.

CHI E’ IL PIU’ ASSIDUO ASCOLTATORE DI MUSICA ELETTRONICA NELLA BAND?
– Mmmh, siamo tutti abbastanza appassionati, ma direi io e Dan (il batterista, ndr) siamo quelli più dentro la scena electro, seguendo artisti come Jon Hopkins. Sam (il cantante, ndr) invece ascolta più musica rock ‘classica’ come i Beatles, per quanto apprezzi comunque anche l’elettronica.

PRIMA DEI SALUTI, QUALCHE NUOVA BAND DA CONSIGLIARE?
– Non credo serva lo dica io perchè sono sulla bocca di tutti, ma gli Sleep Token stanno facendo delle cose pazzesche a mio avviso. A parte loro Northlane, Counterparts e Stray From The Path stanno finalmente raccogliendo il successo che meritano: li conosciamo tutti da tempo e abbiamo suonato spesso insieme, ma credo abbiano fatto uscire i loro migliori lavori e sono felice stiano ricevendo la giusta attenzione. Oltre a loro ci sono poi gruppi già famosi come Bury Tomorrow e While She Sleeps, per cui direi che è davvero un buon momento per tutta la scena!

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