ASHENSPIRE – Il capitalismo alienante di una società in declino

Pubblicato il 04/09/2022 da

Uno splendido album di pura avanguardia, stili ed influenze musicali impazzite che si uniscono in strani accostamenti ed un concept filosofico-politico che parte da una critica feroce verso il capitalismo per arrivare ad una interpretazione lucida della società post-moderna. Con queste premesse, ci aspettavamo di trovare negli Ashenspire degli interlocutori stimolanti ed acuti e le nostre attese non sono state smentite. A rispondere alle nostre domande abbiamo Alastair Dunn, cantante, batterista, leader e principale autore della band, che ci ha accompagnato alla scopera di “Hostile Architecture”, un meraviglioso esempio di avantgarde metal intelligente ma non supponente, stimolante ma non retorico, ricchissimo ma sempre misurato ed artisticamente equilibrato. Ecco, dunque, il resoconto della nostra chiacchierata.

TRATTANDOSI DELLA NOSTRA PRIMA INTERVISTA ALLA TUA BAND, TI ANDREBBE DI PRESENTARE BREVEMENTE GLI ASHENSPIRE AI NOSTRI LETTORI?
– La band è nata nel 2013 e abbiamo pubblicato il nostro primo album, “Speak Not Of The Laudanum Quandary” nel 2017. Abbiamo quindi lavorato al nostro secondo album, che abbiamo registrato durante la pandemia e che ora finalmente ha visto la luce! In questo disco hanno suonato Fraser Gordon (chitarre), Ben Brown (basso), James e Matthew Johnson (violino e sax), Scott McLean (piano Rhodes, ma anche produzione e mixaggio), Rylan Gleave e Amaya Lopez-Carromero (seconde voci) e Otrebor (dulcimer), mentre io mi sono occupato della voce principale e della batteria.

“HOSTILE ARCHITECTURE” RAPPRESENTA UN NETTO PASSO AVANTI RISPETTO AL SUO PREDECESSORE, CHE PURE ERA UN LAVORO MOLTO SOLIDO. COME AVETE LAVORATO SUL SONGWRITING PER IL NUOVO ALBUM?
– Ti ringrazio! Penso che il problema di “Speak Not…” fosse che molte delle canzoni dell’album hanno richiesto molto tempo per essere completate, saltando da un’idea all’altra senza avere modo di essere sviluppato a dovere. Al contrario, il processo di scrittura di “Hostile Architecture” si è focalizzato sul mantenere inalterato il feeling, l’energia e l’intensità per l’intera durata dell’opera. Volevamo anche usare un numero minore di idee musicali, sviluppandole però in un lavoro più coeso e coinvolgente dal punto di vista emotivo. Inoltre abbiamo dato libero sfogo alle nostre idiosincrasie come musicisti: io, per esempio, non vedevo l’ora di lasciare libera la mia voce, senza costrizioni, in modo da farla suonare il più possibile naturale.

TU CI PARLI DI UN MINORE QUANTITATIVO DI IDEE MUSICALI, EPPURE L’ALBUM E’ COMUNQUE MOLTO RICCO DI STILI ED INFLUENZE. NEL VOSTRO CASO LA SCRITTURA E’ UN PROCESSO SOLITARIO O LAVORATE TUTTI ASSIEME?
– Generalmente è un processo solitario, ma l’approccio può variare molto a seconda della canzone! Solitamente io compongo quello che a grandi linee mi aspetto di sentire nella canzone finale – la struttura generale, la forma dei riff, il contenuto ritmico, eccetera – seguendo un’idea o un’emozione di partenza. Poi però è compito dei musicisti interpretare le loro parti in maniera soddisfacente per loro come musicisti, e contribuire direttamente al feeling della canzone. Rylan, che ha scritto “How The Might Have Vision”, è un compositore professionista, scrive in modo molto accademico, cesellando e trascrivendo ogni parte della canzone; Scott, che ha scritto “Beton Brut”, ha preparato dei demo della canzone che poi noi abbiamo imparato a orecchio. Sono tutti sistemi validi e credo che essere in grado di usarli tutti sia molto utile.

IL VOSTRO E’ UN LUMINOSO ESEMPIO DI COME SI POSSA UNIRE MUSICA ESTREMA CON IL JAZZ: SECONDO TE QUALI SONO LE CARATTERISTICHE CHE RENDONO COMPATIBILI QUESTI DUE GENERI APPARENTEMENTE COSI’ LONTANI?
– Potrei argomentare dicendo che entrambi provengono dalle stesse radici (il blues), entrambi amano la sperimentazione e spingere il proprio limite sempre più avanti, entrambi (quando fatti bene) sono carichi di emozioni. Per me il miglior jazz o la migliore musica estrema devono vibrare di vita, connettersi direttamente alla diverse forme di espressione delle emozioni umane. Ma fondamentalmente direi che entrambi sono semplicemente una fonte di sonorità da cui un artista può attingere, come qualsiasi forma di musica. Sono convinto che i migliori artisti siano coloro in grado di usare tutto ciò che hanno a disposizione per creare la loro arte, e non coloro che provano ad inserirsi in un genere o a fonderne un paio.

ABBIAMO APPRESO CHE LO STILE VOCALE CHE USI NELL’ALBUM HA UN NOME ED UNA NOBILE STORIA: VIENE CHIAMATO SPRACHGESANG, ED E’ UNA FORMA CHE UNISCE IL CANTO AL RECITATO. VUOI DARCI QUALCHE INFORMAZIONE IN PIU’?
– Dunque, sono venuto a conoscenza di questo stile grazie ai Devil Doll, ma è vero che ha una storia antica, che trova la sua forma ideale nel lavoro di Arnold Schoenberg. Penso che la mia tecnica sia più vicina a quella dello Spreschstimme (per il fatto di non enfatizzare spesso determinate intonazioni), ma i termini sono strettamente correlati e spesso intercambiabili. Sono entrambi degli stili di ‘canto parlato’, con l’articolazione delle parole più vicina a quella del discorso, del recitato, ma con la drammaticità e la forza del canto. Mi sento in grado di esprimermi in un modo molto più autentico e diretto in questo stile, rispetto a quanto farei con delle voci più tradizionali.

PASSANDO ALLE TEMATICHE DELL’ALBUM, CI SEMBRA DI CAPIRE CHE L’INTERA OPERA SIA UNA SORTA DI CRITICA AL CAPITALISMO, GIUSTO?
– Assolutamente sì! Nello specifico è una critica sul sistema che permette al capitalismo neoliberista in declino di essere mantenuto ed imposto nelle nostre vite, creando barriere fisiche, istituzionali o psicologiche. Cerchiamo di sottolineare alcune di queste barriere, scagliandoci contro il capitalismo realista che domina la mentalità di soggetti capitalisti ormai in declino, sperando di favorire lo sviluppo di un senso di solidarietà tra coloro che subiscono questo influsso.

E’ UN CONCETTO MOLTO INTERESSANTE, ANCHE IN RELAZIONE AD UNA SCENA MUSICALE, QUELLA ESTREMA, CHE INVECE SI LASCIA SPESSO BLANDIRE DALLE IDEOLOGIE DI (ESTREMA) DESTRA.
– Ovviamente ci opponiamo con forza ad ogni ideologia di destra. Credo che la sua presenza nella scena metal estrema sia dovuta alle classiche tattiche fasciste di reclutamento, indirizzate verso maschi bianchi, disillusi e socialmente alienati, con l’intento di dare loro un senso di appartenenza e di forza, facendoli sentire parte di una grande tradizione mitica, e convincendoli che la loro alienazione sia causata dai loro ‘nemici’. Questi nemici sono facili da identificare, all’inizio – la Chiesa cristiana, ad esempio – ma ben presto iniziano a coinvolgere tutti coloro che non appartengono a quel particolare gruppo di persone, chiunque possa minacciare quel fragile senso di appartenenza che hanno ottenuto. Donne, omosessuali, persone di colore, disabili, o attivisti politici che cercano di smantellare quella struttura di potere in cui loro si considerano al vertice. E’ la stessa logica che c’è dietro al fenomeno degli incel, per esempio. Sono convinto che l’unico modo per combattere tutto ciò sia fornire a queste persone una via alternativa da seguire, non cedere terreno alla destra estrema abbandonando quella sfera culturale, ma piuttosto far sì che non ci sia terreno fertile per trovare nuovi seguaci. Le difficoltà e l’alienazione delle persone è reale, ma è causato dal capitale e non dai gruppi marginalizzati. Se la loro rabbia e frustrazione potessero incontrare comprensione, empatia, un senso di appartenenza ed un percorso formativo prima di essere indirizzati alla radicalizzazione dell’estrema destra, ci sarebbe una possibilità concreta che la loro strada porti alla liberazione di tutti, piuttosto che alla dominazione dei loro nemici percepiti.

TORNIAMO INVECE AD “HOSTILE ARCHITECTURE”. CI SONO ALCUNE CANZONI CHE CI HANNO PARTICOLARMENTE COLPITO E PER LE QUALI VORREMMO UN TUO COMMENTO. LA PRIMA E’ “TRAGIC HEROIN”, UN BRANO MOLTO GUITAR-ORIENTED, CHE NON HA CASO E’ STATO SCELTO COME SINGOLO.
– “Tragic Heroin” è il risultato di un esperimento: volevo vedere se fossi stato in grado di distillare il sound degli Ashenspire in una canzone di tre minuti, mantenendone l’atmosfera e l’intensità. Per questo motivo, da un punto di vista concettuale non poteva avere molte sfumature, poichè serve come introduzione alle idee dell’album. Musicalmente ho preso in prestito alcune ritmiche strane che si potrebbero trovare in un brano dei Mouse On The Keys, ma aggiungendovi riff più dissonanti e aggressivi che potresti trovare su “Teethed Glory And Injury” degli Altar Of Plagues o in un album dei Civil Elegies. Per questo le chitarre hanno assunto un ruolo così determinante, fungendo da base per l’intero brano.

PASSIAMO INVECE A “HOW THE MIGHTY HAVE VISION”, CHE HAI GIA’ CITATO PRIMA: L’AVETE REGISTRATA CON UN VERO CORO?
– Ci abbiamo provato! Avevamo pensato ad un quartetto vocale, ma all’ultimo momento a causa delle restrizioni crescenti e con uno dei membri colpito dal Covid, sono stati Rylan e Amaya a registrare tutte le parti. Quindi no, non del tutto, ma abbiamo fatto il possibile per avvicinarci a quel risultato. Penso che abbiano fatto un lavoro eccellente, soprattutto considerando quanto poco preavviso hanno avuto.

INFINE CI PIACEREBBE SAPERE QUALCOSA DI PIU’ ANCHE PER “APATHY AS ARSENIC LETHARGY AS LEAD”, UNO DEI BRANI CHE ABBIAMO APPREZZATO MAGGIORMENTE.
– Questo brano è stato una rivelazione anche per noi: Scott dice che non aveva idea di cosa stesse succedendo durante le registrazioni ma che, una volta concluse, è diventato il suo pezzo preferito. E’ bizzarra, ritmicamente complessa in molti passaggi, aggressiva qui, delicata là. La sezione finale contiene uno dei miei passaggi di sax preferiti, in cui Matthew, senza nessuna indicazione, si mette a gridare “NO” nel sax, ancora e ancora, e questo fa sì che si senta parte della sua articolazione alla fine della canzone. E’ un momento speciale e completamente improvvisato. Mi fa piacere che sia una delle tue canzoni preferite, è lo stesso anche per me!

LA VOSTRA MUSICA NON E’ ALLA PORTATA DI TUTTI: SE DOVESSI DARE UN CONSIGLIO AD UN VOSTRO NUOVO ASCOLTATORE, COSA GLI DIRESTI?
– Ascolta le sensazioni che ti dà la musica, anche il disagio ne fa parte. Cerca di essere empatico con questo disagio, la musica che senti non suona così tanto per fare. E cerca di trovare un posto dentro di te in cui anche tu ti senti esattamente così.

 

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