ASPHYX – The Brutal Way!

Pubblicato il 15/07/2009 da

Sono poche, davvero poche le band che, a seguito di una pausa durata poco meno di una decina di anni, al loro ritorno sfornano un lavoro degno della discografia del passato: tra queste gli Asphyx meritano un posto di tutto rispetto. “Death… The Brutal Way” é un album assassino, un vero e proprio compendio di sonorità old school death metal che tutti gli amanti del genere dovrebbero avere. In questa intervista il nostro interlocutore sarà il mitico singer Martin Van Drunen, vera e propria icona del death in Olanda (ma non solo); Martin, come al solito, é estremamente loquace e cordiale, risponde sempre in maniera completa e non rifugge dalle provocazioni. In più é una persona incredibilmente spiritosa che, prima, durante e dopo l’intervista non ha lesinato battute e aneddoti legati alla band. Lasciamo quindi a lui la parola.

PER PRIMA COSA CONGRATULAZIONI PER IL VOSTRO PORTENTOSO COMEBACK…
“Grazie mille! Anche se era già uscito un mini poco tempo fa, consideriamo anche noi ‘Death… The Brutal Way’ il nostro rientro vero e proprio sulle scene. Ovviamente ci tenevamo tantissimo a comporre un lavoro che non sarebbe dovuto sfigurare accanto ai nostri vecchi album: in questo senso siamo estremamente soddisfatti per quello che abbiamo fatto. L’album trasuda energia, potenza ed oscurità e ci siamo divertiti parecchio in sala prove ed in studio di registrazione; la birra scorreva a fiumi come ai vecchi tempi, ma credo che questo sia il minimo se chiudi in una stanza quattro olandesi (ride, ndR)”.

COM’E’ ESSERE DI NUOVO INSIEME CON I TUOI VECCHI COMPAGNI?
“Inebriante (ride, ndR). Come dicevo prima, ormai è un po’ di tempo che ci frequentiamo da quando ci siamo rimessi insieme, ma fin da subito si è creato un clima easy che ci ha permesso di lavorare in maniera ottimale ed in tutta tranquillità. Dal punto di vista delle relazioni umane direi che ce la caviamo meglio che in passato (ride, ndR): d’altronde abbiamo qualche anno in più e siamo più maturi. Si è creata una bella atmosfera, spero che la cosa possa andare avanti a lungo, anche se a dire la verità non ci penso più di tanto e mi concentro sul qui-e-ora”.

DI CHI E’ STATA LA DECISIONE DI RIMETTERE INSIEME LA BAND?
“L’idea a me l’ha suggerita Bob Bagchus: qualche tempo fa ci siamo sentiti, non ricordo precisamente se per telefono o via mail. Comunque sia Bob aveva ricevuto delle offerte da parte di qualche organizzatore di festival che ci teneva tantissimo ad avere gli Asphyx in scaletta… se ben ricordo si trattava del Party.San. Ad ogni modo io ho accettato immediatamente la proposta di Bob, così come ha fatto Wannes Gubbels. A quel punto però abbiamo capito che, dato che avevamo fatto trenta potevamo fare anche trentuno, quindi non ci siamo limitati a suonare live, ma ci siamo messi subito al lavoro sul nuovo materiale; è stato un processo spontaneo e per questo ancora più onesto”.

DAL TUO PERSONALE PUNTO DI VISTA, COSA TI HA FATTO ACCETTARE SUBITO LA PROPOSTA DI RIPRENDERE IL DISCORSO INTERROTTO ANNI ORSONO?
“Sinceramente non ti saprei dire, forse la proposta è semplicemente arrivata al momento giusto, forse gli screzi del passato sono stati completamente cancellati ed eravamo pronti per ripartire o forse non mi andava di lasciare le cose a metà. Gli Asphyx si sono sciolti per via di questioni più personali che musicali, ma avevano ancora molto da dare alla scena estrema e penso che il nuovo album stia lì a dimostrare proprio quello! Siamo tornati dopo quasi dieci anni ma non ci siamo rincoglioniti o imbolsiti, siamo qui ancora per spaccare ossa!”.

A QUESTO PUNTO CHE ASPETTATIVE AVETE PER QUESTO COMEBACK?
“Nulla di eccessivamente esagerato: ci piace suonare dal vivo e vogliamo farlo il più possibile, magari anche in posti dove in passato non siamo mai stati. Poi speriamo che l’album piaccia: la scena death è cambiata parecchio nel corso dell’ultima decade, gli Asphyx invece no! Non vogliamo essere ricordati come dei virtuosi o come dei fini compositori: noi facciamo ed abbiamo sempre fatto quello che meglio sappiamo fare, ovvero del fottuto death metal old school maligno e ferale. Ci auguriamo che anche le nuove generazioni apprezzino il nostro approccio alla materia, ma non ne facciamo una malattia: se non piacciamo loro pazienza, noi di certo non cambieremo per questo”.

MA ALLA FINE QUALI SONO STATI I REALI MOTIVI DEL VOSTRO SPLIT DI UNA DECINA DI ANNI FA?
“Se devo essere sincero sono questioni che ho quasi dimenticato, magari è per quello che siamo tornati insieme (ride, ndR). Scherzi a parte, non c’è stato un fattore scatenante che ha portato la band allo split: io me ne ero già andato da un po’ per seguire altri progetti, comunque sia le motivazioni risiedevano più nella sfera personale che in quella musicale. Ci sono stati dei litigi su delle cose banali, ora viene quasi da ridere a pensarci, ma allora parevano questioni estremamente serie. Per rispetto verso gli altri membri non dirò di cosa si tratta, dato che, ripeto, hanno poca attinenza con la musica, però ora è tutto risolto ed ora tutti remiamo dalla stessa parte”.

COME MAI AVETE SCELTO PAUL BAAYENS COME RIMPIAZZO DI ERIC DANIELS? AVETE PROVATO A CONTATTARE PRIMA ERIC O CON LUI CI SONO ANCORA DEI PROBLEMI?
“Problemi con Eric? Assolutamente no, te lo garantisco. Anzi, ti dirò che proprio poche sere fa siamo usciti insieme a berci qualcosa e lui si è dimostrato estremamente interessato alle questioni inerenti la band. Il suo problema è che è troppo pigro (ride, ndR). Sto scherzando, ovviamente. Eric sarebbe stata la nostra prima scelta, Bob l’ha contattato subito, ma lui ha gentilmente declinato l’invito in quanto gli avrebbe scombussolato completamente la vita. Eric ha un ottimo lavoro nella vita di tutti i giorni ed ha una famiglia da accudire, quindi le sue priorità sono quelle e la ritengo una scelta sacrosanta. Quindi abbiamo fatto qualche audizione per vedere chi poteva prendere il suo posto alla sei corde. Un giorno arriva Bob tutto trafelato perché aveva saputo che negli Hail Of Bullets insieme a me suonava Paul Baayens, che lui conosce e rispetta dai tempi di ‘Angelic Encounters’ dei Thanatos: inutile dire che mi chiese subito di far pressione su di lui per unirsi agli Asphyx. Pochi giorni dopo, a seguito di una data con gli Hail Of Bullets, ho preso da parte Paul nel backstage e gli ho fatto la proposta: lui pensava che io fossi ubriaco e che lo stessi prendendo in giro, ma quando ha realizzato che era tutto vero è rimasto fermo a guardarmi come imbalsamato con un’espressione idiota che non dimenticherò mai… un vero spasso (ride, ndR). Avrai già capito che Paul accettò al volo la proposta e così eccoci qui”.

COME NASCE UN BRANO DEGLI ASPHYX?
“In maniera molto semplice, di solito intorno ad un riff. Solitamente le idee provengono da tutti, anche se Bob e Paul ci hanno messo molto del loro in fase di scrittura. Wannes è insostituibile nel momento di raccordare insieme le idee, mentre io mi occupo prevalentemente dei testi e delle linee vocali, anche se ovviamente posso dire la mia un po’ su tutto, come del resto lo possono fare anche i miei compagni di avventura. Il nostro stile di scrittura non è cambiato quasi per niente nel corso degli anni, e qui mi ricollego al discordo fatto in precedenza: noi ci riteniamo capaci di scrivere brani in una determinata maniera, perché ci piace la musica intesa in quel modo e, ci auguriamo, anche ai nostri fan piace che sia così. Di conseguenza è inutile cercare di stravolgere quelle che sono le nostre capacità. Quindi di mattina ci mettiamo in una stanza chiusa con gli strumenti, il computer e tanta birra e prima di sera tiriamo fuori qualcosa di interessante. In caso contrario la birra ci aiuta a sopportare il fatto di non avere cavato un ragno dal buco (ride, ndR)”.

MOLTE BAND DEATH OGGIGIORNO SEMBRANO TRASCURARE IL LATO MORBOSO DELLA LORO MUSICA E SI CONCENTRANO MAGGIORMENTE SULLA TECNICA: VOI INVECE FATE ESATTAMENTE IL CONTRARIO…
“E ne andiamo fieri. Non mi fraintendere: ci sono band ipertecniche che adoro e mi piacerebbe avere le loro competenze a livello esecutivo. Però gli Asphyx non sono questo. Gli Asphyx puntano sull’impatto e, come hai giustamente detto tu, sulle atmosfere morbose che un album death deve avere. Noi non ci spaventiamo se la nostra musica non va sempre a duecento all’ora e quando rallentiamo non utilizziamo i breakdown che vanno tanto di moda. Al massimo noi ci rifugiamo nel doom, non nell’hardcore. Massimo rispetto per la scena hardcore, ma la cosa non fa per noi”.

TI LANCIO UNA PROVOCAZIONE: NON TROVI LIMITANTE NON INSERIRE STRUTTURE NUOVE ALL’INTERNO DEL VOSTRO SOUND?
“Fino a che riusciremo a tirare fuori dei brani che funzionano con la nostra formula ti rispondo di no. Non ci sentiamo prigionieri in una gabbia e non ci sentiamo obbligati a suonare per forza. Se abbiamo deciso di tornare è anche perché avevamo qualcosa da dire e l’abbiamo detta con il nostro stile come abbiamo sempre fatto. ‘Death… The Brutal Way’ in questo è la continuazione di ‘Last One On Earth’, ovverosia l’album che maggiormente ci rappresenta. Questo vuol dire che, a distanza di quasi vent’anni da quel lavoro, quelle sonorità ci rappresentano ancora, ci piacciono e sono quelle che il pubblico vuole da noi. Quando non riusciremo più a costruire buone canzoni con i nostri canoni compositivi ed esecutivi, bene, allora sarà il momento di fermarci. Se invece vorremo sperimentare qualcosa di nuovo o di diverso nessuno ci vieta di fondare un altro progetto per portare avanti queste idee. Asphyx rimarrà sempre un trademark votato al death metal più grezzo e ferale”.

DI COSA TRATTANO STAVOLTA I TESTI? I TEMI GUERRESCHI LI HAI RISERVATI AGLI HAIL OF BULLETS O SONO PRESENTI ANCHE QUI?
“Ci sono, ci sono, solo in maniera decisamente minore. Come già si intuisce dal titolo del nuovo album, i testi vertono su tematiche che girano intorno al death e ai suoi stereotipi, quindi orrore, distruzione, malattie, armageddon e, appunto guerra. D’altra parte è la musica stessa della band ad ispirarmi le liriche: credo che questi siano gli unici temi che calzino a pennello per la nostra proposta musicale. Cerco di sviscerarli in maniera non banale, o almeno ci provo. Sto invece abbastanza lontano da tematiche che trattano di conflitti interiori o problemi psicologici in quanto non li trovo adatti al death metal come noi lo intendiamo”.

CHE DIFFERENZE CI SONO NELLA SCENA METAL DA QUANDO AVETE INIZIATO FINO AI GIORNI NOSTRI?
“Di uguale non c’è più nulla (ride, ndR)! E’ cambiato tutto, a partire dai processi di registrazione digitale che ha permesso di abbattere i costi ed i tempi. La conseguenza di ciò è che le band arrivano più facilmente ad incidere un album, le label hanno meno spese da sostenere e quindi la scena continua a crescere a dismisura. Se questo è un bene o un male lo lascio decidere a voi. Negli ultimi anni poi la rivoluzione di internet ha scombussolato le carte in tavola ed ancora oggi nessuno sa bene come trattare il fenomeno”.

TU COSA NE PENSI DELLE NUOVE TECNOLOGIE CHE PERMETTONO A CHIUNQUE DI ASCOLTARE UN VOSTRO ALBUM SENZA PAGARLO?
“Ti dirò in tutta franchezza che non mi interessa niente, non mi sono mai posto il problema. Di certo non mi rubano lo stipendio, dato che il death non ci permette di vivere. Tu quanti anni hai? Se ne hai più di trenta ed hai vissuto gli anni ottanta ed i primi novanta, ti ricorderai sicuramente del tape trading: ecco, internet segue lo stesso concetto, solo in scala maggiore. Per lo stesso principio io, che tramite il tape trading ho conosciuto una miriade di band, al giorno d’oggi non ho difficoltà ad ammettere che ogni tanto mi scarico qualche album: in questo modo posso ascoltare la musica e capire senza spendere soldi se una band è valida o meno. Personalmente poi cerco di acquistare poi tutto ciò che mi soddisfa, ma capisco anche che non per tutti sia così”.

A SETTEMBRE FINALMENTE TORNERETE IN ITALIA…
“Sì, non vediamo l’ora. Peraltro il bill del concerto sarà piuttosto buono e gli headliner del secondo giorno del festival saranno i Carpathian Forest, quindi è da non perdere (in realtà i Carpathian Forest sono stati recentemente sostituiti dai Dark Funeral, ndR). A coloro i quali non hanno mai visto gli Asphyx dal vivo, consiglio vivamente di venire: dal vivo riusciamo a dare il meglio di noi stessi e poi ci piace fermarci a parlare con i fan prima o dopo il concerto. Venite anche voi di Metalitalia.com, mi raccomando, almeno ci beviamo una birra tutti insieme (ride, ndR)”.

ABBIAMO FINITO, MARTIN: VOUI AGGIUNGERE QUALCOSA?
“Ma se è un’ora che parlo! (ride, ndR) Ragazzi, ascoltate ‘Death… The Brutal Way’ in quanto è un album fatto con il cuore e con gli attributi. E venite a vederci il 5 settembre a Milano, non abbiate timore ad avvicinarci e ricordatevi sempre che noi siamo gente come voi ed è solamente grazie a voi che possiamo fare quello che più ci piace”.

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