AT THE GATES – Ombre infinite

Pubblicato il 18/05/2018 da

Il secondo album post-reunion è forse un passaggio insidioso tanto quanto il secondo album di una carriera ancora sul punto di decollare. Se poi il suddetto album è stato composto senza l’apporto di colui che è sempre stato considerato il songwriter principale del gruppo, allora potrebbe essere legittimo avere qualche dubbio sulla sua effettiva portata. “To Drink from the Night Itself”, la nuova opera dei maestri del melodic death metal svedese At The Gates, è nata in tali circostanze, avendo il gruppo dovuto fare i conti con la dipartita del suo chitarrista Anders Björler. Anzichè sospendere l’attività dopo questo importante sconvolgimento, la band originaria di Gothenburg ha deciso di andare avanti e di affidare al bassista Jonas – fratello gemello di Anders e storico bassista del gruppo – le redini del processo di composizione, riuscendo così a dare al controverso “At War With Reality” un successore di cui probabilmente si parlerà a lungo in questo 2018. Più cupo e pesante del succitato “At War…”, ma, al tempo stesso, perfettamente in linea con il tipico suono At The Gates, “To Drink…” è un capitolo che sprizza mestiere e solidità da ogni poro, arrivando a dimostrare come la formazione svedese non abbia affatto risentito dello split con il suo vecchio leader. Senza dubbio gli album prodigiosi sono altri, ma chi si aspettava un’opera di scarso spessore dovrà probabilmente ricredersi davanti a quanto confezionato dai nostri veterani. Parliamo della genesi di questo atteso ritorno con il chitarrista Martin Larsson…

SIETE IN PROCINTO DI PUBBLICARE UN ALBUM MOLTO ATTESO. SARETE ORMAI ABITUATI A QUESTO TIPO DI PRESSIONE…
– Sì, forse l’età aiuta un po’ in questi casi. Oggi siamo più rilassati e sicuramente siamo maggiormente consapevoli delle nostre capacità. Tuttavia un minimo di emozione va sempre messa in conto. Per lo più non vediamo l’ora che i fan possano finalmente ascoltare ciò a cui abbiamo lavorato negli ultimi mesi. Si tratta di un album molto importante sotto vari punti di vista.

SI TRATTA IN PRIMIS DEL PRIMO ALBUM CHE GLI AT THE GATES COMPONGONO SENZA IL CHITARRISTA ANDERS BJORLER, CHE E’ SEMPRE STATO IL VOSTRO COMPOSITORE PRINCIPALE…
– L’assenza di Anders va certamente segnalata. E’ un fattore importante e mai ci sogneremmo di nascondere o anche solo sottovalutare quanto ha dato alla band in tutti i suoi anni di militanza. Non è stato piacevole venire a patti con la sua volontà di lasciare il gruppo, tuttavia crediamo di essere comunque riusciti a realizzare un album interessante e all’altezza del nostro nome.

CHE COSA HA PORTATO A QUESTA SEPARAZIONE?
– Semplicemente, Anders non aveva più molta voglia di suonare questo tipo di musica. Credo che abbia trovato il processo compositivo di “At War With Reality” particolarmente stressante. Ha ottenuto risultati incredibili con quel disco, ma, una volta completato, penso che si sia sentito del tutto svuotato. Abbiamo poi notato che in tour avesse sempre meno voglia di viaggiare e salire sul palco. Insomma, quando ci ha comunicato le sue intenzioni non siamo rimasti completamente spiazzati: ce lo aspettavamo. Credo che Anders continuerà a comporre e suonare musica, ma su registri lontani da quelli tipici del nostro gruppo. Se ascolti il suo album solista uscito alcuni anni fa, puoi chiaramente intuire dove sia il suo cuore adesso.

LA MUSICA DEL NUOVO “TO DRINK FROM THE NIGHT ITSELF” E’ STATA COMPOSTA DA SUO FRATELLO JONAS, VOSTRO STORICO BASSISTA…
– Sì, la gente spesso si dimentica della figura di Jonas. Parliamo di un membro storico di questa band. Jonas ha sempre composto musica per gli At The Gates: in ogni disco vi sono almeno due o tre brani che portano la sua firma e da anni è anche uno dei principali songwriter dei The Haunted. Questa volta ha ovviamente dovuto comporre più del solito, ma, appunto, non stiamo certo parlando di un principiante alle prime armi. Jonas e Tomas hanno lavorato come una vera squadra e ogni brano che ci hanno proposto ha subito ottenuto i favori del resto della band. Abbiamo subito capito che saremmo riusciti a confezionare un disco di spessore anche senza Anders.

AVETE CONSIDERATO L’OPZIONE DI METTERE FINE ALLA BAND QUANDO ANDERS VI HA ANNUNCIATO DI VOLERSENE ANDARE?
– No, onestamente la cosa non è stata affatto presa in considerazione. Anders è stato un membro importantissimo di questo gruppo, ma lo stesso si può dire di Tomas, Jonas e Adrian. Io poi sono entrato nel 1993, quindi posso essere considerato un membro altrettanto storico. Con quattro persone così affiatate e determinate, sarebbe stato stupido accantonare tutto perchè il nostro chitarrista non ha più voglia di continuare. Abbiamo preferito metterci alla prova e portare avanti il nome, più determinati che mai.

AL POSTO DI ANDERS AVETE RECLUTATO JONAS STALHAMMAR, UNA VECCHIA CONOSCENZA DELLA SCENA DEATH METAL SVEDESE…
– Per noi era importante affidare il ruolo di chitarrista solista ad una persona esperta e fidata. Non ce la siamo sentita di andare per audizioni o di invitare qualcuno più giovane di noi. Jonas è della nostra stessa generazione, è un amico da moltissimi anni ed è un fan degli At The Gates, esattamente come lo ero io quando mi venne chiesto di entrare a far parte della band nel 1993. Ci serviva una persona che sapesse chi siamo e che legasse immediatamente dal punto di vista umano. Jonas peraltro suona con Tomas nei The Lurking Fear, quindi era praticamente scontato che conoscesse già il nostro modo di lavorare. Inoltre non dimentichiamoci che ha composto “The Winterlong…” dei God Macabre, uno dei più importanti dischi di death metal svedese.

CHE MI DICI DI ALF SVENSSON, IL CHITARRISTA CHE SUONO’ SUI PRIMISSIMI ALBUM E CHE VENNE SOSTITUITO PROPRIO DA TE DOPO LA PUBBLICAZIONE DI “WITH FEAR I KISS THE BURNING DARKNESS”? NON AVETE AFFATTO PENSATO A LUI COME POTENZIALE SOSTITUTO DI ANDERS?
– Purtroppo Alf è da tempo completamente fuori dalla scena metal. Ma anche dalla musica in generale. Quando tornammo a suonare nel 2008 gli chiedemmo di raggiungerci per proporre qualche vecchio brano, almeno nelle date svedesi del tour, ma semplicemente non era più in grado di suonare la chitarra a certi livelli. E’ un peccato, perchè parliamo di un musicista dalla grande inventiva; il suo tocco era molto particolare e puoi chiaramente sentire la sua influenza sui primi lavori degli At The Gates. La sua indole progressive si sposava bene con quella più lineare e aggressiva dei fratelli Björler. Io stesso sono un grande fan di ciò che hanno realizzato insieme.

PARLIAMO QUINDI DI QUESTO NUOVO “TO DRINK…”: AL DI LA’ DEL CAMBIO DI COMPOSITORE, PENSI CHE SIA STATO DIFFICILE SCRIVERLO? IMMAGINO CHE ABBIATE SENTITO UN PO’ DI PRESSIONE, MA FORSE NON TANTO QUANTO DURANTE IL PROCESSO COMPOSITIVO PER “AT WAR WITH REALITY”.
– “At War…” è arrivato a quasi vent’anni dalla nostra ultima fatica, la quale è per giunta considerata un’opera molto importante nel genere. Dare un seguito a “Slaughter Of The Soul” sarebbe stato difficile nel 1997, figuriamoci un paio di decenni più tardi. Eppure ce l’abbiamo fatta e il disco è stato davvero apprezzato sia dai media che dai fan. A quattro anni dalla sua pubblicazione suoniamo regolarmente parecchi nuovi brani e il responso è sempre eccellente. Quando abbiamo iniziato a lavorare su “To Drink…” non ci siamo dunque sentiti troppo sotto pressione: la nostra carriera ha ormai ripreso il suo corso e non abbiamo alcun timore. Certamente avere Jonas Björler alla guida ha influito un pochino sull’atmosfera del disco, ma non credo che qualcuno possa affermare che i brani non suonino tipicamente At The Gates. “To Drink…” è più cupo e pesante di “At War…”, suona forse più prettamente death metal in certi tratti, ma i nostri primi lavori avevano questo stesso approccio.

JONAS, DAL CANTO SUO, VI HA MAI FATTO INTENDERE DI NON ESSERE SICURO DEL SUO NUOVO RUOLO DI LEADER?
– No, credo che gli abbia fatto piacere sentirsi responsabilizzato in questa maniera. Anche nei The Haunted è solito dividere il songwriting con altre persone, quindi questa volta ha finalmente avuto l’opportunità di comporre un album per intero, a livello musicale. Deve essere stata una bella sfida per lui. Jonas è una persona molto seria e metodica: quando non è impegnato con la band, lavora come contabile in un’azienda e credo che l’approccio altamente scrupoloso che deve mantenere in ufficio ogni tanto si faccia largo anche nel suo ruolo di musicista. Personalmente sono davvero contento di ciò che ha confezionato, per me “To Drink…” è un album molto più solido di “At War With Reality” e letteralmente adoro un pezzo come “Daggers of Black Haze”.

OGNI VOSTRO NUOVO ALBUM VERRA’ TUTTAVIA SEMPRE PARAGONATO A “SLAUGHTER OF THE SOUL”: VI INFASTIDISCE QUESTA COSA?
– No, non parlerei di fastidio. Se fan e addetti ai lavori continuano a menzionare quel disco è perchè lo considerano una sorta di pietra miliare, quindi non possiamo che essere contenti che un nostro album venga visto in questa maniera. “Slaughter…” è un album speciale anche per noi, ovviamente! Detto ciò, gli At The Gates sono sempre stati anche altro: poco fa parlavamo appunto della pesantezza o della vena progressive dei dischi con Alf Svensson. Vorrei poi sottolineare la malinconia di “Terminal Spirit Disease”. “Slaughter…” è un album molto diretto, quasi orecchiabile per certi aspetti, ed è dunque normale che abbia fatto presa su moltissima gente. Continueremo a tenerlo in alta considerazione – già lo dimostrano i numerosi brani che suoniamo in concerto – ma per noi non potrà mai fungere da solo metro di paragone per quanto faremo in futuro.

SEMBRA CHE CON “TO DRINK…” ABBIATE VOLUTO DARE UN TAGLIO AL PASSATO ANCHE IN TEMA DI REGISTRAZIONI. PER LA PRIMA VOLTA AVETE INCISO FUORI DALLA SVEZIA…
– Sì, ci siamo recati in Inghilterra per lavorare con Russ Russell, colui che ha prodotto gli ultimi dischi di Napalm Death, Lock Up e The Haunted. In verità Russ era stato preso in considerazione anche per “At War With Reality”, ma poi era stato costretto a declinare a causa di altri impegni. Credo che ci abbia fatto bene recarci all’estero: abbiamo staccato da tutto e abbiamo avuto modo di concentrarci solo sulla musica. Tomas ha registrato le linee vocali in Svezia, ma tutto il resto è stato fatto nello studio di Russ. Ora che ci penso, non avevamo mai registrato fuori dalla Svezia come At The Gates, ma tutti noi lo avevamo fatto con altre band, quindi non si è trattato di un’esperienza completamente nuova.

CAMBIERETE APPROCCIO ANCHE A LIVELLO DI PROMOZIONE SUL FRONTE LIVE?
– Forse sì. L’idea è di provare a fare cose nuove con questo disco. Sicuramente ci sarà un tour da headliner dove ci piacerebbe condividere il palco con alcune band emergenti che troviamo particolarmente interessanti. Anni fa invitammo i Morbus Chron e fummo molto contenti di dare quell’opportunità a una band così valida. Ci piacerebbe ripetere esperienze simili. Al tempo stesso, vorremmo suonare anche con realtà più grandi della nostra, magari davanti ad un pubblico diverso dal solito. Non ci sentiamo affatto una band realizzata, è importante mantenere una certa determinazione e avere nuovi stimoli.

0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.