ATLANTEAN KODEX – Il Ramo D’ oro

Pubblicato il 06/12/2010 da

Pur costellato da una buona quantità di rilasci di qualità questo 2010 si è rivelato un anno piuttosto avaro per le uscite nell’ambito epic metal: con i suoi ritmi lenti e l’atmosfera epica di cui è pregno, “The Golden Bough” dei tedeschi Atlantean Kodex, si candida senza troppi problemi ad essere uno dei migliori lavori del genere di quest’anno. Abbiamo discusso con Manuel Trummer, chitarrista della formazione e membro fondatore della band su passato, presente e futuro (ancora piuttosto fuligginoso, Ndr) degli Atlantean Kodex: pur con due EP ed un full-length dati alle stampe la formazione sembra piuttosto convinta nel concentrare i propri sforzi nel comporre nuova musica, lasciando in disparte l’aspetto live. Se vi attraggono le atmosfere di band come Bathory e Solstice non esitate nel concedere un’opportunità alla formazione tedesca: “Il Ramo D’oro” saprà conquistarvi.

 

CIAO MANUEL, BENVENUTO SU METALITALIA.COM. TI ANDREBBE DI INTRODURRE LA BAND AI NOSTRI LETTORI?
“Gli Atlantean Kodex sono nati nel 2005 da Florian e me con l’obiettivo di compensare il vuoto lasciato da Bathory e Manowar. Il tutto è nato per puro divertimento ma dopo aver messo su MySpace qualche brano abbiamo iniziato a notare un immenso interesse nei nostri confronti: è da questo momento che siamo diventati una vera band. Inizialmente abbiamo lavorato con Phil Swanson alla voce ed abbiamo pubblicato l’EP ‘Hidden Folk’ nel 2006. Nel 2007 Markus Becker si è unito a noi in veste di vocalist insieme a Mario Weiß alla batteria ed abbiamo registrato ‘The Pnakotic Demos’. Nel 2008 c’è stato un altro cambio di line-up con l’aggiunta di Michi Koch alla chitarra solista: con il suo arrivo abbiamo anche suonato il nostro primo show dal vivo. Abbiamo da poco pubblicato il nostro debut album ‘The Gold Bough’: al momento non sappiamo cosa ci riserva il futuro”.

PARLIAMO DEL NOME DELLA BAND: HA QUALCOSA A CHE FARE CON LEONARDO DA VINCI?
“No, almeno per quanto ne so io. E’ il nome di un libro proibito, menzionato da H.P. Lovercraft e R.E. Howard. Il nome invoca un’atmosfera arcaica di rovina, potenza ed oscurità”.

COME CONFRONTI I VOSTRI PRECEDENTI LAVORI (I DUE EP) CON LA VOSTRA ULTIMA FATICA? SU QUALI ELEMENTI AVETE LAVORATO PIÙ DURAMENTE?
“Penso che l’elemento che spicca maggiormente nel nuovo lavoro sia la cura riposta nella fase di scrittura dei brani: ci siamo impegnati nel rendere più varie le composizioni. Ogni brano presente nel cd suona in modo differente dalla canzone precedente: siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto. Si tratta di un album più potente e roccioso rispetto ai precedenti anche se mantiene un feeling caldo ed organico”.

SPESSO MOLTE BAND GIOVANI RI-ARRANGIANO VECCHIE CANZONI PER PUBBLICARLE NEL LORO DEBUT ALBUM: COSA VI HA SPINTO NEL SCRIVERE NOVE NUOVE CANZONI? SENTIVATE CHE IL VECCHIO MATERIALE SUONAVA DEBOLE RISPETTO ALLE NUOVE COMPOSIZIONI?
“Sì, è vero, abbiamo utilizzato solo due composizioni che avevamo rilasciato in versione demo nei nostri due precedenti rilasci. La maggior parte del nuovo materiale è stata stata composta tra il 2007 e il 2008, quando abbiamo rilasciato ‘The Pnakotic Demos'”.

COSA PENSI DEI TUOI PRECEDENTI LAVORI?
“Tutt’ora penso che ‘The Pnakotic Demos’ sia stato un ottimo inizio per la band: contiene degli ottimi momenti come la parte finale di ‘The Hidden Folk’ o ‘The White Ship’. Le canzoni funzionano bene anche dal vivo, probabilmente anche grazie alla struttura più semplice e maggiore velocità delle composizioni rispetto a ‘The Gold Bough'”.

MISCHIATE ATMOSFERE EPICHE CON ELEMENTI DOOM: QUALI BAND VI HANNO INFLUENZATO MAGGIORMENTE?
“I vecchi Manowar, Bathory, Solstice, Manilla Road, Warlord, Iron Maiden, Elixir, Fates Warning, Cirith Ungol, Dio: tutte band oscure e piuttosto ortodosse”.

QUANTO TEMPO AVETE IMPIEGATO NEL COMPORRE E REGISTRARE IL NUOVO ALBUM?
“Abbiamo impiegato circa un anno a comporre i nuovi brani: la parte più difficile è stata coordinare le attività dei singoli membri della band per riuscire a registrare l’album. Siamo finalmente riusciti ad entrare in studio ad inizio 2010 e tutto è andato liscio: abbiamo registrato l’album nei nostri ‘Boar Cult Studios’ che ci hanno dato la libertà di registrare senza limiti o scadenze. In Agosto abbiamo mandato l’album ai Rosenquarz Studios di Lübeck per il processo di masterizzazione”.

“DISCIPLES OF THE IRON CROWN” È UNA TRACCIA MOLTO DIFFERENTE SE COMPARATA CON GLI ALTRI BRANI DELL’ALBUM: E’ UN BRANO VELOCE E DIRETTO E CHE RACCHIUDE UN’ATMOSFERA COMPLETAMENTE DIVERSA DAL RESTO DELLE COMPOSIZIONI. COSA CI PUOI DIRE RIGUARDO A QUESTA TRACCIA? CI HA RICORDATO “GODS OF THUNDER OF WIND AND OF RAIN” DI “BLOOD ON ICE”.
“Sì, hai perfettamente ragione, ‘Gods Of Thunder Of Wind And Of Rain’ è una traccia entusiasmante ed è perfetta per essere eseguita dal vivo. E’ la classica canzone da pugno alzato e da headbanging: i ritmi galoppanti degli Iron Maiden hanno giocato una grossa influenza in fase di composizione del brano”.

ROSS THE BOSS HA SUONATO L’ASSOLO IN ‘THE SHORES FORSAKEN’: COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON LUI? AVETE AVUTO L’OPPORTUNITÀ DI INCONTRARLO DI PERSONA O AVETE DOVUTO DIPENDERE DA INTERNET?
“No, fortunatamente l’abbiamo conosciuto di persona. L’abbiamo contattato tramite Tarek Maghary (Majesty) ed Oli Weinsheimer: l’abbiamo conosciuto quando abbiamo registrato le parti di batteria di ‘The Pnakotic Demos’ negli studios di Tarek. Ha ascoltato ‘From Shores Forsaken’ ed ha accettato di suonare l’assolo. L’ha registrato in una sola sessione di registrazione ed ascoltando una sola volta la canzone: incredibile. Ross si è dimostrato una persona molto alla mano ed è stato veramente semplice lavorare con lui”.

IL TITOLO ESTESO DELL’ALBUM È ‘THE GOLDEN BOUGH – UNO STUDIO SULLA MAGIA E RELIGIONE’: QUALI SONO I CONTENUTI DELL’ALBUM?
“Le basi del lavoro poggiano sul libro ‘Il ramo d’oro’ di James Frazer. Frazer credeva che tutte le forme religiose in Europa derivavano dai culti magici di fertilità risalenti all’età della pietra. Secondo quanto espresso da Frazer questi culti ruotavano attorno alla morte e resurrezione di un re-sacerdote sacro. Veniva sacrificato e tornava nel mondo dei vivi in primavera: il ramo d’oro rappresenta la chiave per tornare nel mondo dei vivi dal regno dei morti. Le canzoni dell’album narrano del passaggio tra questi due mondi insieme a vecchi racconti folkloristici incentrati su magia e religione”.

AVETE SCELTO UN DIPINTO DI ARNOLD BÖCKLIN COME COPERTINA DELL’ALBUM: SI AVVICINA DI MOLTO ALLE COVER UTILIZZATE DAI CANDLEMASS NEI LORO PRIMI ALBUM. AVETE AVUTO PROBLEMI PER L’UTILIZZO DALLA GALLERIA NAZIONALE DI BERLINO?
“No, nessun problema. Abbiamo semplicemente fatto una chiamata spiegandogli come l’avremmo utilizzato oltre che a pagare una piccola tassa per la licenza di utilizzo. Si è trattato di un’operazione veloce e tutto sommato poco complicata”.

SPESSO PER GLI ASCOLTATORI PIÙ GIOVANI L’EPIC METAL È SOLITAMENTE CONNESSO CON SPADE, GUERRIERI E DRAGHI: NIENTE DI PIÙ SBAGLIATO. COS’È PER TE L’EPIC METAL?
“L’epic metal ruota intorno all’atmosfera e alla potenza. E’ come creare dei nuovi mondi in cui si può scappare quando ci si sente tristi e la vita moderna e superficiale diventa insostenibile. Gli hobbit non c’entrano nulla con l’epic metal (ride, Ndr) !!”.

L’EPIC METAL È UN GENERE CON UNA BASE DI FAN POCO NUMEROSA MA MOLTO FEDELE: SECONDO TE È PIÙ IMPORTANTE RIMANERE FEDELI ALLE PROPRIE RADICI O EVOLVERSI?
“Al giorno d’oggi è molto importante sapere da dove arrivi: oggigiorno tutto è mutevole e si muove velocemente e c’è il pericolo di perdere di vista il proprio orientamento. E’ per questo che ritengo sia importante mantenere le proprie radici e tradizioni più di qualsiasi altra cosa: d’altro canto è anche importante evolvere il proprio suono, ma il tutto deve accadere in maniera naturale. Non intendo che si debba suonare ‘nuovi’ o ‘progressivi’ sempre e comunque ma aggiungere qualcosa di proprio all’heavy metal tradizionale facendo sì che possa attrarre anche le nuove generazioni. Ad esempio mi piacciono molto gli Slough Feg ed il modo in cui combinano un suono tradizionale con il loro tipico stile: adoro le band che hanno un suono distinguibile pur suonando metal tradizionale. Non servono a nessuno migliaia di band cloni degli Iron Maiden”.

IN QUALE PAESE EUROPEO AVETE AVUTO I MIGLIORI RISCONTRI? PUOI IPOTIZZARE IL MOTIVO?
“Senza alcun dubbio il Portogallo. Francisco, il ragazzo che ha organizzato i nostri show lì ci ha detto che siamo una band molto Portoghese. Le persone portoghesi sono molto tristi e nostalgiche. Sono perlopiù focalizzate sul passato, quando avevano un grosso impero, piuttosto che sul presente. Il mare ed il desiderio dell’arrivo di tempi migliori sono elementi di assoluta importanza per i portoghesi: sono tutti aspetti ricorrenti negli Atlantean Kodex. Forse è questo il motivo per cui lì siamo così amati”.

AVETE PIANIFICATO QUALCHE DATA DAL VIVO, MAGARI CON QUALCHE BAND COMPAGNA D’ETICHETTA? ABBIAMO VISTO CHE SIETE GIÀ STATI CONFERMATI PER IL PROSSIMO HAMMER OF DOOM.
“Non abbiamo pianificato alcun tour: suoneremo probabilmente un paio di show, ma non c’è nulla di definitivo. Ad ora l’unico modo per vederci dal vivo senza prendere rischi è venire a vederci all’Hammer Of Doom”.

COSA CI PUOI DIRE RIGUARDO AL FUTURO DELLA BAND?
“Un sacco di rumore, uno show spettacolare all’Hammer Of Doom e forse un paio di piccoli rilasci”.

L’INTERVISTA È CONCLUSA, GRAZIE PER LA DISPONIBILITÀ. PUOI CONCLUDERE COME MEGLIO CREDI.
“Grazie mille per l’intervista! Speriamo di poter suonare presto in Italia, magari a Milano, Firenze e Roma. Saluti!”

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