AUĐN – Un viaggio epico

Pubblicato il 14/01/2018 da

Autori di un secondo album, “Farvegir Fyrndard”, che ha saputo farsi piacere un po’ dappertutto con il suo essere attaccato alla scena black islandese ma allo stesso tempo spezzandone vagamente i punti salienti e mettendosi in una posizione diversa rispetto al resto dei colleghi, gli Auðn hanno vissuto un anno di crescita ragguardevole. Al 2017, infatti, si può dare atto di essere stato un anno di ottime uscite, nel quale alcuni nomi hanno saputo infilarsi nella memoria degli ascoltatori e, riteniamo, anche quello degli islandesi sarà tra i progetti di cui sentiremo ancora parlare; forse proprio per la peculiarità che li distanzia impercettibilmente dal resto della cosiddetta scena black metal islandese – posizione di cui i Nostri sono ben consci, come il chitarrista Aðalsteinn Magnússon ci racconterà di seguito. Buona lettura.

CHE NE DICI DI PRESENTARVI AI NOSTRI LETTORI? COME VI SIETE FORMATI?
– Gli Auðn sono Hjalti Sveinsson, voce, Andri Björn Birgisson alle chitarre, Hjálmar Gylfasson al basso e Sigurður Kjartan Pálsson alla batteria, più il sottoscritto alle chitarre. La band si è formata nel 2010 dopo che io, Sigurður e Hjalti abbiamo messo a riposo un progetto, Hubris, e deciso di affittare una casetta di montagna vicino Þingvellir, in Islanda; questo in dicembre, con temperature a meno dieci, cieli pulitissimi ed un raro fenomeno lunare chiamato “Luna di Sangue” ad osservarci (una particolare eclissi nella quale la luna si tinge di rosso, NdR), questo il panorama col quale ci siamo messi al lavoro. Siamo andati in questo rifugio con gli strumenti, e abbiamo invitato Andri ad unirsi a noi, che nel frattempo avevamo già iniziato a pensare a un demo sotto il nome Auðn. Siamo stati alcuni giorni a scrivere musica e confrontarci, e di fatto il gruppo nacque così. Hjàlmar si è aggiunto alcuni mesi dopo e la formazione si è così completata

E COME SIETE ARRIVATI A OGGI?
– Con tanto duro lavoro. Abbiamo praticamente dato tutto il possibile agli Auðn. Prima e anche subito dopo la pubblicazione del debut abbiamo provato a suonare live il più possibile, e alla fine aver suonato davanti alla gente giusta ci ha portato a dove siamo ora.

COME DESCRIVERESTI IL VOSTRO ULTIMO USCITO, “FARVEGIR FYRNDARD”?
– Il nuovo album è più maturo del nostro debutto, le composizioni sono migliori, è più aggressivo e insieme più melodico del suo predecessore. Volevamo esplorare nuovi elementi e sperimentare, senza però snaturare quello che abbiamo fatto nel disco precedente, e penso che ci siamo riusciti. Vediamo cosa succederà col prossimo.

C’E’ UN CONCEPT A LIVELLO DI LIRICHE? DI COSA VOLEVATE PARLARE?
– L’album non è un concept di per sé, ma c’è una linea rossa che lega i vari testi, che lega le sensazioni date dalla vastissima natura che abbiamo qui in Islanda e i sentimenti che vivere in questi luoghi può generare. Gran parte dei testi dell’album riguardano la depressione, le perdite in generale, e il ragionare su di un’aldilà, se veramente ce n’é uno. Sono sentimenti difficili da esprimere a parole, più semplici da affrontare con immagini e metafore.

ASCOLTANDO L’ALBUM LA SENSAZIONE E’ CHE SIATE MOLTO PIU’ CONCENTRATI A SUONARE ATMOSFERICI RISPETTO AGLI ALTRI NOMI DELLA SCENA BLACK ISLANDESE, COMUNQUE NON TRALASCIANDO L’ASPETTO VIOLENTO DEL GENERE. COME VI VEDETE ALL’INTERNO DEL PANORAMA NAZIONALE?
– In effetti si può dire chesiamo degli outsider nella scena islandese, visto che non ‘dividiamo’ alcun membro con altre band black metal del paese, cosa che avviene per gran parte dei gruppi e che funge da grande spunto di collaborazione. Noi stiamo un po’ più per i fatti nostri, e la cosa ci può differenziare dal resto del panorama. Le altre influenze possono essere, forse, che i membri degli Auðn derivano da altri background musicali, e gran parte di noi raramente ascoltano quello che gli altri musicisti producono nella scena blck. Siamo entrati insieme in questo mondo, e cerchiamo di esplorarlo sempre più. Chi può dirlo, magari in alcuni anni potremmo esserci anche allontanati dal black metal come genere.

IN OGNI CASO, COM’E’ SUONARE BLACK IN ISLANDA? CI SONO MOLTE OTTIME REALTA’, COME DESCRIVERESTI L’EFFETTIVA CONNESSIONE TRA DI LORO?
– Penso di poter parlare per tutta la scena quando disco che l’ispirazione è piuttosto facile vivendo in Islanda, in inverno abbiamo questo deprimente, freddo cielo grigio con pochissima luce del sole, mentre in estate abbiamo quasi ventiquattro ore di sole, personalmente questi estremi mi hanno ispirato immensamente, e penso che sia così anche per gli altri. Come dicevo prima, gran parte delle band black del Paese collaborano e si dividono musicisti che suonano in ciascun progetto principale, influenzandosi a vicenda con queste collaborazioni. Non c’è praticamente nessuna ostilità, e se c’è è minima, tra le band della scena.

COMPARERESTI IL FERMENTO DI QUELLO CHE STA AVVENENDO IN ISLANDA A QUELLO CHE HA AVVIATO, PARLANDO SOLO MUSICALMENTE, LA SECONDA ONDATA DI BLACK METAL NEI PRIMI ANNI ’90? PENSI CHE L’ETICHETTA ‘ICELANDIC BLACK METAL’ MANTERRA’ UNA PRECISA CONNOTAZIONE, UNA DESCRIZIONE A SE’, IN FUTURO?
– Non saprei dirlo, credo che dovremo vedere nei prossimi anni cosa resterà della scena in sé. Molte band hanno publicato il loro debut, ma non molte sono approdate ad un secondo. Ci sono nomi che hanno avuto un impatto nazionale sulla scena black, come Misþyrming o Svartidauði ad esempio, e mi piace sperare che con il nuovo album anche noi lo faremo. Vediamo in qualche anno, sia per quello che resterà in piedi che per la qualità del materiale, ma in ogni caso quello che è avvenuto con la prima ondata di dischi pubblicati in questa piccola isola dell’Atlantico è stato impressionante, per dire il minimo.

COM’E’ VISTO IL METAL ESTREMO DALLA ‘GENTE NORMALE’, DALLE VOSTRE PARTI? C’E’ UNA COMUNIONE CON GLI ALTRI GENERI MUSICALI, SI AMALGANO O SI VIVE SEMPRE IN UN UNDERGROUND DI SOLI APPASSIONATI?
– La scena in sé consiste in poche centinaia di persone, con un massimo assoluto di circa 1500 che ascoltano metal in generale. L’audience per i generi più estremi è ancora meno o fa parte della scena musicale. Il pubblico generalista o non sa nemmeno dell’esistenza di tale scena o ne sa davvero poco. Altra storia per quanto riguarda i musicisti di altri generi, laddove ci sono spesso line-up molto eterogenee nei festival musicali islandesi, molti generi diversi, e i musicisti tendono ad essere di mente piuttosto aperta.

E TRALASCIANDO L’ASPETTO MUSICALE, COSA TI PIACE DEL TUO PAESE?
– E’ freddo, duro e spietato, ma allo stesso tempo estremamente ispirante, pacifico e bellissimo.

COSA VI ISPIRA COME BAND? COSA VI HA PORTATO A SUONARE LA MUSICA CHE SUONATE, UN ALBUM COME “FARVEGIR FYRNDAR” DA DOVE VIENE FUORI?
– L’emozione è la fonte primaria quando scriviamo, si parte conun riff, una melodia e si progredisce in una canzone vera e propria. Abbiamo scritto “Farvegir Fyrndar” quasi tutto assieme in sala prove, e abbiamo deciso di registrarlo così. L’album è registrato praticamente live, in soli tre giorni, benché abbia richiesto molto tempo sia il processo di scrittura che il saggiare quale materiale volevamo nel prodotto finale.

COME DESCRIVERESTI QUEST’ALBUM CON SOLE TRE PAROLE?
– Un viaggio epico.

CHE MI DICI DEI LIVE A SUPPORTO DEL DISCO?
– A dicembre siamo stati in giro per l’Europa con Gaahl’s Wyrd e The Great Old Ones (i nostri report delle date italiane qui e qui, NdR), e il 2018 sembra promettere bene con la conferma all’Inferno Festival in Norvegia e l’Eurosonic in Olanda, per nominarne giusto due.

QUANTO RITIENI IMPORTANTE VEICOLARE UN MESSAGGIO CORRELATO ALLA MUSICA CHE PROPONETE? COSA VUOI ESPRIMERE?
– Il messaggio è sicuramente importante, ma i nostri testi sono in islandese, quindi sarà dura per molti ascoltatori internazionali. Invece di seguire le liriche speriamo che le emozioni che abbiamo cercato di dipingere con la musica possano essere sentite attraverso l’ascolto, pur non capendo le parole. Musica e testi sono intrecciate in un modo nel quale tu possa leggere ciò che preferisci dalla resa finale.

STATE SCRIVENDO MATERIALE NUOVO? COME IMMAGINI IL VOSTRO PROSSIMO DISCO?
– Abbiamo passato i mesi prima del tour dicembrino a provare intensamente, lasciando poco spazio alla creatività, ma a breve ci rimetteremo a scrivere materiale nuovo. Non saprei proprio dire come sarà il prossimo album, perché proprio non so dove gli Auðn ci porteranno.

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