AUSTRIAN DEATH MACHINE – Voglio i tuoi abiti, stivali e motocicletta

Pubblicato il 26/03/2024 da

Tim Lambesis è tornato: dopo la scarcerazione nel 2016 e il successo della reunion degli As I Lay Dying nel 2019 i tempi sono maturi anche per riprendere il suo progetto più leggero, quegli Austrian Death Machine che tributano il mito di Arnold Schwarzenegger e i suoi iconici personaggi, primo tra tutti Terminator.
L’immagine di Lambesis sarà perennemente compromessa dopo la condanna per aver tentato di assoldare un killer per uccidere la ex moglie: siamo stati i primi a condannare la pubblicazione di “Triple Brutal” proprio a ridosso del fattaccio, ma il pegno con la giustizia è stato pagato e il percorso di riabilitazione, pubblico e privato, procede in maniera spedita, anche dopo che Tim ha sconfessato la sua fede cristiana e si è risposato ben due volte.
Sempre ossessionato dalla palestra, che ha cambiato la sua fisionomia e ha plasmato anche i contenuti di questo “Quad Brutal”, Tim ci accoglie per una chiacchierata su Zoom dal suo studio personale. Appare lucido, tranquillo e sorridente, consapevole del suo passato recente e sereno nel voler riprendere il suo percorso artistico, nonostante il suo comportamento abbia compromesso definitivamente la sua band principale (quasi tutti i membri originali degli As I Lay Dying hanno abbandonato la nave) il desiderio è quello di proseguire, prendendosi il rischio di una leggerezza che gli appassionati sembrano avergli concesso apertamente.

 

CIAO TIM, GRAZIE PER IL TUO TEMPO. COME TI SENTI MENTALMENTE E FISICAMENTE?
– Ciao, grazie a te, so che è tardi dalle tue parti. Sto bene, sono a casa da un po’ di tempo a finire un paio di album quindi ho la possibilità di seguire una buona routine, mangiare in modo salutare ed essere costante nell’attività fisica, tutte cose che mi sono difficili quando sono in viaggio per suonare.

FACCIAMO UN PICCOLO PASSO INDIETRO. CON TUTTO QUELLO CHE TI È SUCCESSO HAI MAI PENSATO DI DOVER RINUNCIARE ALLA TUA CARRIERA DA MUSICISTA? HAI MAI SMESSO DI SUONARE?
– Purtroppo ci sono state molte volte negli ultimi dieci anni in cui ho pensato di non aver più la possibilità di andare avanti con la mia carriera da musicista, ma in ogni caso ho sempre continuato a suonare e a scrivere musica, anche solo per il lato terapeutico che essa rappresenta per me.
Ad un certo punto ho raggiunto uno stato mentale in cui anche se nessuno nel mondo dell’industria musicale avesse voluto pubblicare di nuovo i miei brani ho deciso che non avrei comunque smesso di scrivere e di creare, perché è questo che mi appassiona.

QUANTO TEMPO TI È SERVITO INVECE PER POTER TORNARE AGLI AUSTRIAN DEATH MACHINE, IL PROGETTO CHE SI IDENTIFICA CON IL LATO PIÙ LEGGERO DEL TUO PROFILO ARTISTICO?
– Dopo essere stato scarcerato e dopo aver rilanciato gli As I Lay Dying pensavo che pubblicare un disco degli Austrian Death Machine potesse dar l’impressione di non prendere sul serio il mio percorso riabilitativo e di redenzione.
Ero in pace con me stesso e in un ottimo stato mentale ma a volte è giusto salvare le apparenze, quindi decisi di aspettare la pubblicazione di un secondo disco degli AILD. Ironicamente ho iniziato a lavorare sui due nuovi dischi nello stesso lasso temporale, ma il disco degli AILD – che comunque uscirà nel corso del 2024 – ha preso così tanto tempo che ho finito per pubblicare prima quello degli ADM.

HO NOTATO CHE LA FORMAZIONE DEGLI AS I LAY DYING STA PERDENDO PEZZI PROGRESSIVAMENTE (PRIMA IL CHITARRISTA NICK HIPA, POI IL BASSISTA JOSH GILBERT SEGUITO DAL BATTERISTA JORDAN MANCINO) QUINDI IMMAGINO CI VOGLIA UN SACCO DI LAVORO. È PIÙ SEMPLICE REALIZZARE UN DISCO DEGLI AGLI AUSTRIAN DEATH MACHINE?
– Assolutamente, anche in passato è sempre stato più semplice fare un disco degli Austrian Death Machine, anche solo per il fatto che io ho l’ultima parola su ogni singolo aspetto senza dover discutere con altre quattro persone. Una volta che ho scritto con gli ADM invio i pezzi all’etichetta e se vogliono pubblicare bene, altrimenti faccio da solo (ride, ndr)!

A QUANTO HO CAPITO STAVOLTA IL DISCORSO È UN PO’ DIVERSO, IN QUANTO HAI MESSO INSIEME UNA VERA E PROPRIA BAND, GIUSTO?
– Penso che da una parte, inizialmente, il fatto di non sentirmi motivato nel terminare “Quad Brutal” sia stato il fatto che dopo tre album in cui la stragrande maggioranza del songwriting è stato sulle mie spalle avevo bisogno di un po’ di supporto extra, anche solo per avere delle deadline.
I ragazzi con cui ho suonato in questo disco non sono turnisti, sono miei amici. Loro mi hanno sostenuto e mi hanno convinto a terminare il progetto, quindi la mia risposta è stata “lo faccio se voi mi aiutate“. Mantenendo comunque il controllo creativo come scrittore e produttore principale, per la prima volta gli Austrian Death Machine sono stati un gruppo: è stato meno intimidatorio, nel senso che potevo scrivere delle parti di batteria e non essere stressato nel suonarle alla perfezione perché avevo un buon batterista che le poteva suonare, potevo far conto che degli ottimi chitarristi avrebbero migliorato qualche riff più debole degli altri.
C’è stata meno pressione, inoltre la loro partecipazione ha reso il disco molto più complesso e ricco.

IL DISCO INFATTI SUONA PIÙ INTENSO E BRUTALE CHE MAI. C’È QUALCHE MEMBRO DELLA BAND IN PARTICOLARE CHE HA CONTRIBUITO ALLA SCRITTURA PIÙ DEGLI ALTRI?
– Cory Walker (ex Ov Sulfur, ndr) ha scritto “No Pain No Gain” insieme a me, la canzone che è stata il primo singolo estratto dal disco. Ho capito che abbiamo un modo molto naturale di comunicare, che mi ha messo particolarmente a mio agio. Abbiamo quindi finito per collaborare in altre quattro canzoni.
C’è una combinazione di canzoni scritte da me e Cory insieme altre canzoni che ho portato alle sessioni già complete, ma sulle quali i ragazzi hanno messo una loro impronta: il mio batterista Brandon per esempio non si è fatto problemi a mettere farina del suo sacco e a rendere le parti di batteria scritte da me molto più eccitanti ed interessanti e dando contributo comunque consistente.

…HAI COMUNQUE FIRMATO TUTTI I BRANI E MANTENUTO L’ULTIMA PAROLA SU TUTTO, MI PARE DI CAPIRE.
– Alcune canzoni sono state scritte da me dall’inizio alla fine, altre sono frutto di una collaborazione come dicevo. La cosa facile è che se ci sono incomprensioni o idee diverse sullo sviluppo di una determinata composizione ne parlo comunque con tutti, valuto ogni singolo contributo ma sono comunque io che scelgo la direzione finale ed è ovviamente più facile.
Non c’è comunque mai nessuna discussione importante, si parla giusto di piccole variazioni stilistiche. E’ rilassante avere un percorso tranquillo in cui io ho il controllo.

C’È UN MOTIVO PER CUI I TESTI SONO ISPIRATI PIÙ ALLA PALESTRA E AL BODY BUILDING IN QUESTO DISCO?
– Nei dischi precedenti ho esplorato in maniera estesa l’universo di “Terminator”, poi invecchiando mi sono interessato sempre di più al mondo del fitness e mi è venuto naturale. Inoltre per il disco siamo partiti dal titolo “Quad Brutal”: contattando Ed Repka per la copertina ho chiesto che venisse illustrato Arnold nella sua era da body builder che portava tutto il peso del mondo sui suoi quadricipiti.
Penso che il gioco di parole venga un po’ perso per chi non mastica l’inglese, ‘quad’ rimanda al quattro ma sta anche per il quadricipite femorale, il muscolo principale sulla parte frontale della coscia. Con questo titolo ci stava allargare un po’ il tema dei testi.

COME AL SOLITO CI SONO MOLTI OSPITI NEL DISCO. HAI AVUTO LA POSSIBILITA’ DI REGISTRARE FISICAMENTE CON QUALCUNO DI LORO?
– Metà e metà. Il body builder Craig Golias è uno degli ospiti con cui ho lavorato di persona in studio. Anche se non è cosa nota è stato un musicista per molto tempo, senza però pubblicare musica in maniera professionale, quindi ho voluto che registrasse con me e ho voluto produrre personalmente le sue parti vocali.
Con Angel Vivaldi invece, che è un musicista incredibile, molto oltre il mio livello per quanto riguarda le registrazioni chitarra, gli ho mandato il pezzo poi gli ho dato carta bianca, senza un minimo di indicazioni. Ovviamente ha scritto l’assolo perfetto per “No Pain No Gain”.

ANGEL (VIVALDI, VIRTUOSO DELLA CHITARRA ED ARTISTA SOLISTA DI METAL PROGRESSIVE/NEOCLASSICO) È UN PO’ L’OSPITE PIÙ INATTESO DEL DISCO. COME SEI ARRIVATO A COLLABORARE CON LUI?
– Io ed Angel abbiamo incrociato il nostro cammino diverse volte nella nostra carriera da musicisti, ma non abbiamo mai avuto l’occasione di sviluppare un’amicizia. Anche Angel è appassionato a suo modo di fitness, ed è amico di Craig, così quando abbiamo iniziato a lavorare insieme ci ha messo in contatto.

COME HAI COINVOLTO TUA MOGLIE INVECE? LEI È UN’ESORDIENTE AL MICROFONO?
– Eravamo al lavoro su “No Pain No Gain” e lei è venuta in studio e mi ha aiutato a settare i microfoni prima delle registrazioni di Craig. Mentre scrivevo mi ha aiutato anche a provare alcune parti vocali, giusto per avere dei riferimenti, poi ha partecipato alle gang vocals. Alla fine io Corey e Craig ci siamo guardati e abbiamo capito che la sua voce suonava veramente bene, quindi le ho chiesto se avesse voluto cantare su una canzone scritta appositamente per lei.
Questo fa parte della diversità del disco: ogni canzone è stata scritta con un ospite in mente. Lei apprezza la roba più brutale e orientata al thrash metal, Craig è più sul deathcore e il metalcore stile “Shadows Are Security” (disco degli As I Lay Dying del 2005, ndr), ovviamente ho tenuto conto delle preferenze di entrambi.

ORA CHE HAI UNA BAND ALLE SPALLE ANDRAI IN TOUR?
– Interessante che tu me lo chieda, stiamo per annunciare il nostro primo tour europeo di sempre. Purtroppo ti dico subito che l’Italia non è presente. Io vorrei suonare anche da voi, la difficoltà è da una questione di itinerario: essendo la nostra prima volta faremo solo dieci giorni in Europa, per stabilire delle fondamenta, ho chiesto al mio agente se potevamo aggiungere una data in Italia e la sua risposta è stata che avremmo dovuto guidare per molti chilometri in più (le date sono in Germania, Austria, Olanda e Svizzera, quest’ultima a 300 km da Milano, ndr).

HAI MAI INCONTRATO IL MITICO ARNOLD?
– Non l’ho mai incontrato. Sono andato a vederlo in un evento dove era ospite ma sono arrivato troppo tardi, se ne stava andando quando ero ancora nel parcheggio.

PRIMA HAI ACCENNATO AL PROSSIMO DISCO DEGLI AS I LAY DYING, È GIÀ PRONTO?
– Il disco degli As I Lay Dying è pronto da parecchio tempo, manca il mixing però. La persona incaricata è parecchio occupata purtroppo, stiamo aspettando lui. Si parla di settimane comunque, posso dire che uscirà entro l’anno.

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