Provando nuovi linguaggi derivati dalle commistioni tra extreme metal ed elettronica, gli olandesi Autarkh, nati dalle ceneri dei Dodecahedron, si sono resi protagonisti di un disco a cavallo tra passato prossimo e futuro. Passato prossimo nelle strette relazioni intercorrenti con l’operato di dioscuri della sperimentazione Anni ’90, vale a dire Meshuggah, Fear Factory, Strapping Young Lad; futuro, perchè il mix operato punta a una ridefinizione dei rapporti tra il mondo metal e l’elettronica e ci si stacca spesso dai modelli di riferimento appena citati. Così, il primo album della formazione, “Form In Motion”, ha sapori contrastanti, in alcuni casi ben famigliari, in altre situazioni piuttosto distanti da quello che siamo abituati ad attenderci quando vi sono incroci di suoni simili. Di singolarità gli Autarkh ne hanno assai da raccontarci, siamo quindi ben volentieri andati ad abbeverarci dalla fonte creativa del progetto, il polistrumentstia Michel Nienhuis.
GLI AUTARKH SONO UNA NUOVA BAND, DA TE FONDATA NEL 2019: IN PRECEDENZA MILITAVI NEI DODECAHEDRON, VOLEVO QUINDI CHIEDERTI SE CI FOSSE, IN QUALCHE MANIERA, UNA PROSECUZIONE DI QUANTO VENIVA SUONATO DAI DODECAHEDRON STESSI.
– Sì, gli Autarkh sono costruiti sulle fondamenta poste dai Dodecahedron: è simile il riffing, il suono di basso, l’approccio alla scrittura dei pezzi. Ci era parso che la fiamma dei Dodecahedron si stesse spegnendo, ma allo stesso tempo eravamo nel pieno dei lavori di composizione del nostro terzo album. Avevamo già terminato un paio di demo e mi spiaceva lasciarli lì così, senza concludere nulla. Così ho pensato come avremmo potuto sfruttarli. Alla fine ho ripescato un’idea che mi era venuta qualche anno prima; combinare il metal estremo che stavamo suonando coi Dodecahedron coi beat elettronici, un tipo di musica da tempo nelle mie corde, qualcosa come Aphex Twin e Autechre. Da questa connubio sono nati gli Autarkh.
IL VOSTRO OBIETTIVO È FONDERE L’EXTREME METAL CON L’INDUSTRIAL, LA MUSICA ELETTRONICA E L’IDM. COME PENSI CHE IDM ED ELETTRONICA POSSANO DIALOGARE CON IL METAL ESTREMO E QUALE TIPO DI NOVITÀ PORTANO CON SÉ, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, GLI AUTARKH?
– È la domanda che ci ha ‘ossessionati’ durante la lavorazione di “Form In Motion”: come avremmo potuto fondere assieme questi stili di musica? Come avremmo dovuto lavorare perchè questo mix stilistico funzionasse? Forse posso provare a spiegare un po’ del nostro processo di lavoro, per darvi un’idea di come abbiamo affrontato alcune delle sfide che si sono parate davanti sul nostro cammino. Volevamo creare un suono che non fosse quello tipicamente associato all’industrial metal, ma fosse più simile ad Autechre o Aphex Twin. Il problema con questo tipo di suono è che è pieno di piccoli dettagli che ruotano attorno ai beat principali, ma rischiavamo di perderli nel mix generale, perché gran parte dello spazio disponibile era occupato dalle chitarre distorte. Dovevamo trovare soluzioni per problemi specifici come questo.
Il mix, date queste premesse, è stato un processo piuttosto complicato e dispendioso in termini di tempo. Quando abbiamo registrato tutto, abbiamo mappato tutto quello che avevamo, perché c’erano molte tracce audio nel progetto e c’era il rischio di fare confusione. David (il secondo chitarrista, ndR) e io li abbiamo raggruppati in categorie e abbiamo iniziato a dare un ordine logico ai beat elettronici. Poi abbiamo aggiunto il basso, le chitarre ritmiche, le chitarre ambient, gli effetti spaziali e infine la voce. A quel punto ci siamo resi conto che dovevamo riflettere attentamente su quali sarebbero dovuti emergere maggiormente, perché alcuni strati sonori finivano per diventare quasi impercettibili. Quindi abbiamo ridisegnato il modo in cui gli strumenti interagivano, abbiamo posizionato tutti i diversi tipi di suono in punti diversi dello spettro sonoro, per creare di nuovo una panoramica di quello che avevamo e di come potesse suonare al meglio.
Lungo la strada abbiamo sperimentato idee di produzione che potessero fare la differenza, rispetto a ciò che già sapevamo, ad esempio con alcuni beat dal sound molto esplosivo e aggressivo. Abbiamo usato una compressione molto forte sui riverberi del rullante, per rendere il suono più ‘traballante’ e meno meccanico e abbiamo aggiunto brevi sample elettronici di suoni metallici, per aggiungere nuovamente pesantezza ai colpi di batteria.
COME SIETE ARRIVATI A UNIRE LE FORZE VOI QUATTRO MEMBRI DEL GRUPPO E A LAVORARE ASSIEME?
– Quando ho preso la decisione di combinare l’extreme metal con l’elettronica, mi sono chiesto chi avrebbe potuto aiutarmi a tale scopo, perché si trattava di spingermi in territori per me nuovi. Io e Joris Bonis (sound designer negli Autarkh, ndR) avevamo lavorato assieme con profitto per quindici anni, su diversi progetti, discutevamo spesso su cosa volessimo fare con la nostra musica, reclutarlo per gli Autarkh mi è venuto naturale. Quindi ho chiesto di unirsi a noi a Tijnn Verbruggen, con cui sono amico e avevo già suonato assieme in passato; ha una vasta esperienza nella musica elettronica come produttore ed è quel tipo di competenza che mi serviva per far connettere elettronica e metal estremo. Infine è entrato nel progetto David Luiten, che ha l’abilità di guardare all’insieme da diverse prospettive, come chitarrista, batterista e pure lui, a sua volta, come produttore. Abbiamo iniziato a discutere e sperimentare e le cose per fortuna si sono mosse piuttosto velocemente, così abbiamo deciso di andare avanti seriamente come Autarkh.
LA CONFORMAZIONE DELLA LINE-UP È ABBASTANZA ETERODOSSA PER UNA METAL BAND, CONSIDERATO CHE DUE PERSONE, TIJNN VERBRUGGEN E JORIS BONIS, SI OCCUPANO DI SYNTH, SOUND DESIGN E BEAT DESIGN. RISPETTO A QUESTE DUE DEFINIZIONI, SOUND DESIGN E BEAT DESIGN, COSA SIGNIFICANO? COME SPIEGHERESTI QUESTO TIPO DI ATTIVITÀ, A CHI NON SIA UN ADDETTO AI LAVORI?
– In alcune situazioni abbiamo utilizzato dei sample, come quelli di vecchi impianti di tessitura in legno presenti nel museo del tessile di Tilburg. Ci sono serviti come fonte di suono per i beat. In altre situazioni i suoni sono derivati da tecniche di manipolazione di altri suoni preesistenti. Soundscape come quelli di “Primitive Constructs” e “Metacognition” sono composti da me, basandosi su suoni generati da patch Pure Data e Nord Modular (due programmi di manipolazioni sonore, ndR) programmate da Joris. Lo stesso è accaduto per i suoni ritmici: alcuni sono sample, altri sono registrati, altri ancora sono sintetizzati, suoni nuovi quindi. Per questo ci riferiamo a un lavoro di sound e beat design, o sound synthesis.
A FEBBRAIO AVETE AGGIUNTO UN NUOVO BASSISTA ALLA LINE-UP. È UNA DECISIONE PRESA CON LO SCOPO DI AVERE UNA LINE-UP COMPLETA DAL VIVO, O È DETTATA DALLA NECESSITÀ DI AVERE UN TOCCO PIÙ UMANO NEL SUONARE IL BASSO, CHE PUÒ DARE UN QUALCOSA DI DIVERSO ANCHE PER LE PROSSIME PROVE IN STUDIO?
– Una delle cose che mi premeva mantenere nel sound degli Auatarkh e che era presente nei Dodecahedron era il suono del basso, in quel caso un basso Fender Jazz distorto, che rende al meglio dal vivo. Quando abbiamo iniziato a provare assieme, abbiamo discusso su chi avrebbe suonato il basso live: ci siamo accorti che necessitavamo di un vero bassista, perché il sound avesse le caratteristiche che volevamo. Desmond, il nostro nuovo bassista, è un ragazzo di talento col quale ci siamo trovati bene fin dalle prime prove. Il suo basso Rickebacker funziona molto bene nel contesto del sound degli Autarkh, non fa rimpiangere il Fender Jazz che avevo in testa io.
SE L’OBIETTIVO È DI GUARDARE AL FUTURO, PENSO CHE CI SIANO ANCHE DIVERSI RICHIAMI AI SUONI SPERIMENTALI DI FINE ANNI ‘90/PRIMI 2000: MI RIFERISCO A MESHUGGAH, STRAPPING YOUNG LAD, FEAR FACTORY, DARKANE. SIETE REALMENTE INFLUENZATI DA QUESTE BAND, OPPURE SI TRATTA DI UNA MERA SUGGESTIONE DATA DAL SUONO FUTURISTICO DEGLI AUTARKH?
– Ti confermo che siamo influenzati dalle band che hai citato, soprattutto i Meshuggah e i Fear Factory del periodo “Demanufacture”-“Obsolete”. I Meshuggah specialmente hanno reinventato il proprio sound diverse volte e hanno mostrato a tanti musicisti come lavorare coi concept degli album, rendendoli un’opera globale, che va al di là del semplice valore della musica.
QUAL È IL TEMA NARRATIVO DI “FORM IN MOTION”? CHE COSA DOVREBBE ESPRIMERE LA COMBINAZIONE DI MUSICA, TESTI E ARTWORK?
– “Form In Motion” è un album che parla di un processo di sviluppo, trasformazione e crescita, una storia sull’interruzione di un ciclo e il passaggio da un luogo a un altro, nel senso più ampio del termine. Direi che riflette una situazione distopica, della quale si parla in “Turbulence” e “”Cyclic Terror”, un confronto con i limiti della realtà e della vita quotidiana nel mondo della materia. Per superare questi limiti è necessario guardare allo stato interno dell’essere e iniziare un processo di crescita e trasformazione dall’interno; questo è il tema principale di “Introspectrum” e “Lost To Sight”. Da qui si perviene infine a uno stato di catarsi, autogoverno e indipendenza, rappresentato in “Alignment”.
L’artwork dell’album è stato realizzato dall’artista Manuel Tinnemans (Comaworx), noto per il suo lavoro con sottili linee bianche e nere su carta assorbente. Abbiamo discusso il tema lirico della trasformazione e della crescita e lui ha avuto l’idea di rendere il suo disegno molto esteso, rappresentando questo processo tramite la visione dei lati dell’immagine in movimento verso l’interno. La scelta dei colori è ricaduta principalmente su una combinazione di nero, bianco e grigio, in tonalità che si adattassero al disegno di Manuel.
DATA LA NATURA DEL VOSTRO SOUND, IMMAGINO CHE IL PROCESSO DI REGISTRAZIONE ABBIA RICHIESTO PARTICOLARI CURE. LEGGO CHE LA TRACKLIST NON È STATA MIXATA INTERAMENTE DALLA STESSA PERSONA, VI SIETE ALTERNATI IN TRE PER QUESTA FASE. COME VI SIETE DIVISI LE CANZONI E PERCHÈ AVETE ADOTTATO QUESTO METODO?
– Le canzoni sono stati divise tra di noi per dividerci il carico di lavoro e avere ogni volta la persona con le competenze migliori per affrontare quella specifica traccia. Le canzoni più basate sui soundscape non richiedono abilità particolari in ingegneria del suono, così ho potuto pensarci in prima persona. Joris e David sono invece degli straordinari ingegneri del suono in campo metal, così David si è occupato del mixaggio e Joris del mastering. Anche se, nello svolgere le due attività, c’è sempre stato un fitto dialogo tra di loro. Tijnn ha al contrario molta esperienza nella musica elettronica, è suo il mix di “Impasse”, una delle canzoni meno metalliche in tracklist.
AD APRILE (L’INTERVISTA SI È SVOLTA AI PRIMI DI MARZO, NDR) SUONERETE ALL’EDIZIONE STREAMING DEL ROADBURN 2021, CHIAMATA ROADBURN REDUX. SUONERETE SIA COME AUTARKH CHE IN UNA FORMAZIONE CHIAMATA AUTARKH III. COSA STATE PREPARANDO PER L’EVENTO? PERCHÉ SUONERETE ANCHE IN UNA VERSIONE DIVERSA DEL GRUPPO?
– Autarkh III è un trio formato da me, David e Tijnn. Questa line-up rappresenta una versione ‘introversa’ del materiale di “Form In Motion”, può essere vista come il racconto di una esperienza ribaltata rispetto a quanto descritto nel disco. Se “Form In Motion” muova da un confronto con i limiti della realtà per arrivare a uno stato di catarsi, autocontrollo e indipendenza attraverso un processo di crescita e trasformazione, Autarkh si sviluppa nella direzione opposta. Ma ciò accade nel presente, nel tentativo di contrastare la linearità della percezione dell’esistenza tipica dell’uomo. Abbiamo reinterpretato, riorganizzato e invertito il lavoro fatto su “Form In Motion”, inoltre abbiamo aggiunto una nuova composizione, ispirata alla raccolta di saggi “Tijd van onbehagen” del filosofo olandese Ad Verbrugge.
IN QUESTO PERIODO DI RESTRIZIONI, PERICOLI, PARALISI A MOLTI LIVELLI, CHE COSA RAPPRESENTA PER VOI LA MUSICA? NONOSTANTE TUTTE LE DIFFICOLTÀ DEL MOMENTO, RIESCI A TROVARE QUALCHE VANTAGGIO E OPPORTUNITÀ DALLA SITUAZIONE CONTINGENTE CHE STIAMO VIVENDO?
– Stiamo cercando, noi come molti altri, di essere il più resilienti possibile. Stiamo affrontando una sfida e potremmo dover cambiare alcune delle nostre abitudini di vita. Cerco di non lamentarmi e di trovare soluzioni ai problemi. L’arte rimarrà sempre, indipendentemente dalle circostanze. Le persone hanno fatto arte per secoli e secoli in circostanze che non possiamo immaginare, se si tiene conto del nostro attuale tenore di vita.
Oltre a ciò, i tempi di crisi di solito portano a una nuova produzione artistica. Questa crisi mette in luce specificamente il nostro ambiente più intimo, le nostre case, e può mostrarci meglio le cose nella nostra vita che meritano attenzione. Quindi, se affronti al meglio una crisi come quella del covid-19, imparerai una o due cose su te stesso e sull’ambiente in cui vivi e ne uscirai come una persona più ricca interiormente. Spero che tutti siano in grado di adattarsi a come si evolverà la situazione e che siano in grado di imparare il più possibile dalle circostanze vissute.
SE DOVESSI INDICARE TRE ARTISTI METAL E TRE NELL’AMBITO DELL’ELETTRONICA E IDM CHE HANNO CONTRIBUITO ALL’IDENTITÀ DEGLI AUTARKH, CHE NOMI FARESTI?
– Nel metal, nominerei Meshuggah, The End e Converge. Nell’elettronica, Autechre, Aphex Twin e Jaap Vink.