AUTOPSY – Rituali di morte

Pubblicato il 06/09/2013 da

Ennesimo album targato Autopsy ed ennesimo centro, quasi come la band fosse incapace di scrivere un lavoro che non sia perlomeno soddisfacente. “The Headless Ritual” poi – checché ne dica Chris Reifert nell’intervista – è un lavoro che evolve il sound dei Nostri verso lidi decisamente più classici ed epici, arrivando a citare band quali Bathory e Candlemass. Naturalmente tutta la perversa carica del death più putrescente e strisciante è ben presente ed ancora una volta rappresenta la pietra angolare di un sound divenuto ormai leggendario. Reifert come sempre si dimostra restìo a parlare della propria musica, spende poche parole e non approfondisce più di tanto i concetti, trincerandosi dietro una continuità musicale che la band ha da sempre e che mai perderà. Comunque Chris non lesina risate e battute, sempre nel proprio stile asciutto, dando nel complesso l’idea di una persona sincera che rimane sempre legata a doppio filo ad un sistema di valori underground, nonostante la sua band sieda da tempo nell’Olimpo dei grandissimi. Lasciamo quindi a lui la parola.

AUTOPSY - band - 2013

IN CHE MODO IL NUOVO ALBUM SI INSERISCE NELLA VOSTRA DISCOGRAFIA?
“Alle mie orecchie il nuovo materiale suona tipicamente Autopsy. I brani recenti si mischiano perfettamente con quelli vecchi, come è evidente durante i live, e questa è un’ottima cosa”.

GLI AUTOPSY RAPPRESENTANO L’ESSENZA DEL DEATH METAL, EPPURE NELL’ULTIMO LAVORO ABBIAMO RISCONTRATO INFLUENZE MUTUATE DAL METAL CLASSICO. COSA PUOI DIRE A RIGUARDO?
“Niente. Come già detto per me tutto suona come dovrebbe suonare un album degli Autopsy, non saprei cos’altro aggiungere”.

EPPURE “THE HEADLESS RITUAL” CI PARE UN LAVORO MOLTO EPICO: BRANI QUALI “SHE IS A FUNERAL” O “COFFIN CRAWLER” RICORDANO BATHORY E CANDLEMASS. SIETE FAN DI QUESTE BAND?
“Assolutamente sì, sono band leggendarie che è impossibile non amare”.

INVECE IN “SLAUGHTER AT THE BEAST HOUSE” RIUSCITE A COMBINARE IL DEATH METAL CON UN RIFFING MOLTO SABBATHIANO, CONCORDI?
“Sì, ma in questo brano ci sono parti veloci ed altre lente, come sempre. E’ questa movimentazione che rende la nostra musica interessante”.

A PROPOSITO, HAI AVUTO MODO DI ASCOLTARE L’ULTIMO DEI BLACK SABBATH? COSA NE PENSI?
“Lo adoro. Ho sentito delle critiche negative inerenti a ’13’, ma io credo sia un album fantastico. E’ di una pesantezza rara, suonato in maniera impeccabile e perfino Ozzy è perfetto per quelle sonorità”.

E’ DAI TEMPI DI “TORMENTED” DEGLI ABSCESS CHE LAVORATE CON ADAM MUNOZ IN SALA DI REGISTRAZIONE. DOBBIAMO CONSIDERARLO COME UNA SORTA DI GHOST MEMBER DELLA BAND?
“No, sebbene Adam sia stato ed è tuttora fondamentale per il nostro sound. Sa esattamente cosa vogliamo ed è in grado di ottenere il meglio da noi”.

COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON IL LEGGENDARIO JOE PETAGNO PER L’ARTWORK?
“Ci ha contattati lui. Ci ha mandato una mail molto bella in cui si chiedeva se era possibile lavorare insieme. Siamo letteralmente impazziti dalla gioia, dato che siamo suoi fan di lunga data. Joe è la persona perfetta ed ha fatto un lavoro pazzesco su ‘The Headless Ritual’, non credo che nessuno possa affermare il contrario”.

DOPO VENTICINQUE ANNI DI CARRIERA, COSA VI MOTIVA E VI DA’ ANCORA L’ENERGIA PER ANDARE AVANTI?
“Non ne ho idea, non farmici pensare troppo (ride, ndR). Fondamentalmente credo che sia perché ci divertiamo ancora e ci eccita farci bombardare le orecchie ed il cervello con del rumore spaventoso”.

VOLENDO CONFRONTARE IL MODO DI SUONARE LIVE E DI TENERE IL PALCO CHE AVETE OGGI CON QUELLO CHE AVEVATE AD INIZIO CARRIERA, CHE DIFFERENZE CI SONO?
“Credo che ancora oggi suoniamo più o meno alla stessa maniera. La differenza più grande è che negli ultimi tempi riusciamo a far venire gente ai nostri concerti, e mai cambiamento è stato più apprezzato (ride, ndR)”.

C’E’ UN SINGOLO MOMENTO DELLA VOSTRA CARRIERA DEL QUALE VAI PARTICOLARMENTE ORGOGLIOSO?
“No, nulla di particolare da isolare. Tutta la carriera mia e della band mi rende orgoglioso”.

IN CHE MODO LA MUSICA HA INFLUENZATO E CAMBIATO VOI E L’AMBIENTE CHE VI CIRCONDA?
“Credo mi sia stata di grande aiuto in quanto grazie alla musica riesco a tollerare di più le brutture che ci circondano. Un buon disco è come una fuga in un altro universo dove non esiste nulla al di fuori di ciò che stai ascoltando”.

CHE RAPPORTI HAI CON LA RETE E CON LE NUOVE TECNOLOGIE?
“Uso la rete per comunicare, come credo faccia la maggior parte delle persone in questi tempi; poco altro però. Non ho paura della tecnologia ma non sono nemmeno una persona particolarmente appassionata in tal senso. La tecnologia si muove velocemente, senza dubbio più di quanto dovrebbe fare, ma noi non possiamo cambiare questa cosa. Quindi mi limito a sfruttarla per quel che mi serve”.

AVETE PIANIFICATO QUALCHE DATA PER SUPPORTARE L’ALBUM?
“Solo pochi concerti estremamente selezionati, come sempre. Non siamo equipaggiati per diventare una tour band. Tenete gli occhi aperti però, potremmo passare anche dalle vostre parti un giorno o l’altro”.

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