La nuova attitudine retrospettiva degli Avenged Sevenfold potrebbe causare un terremoto tra le legioni di fan che hanno permesso alla formazione di Orange County la scalata al successo. Come potrebbe vivere quei momenti prima della tempesta una band il cui ogni singola mossa è analizzata al microscopio, il cui ogni singolo passo si consuma su un campo minato? Una band non arriva a grande notorietà senza crearsi dei nemici, ma nella loro ecletticità è ormai ovvio che la formazione ha preso gusto nel cambiar forma, rimanendo fedele allo spirito e all’attitudine che li ha sempre contraddistinti, professando ancora una volta l’amore incondizionato per l’heavy metal. Negli ultimi quattro anni gli Avenged Sevenfold hanno fatto andata e ritorno dall’inferno, e discutendo con Zacky Vengeance e Johnny Christ, per la prima volta, sembra che il gruppo abbia dismesso la maschera da rockstar, dimostrando tutta la diretta onestà che si sente in “Hail to the King”. La guerra per la successione al trono dei grandi Re dell’heavy metal prende forma, e gli Avenged Sevenfold hanno fatto un altro passo nella direzione giusta. Il popolo sarà dalla loro parte?
“HAIL TO THE KING” È ANCORA UNA VOLTA UN DISCO CHE SI DISTACCA DAL LAVORO PRECEDENTE. AVETE CERCATO DI IMPOSTARE IL SONGWRITING IN UNA MANIERA SPECIFICA, PRENDENDO COSCIENTEMENTE LE DISTANZE DA QUANTO FATTO IN PASSATO?
Zacky Vengeance: “Sì e no, nel senso che i primi brani che abbiamo composto sono venuti spontaneamente su questo stile e poi, siccome siamo rimasti entusiasti dei risultati che stavamo ottenendo, abbiamo cercato di muoverci ulteriormente in questa direzione, esplorando tutte le possibilità che ci stava offrendo. In fin dei conti, credo che non avrebbe avuto senso ripetere quanto fatto in passato, nè realizzare un disco con pezzi che suonano tutti gli uni diversi dagli altri. Siamo noti per essere una band che riesce a caratterizzare fortemente ogni sua uscita discografica; siamo una band che cerca sempre di muoversi in avanti e di non riposare sugli allori, anche se chiaramente c’è parecchia gente che pensa il contrario (risate, ndR). ‘Hail To The King’ è l’album che gli Avenged Sevenfold si sono sentiti di comporre in questo preciso momento della loro carriera. Non avrebbe potuto uscire nel 2007, nè potrebbe uscire nel 2016. Questo è lo specchio del nostro essere musicisti e compositori nel 2013”.
SEMBRA CHE ABBIATE LAVORATO MOLTO SULLA SEMPLIFICAZIONE DELLE STRUTTURE DEI BRANI, PERDENDO GRAN PARTE DEL VOSTRO LATO TECNICO E PROGRESSIVO. ANCHE LE RITMICHE SI PRESENTANO PIÙ CONTROLLATE. CONCORDATE?
Zacky Vengeance: “Come ti dicevo, ci abbiamo lavorato su solo sino ad un certo punto. È stata un’evoluzione spontanea, maturata senza grandi calcoli. Certo, i brani sono tutto sommato più lenti e vi sono meno riff e meno assoli per ogni brano, ma avrebbe davvero avuto senso continuare su quella strada? Tutti sanno che sappiamo suonare, tutti sanno cosa siamo in grado di fare in tema di assoli. Abbiamo già fatto tutto il possibile su quel fronte. Era ora di cambiare. Dopo tutto, quanti di quegli elementi servono davvero alla riuscita di una canzone? Ieri ascoltavo ‘The Razor’s Edge’ degli AC/DC: due riff per brano, un chorus terremotante, un singolo break/assolo. Questa è la ricetta per ognuno di quei pezzi. E non vi è un solo episodio che non funzioni. Queste sono le canzoni e gli album che la gente ama ascoltare all’infinito. Questi sono i brani che segnano la tua carriera. Quando suoni da tempo tendi a perdere un po’ di quell’esibizionismo che caratterizza tutti i gruppi agli esordi. Non hai più voglia di stupire, vuoi solo scrivere e suonare musica che ti fa star bene. Pensa ai Metallica, ai Megadeth… ma anche a Children Of Bodom o In Flames; non importa quanto importante sia la band e che genere di musica questa suoni, tutti prima o poi arrivano a questa conclusione e intraprendono una simile evoluzione”.
POSSIAMO QUINDI PARAGONARE “HAIL TO THE KING” AL “BLACK ALBUM” DEI METALLICA?
Zacky Vengeance: “Per noi è sempre un onore essere paragonati ai Metallica. Comunque, sì, nello spirito quel disco è molto simile a ‘The Razor’s Edge’ degli AC/DC. Potrei fare lo stesso identico discorso riferendomi ad esso. Probabilmente noi adesso abbiamo acquistato la stessa mentalità che i Metallica avevano mentre stavano componendo quel disco. È sicuramente un lavoro diverso da quelli che abbiamo pubblicato in passato, ma puoi sempre sentire l’impronta della band. Se ascolti ‘…And Justice For All’ e poi il ‘Black Album’, noti un mare di differenze a livello ritmico, ma l’anima del gruppo è immutata. È lo stesso per ‘Nightmare’ ed ‘Hail To The King’. Se poi la gente preferisce lo stile del passato, può sempre andare ad ascoltare i vecchi dischi. Per noi è impossibile fare musica su commissione”.
LE VOSTRE COMPOSIZIONI, DATATE E NON, HANNO SEMPRE AVUTO UNA FORTE VENA EPICA. DA DOVE ARRIVA QUEST’ULTIMA? CHE COSA VI INFLUENZA E VI PORTA A RICREARE QUESTE ATMOSFERE?
Zacky Vengeance: “È sostanzialmente un mix dei nostri vecchi ascolti. Penso soprattutto ai brani più lunghi e complessi dei Metallica, ma anche agli Iron Maiden. Mi è sempre piaciuta la vena melodica di questi ultimi e la loro abilità nel rendere un brano dalla struttura tutto sommato banale un vero anthem grazie a un paio di melodie solenni e trascinanti. Anche i testi mi hanno sempre affascinato: magari in una ‘Aces High’ Bruce Dickinson voleva semplicemente parlare della sua passione per gli aerei, ma cambiando un po’ le parole riusciva a far apparire il tutto come chissà quale inno ai piloti della Seconda Guerra Mondiale, una cosa che ovviamente finiva per stuzzicare molto di più la fantasia degli ascoltatori. Anche noi cerchiamo di fare lo stesso”.
SAPPIAMO CHE IL COMPIANTO JIMMY SULLIVAN ERA SOLITO COMPORRE MOLTA MUSICA PER LA BAND. AVETE CAMBIATO METODO DI SONGWRITING NEL CORSO DEGLI ULTIMI ANNI?
Johnny Christ: “Questa è da sempre una band in cui tutti compongono o sono liberi di portare idee. Una volta componevamo in cinque, mentre per l’ultimo album e parte del precedente siamo stati costretti ad operare in quattro. Il metodo tuttavia non è cambiato, semmai è cambiato il numero di brani che noi quattro abbiamo avuto modo di includere sul disco, visto che ora Jimmy e la sua musica non sono più con noi. Di certo non ci siamo ritrovati completamente spaesati all’idea di dover comporre una nuova canzone: tutti noi sono sempre stati abituati a farlo, con o senza Jimmy”.
PER “HAIL TO THE KING” AVETE NUOVAMENTE COLLABORATO CON IL PRODUTTORE MIKE ELIZONDO, MOLTO FAMOSO NEGLI AMBIENTI HIP HOP. PER QUALE MOTIVO AVETE OPTATO ANCORA PER LUI E NON PER UN NOME PIÙ “CLASSICO”, SOPRATTUTTO CONSIDERATO CHE IL DISCO HA UNO STILE TRADIZIONALE?
Zacky Vengeance: “Mike conosce benissimo la scena hard rock e metal e soprattutto è una persona rilassata, con cui si può lavorare. È un amico per tutti noi. Per un gruppo come il nostro, conta soprattutto poter contare su una persona che ti conosce e che ti capisce. Non ci serve un Rick Rubin della situazione. Ad esempio, le registrazioni di ‘City Of Evil’ furono un incubo per me. Più volte sono arrivato quasi alle mani con il produttore di quel disco. Si poneva in una maniera che tutti noi detestavamo. Con Mike non abbiamo mai avuto problemi del genere, sappiamo come lavorare in armonia e c’è grande rispetto alla base del nostro rapporto”.
COME È STATO LAVORARE CON IL NUOVO BATTERISTA ARIN ILEJAY? LO AVETE PREPARATO ALLA PRESSIONE E ALLE ASPETTATIVE CHE DOVRÀ AFFRONTARE?
Johnny Christ: “Devo dire che durante le prime prove Arin era molto contratto. Sa che in passato abbiamo avuto dei grandi batteristi ed è arrivato in studio con l’idea di farci vedere che non era da meno. Ha iniziato a farci vedere tutti questi virtuosismi e queste idee bizzarre che aveva e abbiamo dovuto dirgli subito di smetterla e di rilassarsi. Per questo nuovo album non avevamo in mente niente del genere. Questi sono pezzi diretti e lui doveva suonare nella maniera più pesante e lineare possibile. La tecnica, per una volta, la lasciamo ai gruppi prog metal. Abbiamo impiegato qualche tempo a farglielo capire e sappiamo che riceverà molte critiche dai soliti hater e da vari incompetenti, che saranno pronti a bollarlo subito come un incapace. Ma noi e lui sappiamo che sa veramente suonare la batteria… e potrà comunque dimostrarlo a tutti quando dal vivo suoneremo i vecchi brani. Personalmente sono molto soddisfatto del lavoro che ha fatto; a tratti è davvero esaltante mettersi ad ascoltare il disco ed essere in grado di mimare le parti di batteria senza alcuno sforzo. Ai prossimi concerti ci aspettiamo parecchio ‘air drumming’ da parte dei nostri fan!”.
RESTANDO SUL TEMA DI ODIO E CRITICHE NEI VOSTRI CONFRONTI, BISOGNA DIRE CHE AVETE DOVUTO FARE I CONTI CON QUESTI ATTACCHI SIN DAGLI ESORDI. VOLETE DIRCI QUAL È STATO L’INSULTO CHE PIÙ VI HA FATTO RIDERE O ARRABBIARE?
Zacky Vengeance: “Beh, agli inizi venivamo sommersi di critiche soprattutto per il nostro look. Ma ne vado fiero (ride, ndR)! Oggi è una cosa che non farei mai: mi viene da ridere solo al pensiero del trucco che ci mettevamo e dei jeans super attillati! Ma stavamo cercando di farci notare e di trovare un nostro stile; i Motley Crue e tutti quei gruppi hanno fatto lo stesso agli inizi. Noi ci siamo sempre divertiti a porci in quella maniera, anche se adesso non abbiamo alcuna voglia di farlo nuovamente (ridere, ndR). Già all’epoca capivo che un ‘metallaro’ di una certa età poteva solo trovarci ridicoli e quindi non me la sono mai presa. Piuttosto, ho sempre trovato un po’ fuori luogo le accuse di essere una sorta di arrivisti, di utilizzare il metal come base per arrivare chissà dove o, addirittura, di non prendere questa musica sul serio. Gli Avenged Sevenfold possono non piacere e non ho alcun problema a riguardo, ma sfido chiunque a tacciare me o Synyster Gates di non essere dei veri appassionati di metal, visto che siamo cresciuti negli anni Novanta comprando dozzine di dischi: At The Gates, In Flames, Children Of Bodom.. e tutti i grandi classici”.
PRESTO SARETE IN TOUR CON I FIVE FINGER DEATH PUNCH IN EUROPA E CON I GHOST NEGLI USA. COSA APPREZZATE DI QUESTI GRUPPI?
Zacky Vengeance: “I Five Finger Death Punch sono un’ottima live band. Hanno quello stesso approccio diretto a cui accennavo parlando di AC/DC e Metallica. Mi piace il loro modo di intendere il songwriting. Sono famosissimi negli USA, ma non ancora in Europa, quindi con noi potranno allargare ulteriormente il loro seguito dalle vostre parti. I Ghost sono semplicemente uno dei miei gruppi preferiti al momento: adoro le loro atmosfere seventies e l’immaginario satanico. Mi piace l’idea di dividere il palco con una realtà così diversa dalla nostra. Sarà eccitante”.
PENSI CHE I VOSTRI FAN APPREZZERANNO I GHOST QUANTO TE?
Zacky Vengeance: “Me lo stavo chiedendo proprio l’altro giorno! Onestamente non lo so. Ho già sentito qualcuno dire ‘I Ghost non mi piacciono perchè sono satanici’. Mi viene da ridere davanti a queste uscite. Nel 2013 c’è ancora gente che si sofferma su questi dettagli. La musica è musica… e, fra l’altro, i Ghost sono tra le persone più squisite che abbiamo conosciuto in questo ambiente. Il loro è uno show, se non lo capisci sei fermo al medioevo. È come assistere ad un concerto di Alice Cooper e pensare che sia un pazzo squilibrato. Usate il cervello! In ogni caso, i nostri fan si sono sempre dimostrati aperti e più che tolleranti con i gruppi di supporto. Non possiamo però dire lo stesso di quelli di altre band per cui abbiamo aperto… (risate, ndr)”.
SPESSO VENITE CRITICATI ANCHE PERCHÈ I VOSTRI CONCERTI DA HEADLINER NON SUPERANO MAI L’ORA E MEZZA DI DURATA. VI È UN MOTIVO PARTICOLARE PER CUI SIETE SOLITI ASSESTARVI SU UN MINUTAGGIO TUTTO SOMMATO RIDOTTO?
Johnny Christ: “Devo dire che io personalmente non ci ho mai fatto caso. Suoniamo tutti i pezzi che più ci piacciono e tutti quelli che la gente vuole sentire. Davvero qualcuno là fuori vuole ascoltare qualcosa da ‘Sounding The Seventh Trumpet’? Non mi risulta. Inoltre, mi piace l’idea di lasciare il pubblico esaltato, voglioso di altri pezzi. Meglio così che stancare tutti con un set chilometrico e senza tensione”.