AVENGED SEVENFOLD – La lunga strada verso la vetta

Pubblicato il 28/07/2018 da

Criticati, ancora una volta, per aver surclassato in scaletta gli inossidabili Judas Priest ed essendosi esibiti poco prima di Ozzy Osbourne, gli Avenged Sevenfold hanno invece affrontato il palco del Firenze Rocks con grande carisma, concedendosi a Metalitalia.com nelle vesti del loro chitarrista ritmico Zacky Vengeance. Dai videogiochi al loro primo live acustico, sono stati tanti gli spunti di cui parlare con il timido chitarrista americano, che si è aperto spontaneamente però nel rispondere con passione alle nostre domande in merito al suo gruppo.

A LUGLIO DOVREBBE USCIRE UNA VOSTRA NUOVA CANZONE UTILIZZATA PER IL VIDEOGIOCO “CALL OF DUTY”: COM’È NATA QUESTA COLLABORAZIONE? SIETE AMANTI DEI VIDEOGAMES?
– Non siamo degli amanti, siamo dei veri e propri maniaci di videogames! Soprattutto Matt (M. Shadows), il nostro cantante, ha spinto parecchio perché questa collaborazione avvenisse. In generale, ogniqualvolta si presenti l’occasione per collaborare con la nostra musica a qualcosa ed avvicinarsi ad altre arti o mondi non ci tiriamo mai indietro.

LE VOCI SUL NUOVO ALBUM SONO DIFFERENTI: TI VA DI FARE UN PO’ DI CHIAREZZA A RIGUARDO?
– Onestamente, non abbiamo ancora niente di concreto in mano al momento. Siamo concentrati su questi splendidi festival estivi, ed abbiamo ancora un sacco di date da fare prima di poter considerare chiusa questa folle sessione estiva. Abbiamo tutti quanti l’intenzione e la voglia di lavorare su del nuovo materiale, e siamo sicuri che questo avverrà certamente, ma decidiamo di affrontare gli impegni della band uno alla volta: per adesso, prima vengono i concerti live e solamente più avanti, probabilmente a fine anno, ci ritroveremo con intenti più concreti per lavorare al nuovo album.

IN CHE DIREZIONE INTENDETE INDIRIZZARE IL VOSTRO SOUND PER LE NUOVE CANZONI?
– Come ti dicevo, non avendo ancora niente su cui lavorare, è davvero impossibile sapere in che direzione andremo nel nostro futuro. Non ci sono certezze a riguardo, ma abbiamo ben chiara l’intenzione di non ripetere mai lo stesso album due o tre volte di fila, visto che nessuna delle grandi band del passato che amiamo ha mai fatto questo. Prendiamo il processo di songwriting molto seriamente, scrivendo e scrivendo un sacco di idee, cercando di aggiungere elementi specifici per i live, per lo studio di registrazione e per altre situazioni particolari. Al giorno d’oggi, è difficile scrivere grandi canzoni che superino la prova del tempo nel mondo metal e rock, ma quello è il nostro obbiettivo quando componiamo.

DOPO L’USCITA A SORPRESA DI “THE STAGE”, AVETE IN MENTE QUALCHE NUOVO ESPERIMENTO PER LA PUBBLICAZIONE DEL NUOVO ALBUM?
– Cercare di capire le dinamiche assurde del mercato discografico è davvero un’impresa difficile, visto che non sai mai cosa possa piacere al tuo pubblico oggi, e cosa invece lo stesso possa considerare sorprendente ed eccitante domani. Allo stesso tempo, è davvero fantastico il grado di indipendenza che la creazione e la diffusione della musica ha raggiunto negli ultimi anni: l’home recording ad esempio, ha permesso a tutti di poter registrare qualcosa, in maniera del tutto professionale, e poterla pubblicare domani senza bisogno di negozi di musica, etichette ecc. E’ un processo pericoloso, ma che offre davvero grandi possibilità e potrebbe essere interessante interagire con i nostri fan su questo tipo di versante.

A DISTANZA DI QUASI DUE ANNI, COME VALUTI OGGI LA SCELTA DI NON PROMUOVERE PER NIENTE L’USCITA DI “THE STAGE”? RIFARESTI LA STESSA COSA SE POTESSI TORNARE INDIETRO?
– Assolutamente si, anche se le cose dovessero andare esattamente come sono andate in passato. Voglio dire che all’epoca eravamo spaventati a morte dal progetto, pubblicare un album a sorpresa senza promozione in radio, televisione e sulla carta stampata ha significato per noi poter contare solamente sulle nostre forze e su quelle del nostro album, cercando solamente di raggiungere il cuore dei nostri fan di sempre. Abbiamo ricevuto un sacco di critiche a riguardo, dicendo che abbiamo venduto un basso numero di copie rispetto a “Hail To The King” e cose di questo genere. Fortunatamente, chi ci segue da sempre ha amato il disco, ha capito il nostro intento ed è stato entusiasta della pubblicazione di “The Stage”: questo è quello che volevamo, ed il tour mondiale più grande mai fatto quest’anno e questa stagione estiva sembrano confermare le nostre aspettative alla fine.

COME RITIENI SI SIA EVOLUTO IL TUO STILE ALLA CHITARRA NEL CORSO DEGLI ANNI? CREDI CHE QUESTO ABBIA INFLUITO NEL SONGWRITING DEI VARI ALBUM?
– Credo ci sia una differenza enorme tra come suonavo agli inizi e come suono oggi, grazie soprattutto alla crescita della band. Sono quasi diciassette anni che suono con Synyster Gates, ed ogni volta che scrive un pezzo e lo imparo per suonarlo, ogni singola volta miglioro come musicista. La forza dei Sevenfold è sicuramente la presenza di un grande chitarrista solista, e mi piace accompagnare ritmicamente il suo lavoro con un’attitudine più diretta, suonando più di sentimento che di tecnica. Apparte questo, i primi tempi devi solo occuparti di suonare bene le tue parti di chitarra, cercando di fare più casino possibile, mentre oggi dobbiamo stare attenti non solo alle partiture più difficili che abbiamo scritto in seguito, ma anche al fatto che lo spettacolo nel suo complesso sia soddisfacente ed intenso. E’ una sfida che adoro, che mi fa migliorare ogni sera che salgo sul palco.

L’ALBUM ACUSTICO “LIVE AT THE GRAMMY MUSEUM” DEVE ESSERE STATO MOTIVO DI GRANDE ORGOGLIO SOPRATTUTTO PER TE, APPASSIONATO DI MUSICA ACUSTICA: COSA PUOI DIRCI IN MERITO ALLA REGISTRAZIONE DI QUESTO LIVE?
– Ho un ricordo fantastico di quella serata, è stato un momento indimenticabile per me. Era la prima volta che registravamo un intero set acustico, ed abbiamo deciso di farlo in un locale piccolo, a stretto contatto con il pubblico: potevamo parlare con loro, scambiarci sguardi e battute, e naturalmente suonare, senza giochi di fuoco e schermi ma solo con i nostri strumenti e la voce di Matt. E’ stato strano, la chitarra acustica permette meno errori o sviste rispetto a quella elettrica ma alla fine ci siamo divertiti da matti esplorando un nuovo lato musicale inedito per gli Avenged Sevenfold. Non ci dispiacerebbe per niente ripetere l’esperienza in futuro.

IL DOWNLOAD FESTIVAL DI QUALCHE GIORNI FA VI HA VISTO HEADLINER CON OZZY E GUNS’N’ROSES: IMPRESSIONI?
– Il Download è sempre un evento grandioso e ‘difficile’ da affrontare, visto che il pubblico inglese, storicamente, è abituato alle migliori metal e rock band mai viste al mondo. Posso dirti però che è andata alla grande, soprattutto perché ci siamo divertiti sul palco, lasciando da parte le tensioni e l’emozione che abbiamo provato la prima volta che abbiamo suonato lì da headliner. La gente era pronta a fare festa con noi e ci siamo goduti il momento al massimo regalando loro il 110% della nostra energia.

QUALI DIFFERENZE TROVI CI SIANO TRA IL PUBBLICO AMERICANO E QUELLO EUROPEO?
– La folla dei festival europei è straordinaria, è veramente coinvolta dallo spettacolo e partecipa attivamente alla musica cantando, ballando e facendoti sentire che è li con te. Si crea un grado di confidenza con decine di migliaia di persone che è difficile da descrivere, e che fortunatamente stiamo cominciando a provare anche dalle nostre parti. Sembra che grazie ad internet e youtube, il pubblico americano stia imparando come reagiscono gli europei ai concerti e tenda a comportarsi nella stessa maniera anche ai festival oltre Oceano, vivendo la musica al massimo e cercando di creare un rapporto speciale con la band che si esibisce. Beh, grazie Europa per questo!

HA FATTO DISCUTERE LA VOSTRA ASSENZA ALLE PREMIAZIONI PER LA “BEST ROCK SONG” AI GRAMMY AWARDS DI GENNAIO: PERCHÉ AVETE FATTO QUESTA SCELTA?
– Da un lato, è stato un grande onore ricevere una nomina per quel prestigioso premio, ma da un altro lato non ci fregava niente di partecipare a quell’evento. Fondamentalmente, non siamo mai stati un gruppo mainstream, non siamo mai stati sottoposti a dei bombardamenti mediatici come Jay-Z, Beyoncè e quella roba lì. Quando usciamo con un album ne senti parlare nella stampa specializzata e su internet, sfruttando ancora il buon vecchio passaparola, e nonostante questo abbiamo raggiunto dei grandi dati di vendita con la nostra musica. Non ci interessa essere compiacenti con MTV nè con nessun’altro, ci interessa far parlare bene di noi con i live e con la musica dei nostri dischi, tutto qua.

CREDI CHE IL NOME DEGLI AVENGED SEVENFOLD POSSA CRESCERE ANCORA? QUALI SONO I VOSTRI OBIETTIVI COME BAND OGGI?
– Quello che ci interessa è continuare a crescere come persone, come amici in una band e soddisfare l’entusiasmo dei nostri fan facendo quello che più ci piace fare e ci riesce meglio. Diamo assoluta importanza alla dimensione live, ed anche in questo senso cercheremo sempre di offrire qualcosa in più al nostro pubblico, qualcosa di memorabile che possa farli sognare, portando avanti con dedizione la carriera degli Avenged Sevenfold.

QUALI CREDI SIA UN GRUPPO DELLA SCENA ROCK DI OGGI CHE È DESTINATO SECONDO TE AD AVERE UN GRANDE SUCCESSO NEI PROSSIMI ANNI?
– (Lunga pausa di riflessione, Ndr) Beh, credo che i Ghost, che oggi sono sulla bocca di tutti, stiano facendo qualcosa di eccezionale per loro, stanno continuando a crescere insieme ai consensi intorno a loro, affrontando la situazione con la giusta mentalità e muovendosi in una direzione davvero grandiosa. I loro spettacoli sono fenomenali, così come la loro musica, quindi è davvero difficile trovare delle pecche in quella band.

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