Gli Avenged Sevenfold, da giovane band di successo, hanno saputo prendersi i loro rischi nel corso della loro relativamente breve carriera: prima la svolta power/speed/hard rock di “City Of Evil”, poi la ricerca del groove con l’ultimo “Avenged Sevenfold”. Scelta non facile anche quella di produrre in proprio la loro ultima uscita, pubblicazione particolarmente critica e carica di aspettative. In ultimo i ‘bad boys’ di Hunington Beach hanno accettato di girare in Europa con le leggende del metal Iron Maiden, chiaramente un’offerta che non si può rifiutare, ma che va affrontata con la consapevolezza del dover affrontare, ogni sera, un’audience ostica se non impossibile. Ancora ignari di quello che sarebbe capitato in serata, ci siamo seduti nel soffocante backstage del Gods Of Metal a parlare di questi ed altri argomenti col bassista della band, Johnny Christ. Ecco il resoconto della nostra chiaccherata…
AVETE REGISTRATO DA POCO LA COVER DI ‘FLASH OF THE BLADE’ PER IL TRIBUTO DI KERRANG! AGLI IRON MAIDEN: PERCHE’ PROPRIO QUELLA CANZONE?
“Avevamo una lista di cover tra cui poter scegliere ed abbiamo scelto questa perché appartiene ad un album leggendario. Siamo dei grandi ammiratori degli Iron Maiden, ed è stato un onore prender parte a questa iniziativa, quindi ci siamo impegnati a fondo anche per far colpo su di loro”.
A TE E’ TOCCATO IL DIFFICILE COMPITO DI SUONARE LE PARTI DI STEVE HARRIS…
“…non è stato facile (ride, ndR)! Eravamo in Australia e ci siamo trovati con solo tre giorni a disposizione per registrare, di sicuro sono quello che si è trovato più sotto pressione”.
QUAL’E’ IL TUO ALBUM PREFERITO?
“Se devo proprio scegliere direi ‘Seventh Son of a Seventh Son’, penso sia l’album dei Maiden che ho ascoltato più volte in assoluto”.
VI E’ Già CAPITATO DI APRIRE PER GRUPPI ENORMI COME I METALLICA, O IN QUESTO PERIODO GLI IRON MAIDEN. COME AFFRONTATE IL DIFFICILE PUBBLICO DI QUESTE LEGGENDE DEL METAL?
“Penso che la cosa migliore che possiamo fare è non cambiare di una virgola la nostra proposta, suonare al meglio per i nostri sostenitori e magari tentare di strappare qualche consenso anche al ‘loro’ pubblico, tenendo la mente positiva e sperando che vada bene. Alla fine è un’opportunità enorme, e siamo tutti felicissimi ed onorati di occupare quel posto in scaletta anche stasera al Gods Of Metal. In Europa abbiamo già avuto dei momenti difficili, ma oramai abbiamo accumulato una certa esperienza sul palco – quattro anni in Europa e almeno il doppio negli States – e sappiamo come gestire certe situazioni. Tra poco suoneremo per la prima volta in Norvegia, e siamo eccitati, la viviamo come una sfida”.
QUESTA SERA GL IRON MAIDEN SFOGGERANNO IL LEGGENDARIO PALCO DEL TOUR DI ‘POWERLAVE’. COSA FAREBBERO GLI AVENGED SEVENFOLD CON QUEL BUDGET?
“Con quei soldi ti puoi comprare un razzo spaziale! Gli Iron Maiden sono un punto di riferimento per tutti anche sotto quel punto di vista: quando li abbiamo visti qui in Europa al Rock Am Ring ci si sono illuminati gli occhi, abbiamo desiderato anche noi rampe, fuochi, tantissimi amplificatori. Per ora il nostro palco è decisamente minimale, ma abbiamo avuto l’occasione di realizzare qualche concerto ad alto budget, negli Stati Uniti ovviamente, e i risultati ci hanno gratificato moltissimo. Potrete vedere di che parlo nel nostro prossimo DVD”.
PARLI DELLO SHOW DI LONG BEACH, CALIFORNIA IMMAGINO. E’ STATO SCELTO PERCHE’ E’ LA VOSTRA CITTA’ NATALE?
“Esatto, è a 15 minuti da Hunington Beach, dove siamo cresciuti tutti e dove viviamo. E’ un regalo per tutti i nostri fan del posto, che sono stati con noi sin dal primo giorno. Non vediamo l’ora di darlo in pasto ai fan, abbiamo visionato il prodotto finito un paio di settimane fa e lo riteniamo davvero molto valido”.
PARLIAMO DEL VOSTRO ULTIMO ALBUM ‘AVENGED SEVENFOLD’. E’ STATA DURA PRODURLO VOI STESSI?
“E’ stata più che altro una naturale evoluzione per la band. Con gli abbiamo appreso molto riguardo al lavoro in sala, parecchio anche dal nostro produttore Mudrock. Anche durante la stesura di City Of Evil non c’è stato molto da cambiare arrivati in studio. Per l’ultimo album avremmo dovuto lavorare con Rob Cavallo, ma i suoi impegni paralleli andarono in conflitto con le nostre scadenze, e ci siamo trovati a finire il lavoro noi stessi, con la benedizione della casa discografica. Non so se ripeteremo l’esperienza in futuro, di sicuro sappiamo che se fosse necessario saremmo in grado di farlo, l’eventualità non ci spaventa affatto”.
NELL’ULTIMO ALBUM AVETE ALZATO IL PIEDE DALL’ACCELERATORE: E’ STATA UNA DECISIONE CONSAPEVOLE, UNA RICERCA DEL GROOVE?
“Volevamo un disco più orientato al groove. E’ una necessità che abbiamo soprattutto in sede live: a volte il pubblico necessita di canzoni dove poter saltare e sbattere la testa. Continueremo a fare canzoni veloci e tecniche, ma non avevamo in repertorio dei pezzi che potevano smuovere al primo impatto anche gli ascoltatori occasionali. Allo stesso tempo ci siamo ritrovati ad ascoltare parecchio groove metal come i Pantera, o svariati gruppi hip hop. Nel produrre da soli l’album il nostro obiettivo è sempre stato avere un disco che suonasse alla grande nello stereo della vostra macchina, groovy come i Pantera e grasso come l’hip hop americano”.
UNA CANZONE CHE SI DISTACCA DA ‘AVENGED SEVENFOLD’ E DAL RESTO DELLA VOSTRA PRODUZIONE E’ SICURAMENTE ‘A LITTLE PIECE OF HEAVEN’. COME E’ NATO QUESTO ESPERIMENTO?
“E’ stato un parto della mente di The Reverend. L’ha composta nel tempo libero, con una chitarra acustica in spiaggia, completandola poi al piano. Quando l’abbiamo sentita è stato naturale aggiungere prima delle parti vocali, e poi ampliarla fino a quello che è diventata. All’inizio ‘Avenged Sevenfold’ sarebbe dovuto essere un doppio album, e ‘A Little Piece Of Heaven’ avrebbe dovuto aprire la seconda metà del CD, quella con i pezzi più lontani dal nostro stile. Quando si è deciso di fare un album normale, al momento di scegliere i pezzi abbiamo voluto farla comunque della raccolta”.
AVETE GIA’ INIZIATO A SCRIVERE QUALCOSA PER IL PROSSIMO DISCO?
“Non siamo il genere di gruppo che riesce a scrivere in tour. Di solito alla fine del ciclo di concerti a supporto di un album torniamo a casa, ci prendiamo un periodo di pausa, ci rilassiamo e successivamente ci mettiamo a scrivere, dopo aver esaminato le idee che ci passano per la testa”.
QUAL’E’ LA COSA PEGGIORE DEL SUONARE AI FESTIVAL ESTIVI?
“Il caldo (ride, ndR)! Per il resto è tutto stupendo, ci divertiamo un sacco”.
QUAL’E’ IL PROSSIMO OBIETTIVO DEGLI AVENGED SEVENFOLD?
“Keep rolling… continuare coi tour, continuare a fare il meglio del nostro meglio in sede live, continuare a conquistare nuovi ascoltatori”.