A distanza di un anno dall’esperimento “The Stage” – pubblicato a sorpresa il 28 ottobre 2016 – gli Avenged Sevenfold sono più grandi che mai, come se le vendite ridimensionate rispetto al fortunatissimo “Hail To The King” non avessero intaccato la dilagante popolarità del gruppo: il teschio alato domina la stagione dei festival 2018 e i prossimi mesi sono nuovamente ricchi di impegni importanti. Raggiungiamo con piacere uno dei chitarristi mancini più in vista del pianeta per tirare le somme di questa mossa innovativa, esaminare la situazione attuale della band e commentare la prossima “Deluxe Edition” dell’album, senza dimenticare la prossima attesissima e contestata apparizione in Italia del quintetto di Orange County.
UNA DELLE GROSSE NOVITÀ DELLA DELUXE EDITION DI “THE STAGE” SONO LE COVER: COME DEV’ESSERE SECONDO TE UNA COVER SONG?
– La cover perfetta? Dipende davvero tanto dai gusti personali. Abbiamo pensato fosse divertente registrare queste canzoni, pensando che sarebbe stata una cosa diversa per i nostri fan, una cosa che non si aspettassero. La motivazione principale è proprio quest’ultima, è sempre quella la strada che ci piace percorrere. Personalmente mi sono divertito molto con “Runaway”, perchè è la canzone dove mi sono messo al microfono.
COME AVETE COINVOLTO IL CHITARRISTA DEI THE VANDALS WARREN FITZGERALD?
– I The Vandals sono di Orange County, dove tutti noi siamo cresciuti. Da giovani eravamo molto appassionati di punk rock, e loro sono sempre stati tra i migliori in assoluto. Hanno avuto anche grandi musicisti in formazione, tra cui il nostro batterista Brooke, che ci ha messo in contatto con la band. Warren è un chitarrista sottovalutato, ha uno stile davvero divertente e abbiamo pensato una digressione alle nostre radici punk sarebbe stata insolita.
TI PIACEREBBE CANTARE DI PIÙ ANCHE NEGLI AVENGED SEVENFOLD?
– Che sia sotto la doccia o sul palco mi è sempre piaciuto cantare. Sono felice di esibirmi quando mi viene chiesto, mi sono divertito tantissimo su “Runaway”… allo stesso tempo essendo gli Avenged Sevenfold una band di successo penso che sia meglio lasciare il microfono a Shadows!
ESSENDO L’ANIMO PUNK DELLA FORMAZIONE IL LATO TECNICO E PROGRESSIVE DI “THE STAGE” TI HA STRESSATO, DIVERTITO O SFIDATO?
– Ci sono un sacco di elementi progressive in “The Stage”, concordo, ma tutto quello che ha buttato Syn sul tavolo non ha fatto che divertirmi e sfidarmi. Nel nostro album precedente “Hail To The King” ci siamo semplificati parecchio, di conseguenza stavolta volevamo sfogarci, tendendo letteralmente al lato opposto ma allo stesso tempo mantenendo l’elevato tasso di energia che ha sempre caratterizzato la band. Cerchiamo sempre di cambiare, anche se ciò significa andar contro ai gusti di una parte dei nostri ascoltatori. Per chi preferisce il nostro lato più diretto ci sono pezzi vecchi con cui scatenarsi ai concerti e fare casino, a chi piacciono le cose un po’ più raffinate ci sono le parti di chitarra e batteria di “The Stage”.
È UN CAMBIAMENTO NATURALE O LA DIREZIONE DI UN NUOVO ALBUM VIENE DECISA PRIMA DI SCRIVERE I PEZZI?
– Non puoi decidere sempre tutto nel dettaglio, ne parliamo certamente ma durante le registrazioni l’album prende vita in maniera organica e naturale. L’unica cosa su cui siamo concordi ed allineati è il non voler pubblicare lo stesso album due volte. Abbiamo così tanti fan nel mondo… vogliamo fare qualcosa di speciale, vogliamo coinvolgerli e ci prendiamo dei rischi, anche essendo consapevoli che non potremo renderli tutti felici con le nostre scelte. “Hail To The King” è stato un successone, è stato per molto tempo nelle radio e ci ha fatto conquistare molti fan, ma per noi è più importante coinvolgere con musica eccentrica e creativa, e se hanno cominciato a seguirci con “Hail To The King” è probabile possano dare una chance a “The Stage”. Vogliamo che ogni album sia diverso, vogliamo donare una prospettiva diversa all’ascoltatore ogni volta.
HAI MAI SENTITO LA NECESSITÀ DI AVERE UN PROGETTO PARALLELO?
– Negli Avenged Sevenfold spaziamo molto, non siamo legati strettamente ad un genere musicale o ad uno stile ben definito. Compongo anche musica che so che non finirà mai in un disco dei Sevenfold, lo faccio di continuo nel mio garage. Sono canzoni che parlano delle mie esperienze di vita, in cui sfogo tutti i miei problemi personali. Il problema è che i Sevenfold sono diventati così grandi che se le pubblicassi verrei subito giudicato dalle persone a cui piacciono gli Avenged piuttosto di avere un giudizio onesto da parte di un’audience differente. È un discorso un po’ agrodolce: mi piace l’idea e vorrei fare qualcosa ma allo stesso tempo voglio scrivere la musica migliore che posso per i fan degli Avenged.
CHIEDERESTI A QUALCUNO DEL GRUPPO DI FAR PARTE DEL TUO PROGETTO SOLISTA?
– Non penso proprio (ride, ndR)! Mi piace cantare e suonare la chitarra acustica… sarebbe qualcosa di completamente diverso.
TORNIAMO ALL’EDIZIONE DELUXE DI “THE STAGE”. AVETE SCELTO DI INCLUDERE ANCHE ALCUNI PEZZI DAL VIVO REGISTRATI ALLA 02 ARENA DI LONDRA, C’È UNA MOTIVAZIONE PARTICOLARE E CHE RICORDO POSSIEDI DI QUELLA SERATA?
– È un grande onore e un grande traguardo per noi esser riusciti a riempire la O2 Arena di Londra. Arriviamo da migliaia di chilometri di distanza e abbiamo iniziato da ragazzini in un garage, suonare da headliner 20 anni dopo in una delle arene più grandi del mondo è stato molto speciale, soprattutto suonare canzoni nuove che non sono affatto radio-friendly. Stavolta non abbiamo avuto nessun aiuto dalle radio, nessuna radio ha suonato le canzoni nuove perchè sono troppo lunghe e troppo complicate, ma allo stesso abbiamo realizzato due serate sold out alla O2 Arena. È una figata. Abbiamo fatto tutto alla nostra maniera, senza la spinta di chi vuole una canzone di tre minuti e basta, siamo ancora in grado di fare cose del genere solo con il sostegno dei nostri fan. Queste cose ci ispirano moltissimo, ci spingono ad essere più creativi. Non tentare questa strada sarebbe stato proprio sbagliato.
ERA VOSTRA INTENZIONE SIN DALL’INIZIO PUBBLICARE UNA DELUXE EDITION DI “THE STAGE”?
– Come sai volevamo pubblicare un album a sorpresa, per poi farlo evolvere nei mesi successivi. Abbiamo pubblicato le cover e una canzone inedita gratuitamente, sui vari servizi di streaming, così che l’album venisse ravvivato. Volevamo anche arricchire l’artwork di copertina, cosa che abbiamo fatto progressivamente. Ora vogliamo dare ai nostri fan l’opportunità di acquistare tutte queste canzoni in formato fisico, così che possano ascoltarle anche fuori dai servizi di streaming. È stato un progetto molto ambizioso ma siamo davvero felici di averlo fatto, anche se non lo rifaremmo una seconda volta con tutta probabilità. È stato progettato così sin dall’inizio in ogni caso.
POSSIAMO DIRE QUINDI CHE QUESTA DELUXE EDITION È LO STADIO FINALE DELL’EVOLUZIONE DI “THE STAGE”?
– Con tutta probabilità possiamo dire di sì, anche se non siamo ancora alla fine del ciclo di tour a supporto dell’album. È stato un esperimento pazzesco per noi, non c’è mai stata alcuna band rock o metal a fare una cosa del genere. Ora mi piace pensare che l’esperienza “The Stage” continui on the road, con concerti in tutto il mondo per tutto il 2018. Poi potremo fermarci e cominciare a pensare a qualcosa di nuovo.
COSA TI HA INSEGNATO “THE STAGE”?
– È difficile in questo periodo storico pubblicare un disco a sorpresa. La gente è ancora abituata comprare il CD, guardando la copertina e leggendo i testi. Per quanto riguarda gli altri generi musicali il formato fisico è quasi morto, la gente ascolta i dischi sul telefono o su Spotify, ma questo succede raramente nell’heavy metal. Non l’avevo realizzato davvero. È una cosa del tutto legittima e anche bella da un certo punto di vista, ma penso ci abbia sviato non poco. Oltre a questo ho capito che siamo in un momento davvero unico della nostra carriera. Siamo sempre stati amati e odiati ma noi abbiamo sempre spinto in avanti, diventando sempre più grandi. Non è cambiato molto in questi giorni, ho visto davvero poche storie positive riguardo alla maniera in cui “The Stage” è stato pubblicato. Nessuno ha scritto “gli Avenged Sevenfold hanno tentato qualcosa di nuovo, eccitante e coraggioso”, ho letto solo ‘l’ultimo album ha venduto meno di quello prima. È un po’ triste e anche ingiusto a mio parere, ma allo stesso tempo siamo più grandi che mai. Il nostro ultimo album ha venduto meno dei due precedenti ma è sempre uno degli album rock e metal più venduti nel mondo intero, i nostri concerti sono i più grandi di sempre. Penso che la gente sia negativa con noi perchè non riesce ad accettare i cambiamenti, non riesce ad accettare che una nuova generazione di amanti dell’hard rock possa sostituire la precedente. È comprensibile, anche io amo tutti i gruppi con cui sono cresciuto e li amerò per sempre, è difficile per qualcuno vedere delle band invecchiare e maturare, andando potenzialmente a prendere il posto di coloro che hanno inventato questo genere. Sta accadendo e spero che alcune di queste persone che al momento non ci hanno mai dato una possibilità ce la possano dare, e che un giorno possano riconoscere che gli Avenged Sevenfold hanno fatto una cosa che ha anticipato i tempi, una cosa bella per la musica rock.
L’IDEA MI HA FATTO IMPAZZIRE, E SONO RIUSCITO AD AVERE LA MIA COPIA FISICA IL GIORNO STESSO DELL’USCITA DEL DISCO. ALLO STESSO TEMPO POSSO DIRE CHE QUALCOSA NON HA FUNZIONATO. FORSE LA MOTIVAZIONE È CHE L’HARD ROCK E L’HEAVY METAL NON SONO CONNESSI ALLA CULTURA POP COME LO È, AD ESEMPIO, L’HIP HOP?
– Hai assolutamente ragione. La cosa che è davvero grandiosa però, e ti ringrazio molto per quello che hai detto, è che tu eri esaltato: è proprio questa sensazione che volevamo ottenere. Sapevamo che avrebbe funzionato ma non sapevamo se si fosse tradotto in copie vendute. Ovviamente vorremmo vendere tutte le copie possibili, stavolta abbiamo tentato un approccio totalmente inedito per far sì che i nostri fan potessero essere eccitati dalla sorpresa. Siamo stati segretamente in studio un intero anno, nessuno lo sapeva tranne le nostre mogli e i nostri figli, perchè volevamo che fosse una sorpresa, volevamo causare un’emozione forte e questo ha indotto una tensione creativa davvero positiva. Tutto questo è più importante delle vendite a breve termine. In tutta onestà da qui a 20 anni “The Stage” potrebbe fare tanti di quegli stream da far impallidire il nostro catalogo, chi lo sa?
SUONERETE A FIRENZE CON OZZY, E C’È UN SACCO DI ASTIO DA PARTE DEI METALLARI OLD SCHOOL PERCHÈ VOI SUONERETE DOPO I METAL GODS JUDAS PRIEST…
– Li posso capire!
…SONO INCAZZATI. MA ALLO STESSO TEMPO LA COSA ESALTANTE È CHE STA ACCADENDO, STA AVVENENDO UN RICAMBIO GENERAZIONALE, STATE PRENDENDO LA TORCIA. COME LA VIVI? SEI A TUO AGIO A SUONARE DOPO I JUDAS PRIEST?
– È una situazione che ti da davvero da pensare. Suonare dopo a delle leggende, dei pionieri dell’Heavy Metal. Siamo ovviamente dei grandissimi fan, e nutriamo il più grande e solenne rispetto nei confronti dei Judas Priest. Da quando abbiamo cominciato a raggiungere dimensioni ragguardevoli è una situazione che si ripete sempre più spesso, suoniamo sopra ad alcune delle nostre band preferite da sempre. La lista si allunga, e ora condividiamo il posto da headliner con gruppi come Guns N’ Roses, Ozzy e i Foo Fighters. È incredibile, è un sogno che si avvera. Allo stesso tempo dobbiamo rispettare i fan dei Judas Priest, per loro siamo ancora una band giovane, non è corretto che possano abbandonare l’amore di una vita, lo capisco perfettamente. È una situazione unica, perchè i nostri fan ci hanno portato dove siamo con la loro grandissima lealtà, e i promoter scelgono inevitabilmente la nostra posizione in base alla dimensione attuale del gruppo. Cosa posso dire ai fan dei Judas se non godetevi il concerto, bevetevi un sacco di birre, fate casino e divertitevi, poi guardatevi gli Avenged Sevenfold, bevetevi un sacco di birre, fate casino e divertitevi, e poi date il meglio con Ozzy?! Non c’è motivo per cui questa esperienza non possa essere fantastica per tutti, nella sua interezza. Noi faremo così.