AXEL RUDI PELL – Fedeltà e coerenza

Pubblicato il 18/09/2006 da
 
Axel Rudi Pell è sempre una certezza: il mondo potrà crollare, ma lui continuerà sempre a portare avanti la sua bandiera fatta di hard rock, melodia e classe. Il biondo chitarrista, particolarmente soddisfatto del suo nuovo album, “Mystica”, si rivela in interlocutore aperto e scherzoso: lasciamo quindi a lui la parola e addentriamoci nei meandri purpurei del regno di Axel Rudi Pell.
 

CIAO AXEL, CHE NE DICI DI INIZIARE SUBITO A PARLARMI DEL NUOVO ALBUM “MYSICA”? QUALI SONO SECONDO TE LE DIFFERENZE RISPETTO AI TUOI PRECEDENTI LAVORI?
“La copertina è diversa e anche le canzoni! (risate generali, ndR)”.

GIUSTO, NIENT’ALTRO?
“Be’, questo è il mio modo di suonare, di comporre musica. Probabilmente quest’album è, come posso dire, più maturo. Credo che la mia musica sia cresciuta, c’è molta più energia nelle canzoni e non c’è un solo pezzo di cui non sia soddisfatto”.

QUINDI NON C’È NULLA CHE A POSTERIORI AVRESTI CAMBIATO O MODIFICATO…
“Assolutamente, sono completamente soddisfatto del risultato. È la prima volta che, una volta terminato il disco, quando mi sono ritrovato tra le mani il prodotto finale, pronto per essere pubblicato, sono rimasto davvero sbalordito: normalmente ci sono almeno una o due canzoni che non mi convincono in pieno. Finiamo il tutto e mi ritrovo a pensare ‘uhm, forse questa avremmo potuto farla diversamente’, invece questa volta no, sono davvero soddisfatto di tutte le canzoni”.

HO LETTO CHE IN QUESTO ALBUM HAI CERCATO DI INSERIRE TUTTE QUELLE CHE SONO LE CARATTERISTICHE TIPICHE DEL TUO SOUND. QUINDI POSSIAMO CONSIDERARE “MYSTICA” COME UNA SORTA DI RIASSUNTO DI TUTTA LA TUA CARRIERA?
“In un certo senso è così. Diciamo che normalmente, quando mi trovo a scrivere e comporre la mia musica, cerco sempre di pormi un obbiettivo, che è quello di avvicinarmi il più possibile alla composizione di album che sia perfetto al 100%. Probabilmente questa volta sono convinto di essermi avvicinato il più possibile a questo risultato”.

NON HAI MAI AVVERTITO LA NECESSITÀ DI SUONARE QUALCOSA DI DIVERSO? QUALCOSA CHE SIA ASSOLUTAMENTE LONTANO DA QUELLO CHE COMPONI ABITUALMENTE.
“Assolutamente no. Questo stile che mi sono creato è qualcosa di vero al 100%, non posso pensare di suonare qualcosa di diverso per il semplice fatto che tutto quello che scrivo viene direttamente dal mio cuore e dalla mia anima. Se mi mettessi a cambiare stile non sarei sincero nei confronti dei miei fan e soprattutto verso me stesso. Ti dirò di più, forse è proprio per questo che dopo tanti anni sono ancora nel music business, perché sono riuscito a creare il mio stile e credo proprio che non lo cambierò mai”.

NELLA TUA LUNGA CARRIERA HAI PUBBLICATO QUALCOSA COME SEDICI ALBUM: RIESCI ANCORA A SENTIRE LE STESSE FORTI EMOZIONI DEI PRIMI ANNI, OPPURE PIANO PIANO QUESTO SI È TRASFORMATO SEMPLICEMENTE NEL TUO LAVORO?
“No, no, anzi, forse è vero il contrario! Provo emozioni ancora più forti adesso. Mi ricordo che quando ho pubblicato il mio primo disco (‘Wild Obsesssion’, nel 1989, ndR) non ero completamente soddisfatto: la produzione non era un granché e alcune canzoni non mi convincevano.  Ma mano che mi sono addentrato nel mondo del music business, invece, sono diventato più esperto: adesso faccio bene attenzione ai contratti, possiamo suonare nei grandi festival e in generale la situazione non è così dura come agli inizi. Insomma, adesso mi rimane ancora tutto il divertimento senza tutti problemi dei principianti. È molto più divertente così, credimi”.

TORNANDO A “MYSTICA” HO APPREZZATO MOLTO “THE CURSE OF THE DAMNED”, UN BRANO DAVVERO PREGEVOLE. PUOI PARLARMENE?
“Oh, certo che sì (Axel resta in silenzio per qualche secondo facendo crescere l’imbarazzo del sottoscritto e poi scoppia a ridere, ndR)… Ok, ok, scherzavo! Diciamo che è un classico pezzo in crescendo, con una bella introduzione: ho lavorato per diversi mesi a quest’album e questa canzone credo che abbia davvero degli ottimi spunti. Quando ho preparato i demo di questo pezzo, mi sono accorto che le parti di chitarra che si intervallavano alle linee vocali erano estremamente comunicative. Siamo riusciti a mantenere la stessa atmosfera anche quando l’abbiamo registrata in studio e il risultato è stato questo pezzo che mantiene un ottimo equilibrio tra una sezione centrale eccitante e veloce ed altre più emozionali e lente”.

IN GENERALE COME AVVIENE LA COMPOSIZIONE DI UN PEZZO? SCRIVI TUTTO DA SOLO OPPURE I BRANI NASCONO ASSIEME AI RAGAZZI DELLA BAND?
“No, no, scrivo tutto io da solo a casa mia. Diciamo che generalmente quando sono nel mio appartamento a provare e a suonare la chitarra, mi capita che venga fuori un bel riff o una bella melodia; quando succede allora prendo il mio registratore e registro questi piccoli estratti. Talvolta, poi, mentre sto guidando, in macchina, mi viene in mente una bella linea vocale, allora anche in questo caso prendo il registratore e la canticchio in modo da fissarla. Questo è un processo naturale che dura anche otto, nove mesi. Poi quando arriva il momento di mettersi a lavorare sul nuovo album, prendo tutte queste le registrazioni, le riascolti e le metto assieme sulla carta. Non so, dalla melodia 1 alla melodia 3, o fino alla 58, chi lo sa? Così mi metto lì e ci lavoro sopra: magari il riff n°43 sta benissimo con la linea vocale 85. Questo un po’ è il metodo che uso per scrivere canzoni: in questo modo raccolgo tutte le buone idee e scarto i riff o le melodie che non funzionano. Finita questa scrematura, come ti dicevo, mi chiudo in casa e inizio a lavorarci da solo: registro le parti di chitarra, ci canto sopra le linee vocali portanti, suono il basso e spesso anche le tastiere”.

ANCHE IN QUEST’ALBUM LE PARTI VOCALI SONO CANTATE DA JOHNNY GIOELI. LA VOSTRA COLLABORAZIONE ORMAI DURA DA QUASI DIECI ANNI…
“Sì, sono otto per essere precisi”.

ESATTO. QUINDI IMMAGINO CHE ABBIATE TROVATO DAVVERO LA GIUSTA ALCHIMIA…
“Sì, assolutamente, sono d’accordo al 100%! Mi ricordo che quando ho conosciuto Johnny ero un po’ ansioso, non sapevo se la sua voce si sarebbe adattata al tipo di musica che suono. Invece fin da quando abbiamo suonato il nostro primo ‘live in studio’, all’epoca del nostro primo album assieme, ‘Oceans Of Time’ se non sbaglio, mi sono detto ‘wow, questo ragazzo è perfetto per la mia musica!’ Senza contare che poi, col passare degli anni, siamo diventati anche molto amici. È una persona squisita e un artista di grande talento: a mio parere è uno dei migliori cantanti del mondo, almeno per quanto riguarda questo genere di musica”.

COME VI SIETE CONOSCIUTI TU E JOHNNY?
“Oh, all’inizio è stato parecchio complicato: io volevo contattarlo ma molta gente mi diceva che sarebbe stato impossibile, perché non era più nel music business e non voleva più fare il cantante. Poi un giorno stavo girellando in internet e sono capitato su un forum dove c’era un ragazzo che diceva di aver acquistato alcuni strumenti da Johnny. Così gli ho scritto e gli ho detto ‘Hey, tu conosci Johnny Gioeli, devi mettermi in contatto con lui!’. Questo ragazzo ha inoltrato la mia e-mail a Johnny e lui mi ha risposto dopo pochi giorni. Erano 9 mesi che lo cercavo!”.

CAMBIANDO DISCORSO, TUTTI ORMAI CONOSCONO LA TUA PASSIONE PER I DEEP PURPLE. HAI AVUTO MODO DI ASCOLTARE IL LORO NUOVO ALBUM, “RAPTURE OF THE DEEP”?
“Sì, sfortunatamente sì…”.

AH, MI SEMBRA DI CAPIRE CHE NON TI SIA PIACIUTO UN GRANCHÉ…
“No, ad essere onesti no… Anzi, la prima canzone dell’album credo che sia la peggiore che mi sia capitato di ascoltare su un album dei Deep Purple. Il problema è la produzione che, a mio parere, è davvero orribile. Tutti gli strumenti sono sbilanciati, la voce non è amalgamata con tutto il resto… È come mettersi delle cuffie in cui funziona un solo auricolare, è tutto sballato. Ma a parte questo – tutto sommato potrei anche soprassedere sulla produzione – quello che non mi piace sono le canzoni in sé. Insomma, sì, ci sono un paio di pezzi in cui puoi dire ‘ehi, questa è ok’, ma il fatto è che non sono più i Deep Purple. Andrebbe bene se la suonasse qualcun altro, con un altro nome, ma non loro”.

TU HAI SUONATO SPESSO CON LA TUA BAND DELLE COVER DEI DEEP PURPLE E DEI RAINBOW. SE DOVESSI SCEGLIERNE UNA IN PARTICOLARE, QUALE SCEGLIERESTI?
“Da suonare?”.

SÌ.
“Mmm… credo proprio “Stargazer”. È una canzone meravigliosa”.

SE NON FOSSI UN CHITARRISTA ROCK, COSA FARESTI NELLA VITA?
“Sai che non mi sono mai posto la questione? Non saprei davvero… L’autista, forse (ride, ndR). Non lo so, non ci ho mai pensato: una cosa vale l’altra, il banchiere, il dottore… Chi lo sa?”.

INVECE PARLANDO DI CONCERTI DAL VIVO, TI VEDREMO PRESTO IN ITALIA?
“Spero proprio di sì! Purtroppo non credo entro quest’anno, dato che la prima parte del tour non toccherà l’Italia. Però tra gennaio e marzo ci sarà la seconda parte e lì dovremmo riuscire a fare una o due date nel tuo Paese. Anzi, forse riusciremo a partecipare anche a qualche festival estivo in Italia: ci abbiamo provato anche quest’anno, ma la cosa non è andata in porto, quindi magari andrà bene per il prossimo”.

MI FA PIACERE SENTIRTI DIRE QUESTO: IN FONDO L’ULTIMA VOLTA CHE SEI STATO DALLE NOSTRE PARTI, AL TRADATE IRON FEST, È STATO UN BELLO SPETTACOLO.
“Sì, assolutamente, me lo ricordo bene. È stata proprio una bella serata! Spero proprio di tornare presto in Italia e spero che venga tanta gente ai nostri concerti!”.

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