AZUSA – Buttati il passato alle spalle

Pubblicato il 07/06/2020 da

Riconducibile sotto un’etichetta, ‘supergruppo’, che di super, spesso, ha solo il curriculum dei suoi componenti, il progetto Azusa, dopo un primo album buono ma non trascendentale, ha spiccato il volo verso i piani alti dell’extreme metal schizoide con il deragliante “Loop Of Yesterdays”. L’unione delle menti creative degli Extol, del basso tentacolare dei The Dillinger Escape Plan e del frullato di carezze e torture incarnato dalla singer dei Sea + Air, ha prodotto un secondo full-length di alta qualità, una delle unioni più mature e originali fra metal estremo e carinerie femminnee che il mercato sappia attualmente offrire. Le radici hardcore-thrash danno robustezza a un lotto di canzoni che sfuggono a paragoni con altre realtà devote alle dicotomie ruvidezza/gentilezza, incanalandole verso un’atmosfera per certi aspetti esotica, per altri figlia dell’underground più genuino e riottoso. La cantante Eleni Zafiriadou e il chitarrista Christer Espevoll ci raccontano di un gruppo viscerale, spinto da forti necessità interiori e desideroso di non assomigliare a nessun altro, se non a se stesso.

NEGLI AZUSA, DUE MEMBRI PROVENGONO DALLA NORVEGIA, UNO DAGLI STATI UNITI, UN ALTRO DALLA GRECIA: OGNUNO GIUNGE DA ESPERIENZE E SCENARI MUSICALI DIFFERENTI, LONTANI GLI UNI DAGLI ALTRI. COME È NATA L’OCCASIONE DI INCONTRARVI TUTTI ASSIEME, SVILUPPANDO DELLE RELAZIONI INFINE SFOCIATE NELLO SCRIVERE MUSICA COME UNA BAND?
Eleni Zafiriadou: – Christer (Espevoll, chitarrista, ndR) e David (Husvik, batterista, ndR) sono cugini, crescendo assieme hanno fondato gli Extol quando erano dei teenager. Quando Christer si è sposato, ha lasciato la band per focalizzarsi sulla famiglia. Dieci anni più tardi, verso la fine del 2014, Christer e David si sono incontrati a uno show dei Benea Reach, un precedente gruppo di Christer. I due cugini non si vedevano da qualche tempo, addirittura Christer aveva smesso di suonare con altri. Quella notte, dopo il concerto, si accorse di essere ispirato e si mise a scrivere nuova musica. Passati altri sei mesi, i due si sono messi a provare assieme e gli Azusa hanno iniziato a prendere forma. Gli Extol al tempo erano fan dei The Dillinger Escape Plan, affascinati dalla loro straordinaria energia live. Quando David ha scoperto che Liam Wilson era a sua volta fan degli Extol, ha pensato a una possibile collaborazione. Per la voce, i ragazzi inizialmente erano orientati a un cantante uomo. È stato Liam a ipotizzare il ricorso alla voce femminile, quando ha proposto la cosa agli altri due, è stato David a fare il mio nome. Si ricordava di avermi visto con la mia band noise del tempo, i Jumbo Jet, nel 2004. Eravamo in tour in Norvegia e ricordo perfettamente che in quel periodo stavo ascoltando tantissimo gli Extol. A quanto pare, vi era una forte sinergia tra le nostre personalità artistiche. Quando mi ha contattata la prima volta, a dire il vero, ero abbastanza sorpresa. Dopo aver sentito le demo che avevano registrato, non ho avuto alcun dubbio: volevo essere parte di quel progetto. La prospettiva di quello che gli Azusa sarebbero potuti diventare mi è parsa all’istante molto allettante.

COSA SIGNIFICA AZUSA E IN CHE MODO QUESTO MONIKER SINTETIZZA IL VOSTRO PENSIERO MUSICALE?
Eleni Zafiriadou: – Si riferisce alla storia di una giovane ragazza, una nativa americana, che aveva poteri di guarigione. Viveva nell’area di Los Angeles verso la fine del diciottesimo secolo. Era abituata a passare le sue giornate fra digiuni e preghiere, per poter guarire chi avesse bisogno tra la popolazione della sua tribù. Quando uno dei capitribù per il quale stava pregando guarì, quest’ultimo le diede il nome di Azusa, in segno di rispetto per il miracolo che aveva compiuto. Non saprei esprimere se questo nome influenzi fattivamente la nostra arte. Ma ti posso raccontare una storia un po’ particolare, avvenuta un paio di mesi dopo l’uscita di “Heavy Yoke”, che potrebbe spiegare meglio i legami che abbiamo con Azusa. Gli accadde di guardare il retro della cartolina nello specchio, perché uno degli angoli era stato sollevato dallo specchio, e vide un’immagine che assomigliava tantissimo al nostro logo. Il nostro logo si legge alla stessa maniera sia da destra che da sinistra, la parola è un riflesso in sé. Liam è sicuro di non averlo mai visto su quella cartolina prima di allora e dato che non ha inventato il nome della band, questo è stato un momento bizzarro. Inoltre, è un fatto che la moglie di David possegga una cartolina della stessa azienda produttrice di cartoline di quella a casa da Liam, a sua volta riscoperta dopo l’uscita del nostro primo disco. A seconda delle tue convinzioni personali, puoi pensare a questi accadimento come a una pura coincidenza, oppure qualcosa che era ne nostro destino. Una specie di miracolo, col senno di poi.

LEGGEVO NELLA PRESENTAZIONE DEL NUOVO DISCO CHE AVETE INCOMINCIATO A REGISTRARE “LOOP OF YESTERDAYS” PRIMA ANCORA DELLA PUBBLICAZIONE DI “HEAVY YOKE”. COME AVETE LAVORATO IN STUDIO IN QUEL PERIODO? COM’ERA L’ATMOSFERA IN QUEI MOMENTI, AVETE PERCEPITO CHE STAVATE ANDANDO IN UNA NUOVA DIREZIONE RISPETTO ALL’ALBUM PRECEDENTE?
Eleni Zafiriadou: – Passare al nuovo materiale è stata una transizione graduale. Alcune canzoni di “Loop Of Yesterdays” erano già state registrate quando “Heavy Yoke” è uscito. In quel momento non avevamo alcun feedback, nessuna recensione, quindi non sentivamo addosso alcun tipo di pressione per la musica che stavamo realizzando. Abbiamo ripreso il discorso da dove l’avevamo interrotto, anche se purtroppo nei due mesi prima dell’uscita ufficiale di “Heavy Yoke” la mia vita personale era andata in pezzi. Mi sentivo al sicuro nella ‘bolla’ dello studio. Anche se a volte è stato doloroso, ho apprezzato tutte le sessioni di ‘terapia-extra’ tra i ragazzi. In un certo senso, scrivere e registrare “Loop Of Yesterdays” mi ha aiutato a raccogliere i pezzi di me stessa e a rimetterli assieme. Non avrei potuto desiderare un miglior metodo per trovare sollievo e un modo migliore per affrontare questo periodo di perdita e dolore.
Christer Espevoll: – Tra la registrazione e il missaggio di “Heavy Yoke” e la sua pubblicazione è passato un po’ di tempo. Ciò è avvenuto perché avevamo firmato per tre diverse case discografiche (Indie Recordings, Solid State Records e Ward Records), responsabili ognuna per una differente area geografica. Dovendo ognuna incastrare “Heavy Yoke” nel loro programma di uscite, coordinandosi tra loro, ci è voluto un po’ più del normale perché “Heavy Yoke” fosse reso disponibile al pubblico. Quando abbiamo preso atto della cosa, ci siamo ributtati nella scrittura di altra musica, così da essere molto avanti nel processo compositivo del secondo album quando il primo è arrivato sul mercato.

CON “HEAVY YOKE”, PER ALCUNI ASPETTI, MI APPARIVATE COME QUALCOSA DI INTERESSANTE E ATTRAENTE, MA NON ANCORA QUALCOSA DI NUOVO O COMPLETAMENTE FUORI DAGLI SCHEMI. IN FONDO PREVEDIBILI, PUR NELLA SCHIZOFRENIA DEI VOSTRI MOVIMENTI. AL MIO ORECCHIO, INVECE, “LOOP OF YESTERDAYS” MOSTRA UNA FORTE CRESCITA IN PERSONALITÀ, SONGWRITING E DIALOGO FRA L’AGGRESSIVITÀ DELL’EXTREME METAL E LA SOFFICITÀ DELLE DERIVE POP/JAZZ. VOI COME DESCRIVERESTE QUESTO PASSAGGIO? COME SI È TRASFORMATA LA VOSTRA MUSICA FRA IL PRIMO E IL SECONDO DISCO?
Christer Espevoll: – Non abbiamo cambiato granché nel nostro approccio fra i due album. Tuttavia, è un dato di fatto che per “Loop Of Yesterdays” abbiamo avuto più tempo a disposizione per conoscerci reciprocamente, questo ha condotto probabilmente a un prodotto più maturo e a una differente chimica tra di noi. Io e David ci conosciamo da una vita, mentre non avevamo mai lavorato con Eleni e Liam, li conoscevamo di fama, non di persona, quando si sono uniti agli Azusa. Detto questo, nella collaborazione tra me e David c’è sempre stata questo istinto a muoverci in avanti, ad essere innovativi e ad andare oltre quanto fatto in precedenza. Questo ci ha sempre contraddistinto, negli Azusa, così come accadeva negli Extol.

ABBIAMO ASCOLTATO SPESSO NEGLI ULTIMI ANNI ALBUM ZEPPI DI ELEMENTI DI METAL ESTREMO, DOVE MASSICCE DOSI DI VELOCITÀ, TECNICA E PESANTEZZA SI FONDONO ALLA DOLCEZZA E GENTILEZZA DELLE VOCI FEMMINILI, COME ACCADE PER AZUSA. NEL VOSTRO CASO, CI SONO ALMENO UN PAIO DI CARATTERISTICHE CHE VI DISTANZIANO DA GRUPPI CHE PARTONO DA INPUT SIMILI: UN SOLIDO RIFFING THRASH-HARDCORE, CHE RIMANDA A UN SOUND DI FINE ANNI ‘90/INIZIO 2000, E IL FAR VIAGGIARE ASSIEME PARTI VIOLENTISSIME SOFT, SENZA METTERLE NECESSARIAMENTE IN CONTRAPPOSIZIONE. COME SIETE RIUSCITI A RAGGIUNGERE UN RISULTATO SIMILE?
Christer Espevoll: – Un approccio musicale basato sugli opposti mi ha sempre affascinato, fin dai primi giorni degli Extol. Con gli Azusa stiamo portando questo processo verso nuovi estremi. Ci piace testare i limiti e le costrizioni dei generi. Per far lavorare assieme al meglio le contraddizioni, le transizioni sono molto importanti. Non puoi soltanto mettere assieme due riff e sperare che vada tutto bene. È ancora più importante avvicinare le diverse parti che posseggono determinati elementi, creando così un senso di riconoscimento nell’imprevedibilità di ciò che stai ascoltando. Un esempio di questo processo è “Memories Of An Old Emotion”: il riff verso la fine della canzone, dopo l’assolo, suona come un nuovo riff thrash, mentre in realtà la chitarra suona semplicemente lo stesso accordo della parte simil-shoegaze appena precedente, il che diventa evidente quando Eleni inizia a cantare dopo un giro, seppure il modo in cui è suonato l’accordo è differente.

SE DOVESSI SINTETIZZARE COME I VOSTRI GRUPPI PRECEDENTI ENTRINO NEL SUOND DI AZUSA, DIREI CHE C’È MOLTO DEGLI EXTOL NELLE CHITARRE, ILGUSTO PER I RITMI PSICOTICI E IMPREVEDIBILI PROVIENE DAI THE DILLINGER ESCAPE PLAN, LE LINEE VOCALI SOFT ARRIVANO DAI SEA + AIR. ANCHE SE QUESTA SAREBBE SOLO UNA SEMPLIFICAZIONE DI UN’ANALISI PIÙ AMPIA CHE SI POTREBBE FARE. SECONDO VOI, QUALI SONO GLI ATTRIBUTI DELLE VOSTRE BAND DI PROVENIENZA CHE AVETE PORTATO CON VOI IN AZUSA, E QUALI INVECE GLI ELEMENTI DI ASSOLUTA NOVITÀ?
Christer Espevoll: – Inevitabilmente porti con te il tuo passato musicale quando inizi a suonare con un altro gruppo. Metà degli Azusa faceva parte degli Extol, io e David ne eravamo i principali songwriter, quindi è normale sentire sfumature ‘alla Extol’ negli Azusa. Detto questo, cerchiamo di far suonare Azusa in modo tale che non assomigli a null’altro. Le urla e le voci pulite di Eleni e il basso di Liam sono cruciali per dare una dimensione inedita al nostro suono.


NEI TESTI SI PARLA DEL RISCHIO DI PERDERE SE STESSI, RIMANENDO INTRAPPOLATI IN QUANTO ACCADUTO IN PASSATO, SE HO BEN COMPRESO IL TEMA CHE UNISCE LE LYRICS DEI VARI BRANI. RIFLESSIONI BASATE SUL SENTIMENTO DI PERDERE CONTATTO CON LA REALTÀ, DI ESSERE ESTRANEO A CIÒ CHE TI CIRCONDA, ESSERE SOPRAFFATTI DAL DOLORE… È STATO DIFFICILE TRADURRE TUTTE QUESTE SENSAZIONI NEI TESTI E ADATTARLE, NELL’INTERPRETAZIONE, AL LABIRINTO DI DINAMICHE E ARRANGIAMENTI UTILIZZATI IN “LOOP OF YESTERDAYS”?
Eleni Zafiriadou: – La frase “non posso perdermi in un ciclo di ieri” è diventata un promemoria quotidiano, dopo uno di quei sogni in cui fai luce su parti di te stesso che censuri con successo, quando sei sveglio. Sono consapevole del fatto che le persone si annoiano facilmente sentendo i sogni degli altri, ad ogni modo, questa è la storia del sogno: vedo una casa nel buio, mi ritrovo a camminare continuamente attorno ad essa, intrappolata in una sorta di circuito senza via di uscita. Dopo ogni giro mi trovo davanti al cancello, con la chiave in mano tremante, non riesco a metterla nella serratura della porta. Provo ad entrare in casa, ma fallisco ad ogni tentativo. Una paura primordiale mi travolge, come quella di una bambina per la notte, che si immagina la possa inghiottire da un momento all’altro. Il sogno è accaduto dopo un evento che mi ha completamente sconvolto l’esistenza. Sì, mi sono dovuta confrontare con un forte dolore, da un giorno all’altro ho perso tantissime cose a cui tenevo e questo mi ha provocato un fortissimo shock. Ma la cosa importante che continuo a ripetermi è che ho ancora in mano le chiavi per aprire la porta di casa. Quindi in pratica è così che emergono i miei testi, leggo il diario dei miei sogni, apro i cassetti del mio subconscio e cerco di creare un outfit con cui mi sento a mio agio. In studio proviamo ad adattare i testi alla musica, che nel caso di Azusa è praticamente come lavorare su un puzzle.

FACENDO RIFERIMENTO ALLE VOSTRE NAZIONALITÀ E RETROTERRA CULTURALI, COME ENTRANO LE VOSTRE STORIE PERSONALI ED ESPERIENZE DI VITÀ NEL MOOD SONORO DI AZUSA?
Eleni Zafiriadou: – Musicalmente tutti i ragazzi arrivano da ambienti metal, più o meno. Hanno famigliarità con il genere fin dagli inizi come musicisti, si conoscevano già con le loro band precedenti. Penso abbiano impiegato poco tempo a trovare una loro connessione sul piano musicale. David e Christer inoltre hanno in comune l’educazione pentecostale. Puoi sentire quest’influenza in sottofondo in alcune melodie che saltano fuori qua e là in “Heavy Yoke” e “Loop Of Yesterdays”. Liam proviene dai The Dillinger Escape, una vera leggenda, e non si è mai occupato di cose propriamente leggere. Io ho iniziato in una punk band, perché non ero in grado né di suonare né di cantare. Quando sei una totale completa dilettante, il punk è un’enorme porta che ti si apre per darti l’opportunità di suonare. In quanto autodidatta, non ho certezze, cognizioni specifiche e precise dal punto di vista tecnico. Lavoro in modo intuitivo. Le mie capacità non derivano da una didattica ben delineata, portano con sé la ruvidezza che rende quello che è Azusa, e non un’altra band con cantante femminile. Inoltre, porto con me la mia esperienza di lungo corso nel pop.

GLI ARTWORK DEI VOSTRI DUE ALBUM MOSTRANO UNA PREDOMINANZA DI GRIGI, CON UN EFFETTO SEPPIA CHE CONTRADDISTINGUE LE FOTOGRAFIE UTILIZZATE RISPETTIVAMENTE PER “HEAVY YOKE” E “LOOP OF YESTERDAYS”, E PER I SINGOLI ESTRATTI DA “HEAVY YOKE”. COME SIETE ARRIVATI A KLAUS RINKE E ALLA SUA ARTE PER DESCRIVERE IL VOSTRO MONDO MUSICALE? PERCHÉ AVETE SCELTO PER “LOOP OF YESTERDAYS” LA SEMPLICE IMMAGINE DI UNA PERSONA NELL’ATTO DI GETTARE ACQUA DA UN SECCHIO, COSA TRASMETTE DI COSÌ IMPORTANTE?
Eleni Zafiriadou: – Non è stato semplice trovare un punto di accordo tra di noi per la cover di “Loop Of Yesterdays”. Possiamo dare la colpa ai nostri differenti background culturali, personalità, genere, segno astrologico, fatto sta che non riuscivamo ad arrivare a una decisione. Ci abbiamo messo quasi due mesi per scegliere. Esteticamente, la foto in copertina, proposta da David, è stata, l’unica ad incontrare i favori di tutti e quattro. Sono sicura che la performance documentata da Rilke nell’immagine, originariamente intitolata “Wasser schütten um mich herum”, avesse un significato ben diverso da quello che gli attribuiamo noi. Nel mio caso, vedere questa persona nel momento della sua azione ha un effetto rilassante su di me. In una foto in bianco e nero ti focalizzi sui dettagli essenziali. Non ci sono colori a distrarti. Io vedo una persona al centro che getta acqua attorno a sé. L’opposto dell’incapacità di compiere un gesto, che è una delle mie più grandi paure. La foto mi attrae perché in un certo senso associo l’acqua alla purificazione. Scrivere “Loop Of Yesterdays” ha avuto questo effetto su di me, quello di una catarsi. È servito a ripulire il caos intorno a me, mi ha fatto guardare ciò che mi era accaduto da diverse prospettive, diverse angolazioni. Quando ti trovi al centro della scena e puoi occupare quella posizione da una prospettiva aerea, hai buone possibilità di vedere l’intera immagine e questo ti libererà dalle tue preoccupazioni, alla fine.

NEL 2019 AVETE TENUTO I VOSTRI PRIMI CONCERTI COME AZUSA. VI HO VISTO AL BRUTAL ASSALUT E, DAL MIO PUNTO DI VISTA, IN QUEL MOMENTO ERAVATE ANCORA NELLA FASE CHE STAVATE FACENDO L’ESPERIENZA DI COME IL GRUPPO POTESSE FUNZIONARE ASSIEME. ERAVATE ANCORA IN RODAGGIO, SI PERCEPIVA UNA CERTA DITANZA FRA LE CANZONI COM’ERANO SUONATE IN STUDIO E QUELLO CHE RIUSCIVATE POI AD ESPRIMERE SUL PALCO. COSA AVETE IMPARATO DA QUEL VOSTRO PRIMO TOUR?
Christer Espevoll: – Sì, il nostro primo tour è stata un’esperienza molto istruttiva per noi. Nonostante avessimo già suonato centinaia di show in altre situazioni, quelle erano le prime date che tenevamo come Azusa. Ed era tutto nuovo da un certo punto di vista. Quando hai a che fare con nuova musica e una nuova costellazione di musicisti, è scontato che ci voglia del tempo per trovare la giusta chimica sul palco. Detto questo, i concerti non sono andati male nel complesso, a parte l’ultima data del tour, quando abbiamo sofferto tanti problemi per l’audio sul palco, che andava e veniva.

VORREI FARE UN PASSO INDIETRO E TORNARE AI SEA + AIR, PERCHÈ IN ALCUNI PASSAGGI DELLA LORO BIOGRAFIA SU SPOTIFY HO TROVATO ALCUNE RIFLESSIONI CHE POTREBBERO ESSERE TRASPORTATE BENISSIMO IN ALTRI CONTESTI, ANCHE NELL’ATTUALE SITUAZIONE DEGLI AZUSA: INTENDO DOVE SI DICE “LA MUSICA POP UNA VOLTA ERA PERICOLOSA, INQUIETANTE ED ELETTRIZZANTE, RIBELLE, E ANCORA OGGI PUÒ ESSERLO E SORPRENDRE L’ASCOLTATORE”. LE DOSI DI POP CONTENUTE NEGLI AZUSA POSSIAMO DEFINIRLE PERICOLOSE, INQUIETANTI, DISTURBANTI E QUINDI, ALLA FINE, REALMENTE SORPRENDENTI?
Eleni Zafiriadou: – Se penso alle reazioni ricevute dai nostri dischi e dalle recensioni che abbiamo letto, direi che ce l’abbiamo fatta, da questo punto di vista. Abbiamo portato questa idea di pop nelle orecchie dell’ascoltatore. Il mio approccio personale è che la nostra musica non debba essere intenzionalmente pericolosa, inquietante, disturbante, ribelle o altro ancora. In un modo o nell’altro, esso deve essere innanzitutto un riflesso della mia personalità, magari anche di una parte di essa di cui non sono affatto orgogliosa. Il modo in cui crei musica si collega alla musica che apprezzi maggiormente, che sei portato ad ascoltare. Io amo le sorprese nella musica. Quando ho la sensazione di ascoltare qualcosa che non posso davvero paragonare a qualcos’altro, mi emoziono molto.

VI È UN’AMARA IRONIA NEL FAR USCIRE UN DISCO CHE RICHIAMA IL PASSATO, IN TEMPI COME QUESTI (L’INTERVISTA SI È SVOLTA AD APRILE, NDR) IN CUI OGNUNO STA RIMPIAGENDO LA SUA VITA PRIMA DEL DRAMMA COVID-19. SE C’È UNA LEZIONE CHE POTREMO IMPARARE DA QUESTO INCERTO PRESENTE, QUANDO GUARDEREMO A QUESTO PERIODO E LO DECLINEREMO AL PASSATO, QUALE SAREBBE?
Eleni Zafiriadou: – Madre Natura ha memoria. E se continuiamo a trattarla come stiamo facendo adesso, troverà altri modi per combattere i soprusi che le stiamo arrecando, con la nostra immensa stupidità e il nostro egoismo. Il futuro ci dirà se saremo veramente capaci di rimpiangere la nostra vita precedente alla pandemia, cercando di capire al contempo i nostri errori da non ripetere, oppure proseguiremo con il nostro stile di vita come se nulla fosse, senza porci alcuna domanda su cosa si potrebbe cambiare nelle nostre azioni e nei nostri comportamenti.

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