Eccoli qui i nuovi Baroness. Eccoli qui a sfornare quello che è stato un album su cui si è dibattuto molto all’interno della comunità rock e metal. I Baroness sono ancora vittima di una certa discriminazione – a torto o a ragione – a proposito dell’abbandono di quello sludge seminale che aveva contraddistinto i Blue e i Red Records. E anche a distanza dal più radiofonico “Purple”. Qui, nel nuovo “Gold & Grey” (recensione qui), la formazione di John Baizley riesce a trovare un’alchimia che sembra davvero speciale, proponendo un album senza compromessi, con un sound di difficile apprezzamento immediato, pieno di saturazioni, suoni ovattati e poi ancora pianoforte, momenti acustici, inserti sperimentali. Eppure il cuore pulsante resta sempre vivo ed acceso. “Gold & Grey” sembra essere un album del 2019 che difficilmente può passare inosservato nel panorama heavy metal, stando soprattutto a quanto scritto nelle numerose testate online e cartacee, in cui viene annunciato come uno dei migliori momenti di quest’anno. Almeno per ora. Sicuramente la sua genesi e il suo passato, la sua particolare volontà di sfidare se stessi ed andare avanti per la propria strada, il gusto e il cuore della band sono ancora elementi vincenti per fare la musica che i Baroness vogliono far sentire. L’innesto della prodigiosa chitarrista Gina Gleason ha sicuramente contribuito a creare questa alchimia che è alla base di “Gold & Grey”. Ecco qui l’intervista che ci ha concesso in esclusiva.
CREDO CHE L’ALBUM SIA COSTRUITO SU UNA SORTA DI ALCHIMIA PARTICOLARE: UN’ALCHIMIA VENUTA A CREARSI TRA TUTTI I MEMBRI DELLA BAND, COME SI USAVA UN TEMPO NELLE SALE PROVE, QUANDO SI SUONAVA DAVVERO TANTO INSIEME. EPPURE QUESTA FORMAZIONE DEI BARONESS E’ PIUTTOSTO NUOVA. E TU, NONOSTANTE LE CONTINGENZE, NON SEMBRI DECISAMENTE ‘L’ULTIMA ARRIVATA’. COME E QUALE CREDI SIA STATO IL CONTRIBUTO DI GINA GLEASON IN QUESTO NUOVO “GOLD & GREY”?
– Credo sicuramente che quello che tu dici sia stato vero. E ti ringrazio. Il processo di creazione e registrazione è davvero avvenuto insieme. C’è stato un grande interesse nel vedere come ognuno di noi avrebbe voluto sviluppare le canzoni. Per quanto mi riguarda ho cercato di inserirmi decisamente sia nel processo creativo iniziale, che fondamentalmente ha John -ma non solo- come principale autore, sia in quello di maturazione e sviluppo delle canzoni. Sono stata davvero fortunata ad avere avuto così tanto spazio, ma la cosa di cui sono più contenta è quella di aver contribuito soprattutto nell’ottica di miglioramento delle canzoni. Cercare quello che avrebbe giovato alla canzone stessa, e non tanto al singolo musicista. Anche se non è sempre stato questo il mio ‘stile’, diciamo, non importa. La parte che mi sono sentita di offrire era al servizio della canzone. Questa alchimia sì, si è davvero creata tra me, John, Nick e Sebastian. C’è stato spazio per metterci una sorta di drone, una sorta di feedback, un tema in polifonia, le armonizzazioni dei chorus. Un sacco di cose come queste, davvero. È stato entusiasmante. E anche frutto di un grosso lavoro.
COSA CREDI CHE QUESTO COINVOLGIMENTO, QUESTO SPECIFICO RITUALE CHE SI È CREATO CON I BARONESS E QUESTO ALBUM, SIA QUALCOSA CHE HA CAMBIATO IL TUO MODO DI FARE MUSICA?
– Penso di aver avuto una nuova percezione di quello che può voler dire suonare il mio strumento. Come ti dicevo ho avuto modo di sperimentare nuove cose, che mi hanno sicuramente intrigata e, in un certo qual modo, migliorata come musicista. La costante intenzione di suonare ‘metal’ non c’è stata nei Baroness. C’è questo elemento più rock, in generale, questa costante volontà di migliorarsi e di migliorare la nostra musica. È sempre una sfida per noi. Spingere noi stessi a fare qualcosa di diverso, di nuovo. Superare i nostri limiti.
C’È UNA PARTICOLARE CANZONE A CUI TI SENTI PIU’ LEGATA?
– Difficile a dirsi. Ogni volta che sento il disco mi sento più vicina a qualcosa di nuovo. La cambio molto spesso la mia canzone preferita, diciamo così. Mi ricordo che in “Emmet-Radiating Light” io e John abbiamo avuto questa idea di registrare questa introduzione in veranda e dare questo tocco acustico al tutto. E c’è questa sensazione così naturale che ogni volta sento come veramente significativa. Erano finite le registrazioni quel giorno ed era notte. Nick e John avevano scritto questa parte, ma alla fine hanno chiesto a me di suonarla. Questi grilli in sottofondo, io e John in veranda. E poi l’aggiunta del resto degli strumenti che senti. Una bella esperienza davvero. E penso che la canzone rispecchi questa verità.
QUESTO ASPETTO ACUSTICO È MOLTO IMPORTANTE IN QUESTO ALBUM. C’È UNA BELLISSIMA VERSIONE ONLINE DI “COLD BLOODED ANGELS”, AD ESEMPIO, CHE MOSTRA COME SIATE PROPRIO A VOSTRO AGIO IN QUESTA NUOVA VESTE, CHE NON AVEVA MAI AVUTO COSI’ TANTO SPAZIO PRIMA.
– Beh, grazie. Tutti questi momenti acustici credo che suonino come elementi tristi e belli insieme (ride, ndr). Anche gli elementi di pianoforte donano questo nuovo aspetto che magari si può percepire come innovativo. Da parte mia il finger style mi è sembrato perfetto e soprattutto molto sincero, come in “Cold Blooded Angels”.
SO CHE TE L’AVRANNO CHIESTO IN MOLTISSIMI, MA NEL NUOVO DISCO BISOGNA PARLARE DI QUESTO SOUND CHE AVETE VOLUTO DARE IN SEDE DI POST-PRODUZIONE. SATURAZIONI, COMPRESSIONI A CANNONE, PRATICAMENTE. UNA SENSAZIONE DI LO-FI CHE NON SI SENTE MOLTO SPESSO. CERCATO O NO, È SICURAMENTE UN MARCHIO DI FABBRICA DI “GOLD & GREY”.
– Volevamo proprio suonasse così. Dal punto di vista compositivo sapevamo già su come essere orientati in sede di post-produzione. E soprattutto ogni canzone volevamo suonasse diversa dalla precedente anche dal punto di vista sonoro. Ci sono un sacco di compressioni e suoni ‘duri’ che abbiamo pensato potessero essere interessanti. Anche qui, una sorta di sfida. Credo davvero sia un ‘extreme record’ e sono sicura la produzione possa offrire questo tipo di ascolto. E, nonostante questo, ci sono i pianoforti, le parti acustiche e tutto il resto. Credo davvero suoni come un album duro ed estremo. E sono molto contenta di questo.
QUALE PENSI POSSA ESSERE L’UNICITA’ DI “GOLD & GREY”? SOPRATTUTTO DAL PUNTO DI VISTA TUO, GINA, CHE NON HAI REGISTRATO I PRECEDENTI. PUOI ANCHE RISPONDERE DA FAN, O DA ASCOLTATORE DISTACCATO.
– Penso che abbia questo, come dicevi tu prima: l’aver avuto quattro musicisti nella line-up nuova che davvero intendono creare qualcosa di unico e personale. Nessuno salendo sulle spalle dell’altro, aiutandosi e pensando unicamente al bene delle canzoni. Penso che l’onestà del disco sia la sua forza. Penso che sia speciale ovviamente perché sono stata partecipe. E, altrettanto personalmente, spero che questa bella sensazione che ho avuto possa trapelare nell’ascolto. Spero davvero si possa sentire come il nostro fare musica sia vero ed onesto.
VOLEVO CHIEDERTI QUALCOSA DEL TUO PASSATO, “CIRCLE DU SOLEIL”, ETC. COME QUESTE ESPERIENZE ABBIANO INFLUITO SUL TUO MODO DI SUONARE.
– Beh, ci son stati momenti in cui suonavo anche 180 date in un anno. Una cosa che mi porterò dietro da questa ultima esperienza è sicuramente il restare focalizzati sulla composizione, senza perderne il filo. Questa mentalità, direi, è stato quello che sicuramente trovo significativo.
COSA NE PENSI DELLA SCENA METAL DI OGGI? SO CHE TU STESSA HAI FATTO PARTE DEI MISSTALLICA, O DELLA TRIBUTE BAND DI KING DIAMOND. SEI UNA CHE SE NE INTENDE, INSOMMA…
– Quello di cui parli era molto tempo fa, eravamo tutte alle superiori. Ci sono un sacco di sottoculture nel metal oggi che mi affascinano moltissimo, comunque. In gioventù poi ti avvicini anche ad altre band, sempre più specifiche, sempre più ricercate e trovo sempre modo di scoprire nuovi generi e nuove band davvero interessanti.
COME VEDI IL FUTURO DELL’HEAVY METAL?
– Penso che si stia continuamente evolvendo. Penso sia esaltante, soprattutto per tutte le contaminazioni di cui si sta nutrendo. Sai, la mentalità heavy metal è molto aperta e accoglie tutti al proprio tavolo. Trovo che questo sia un qualcosa di fantastico e che, proprio per questo, non farà mai morire il genere. Sperimentare, provare cose nuove, superare i propri confini.
E CREDI CHE SIA QUESTO IL FUTURO DEI BARONESS?
– Assolutamente. Siamo stati benedetti a trovare questa alchimia – come ho detto – e ad avere la forza di superare noi stessi.