BARREN EARTH – Terra Rosso Sangue

Pubblicato il 15/07/2010 da

Mikko Kotamäki, vocalist degli Swallow The Sun; Marko Tarvonen, batterista dei Moonsorrow; Sami Yli-Sirnio, chitarrista dei Kreator; Janne Perttilä, session guitar dei Moonsorrow; Olli-Pekka Laine, ex-bassista degli Amorphis; Kasper Mårtenson, ex-tastierista degli Amorphis. Eccovi i Barren Earth al completo, la nuova super-band finlandese! C’è bisogno di aggiungere altro? Il loro debutto, “Curse Of The Red River”, non brillerà forse per originalità, ma la classe ed il gusto compositivo dei membri del gruppo ne fanno consigliare senza ombra di dubbio più di un ascolto. Risponde ai nostri quesiti informatici un ciarliero Janne Perttilä…

JANNE, VOI TUTTI SIETE MEMBRI O EX-MEMBRI DI BAND DIVERSE MA BEN CONOSCIUTE. QUAL E’ LA RAGIONE CHE VI HA PORTATO AD UNIRE LE VOSTRE FORZE NEI BARREN EARTH? COME E’ NATO, IN PRATICA, IL GRUPPO?
“Dunque, è stato il nostro bassista Olli-Pekka Laine a dare il via alla creazione della band! La formazione in cui militava al tempo stava lentamente perdendo ragione di esistere, così decise di ripartire da zero da solo formando una nuova entità. Chiamò quindi un manipolo di amici – io, Marko Tarvonen e Kasper Martenson – e ci trovammo presto in sala prove a jammare su alcune composizioni di Olli. Inutile dirti che ci piacque molto ciò che sentimmo e che ci trovammo alla grande nel suonare assieme! Ognuno di noi ha iniziato poi a contribuire al songwriting e la band è stata completata infine da Sami Yli-Sirnio e da Mikko Kotamaki. Il resto direi che è già passato alla storia, no? I Barren Earth sono nati davvero in modo naturale e non penso tutt’oggi che all’inizio qualcuno di noi sapesse dove saremmo andati a parare con la direzione musicale. Fatto è che finora è andato tutto benissimo e siamo davvero soddisfatti di quanto creato. Tutti abbiamo altri progetti, ma i Barren Earth sono qualcosa di particolare in quanto ci permettono di esplorare territori diversi da quelli delle nostre formazioni-madre. In più, la forte componente progressive del gruppo permetterà ulteriori sviluppi in futuro…”.

SOFFERMIAMOCI UN ATTIMO SUL VOSTRO EP D’ESORDIO, “OUR TWILIGHT”. COME E’ STATO ACCOLTO DA FANS E CRITICA? E COME MAI AVETE SCELTO – DECISIONE APPREZZATISSIMA, PERALTRO – DI NON INSERIRE TUTTI I BRANI ANCHE NEL FULL-LENGTH?
“Guarda, siamo stati letteralmente sommersi dai complimenti per ‘Our Twilight’! Un sacco di belle recensioni sicuramente, ma niente di paragonabile a quanto bene è stato accolto ‘Curse Of The Red River’! Sia se guardiamo la critica, sia quanto scrivono i fans, pare proprio che la nostra musica abbia relativamente sfondato. Inserire tutti i pezzi dell’EP nel full-length non è stato nemmeno preso in discussione, perché sarebbe stato del tutto stupido: esistiamo non da molto, è vero, ma se c’è una cosa di cui non siamo carenti sono le canzoni (ride, ndR). La musica ci sgorga semplicemente fuori e pare quasi divertente quanto produttivi sembriamo essere! Lavoriamo costantemente su nuova musica e ti posso dire che, in questo momento in cui rispondo alle tue domande, abbiamo quasi pronto un nuovo album di inediti!”.

OTTIMO! RESTIAMO PERO’ SU “CURSE OF THE RED RIVER”: DEATH METAL, ATTITUDINE PROGRESSIVE, MELODIE FOLKISH, UNA BEN RADICATA AURA SEVENTIES, GROOVE E ATMOSFERA. VUOI AGGIUNGERE QUALCOS’ALTRO PER PRESENTARE IL VOSTRO SUONO A DEI POTENZIALI NUOVI FANS?
“Be’, penso che tu abbia fatto davvero un ottimo riassunto, ho poco altro da dire. Quando si usa il termine ‘progressive’ accoppiato a qualsiasi cosa ‘metal’, si corre sempre il rischio di sbagliare, perché ormai anche le band che usano dei tempi particolari su magari un solo pezzo di un loro album, oppure quelle che propongono qualche estemporaneo e arzigogolato passaggio tecnico, vengono subito etichettate come ‘progressive’. Per come la vedo io, il thrash metal, ad esempio, resta thrash metal anche se il gruppo usa tempi dispari ogni tanto. Parlando di progressive, un sacco di gente cita subito i Dream Theater, chitarristi super-virtuosi oppure musica complessa. Ebbene, noi siamo all’opposto di questa concezione: proprio come tu hai detto, siamo molto più ‘aura Seventies, groove e atmosfera’! A livello di attitudine, noi siamo fedeli devoti della scuola Pinkfloydiana, grazie alla quale non serve suonare assoli veloci o strabiliare la gente con la tua tecnica per essere definito ‘progressive’. E però poi, sì, anche noi abbiamo i nostri bei virtuosismi, chiaro!”.

ASCOLTANDO IL DISCO, QUALCHE INEVITABILE PARAGONE CON GLI AMORPHIS E’ PURTROPPO SALTATO ALL’ORECCHIO: LE MELODIE, IL TOCCO FOLK, L’INFLUENZA DEI JETHRO TULL, L’USO DELLA DOPPIA VOCE…TUTTO PIUTTOSTO SIMILE A DISCHI QUALI “ELEGY” O “ECLIPSE”. AVENDO OLLI-PEKKA E KASPER IN LINE-UP, NON TEMETE DI VENIRE TROPPO FACILMENTE ACCOSTATI ALLA LORO EX-BAND?
“Purtroppo pare sia così. Nonostante stiamo facendo di tutto per convincere la gente del contrario, veniamo regolarmente paragonati agli Amorphis…e sembra che non si riesca a fare nulla per cambiare la situazione. Sai, non sono sicuro che tutto ciò sarebbe avvenuto se non avessimo avuto in formazione due loro ex-membri, perché ci sono molte più differenze che somiglianze fra noi e loro (uhm…il nasino qui si allunga, caro Janne!, ndR). D’altro canto, in effetti, mi rendo conto che qualcosa di ‘familiare’ e già sentito ci possa essere: in fondo Olli-Pekka e Kasper hanno contribuito in maniera profonda a plasmare le sonorità degli Amorphis e quindi ci può stare tranquillamente il paragone. E poi, quale nuova band al giorno d’oggi può permettersi di evitare comparazioni a qualcuno e nomi di riferimento? Noi abbiamo cercato di tenere fuori dalle varie biografie e presentazioni i classici proclami da ‘supergruppo formato da membri di band famose’, però non siamo i soli ad occuparci del materiale promozionale e quindi i Barren Earth sono diventati una ‘superband’. Ci piacerebbe farcela solo grazie alle nostre capacità compositive e strumentali, vogliamo che l’enfasi sia soprattutto sulla musica, com’è giusto che sia!”.

E A PROPOSITO DI COMPOSIZIONE, COME FUNZIONA NEI BARREN EARTH? COME NASCE UN BRANO? AVETE UN SONGWRITER PRINCIPALE O TUTTI PROPONETE LE VOSTRE IDEE?
“Tutti scriviamo qualcosa. Olli-Pekka in effetti è il più produttivo, ma finora il materiale è stato scritto da lui, me, Marko e Kasper. Funziona che uno di noi prepara a grandi linee un’intera canzone componendo a casa, poi ci si ritrova in sala prove o in studio e si modifica e si arrangia il pezzo in questione. E’ a questo punto che ognuno di noi offre il suo contributo alla completezza del brano. Nei booklet finora abbiamo accreditato alle singole tracce il compositore principale, ma in realtà ogni pezzo viene rifinito da tutta la band. Sami, ad esempio, è un maestro nell’arrangiamento delle melodie ed ovviamente nessuno può suggerire a Mikko come deve cantare le sue parti: sono entrambi ragazzi molto talentuosi e, sebbene non abbiano ancora scritto canzoni complete dei Barren Earth, il loro contributo è davvero notevole!”.

QUALI SONO LE TRACCE CHE RITIENI PIU’ RAPPRESENTATIVE DELL’ALBUM? IO DIREI “OUR TWILIGHT” E “THE RITUAL OF DAWN”, QUEST’ULTIMA VERAMENTE EPICISSIMA!
“Se devo proprio sceglierne una, allora ti direi che la title-track, ‘Curse Of The Red River’, può fungere benissimo da portavoce del disco: ha un groove massiccio, ottime melodie e poi nel finale si congeda prendendo una direzione inaspettata e mozzafiato con quella bellissima parte acustica. E poi è proprio un brano completo. ‘The Ritual Of Dawn’ è anch’essa una traccia importante per i Barren Earth. E anche ‘Flicker’ ci rappresenta bene! ‘Our Twilight’ non è da meno, ma lo fa in un modo diverso…se le cambi i suoni diventa una grandissima pop song anni Ottanta (ride, ndR)!”.

PARLANDO INVECE DEI TESTI, CI TROVIAMO DI FRONTE A FOLKLORE FINNICO O RIFLESSIONI SUI TEMPI MODERNI? E COME VANNO AD INTERAGIRE CON LO SPLENDIDO ARTWORK DI TRAVIS SMITH?
“Uhm…a quanto mi risulta il folklore finnico lo abbiamo lasciato ad altri gruppi! Ci sono così tante band della sempre crescente scena pagan metal che sono molto più brave di noi a dedicarvicisi… Pensa invece che tanti giornalisti ci hanno chiesto se il disco è un concept-album, chissà perché? Comunque, anche se non me lo hai chiesto, ti dico che NON è un concept-album: tutte le lyrics sono state composte come entità individuali e anche da più persone. L’artwork invece è strettamente collegato soltanto alla title-track, ‘Curse Of The Red River’. Si tratta di una metafora inerente alla razza umana, al nostro interiore, al nostro sangue, che ci definiscono e definiscono la vita che conduciamo. Come una maledizione, è la follia dell’Uomo, sottoforma di compulsione e dipendenza, che ci spinge a rovinare le nostre stesse vite e la vita del pianeta su cui abitiamo. Il ‘red river’ (fiume rosso, ndR) del titolo è lo Stige, il fiume infernale dell’odio e della morte”.

SARETE DI SCENA FRA CIRCA UN MESE AL SUMMER BREEZE OPEN AIR, MA COME STATE PROGRAMMANDO L’ATTIVITA’ LIVE? RIUSCIREMO A VEDERVI IN ITALIA, MAGARI LA PROSSIMA STAGIONE?
“Be’, ci stiamo lavorando sopra! Anche se, essendo una band tutto sommato giovane e neonata, abbiamo qualche difficoltà a trovare spazio per un vero e proprio tour. O forse, per meglio dire, per ora sarebbe troppo costoso imbarcarci in un vero e proprio tour (ride, ndR). Come spesso succede, potremmo aprire il tour di qualche formazione più grossa, ma anche in questo caso occorrerebbero un po’ di soldini che, per come stanno le cose adesso, non ci sono. Ci sono certamente degli ostacoli da abbattere, che non riusciranno a fermarci però. Dovete avere pazienza, per ora non ho nessuna news da darvi, ma di sicuro un giro in autunno-inverno da qualche parte ce lo facciamo!”.

UNA QUASI OBBLIGATA ‘DOMANDA PER SUPERBAND’: I BARREN EARTH SONO UN PROGETTO DESTINATO A DURARE E REGISTRARE ALBUM CON REGOLARITA’, OPPURE SOLO UN’ALTERNATIVA PER I SUOI MEMBRI?
“Questa è una bella domanda. Sono lieto di dirti che, dopo questi due anni di lavoro assieme come band, sembra che il progetto sia destinato a durare, prendendo le sembianze di un gruppo a tutti gli effetti. Come detto in partenza, soddisfa determinati nostri bisogni musicali, quindi per tutti noi resta uno sfogo dalla routine e una possibilità di esprimerci con più libertà. Ci divertiamo parecchio assieme e questo è molto importante! Abbiamo composto un disco di cui andiamo orgogliosi e continuiamo a scrivere di getto nuova musica. Nella nostra sala prove ci siamo costruiti un mini-studio di registrazione, quindi riusciamo a fare delle demo professionali di ciò che componiamo. Questo weekend completeremo i demo di tre nuovi pezzi, a cui mancheranno però le voci di Mikko, che vive lontano dalla nostra base; ci raggiungerà entro un paio di settimane e farà le sue parti. Come vedi, siamo iper-attivi come band e non abbiamo nessun dubbio riguardo a ciò che vogliamo fare. Anche le registrazioni del disco ci son sembrate più un pic-nic fra amici che ore e ore di duro lavoro…”.

OK, JANNE, E’ DAVVERO TUTTO. TI RINGRAZIO MOLTO PER LA TUA COMPLETA DISPONIBILITA’ E TI AFFIDO IL COMPITO DI CHIUDERE L’INTERVISTA…
“Allora grazie mille per questa intervista e per l’interesse mostrato nella band. Godetevi la splendida estate italiana (e il cibo! E il vino!) e speriamo di vederci prima possible! Continuate a supportare la buona musica”.

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