BASTARD GRAVE – I nuovi barbari

Pubblicato il 30/03/2023 da

Picchiare duro, ma con un certo stile. Con il nuovo “Vortex of Disgust”, i death metaller svedesi Bastard Grave hanno smesso i panni di trogloditi totali per adottare uno stile leggermente più ‘raffinato’, con cui andare a esplorare nuove sfaccettature e delle atmosfere più dense. Autopsy ed Entombed restano fonti di ispirazione importantissime, ma il gruppo di Helsingborg oggi si concede una manovra meno rigida, qualche apertura melodica in più e, in generale, delle strutture che lavorano più di ingegno che di sola forza bruta. Un’evoluzione tanto netta quanto spontanea, quella operata dal quintetto, il quale evidentemente non ci sta a restare confinato all’interno di soli schemi rètro. Il risultato, come già segnalato in sede di recensione, è estremamente godibile, tanto che si può senz’altro vedere in “Vortex…” l’apice della carriera dei cinque scandinavi. Parliamo di questo e altro con l’affabile chitarrista Andreas Hjorth.

AVETE IMPIEGATO QUATTRO ANNI PER TORNARE CON UN NUOVO ALBUM. “DIORAMA OF HUMAN SUFFERING” ERA STATO UNA BELLA SORPRESA, UN DISCO SICURAMENTE SU UN LIVELLO PIÙ ALTO RISPETTO AL DEBUTTO. QUALI ERANO ALCUNI DEI VOSTRI OBIETTIVI PER “VORTEX OF DISGUST”?
– L’obiettivo principale è sempre quello di scrivere riff più malati, canzoni migliori e nel complesso cercare di fare il miglior album possibile. Ma tutto sommato possiamo dire che con questo abbiamo sentito di voler variare un po’ di più la nostra formula. Il nostro debutto era un attacco senza respiro, mentre “Diorama…” è forse venuto un po’ troppo lento. Alla fine ci siamo detti che volevamo confezionare un album in cui le parti veloci fossero più veloci e le parti più lente… più lente! Abbiamo lavorato parecchio sulla struttura delle canzoni e sulle dinamiche. I riff sono importanti, ma la dinamica di una canzone è fondamentale. Col senno di poi, penso che abbiamo fatto un buon lavoro.

AVETE FATTO QUALCOSA DI DIVERSO A CASA O IN STUDIO QUESTA VOLTA? DOPO UN PAIO DI ALBUM L’ESPERIENZA NEL COMPORRE E REGISTRARE INIZIA A FARSI SENTIRE?
– L’abbiamo registrato quasi tutto da soli. Due volte! La pandemia ci ha dato il tempo di lavorare un po’ di più sulle canzoni. Avevamo registrato l’intero album due anni fa, ma poi il nostro vecchio cantante ha deciso di prendere altre strade e abbiamo quindi scelto di rifare tutto da capo. Abbiamo avuto il tempo, d’altronde non stava succedendo nient’altro. Abbiamo quindi lavorato con estrema calma. Questo è un po’ il nostro “Chinese Democracy” (ride, ndR).

HO IN EFFETTI NOTATO UNA SORTA DI DUALITÀ NELLA VOSTRA NUOVA MUSICA: LE INFLUENZE SONO ANCORA ABBASTANZA CHIARE E L’ALBUM SUONA CRUDO E SPONTANEO. LE MELODIE PERÒ SEMBRANO PIÙ RAFFINATE. LE CANZONI RESPIRANO DI PIÙ E CI SONO ALCUNE DINAMICHE INTERESSANTI. SONO SULLA STRADA GIUSTA QUI?
– Questa è davvero un’ottima osservazione, sono contento che venga fuori. Come dicevo prima, le dinamiche sono qualcosa su cui abbiamo lavorato molto di più con questo album. Lasciare che le parti fluiscano di più, se necessario, e non porci troppi limiti nelle strutture delle canzoni. Non sto dicendo che ci siamo trasformati in una band prog, ma questa volta succedono varie cose all’interno dei brani. Poi chiaramente l’impianto violento e percussivo, su cui fare headbanging, è rimasto al suo posto. Un minimo di semplicità è sempre necessaria per persone come noi.

È DIFFICILE PER VOI CREARE NUOVI RIFF, IDEE, CANZONI E UNA “VOCE” PER VOI STESSI IN QUESTO RAMO DEL DEATH METAL, DAL MOMENTO CHE GRAN PARTE DEL GENERE È ORMAI CODIFICATO DA DECENNI?
– Può essere davvero una sfida, provare a scrivere qualcosa che non è già stato fatto fino alla morte. Ci sono band che per loro fortuna hanno trovato qualcosa di unico e che le distingue subito nella massa. Altre, come noi, non hanno magari dei riff originali, ma la struttura e l’intero approccio è quello che fa la differenza. Tutto sommato, non penso che abbiamo qualcosa che ci distingua davvero dalle altre band in questa scena, ma non è nemmeno qualcosa a cui puntiamo troppo.

PENSI CHE L’ORIGINALITÀ SIA QUALCOSA DI SOPRAVVALUTATO NEL METAL DI OGGI? PUÒ UNA BAND ESSERE DAVVERO ECCEZIONALE E MERITEVOLE DI UN ASCOLTO SENZA SUONARE TROPPO ORIGINALE?
– Ovviamente una band può essere rilevante e interessante senza necessariamente essere originale. L’originalità è bella, ed è sempre divertente essere sorpresi e grattarsi la testa quando si cerca di capire cosa si sta ascoltando. Ma cercare di suonare originali e unici solo per il gusto di essere unici può anche essere estremamente pretenzioso. È come annusarsi il culo. Mi piacciono le band che portano qualcosa di nuovo, ma ciò non deve apparire forzato. A mio gusto, un gruppo può anche essere poco originale, ma l’ingrediente che non deve mai mancare è un sentore di urgenza e di strenuo impegno in ciò che sta facendo. Voglio sentire che per loro suonare è una questione di vita o di morte, soprattutto dal vivo.

CI SONO MOMENTI O INTERE CANZONI IN “VORTEX OF DISGUST” CHE TI FANNO DIRE “CAZZO, SÌ!”?
– Decisamente! Ci sono alcune parti – che io stesso non sono veramente sicuro di come e quando le abbia scritte – di cui mi sento molto orgoglioso. Ma quelle sono per lo più solo parti di canzoni. Quando ascolti il ​​tuo album con il senno di poi è impossibile non sentire piccoli errori o passaggi su cui avresti voluto lavorare un po’ di più. Ma nel complesso sono soddisfatto dell’album, alcune parti più di altre.

DAL PUNTO DI VISTA DEI TESTI, RACCONTACI COSA SUCCEDE QUESTA VOLTA. I TITOLI DELLE CANZONI SONO CURIOSI E IN QUESTO ALBUM SEMBRANO AVVOLTI DA UN’ATMOSFERA PIÙ CUPA. LE CANZONI SONO COLLEGATE TEMATICAMENTE?
– Per questo album il nostro nuovo cantante Tiago ha scritto la maggior parte dei testi. Ha un approccio diverso dal mio. Prima scrivevamo principalmente per necessità: avevamo solo bisogno di alcuni testi! Si trattava principalmente di roba horror, molto ispirata a Cronenberg. Personalmente non sono mai stato veramente coinvolto nelle cose soprannaturali o lovecraftiane. Ma Tiago ha introdotto alcune nuove influenze, attingendo da vecchi miti, elementi esoterici e alcuni horror fantascientifici; è bello avere un nuovo approccio e non rimanere bloccati a scrivere gli stessi testi sul rigurgito di sangue per la centesima volta. Comunque gli elementi del cosiddetto body horror sono ancora presenti nei pochi testi che ho scritto, vediamo se riuscite a capire quali sono.

A DIFFERENZA DI MOLTE ALTRE BAND NELLA VOSTRA SCENA, FINORA NON AVETE PUBBLICATO MOLTI EP O SPLIT. PERCHÉ? C’È UNA BAND CON CUI VI PIACEREBBE LAVORARE PER UNO SPLIT?
– Abbiamo fatto uno split con i Graveyard Ghoul dalla Germania, nostri amici. E in realtà abbiamo un nuovo split su 7 pollici in uscita a breve. Ma, nel complesso, non sono un grande fan degli EP o degli split. Troppo brevi: se è qualcosa che mi piace, allora voglio un album intero. Una canzone non mi basta. Per quanto riguarda le band con cui vorremmo fare uno split, non lo so, ci sono un sacco di nuove fantastiche band death metal in questo momento. Sento che siamo davvero in un periodo unico in questo momento, con tutto ciò che sta accadendo nella scena death metal underground. Così tante band, e così tante di loro sono davvero fantastiche!

LA SVEZIA ERA UNA DELLE PATRIE DEL DEATH METAL NEI PRIMI ANNI NOVANTA. COME È CAMBIATA LA SCENA, SECONDO TE, DA ALLORA AD OGGI? OVVIAMENTE MOLTE BAND STANNO ANCORA ANDANDO AVANTI, ANCHE SE NON SONO ECCESSIVAMENTE ATTIVE, COME DISMEMBER, GRAVE, INTERMENT. VEDI MOLTE FORMAZIONI PIÙ GIOVANI ARRIVARE A PRENDERE IL TESTIMONE?
– Ero un ragazzino in quei primi anni, ma ho avuto modo di vedere alcuni di quei gruppi all’epoca. È stato fantastico e tutto, ma sento che la scena sia migliore oggi rispetto ad allora. Forse non in Svezia, però; negli ultimi anni non credo che abbiamo avuto la stessa qualità o abbondanza di grandi band degli altri paesi. I vecchi gruppi sono ancora in giro, ma forse non fanno più niente che mi interessi. Per quanto riguarda le nuove band svedesi, non ho molto da dire. Amavo i Morbus Chron prima che smettessero. Tornando alla precedente domanda sull’originalità, quello era un gruppo che ne aveva in abbondanza senza che apparisse pretenziosa o forzata. Il resto del panorama svedese oggi non mi entusiasma.

I VALORI DI QUESTO TIPO DI MUSICA SONO CAMBIATI RISPETTO AGLI ANNI OTTANTA E NOVANTA, SECONDO TE?
– Penso che qualcosa sia cambiato. C’è un’attitudine DIY/fai-da-te molto più ‘punk’ nella scena underground di oggi. Molte persone, me compreso, sono cresciute come punk e hanno portato quella mentalità nella scena, il che è una grande cosa.

QUALI SONO I VOSTRI PIANI PER IL 2023?
– Pubblicare l’album e scatena un vortice di disgusto per l’Europa quando saremo in tour ad ottobre. Speriamo di recuperare tutto il tempo perso durante la pandemia.

PER CONCLUDERE, INDICA I CINQUE MIGLIORI ALBUM DEATH METAL DI TUTTI I TEMPI SECONDO TE E SPIEGA LA TUA SCELTA.
Odio queste domande, impossibile rispondere! Ma va bene, ci proverò.
1. Autopsy – “Mental Funeral”. Band fondamentale, album fondamentale. Il miglior album death metal di tutti i tempi. Ogni band che suona death metal è influenzata dagli Autopsy, in un modo o nell’altro.
2. Dismember – “Like an Everflowing Stream”. Avrei anche potuto scrivere “Left Hand Path” degli Entombed, ma oggi mi sono sentito un po’ più vicino ai Dismember.
3. Bolt Thrower – “For Victory”. L’album che mi ha fatto appassionare a loro. Così fottutamente diretto e crudo. Anche se “Those Once Loyal” ci va vicino e potrebbe anche essere il loro miglior lavoro.
4. Vastum- “Hole Below”. Il miglior death metal contemporaneo in circolazione. Come realizzare sempre album di prim’ordine, essere persone fantastiche con cui uscire e condividere qualcosa di veramente unico. Il loro concerto al Kill-Town Death Fest 2019 è qualcosa che ricorderò per sempre.
5. Il quinto è sempre il più difficile, vorrei citarne mille, ma ne rimane solo uno. Quindi lo darò a Morbus Chron – “Sweven”. È secondo me uno dei migliori album di sempre. Continuo sempre a tornarci e a trovarci cose nuove. Potrebbe volerci un po’ per entrarci in sintonia, ma quando lo fai è estremamente gratificante.

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