Benché la loro militanza nell’underground italiano sia lunga e conferisca loro automaticamente la qualifica di band storica, i Bastard Saints da Varese giungono solo quest’anno all’esordio su lunga durata, “The Shape Of My Will”. Noi di Metalitalia.com, sempre attenti a ciò che di (musicalmente) buono il nostro paese ha da offrire, abbiamo ascoltato e recensito l’album, apprezzandolo tanto da spingerci a scambiare due chiacchiere con Andrea Marino, cantante del gruppo, per farci raccontare di quale gestazione il disco è stato protagonista e, magari, addentrarci un po’ più a fondo nella storia del gruppo, arrivando a dettagliare il rapporto con i fan e, più generalmente, con la scena estrema italiana.
VOI SIETE UNA BAND STORICA DELL’UNDERGROUND ESTREMO ITALIANO: RACCONTERESTE LA VOSTRA STORIA AI LETTORI DI METALITALIA.COM? CI POTETE SPIEGARE LA SCELTA DEL VOSTRO MONICKER?
“I Bastard Saints si formano a Varese, verso la fine del 1997. Durante gli anni abbiamo cambiato più volte la line-up, ma non abbiamo mai smesso di suonare, facendo date sia in Italia che all’estero il più possibile. Siccome siamo sempre stati appassionati di musica estrema, abbiamo deciso di mettere su un gruppo per fare pezzi nostri e suonarli dal vivo. Siamo passati da suonare in una cantina di un nostro amico a varie sale prove tra Varese-Como-Milano fino ad averne una tutta nostra dove poter registrare e suonare i nostri pezzi anche con amici. Il nostro nome è preso da una canzone e anche EP dei Sinister ed è stato scelto per il suo impatto che rispecchia in qualche modo la musica che suoniamo”.
ABBIAMO ASCOLTATO “THE SHAPE OF MY WILL” E LA PIU’ FORTE IMPRESSIONE CHE NE ABBIAMO TRATTO E’ CHE, PER QUANTO SIA IL PRIMO VOSTRO LP, DI TUTTO SI TRATTI FUORCHE’ DI UN CANONICO ALBUM D’ESORDIO, VISTO CHE I PEZZI MOSTRANO TUTTI UNA PROFONDA LAVORAZIONE. CI RACCONTERESTE I PASSI DISCOGRAFICI CHE VI HANNO CONDOTTO FIN QUI?
“I pezzi di questo disco non sono nuovi. Il disco è stato registrato a fine 2008 ed ha visto la luce solo nel 2009 come promo di tre pezzi; oltretutto, i brani registrati erano una prima scelta dei pezzi composti dopo il nostro MCD ‘La Uno Bianca’, quindi quello che tu hai notato è corretto: negli anni i pezzi sono stati più volte riarrangiati rispetto a quando li abbiamo suonati nel 2004. Purtroppo in quel periodo abbiamo avuto un sacco di problemi che ci hanno impedito di registrare e di entrare in sala prove con discontinuità. Ad ogni modo, questi intoppi ci hanno permesso di perfezionare i pezzi e completarli”.
UN ALTRO ASPETTO CHE ABBIAMO APPREZZATO DEL VOSTRO ALBUM E’ LA SUA INTRINSECA VARIETA’ E CI DOMANDAVAMO SE SI TRATTASSE DI UNA PRECISA SCELTA STILISTICA: COSA POTETE DIRCI AL RIGUARDO?
“Sì, l’album ha molte variazioni di tempo, riff, armonici e in qualche maniera abbraccia più stili, ma non è assolutamente una scelta forzata. Questo è quanto più ci aggrada mentre componiamo e arrangiamo i pezzi: gira tutto intorno al death metal più pesante e quello che ci interessa maggiormente è farlo nel modo più violento e schizzato”.
VI VA DI RACCONTARCI UN PO’ IL PROCESSO COMPOSITIVO CHE SEGUITE?
“Il processo compositivo nasce quasi esclusivamente nella nostra sala prove. Non ci sono troppi studi o meditazioni preliminari, ci piace l’azione per l’azione: si suona e vediamo cosa va e cosa no”.
QUALE ASPETTO DELLA COMPOSIZIONE MUSICALE VI COINVOLGE E INTRIGA MAGGIORMENTE?
“Come dicevo prima: suonare e provare i nostri pezzi, rifarli più volte e vedere che impatto hanno dal vivo o in registrazione. Quest’unico aspetto”.
IN CHE MODO IL VOSTRO PROCESSO COMPOSITIVO SI RELAZIONA AL VOSTRO MODO DI PERCEPIRE LA REALTA’ CHE VI STA INTORNO?
“Come dicevo, il nostro processo compositivo è agire a detrimento dell’essere. Quindi la realtà in quel preciso istante non è veramente consistente [?, ndR]”.
IN CHE RAPPORTI SIETE CON LA SCENA ITALIANA? STIAMO PARLANDO DI TUTTO, DALLE ALTRE BAND ALL’ORGANIZZAZIONE DEI CONCERTI: VORRESTE DIRE QUALCOSA IN PARTICOLARE?
“Con i gruppi di un tempo siamo sempre più o meno in contatto. Con il passare del tempo non è diventato più facile suonare dal vivo: non sempre si riesce a condividere il palco, ma quando accade è un divertimento unico”.
POSSIAMO IMMAGINARE CHE SIATE DEGLI APPASSIONATI DI MUSICA, IN GENERALE: QUALI SONO I GRUPPI CHE VI HANNO “SEGNATO” IN QUALCHE MODO?
“Questa è una domanda ostica: rispondervi è impossibile. Ascoltiamo molta musica e la maggior parte in campo estremo, ma non escludiamo a priori nessun’influenza da generi che non siano prettamente il nostro. I gruppi che ci hanno ‘segnato’ sono molti: scadere in un listone sarebbe noioso”.
GENERALMENTE IL DEATH METAL E’ UN GENERE OSTICO E NON CONCEDE GRANDI LUSSI ECONOMICI: VOI RIUSCITE A VIVERE DELLA VOSTRA MUSICA OPPURE AVETE UNA QUALCHE OCCUPAZIONE PARTICOLARE?
“Quello che ci sostenta economicamente è l’industria, dove lavoriamo ogni giorno”.
CHE RAPPORTI AVETE CON I VOSTRI FAN?
“Con l’avvento di Facebook è molto più semplice avere contatti sia in Italia che all’estero: una volta che suoni in qualche posto si riesce spesso ad avere corrispondenze molto interessanti, in tempi brevi. Cosa invece, molto più lenta e macchinosa prima con la lettera. Nonostante tutto, ci mancano parecchio flyer cartacei e le videocassette dei concerti”.
AVETE IN PROGETTO DI PROMUOVERE “THE SHAPE OF MY WILL” CON UN TOUR?
“Fare dei propri e veri tour con gli impegni lavorativi è impensabile, quindi puntiamo a fare più singole date o mini tour possibili sfruttando i voli aerei. Abbiamo una data proprio questo sabato, con i nostri amici Hateful e Sickening, dalle parti di Bologna: chi è interessato, visiti pure il nostro sito per ulteriori informazioni. Questa sarà la prima data con il nostro nuovo chitarrista Andrea Serrao, che è entrato a fare parte del gruppo questo autunno perché avevamo bisogno di due chitarre per ispessire maggiormente il nostro suono”.
E’ ARRIVATO IL MOMENTO DEI SALUTI: VOLETE DIRE QUALCOSA IN PARTICOLARE AI NOSTRI LETTORI?
“No, se non di lasciare i nostri contatti e di ordinare il nostro materiale. Grazie mille per l’intervista e il tuo interessamento a Bastard Saints”.
Marino Andrea
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