BATTLE BEAST – Effetti speciali

Pubblicato il 22/03/2019 da

Sebbene il nuovo album dei Battle Beast “No More Hollywood Endings” non sia propriamente riuscito a convincerci del tutto, la nostra curiosità in merito alle novità riguardanti una delle formazioni più interessanti dell’ultimo decennio era comunque presente e tastabile, soprattutto tenendo conto che si tratta del secondo album prodotto senza più avere quel pezzo da novanta di Anton Kabanen in formazione. Il simpaticissimo bassista Eero Sipila si è gentilmente prestato di rispondere alle nostre domande in merito a quello che è stato il passato più recente e, di conseguenza, quello che sarà il futuro di una band che forse ha iniziato a perdere qualche colpo per ovvie ragioni, ma che comunque continua imperterrita a cavalcare la cresta dell’onda di quello che è il metal melodico di matrice finlandese. Chiaramente non sono mancati scambi di battute tra una domanda e l’altra, il che sicuramente può rendere ancora più piacevole una chiacchierata in compagnia di un musicista che continua comunque, prima di tutto, a conservare la propria essenza gioiosa e solare. Buona lettura!

CIAO EERO! COMINCIAMO NATURALMENTE COL PARLARE DEL VOSTRO NUOVO ALBUM: A COSA SI RIFERISCE ESATTAMENTE IL TITOLO? C’È FORSE UN CONCEPT SPECIFICO CHE SI PENSAVA DI ATTRIBUIRE AL NUOVO LAVORO?
– Ciao a tutti! Sinceramente non mi sento di dire che ci sia un concept specifico dietro “No More Hollywood Endings”, che comunque segue abbastanza fedelmente quanto fatto nei nostri lavori precedenti, ovvero una struttura che permettesse di differenziare almeno in parte i temi trattati in ogni singolo brano, per quanto possa comunque esserci un potenziale filo conduttore. Sicuramente il titolo è stato scelto con tutta l’attenzione di stuzzicare almeno in parte l’interpretazione singola dell’ascoltatore: chi, in un modo o nell’altro, bazzica l’ambiente di Hollywood è ben a conoscenza di un certo tipo di stereotipo narrativo pressoché onnipresente all’interno di molte produzioni cinematografiche. In questo caso è come se si volesse lasciare intendere una sorta di perdita di quelli che sono gli elementi tipici di un lieto fine o, comunque, di uno di quei finali pomposi in cui sembra che tutto vada bene e che ognuno arrivi esattamente dove voleva, spesso con dei risultati piuttosto effimeri in termini di credibilità. Vedendo il mondo in cui viviamo in questo momento, abbiamo pensato potesse essere una scelta azzeccata e dotata del giusto piglio di matrice sociale.

ANCHE LA COPERTINA SEMBRA RISPECCHIARE QUESTA SORTA DI RICHIAMO CINEMATOGRAFICO, CI RACCONTERESTI COM’È STATA CONCEPITA?
– Abbiamo iniziato ormai parecchio tempo fa a ragionare su alcune idee in merito alle copertine che avrebbero avuto il compito di rappresentare i futuri album dei Battle Beast. La base di partenza è stata dettata in seguito alla nostra leggera modifica al nostro logo: rammenterete sicuramente che, fino al terzo album, le due parole che compongono il nome della band venivano rappresentate l’una sopra l’altra, mentre invece da “Bringer Of Pain” in avanti abbiamo deciso di affiancarle, anche con l’intento di rappresentare quello che è stato un cambiamento interno alla band. Come giustamente hai riconosciuto, si può facilmente percepire l’essenza cinematografica all’interno del front scelto per il nuovo album; in particolar modo, abbiamo voluto rifarci ai classici film d’azione americani a base di botti, esplosioni e veicoli militari (in questo caso aerei), appunto per lasciar intendere la citazione al mondo del cinema di stampo americano che fa, in un certo senso, da metafora al messaggio proposto.

RITIENI CHE CI SIA UNO O PIÙ BRANI PARTICOLARMENTE RAPPRESENTATIVI DEL LAVORO SVOLTO MUSICALMENTE SU QUESTO ALBUM?
– Più che dei brani rappresentativi, mi sentirei di citarti quelli che sono a parer mio i più riusciti dell’intero pacchetto, in grado appunto di riflettere la piega musicale che volevamo dare all’album. A mio modesto parere, la opener “Unbroken” rappresenta probabilmente l’estratto più completo in assoluto, in cui abbiamo voluto fondere un songwriting comunque semplice, ma anche variegato, con delle soluzioni grintose e potenzialmente coinvolgenti, in pieno stile Battle Beast anche, e soprattutto, a livello stilistico. Tuttavia, mi sono arrivati numerosi feedback secondo cui la traccia più degna di nota sarebbe “The Golden Horde”, probabilmente per via della sua essenza adrenalinica, decisamente più orientata in direzione del heavy/power metal, che effettivamente abbiamo scelto di mettere leggermente meno in risalto nel prodotto completo. In ogni caso, è effettivamente anche una delle mie preferite, e sono molto contento che abbia incontrato il gusto di pressoché ogni ascoltatore.

ESSENDO LA VOSTRA SECONDA PRODUZIONE SENZA PIÙ ANTON IN FORMAZIONE, COME TI SENTI DI DESCRIVERE QUELLO CHE È STATO IL PERCORSO DI CRESCITA E CAMBIAMENTO CHE LA BAND HA DOVUTO AFFRONTARE?
– Non è un segreto che Anton fosse la mente che si celava dietro le nostre prime tre produzioni in studio, e non smetteremo mai di essergli grati, anche perché è con quegli album che i Battle Beast hanno iniziato davvero a imporsi sul mercato. Chiaramente la sua uscita dal gruppo ci ha intimato di rimboccarci le maniche per poter rimanere a galla, il che ci ha aperto numerose porte che sarebbe stato possibile imboccare, alcune più consigliabili e altre meno. Tuttavia, il lato positivo è che tutto questo ha permesso all’intera band di compiere uno step in più verso la collaborazione a tutto tondo in fase di composizione: in pratica, ora finalmente tutti i membri della band hanno la possibilità di mettere in musica quelle che sono le proprie idee e di dire effettivamente la propria su come procedono i lavori. Non ci è dato sapere quali saranno i risultati sul lungo termine, ma personalmente ritengo che possiamo ritenerci soddisfatti del nostro impegno come band e come gruppo di persone intente a dare il meglio di sé per la stesura di un album musicale.

I BATTLE BEAST VENGONO SPESSO RICORDATI PER IL LORO MODO PARTICOLARE DI COMBINARE L’HEAVY/POWER METAL DI MATRICE EUROPEA CON DETERMINATE SOLUZIONI SYNTH POP TIPICAMENTE ANNI ’80. TI SENTI SODDISFATTO PER QUESTO PARTICOLARE RICONOSCIMENTO?
– Sicuramente ci rende molto entusiasti sapere che ci viene, in un certo senso, attribuita una sorta di potenziale innovazione di una formula comunque ben rodata. Tuttavia, volendo retrocedere un po’ nel tempo, fino ad arrivare al nostro primo album “Steel”, non è difficile accorgersi di quella che fosse la nostra intenzione di partenza: proporre un lavoro a base di heavy metal classico e fortemente influenzato da gente come Judas Priest, Wasp e quant’altro; il tutto condendo la proposta con degli spunti personali che non ci rendessero semplicemente una copia spudorata di qualcun altro venuto prima. Chiaramente col passare degli anni l’ispirazione ha iniziato a giungere da sé, e da lì siamo riusciti a trovare un nostro stile divertente e peculiare utilizzando determinate soluzioni, appunto, ispirate a un certo tipo di musica anni ’80 che ci piace tanto. In ogni caso, non abbiamo assolutamente l’arroganza di affermare di avere inventato alcun che.

L’ANNO PROSSIMO SARÀ IL QUINDICESIMO ANNIVERSARIO DALLA FORMAZIONE DEI BATTLE BEAST, PENSI CHE AVRETE MODO DI PROPORRE QUALCOSA DI SPECIALE PER L’OCCASIONE?
– Non si può certo sapere, volendo potremmo! Però è anche vero che continuiamo a ritenerci una formazione piuttosto giovane, e francamente non ci sentiamo di avere le carte in regola necessarie per proporre qualcosa di chissà quanto speciale per festeggiare i nostri quindici anni come formazione. Sappiamo che col tempo questa è divenuta una specie di moda, tramite la quale svariate realtà, anche sprovviste del materiale e dell’esperienza necessaria a proporre una manovra di questo tipo in modo credibile, hanno iniziato a suonare per intero degli album o a tenere dei concerti speciali da qualche parte per qualche motivo. Sicuramente non lo escludiamo, anche perché potrebbe essere interessante, ma di certo non è una nostra priorità al momento.

RITIENI CHE CI SIANO STATE DELLE ESPERIENZE LIVE PIÙ IMPORTANTI DI ALTRE PER LA VOSTRA CARRIERA?
– Abbiamo avuto modo di calcare palchi che mai ci saremmo potuti immaginare quando avevamo appena iniziato, ma sicuramente i tour in compagnia dei nostri connazionali Sonata Arctica e Nightwish hanno giocato un ruolo non indifferente per quella che è stata la nostra carriera successiva. In ogni caso, però, ci teniamo a ribadire che non siamo una band particolarmente attaccata ai palchi grossi o ai grandi numeri; per noi l’importante è divertirci e fornire una prova esemplare a prescindere dalla location in cui stiamo suonando, o da quanta gente abbiamo davanti durante uno specifico evento. Molti dei concerti più soddisfacenti della nostra carriera si sono svolti davanti a pubblici anche relativamente ridotti, e questo perché ci sono molti fattori che possono rendere indimenticabile un’esperienza dal vivo.

QUEST’ANNO AVRETE MODO DI ESIBIRVI AL WACKEN OPEN AIR DOPO TANTO TEMPO. RITIENI CHE SI POSSA CONSIDERARE ANCHE QUESTO UN TRAGUARDO PER VOI?
– Sicuramente è un evento cui siamo molto affezionati, anche e soprattutto per via della nostra esperienza con la Metal Battle nell’ormai lontano 2010. Anche per questo siamo davvero elettrizzati al pensiero di poter dire la nostra in quello che molti considerano, ancora oggi, il festival di genere metal più importante al mondo.

A TAL PROPOSITO: TI SENTI DI AFFERMARE CHE LA VOSTRA VITTORIA ALLA METAL BATTLE ABBIA GIOCATO UN RUOLO CARDINE PER QUELLO CHE SONO ORA I BATTLE BEAST?
– Sebbene sia un episodio che ci appartiene, che sicuramente farà sempre e comunque parte di noi e dei nostri primi tempi insieme, siamo tutti d’accordo col dire che sacralizzarlo troppo sarebbe sbagliato: in fin dei conti si è trattato di un buon trampolino di lancio, ma una volta terminata la suddetta esperienza tutto il resto sarebbe dipeso unicamente da noi, che quell’anno ancora non avevamo nemmeno un full-length sul mercato col nostro nome scritto in copertina. Purtroppo ci sono molte band, più o meno giovani, che tendono a rimanere attaccati a un determinato episodio positivo, diventandone quasi dipendenti, mentre noi riteniamo che ogni bel momento vada archiviato e reso parte del proprio bagaglio personale, con la consapevolezza del fatto che di simil-Metal Battle se ne dovranno affrontare parecchie negli anni a venire.

PRIMA DI CONCLUDERE, RAMMENTIAMO ANCORA ALCUNE VOSTRE ESIBIZIONI SUL SUOLO ITALIANO. VOI CHE RICORDO CONSERVATE?
– Ci siamo sempre divertiti davvero tantissimo in Italia! A prescindere che si parli di uno dei nostri tour da supporter per i vari Sabaton, Nightwish eccetera, o di una data da headliner come quella che facemmo in un simpatico localino in compagnia degli Alpha Tiger, abbiamo sempre avuto modo di risalire sul tourbus con un sorriso stampato sulle labbra, anche e soprattutto grazie all’enorme grinta e passione che il pubblico italiano riesce a trasmettere. Forse non sarà il più numeroso, ma come detto in precedenza, sarebbe sciocco soffermarsi solo sulla quantità di gente presente a un concerto. Posso affermare senza problemi di essermi divertito molto di più davanti a pochi presenti grintosi e attivi, piuttosto che di fronte a una fiumana di gente imbambolata o intenta a maneggiare il cellulare mentre c’è una band che sta suonando.

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