“Grazie mille, Alessandro. Come Battleroar ci sentiamo lusingati per l’interesse che Metalitalia.com ha nei nostri confronti e ci fa estremo piacere che il nuovo disco vi abbia impressionato favorevolmente. La band si è costituita circa otto anni fa ad Atene intorno ai due chitarristi Kostas e Manolis e a Nick, il nostro batterista. Con il cantante Vaggelis Krouskas e Christos Remoundos al basso i ragazzi hanno inciso un promo CD e il singolo in vinile ‘Dragonship’ / ‘Swordbrothers’. Dopo la defezione di bassista e cantante, siamo entrati io alla voce e Gus Makrikostas al basso, che è un po’ il veterano della formazione in quanto ha militato in diversi gruppi greci tra i quali gli Spitfire. Con questa line-up abbiamo registrato il primo album ‘Battleroar’ e i due seguenti, “Age of Chaos” e “To Death and Beyond”. Dal secondo disco in poi collaboriamo con il violinista greco Alex Papadiamantis, che è come se fosse il sesto membro della band, in quanto oltre a suonare il violino elettrico e occuparsi delle parti di tastiera in alcuni dei nostri brani, quando possibile ci accompagna anche dal vivo, come è accaduto per esempio nella prima edizione del festival italiano Play It Loud. E’ come se fossimo una band ‘internazionale’ non certo per popolarità ma per via del fatto che 3/5 della line-up vivono in Grecia, io sono nato e cresciuto a Marghera in provincia di Venezia e Gus, pur essendo greco, attualmente vive con moglie e figlio a Londra. La logistica non ci aiuta ma finora, pur con i limiti del caso, siamo riusciti a toglierci diverse soddisfazioni tra le quali la partecipazione ad un festival greco, il March Metal Day, che vedeva i Manowar headliner, diverse date con Omen, Manilla Road e Brocas Helm e alcuni festival europei tra i quali l’ultima edizione del Keep It True”.
QUALI SONO I GRUPPI A CUI FATE RIFERIMENTO E CHE VI HANNO INFLUENZATO O CHE ANCORA VI INFLUENZANO MAGGIORMENTE?
“Sicuramente gli Iron Maiden (specialmente il periodo ‘Piece of Mind’), l’heavy metal americano degli anni ’80 di band come Omen e Jag Panzer, i Manilla Road, che sono poi il motivo per il quale la band è nata, gli Heavy Load e i Cirith Ungol, anche se in realtà essendo il suono di questi ultimi irriproducibile da chiunque (o quasi), le influenze sono più a livello sentimentale che musicali in senso stretto. I riferimenti principali sono questi, nonostante all’interno della band i gusti non siano del tutto omogenei. Manolis e Kostas ad esempio amano molto anche band più aggressive quali Bolt Thrower e Amon Amarth, Nick e io prediligiamo in genere ascolti più ortodossi mentre Gus, oltre ad avere una passione smisurata per gli Iron Maiden e la NWOBHM, non è in verità un appassionato di epic metal in senso stretto. Da questa pluralità di influenze esce un po’ il nostro suono, che pur essendo fortemente radicato negli eighties a mio avviso è chiaramente di stampo più moderno. Non potrebbe essere altrimenti visto che secondo me quello che ora viene definito epic metal è un genere di codifica piuttosto recente che venti o venticinque anni fa non esisteva affatto”.
OK MARCO, PARLIAMO DEL NUOVO “TO DEATH AND BEYOND…”, UN DISCO CHE A MIO AVVISO EVIDENZIA UNA MATURAZIONE NOTEVOLE DEL VOSTRO SOUND.
“Questo terzo album rappresenta un punto importante nell’evoluzione del gruppo. L’esordio conteneva diverse buone idee a mio parere non pienamente sviluppate per quanto riguarda performance e arrangiamenti, soprattutto a causa di una mancanza di esperienza e coesione. Metà disco, inoltre, era già stato scritto e suonato dal vivo con la vecchia formazione quando io e Gus entrammo. ‘Age of Chaos’ invece era un disco più particolare e articolato, meno diretto rispetto al precedente e più giocato sui mid tempo, più ‘epico’ tout-court se vogliamo. Le atmosfere erano più dense e oscure e riflettevano quello che era il nostro stato d’animo personale in quel periodo. Quando uscì ne fui fiero e lo reputai un buon lavoro. Tuttavia, oggi fatico a riascoltarlo, non tanto per la qualità delle composizioni che mi piacevano allora come adesso, ma perché ritengo che se avessimo avuto un po’ più di esperienza e tempo da investire nelle registrazioni, e soprattutto nel mixaggio, il risultato sarebbe stato nettamente più soddisfacente. Così com’è, è un album che mi lascia un po’ l’amaro in bocca. Al contrario, il nuovo ‘To Death and Beyond’ è una fotografia finalmente rappresentativa di ciò che la band è oggi, la raccolta del frutto di sei anni di sacrifici e di lavoro. Nel nostro piccolo, mostra miglioramenti su tutti i fronti. Possediamo una tecnica individuale migliore, ci siamo presi il tempo necessario per sviluppare gli arrangiamenti e i suoni come volevamo. Pur non essendo un disco perfetto, ci porta un passo più vicino ai livelli di professionalità ai quali puntiamo come band”.
QUALI SONO DUNQUE LE PRINCIPALI DIFFERENZE A LIVELLO MUSICALE TRA “TO DEATH AND BEYOND” E IL PRECEDENTE CAPITOLO?
“La differenza principale è che si tratta di un disco molto più vario: secondo me, a differenza del precedente, può piacere anche a chi normalmente non ricerca l’epic in senso stretto. Inoltre è decisamente più veloce, più dinamico e catchy. Per certi versi è un po’ il punto di incontro tra il primo disco e il secondo, ma suonato, arrangiato e prodotto molto meglio. Non abbiamo deciso a tavolino di realizzare un disco più ‘commerciale’, anche perché si parla comunque di un genere di nicchia. Noi suoniamo per passione e nella maggior parte dei casi, considerando che viviamo in tre paesi diversi, andiamo quasi sempre in perdita. Il fatto è che dopo ‘Age of Chaos’ volevamo tutti realizzare un disco più ‘up tempo’, che potesse divertirci maggiormente ed essere più efficace anche in prospettiva live. Quasi tutti i brani dell’ultimo disco, ad eccezione forse di ‘Oceans of Pain’ sono potenzialmente buone live song, specie ‘Dragonhelm’ che tra tutte è quella più diretta e ‘tedesca’”.
PARLACI UN PO’ DI COME E’ STATO COMPOSTO E REGISTRATO IL NUOVO LAVORO.
“Circa la metà dei brani presenti sul disco esisteva già in forma grezza da qualche anno come idee personali che non erano state sviluppate espressamente per la band. Dal momento che però queste canzoni piacevano a tutti all’interno del gruppo, abbiamo pensato di includerle. Ad esempio, l’idea principale per ‘Hyrkanian Blades’ risale al 2000 circa mentre ‘The Wrathforge’ è stata ultimata poco prima che entrassimo in studio per ‘Age of Chaos’. ‘Warlord of Mars’ e ‘Metal from Hellas’ sono state scritte nel periodo tra il primo e il secondo disco, mentre ‘Born in the Seventies’ è molto più recente. Le canzoni che sono state scritte espressamente per il nuovo disco sono ‘Finis Mundi’, ‘Oceans of Pain’, ‘Dragonhelm’ e ‘Death Before Disgrace’, brano che abbiamo praticamente ultimato in studio. Le registrazioni si sono svolte ad Atene, nello studio dove normalmente ci troviamo a provare, un luogo molto tranquillo che ci ha dato modo di lavorare nel modo migliore. Nei mesi precedenti avevamo già registrato due demo di pre-produzione per ‘The Wrathforge’ e ‘Metal from Hellas’, quest’ultima assieme a John Boulamakis che ha poi lavorato con noi per la produzione vera e propria dell’album. In tutto, tra registrazioni e mixaggio, abbiamo impiegato circa un mese.
PASSIAMO ORA A QUELLA CHE, SECONDO ME, E’ UNA DELLE COMPONENTI PIU’ INTERESSANTI DI UNA BAND EPIC, OSSIA IL CONTENUTO DEI TESTI. VUOI RACCONTARCI DI COSA PARLANO LE TRACCE DEL NUOVO DISCO?
“Ancora una volta non si tratta di un concept album, alcune tematiche possono essere comuni a più di un brano ma in genere ogni canzone sviluppa un argomento o una vicenda a sé stante.
‘The Wrathforge’ parla delle morti senza significato nei teatri di guerra moderni come ad esempio il Medio Oriente, e ruota attorno al tema della manipolazione delle coscienze della gioventù, per instillare l’odio che trasforma un adolescente in una macchina omicida, che dà la morte e la riceve senza il bisogno di una motivazione personale indipendente.
‘Death Before Disgrace’ affronta anch’essa il tema della guerra, come un destino ineluttabile per il quale alcuni individui sono designati, una sorta di marchio che caratterizza la vita di alcune persone dalla nascita alla morte … e oltre.
‘Dragonhelm’, per quanto riguarda i testi, è stata scritta da Manolis dopo aver letto ‘The Children of Hurin’, basato su una storia di Tolkien. Il titolo si riferisce al leggendario elmo di Hador dotato di mistici poteri, forgiato dai nani in acciaio e oro e adornato con la temibile effigie del drago Glaurung.
‘Hyrkanian Blades’ apparentemente descrive il ritorno dalle nebbie del tempo dei cavalieri Hyrkaniani descritti nelle storie di Conan da R.E.Howard ma si tratta in realtà di una metafora celebrativa dello U.S. Metal, come si evince dal passaggio ‘In a time when children sing of magic, lords and rings, as the eagle spreads its wings we rise’. L’aquila menzionata è chiaramente il simbolo dell’heavy metal americano.
‘Finis Mundi’ parla della temuta notte tra il 999 d.C. e l’alba dell’anno 1000. L’idea per il testo deriva dalle suggestioni che ho ricevuto dai primi minuti della commedia ‘Alleluja Brava Gente’ di Garinei e Giovannini.
‘Oceans of Pain’ parla della morte in mare, della fuga per la libertà negli oceani da parte di tanti ragazzi che alcuni secoli fa passavano dalla miseria di una vita senza speranza in terraferma alla tragedia di un naufragio, inteso metaforicamente anche come la disillusione legata al crollo dei sogni di gloria e l’esaurirsi di una certa aspettativa avventurosa nel futuro, che si palesa nell’età matura.
‘Warlord of Mars’ è in parte ispirata al personaggio di John Carter, il ‘Signore della Guerra di Marte’ nei romanzi di E.R.Burroughs.
‘Metal from Hellas’ è una celebrazione dell’immaginario mitologico greco rivisto però in chiave hollywoodiana – ossia la visione che avevo quando da bambino i miei genitori mi regalarono il libro ‘Dei e Eroi della Mitologia Greca’. E’ allo stesso tempo un tributo alla scena greca dell’heavy metal underground.
‘Born in the Seventies’ è un invito a vivere nel proprio tempo e a non rifugiarsi in un passato che non ci appartiene a scapito delle occasioni offerte da un presente che invece è il nostro campo d’azione nella vita corrente. Per i nati negli anni ’70, è più epico Giulio Cesare o Jena Plissken (Kurt Russell in ‘1997: Fuga Da New York’ e ‘Fuga Da Los Angeles’, ndR) Il mio parere è espresso a chiare lettere nel testo”.
CHI SI OCCUPA PRINCIPALMENTE DELLA STESURA DEI TESTI?
“Nel primo disco credo che i testi siano stati scritti principalmente da Kostas e da Vaggelis, il cantante della prima line-up. Io ho lavorato solo su parte dei brani, quelli più ‘nuovi’ per l’epoca. Su ‘Age of Chaos’ i testi li abbiamo scritti io e Kostas, con diverse idee di Nick su ‘Deep Buried Faith’. I testi dell’ultimo disco sono in buona parte miei, ma su alcuni brani ci sono parti scritte da Kostas e ‘Dragonhelm’ è opera di Manolis. Le nostre ispirazioni principali sono le saghe heroic fantasy di autori quali Howard, Moorcock e in parte Tolkien, la guerra intesa come sforzo di affermazione della propria libertà e la celebrazione del sacrificio e dell’onore come valori eterni indipendenti dal contesto storico. Questo in linea di massima: ad esempio un brano come ‘Vampire Killer’ si ispira alla saga videoludica di ‘Castlevania’… a mio personale parere è deleterio porsi limiti troppo stretti riguardo a ciò che è epico e a ciò che non lo è, si rischia infatti di cadere nei soliti cliché… ed è vero che l’heavy metal vive di teschi e cliché e piacciono a tutti, però credo vi sia la possibilità di esplorare anche altre tematiche per quanto poco più fresche e stimolanti esse siano”.
HYRKANIAN BLADES SE NON SBAGLIO ERA UNA SORTA DI TUO PROGETTO PERSONALE. VUOI DIRCI DI CHE SI TRATTA?
“Sì, si trattava di una one man band con forti influenze U.S. metal che mi vedeva alle prese con chitarra, basso, voce e drum machine prima di approdare ai Battleroar e la cui attività è proseguita anche in seguito. Alcuni dei brani sono stati utilizzati nei dischi dei Battleroar, come ‘Megaloman’, ‘Egyptian Doom’, ‘Sword of Crom’, ‘The Tower of the Elephant’, ‘Vampire Killer’, e alcuni dei brani di ‘To Death and Beyond’. Ho alcuni altri brani inediti pronti, ma non tutti sono effettivamente nello stile della band. Il punto è che non sono in grado di comporre a comando, se capita di tirar fuori il brano epico normalmente lo propongo, in caso contrario metto i brani nel cassetto in quanto una volta che li ho registrati in forma di rough demo con tutti i limiti del caso mi sento comunque già ampiamente soddisfatto”.
LA COPERTINA DI “TO DEATH AND BEYOND” COSA RAFFIGURA?
“La copertina rappresenta la chiusura concettuale della trilogia iniziata con ‘Battleroar’. Sulla cover del primo album si vedevano due eserciti lanciati uno contro l’altro, immortalati un attimo prima dell’esplodere della battaglia, mentre su ‘Age of Chaos’ veniva rappresentata la tenzone nel suo pieno svolgimento, con le due fazioni oramai quasi indistinguibili in un caos di morte e distruzione. Nella copertina del terzo album, il campo di battaglia è ricoperto di morti e non c’è nessun superstite (apparentemente … in verità osservando accuratamente potete vedere rappresentato Conan), ma dai corpi senza vita si levano i fantasmi dei caduti che continuano a combattere anche oltre la morte… da qui il titolo del disco e il testo di ‘Death Before Disgrace’. La copertina è stata disegnata dall’artista greco John Rubulias”.
COME E’ STATO ACCOLTO IL NUOVO DISCO SIA IN TERMINI DI VENDITE CHE DI CRITICA MUSICALE SIA IN ITALIA CHE IN GRECIA CHE NEL RESTO DEL MONDO?
“Finora il disco sta andando molto bene, le recensioni sono nettamente migliori rispetto a quelle dei dischi precedenti e siamo molto soddisfatti del feedback ricevuto dai fan e dalle riviste e webzine che hanno recensito il nuovo album. Non so a quanto ammontino le copie vendute finora, ma ciò che più importa è che la band sia cresciuta sotto tutti gli aspetti e le impressioni positive suscitate da ‘To Death and Beyond’ ci servono da sprone per puntare a nuovi e più sfidanti traguardi con il prossimo disco”.
“TO DEATH AND BEYOND” SEGNA IL VOSTRO PASSAGGIO DA BLACK LOTUS A CRUZ DEL SUR RECORDS, VUOI PARLARCI DEL CAMBIO DI ETICHETTA?
“Si è trattato in verità di un cambio forzato, dal momento che noi eravamo contenti della collaborazione con Black Lotus e del lavoro che la label stava facendo per noi. Purtroppo l’etichetta ha avuto problemi finanziari e ha chiuso i battenti e ci siamo trovati senza un contratto. Tra le offerte che abbiamo vagliato, quella che ci è sembrata migliore ci ha messo in condizione di accasarci con Enrico alla Cruz Del Sur, una scelta assai felice dal momento che stiamo ricevendo il massimo supporto dall’etichetta che sta svolgendo un’ottima attività promozionale. Siamo molto grati alla Cruz del Sur e onorati di far parte del suo roster”.
AVETE FISSATO DELLE DATE LIVE PER I PROSSIMI MESI?
“Per il 2008 abbiamo in programma solo altre quattro date. Il 21 novembre saremo a Roma assieme a Rosae Crucis e Holy Martyr, mentre il giorno successivo voleremo a Barcelona per il MetalCova Festival dove suoneremo, tra gli altri, con gli Avenger”.
DOPO TRE DISCHI, STATE GIA’ PENSANDO AD UN LIVE ALBUM?
“No, non ci abbiamo mai pensato finora… il punto è che per acquisire la coesione necessaria per un live album è necessario avere una regolare attività dal vivo, che nel nostro caso è purtroppo per forza di cose ridotta ad una manciata di show all’anno e pochissime prove con line up completa. E’ anche vero che la band, di anno in anno, è sempre più rodata, per cui lentamente dovremmo giungere ad una condizione che ci permetta di cimentarci in una registrazione di questo tipo”.
AVETE ALTRI IMPEGNI O PROGETTI PER L’IMMEDIATO FUTURO?
“Sì, andare a letto, perché sono le 2:37 e dovrò alzarmi alle 05:30 per partire alla volta di Atene! Scherzi a parte (ma è vero!) per il momento, dopo l’uscita dell’album e alcune date europee con i Manilla Road ci siamo presi una pausa per il periodo estivo. Dovremmo riprendere le attività compositive tra la fine dell’anno e l’inizio dell’anno prossimo, ma non abbiamo alcuna scadenza per ora. Cercheremo nei limiti del possibile di non attendere altri tre anni per la pubblicazione del quarto disco!”.
GRAZIE MILLE MARCO, L’INTERVISTA SI CONCLUDE QUI. A TE LE ULTIME PAROLE PER I LETTORI DI METALITALIA.COM. CIAO!
“Grazie ancora a te, Alessandro, e a tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere questa intervista! Per chi potrà presenziare, ci vediamo il 21 novembre a Roma! A presto! ROCK ON! To Death and Beyond!”.