Gli amanti del progressive rock più vetusto già avranno drizzato le orecchie, al cospetto dell’esclusiva intervista che gli svedesi Beardfish hanno concesso a Metalitalia.com in occasione della data italiana del tour “Prog Trio Festival”, in compagnia di Ritual e The Tangent, altre due interessanti realtà del mondo prog. In giro per mezza Europa, i Nostri promuovono dal vivo il nuovo album, “Sleeping In Traffic: Part Two”, mostrando notevoli doti musicali, ed in sede di intervista una buona propensione al dialogo. La parola al leader Rikard Sjöblom, accompagnato dal divertente bassista Robert Hansen.
IL PROG TRIO FESTIVAL, CHE VI VEDE IN COMPAGNIA DI RITUAL E THE TANGENT, E’ UN’OTTIMA OCCASIONE PER I PROGSTER EUROPEI, CHE POSSONO GODERSI TRE BAND DEL VOSTRO CALIBRO. COME SONO ANDATE LE COSE FINO AD OGGI?
“Le cose sono andate abbastanza bene, a livello di vendite. Ieri abbiamo suonato in Svizzera, allo Z7, un locale molto capiente. Però c’erano solo circa 200 persone, per cui il colpo d’occhio non era dei più confortanti. Quando suoniamo in locali più piccoli la cosa è decisamente migliore. Ma in ogni caso non ci lamentiamo, perché il pubblico ha apprezzato molto la nostra performance”.
“Le cose sono andate abbastanza bene, a livello di vendite. Ieri abbiamo suonato in Svizzera, allo Z7, un locale molto capiente. Però c’erano solo circa 200 persone, per cui il colpo d’occhio non era dei più confortanti. Quando suoniamo in locali più piccoli la cosa è decisamente migliore. Ma in ogni caso non ci lamentiamo, perché il pubblico ha apprezzato molto la nostra performance”.
“Mi sono forse espresso male: non abbiamo mai rinnegato le nostre origini e le nostre influenze progressive, tuttavia siamo convinti che la nostra musica contenga molte altre sfaccettature. Sai, è un termine così vasto, e forse esso stesso contiene già tutte le influenze che ci hanno formati: si può andare dai Beatles ai Soundgarden, dai Radiohead ad Elton John”.
L’ALBUM MOSTRA CHIARAMENTE DUE ANIME: UNA SOLARE, PROGGY, E FONDAMENTALMENTE STRUMENTALE, ED UN’ALTRA PIU’ OSCURA E RIFLESSIVA, PERFETTAMENTE PALESATA DALLE LIRICHE. MI SAI DIRE QUINDI SE TUTTO L’ALBUM E’ STATO COMPOSTO NELLO STESSO PERIODO?
“Non proprio. C’è un pezzo che è stato scritto nel 2002, mentre gli altri sono relativamente nuovi, e sono stati composti in tre-quattro mesi al massimo”.
“Non proprio. C’è un pezzo che è stato scritto nel 2002, mentre gli altri sono relativamente nuovi, e sono stati composti in tre-quattro mesi al massimo”.
COME NASCE UN PEZZO DEI BEARDFISH?
“Di solito sono io a scrivere tutti i pezzi della band, poi porto tutto in sala prove e lì insieme lavoriamo alle rifiniture e agli arrangiamenti definitivi. E’ un processo che seguiamo fin dagli esordi, e ci troviamo molto bene”.
“Di solito sono io a scrivere tutti i pezzi della band, poi porto tutto in sala prove e lì insieme lavoriamo alle rifiniture e agli arrangiamenti definitivi. E’ un processo che seguiamo fin dagli esordi, e ci troviamo molto bene”.
COSA CI DICI DAL PUNTO DI VISTA DEI TESTI? “SLEEPING IN TRAFFIC” E’ UN CONCEPT? DI COSA PARLA?
“Sì, è una sorta di concept. Volevamo descrivere una giornata intera, ed ecco che la parte 1 racconta il giorno, e la parte 2 la notte. E’ come una sorta di viaggio, ma non voglio addentrarmi troppo nei testi. Ognuno dev’essere libero di trarne ciò che desidera”.
“Sì, è una sorta di concept. Volevamo descrivere una giornata intera, ed ecco che la parte 1 racconta il giorno, e la parte 2 la notte. E’ come una sorta di viaggio, ma non voglio addentrarmi troppo nei testi. Ognuno dev’essere libero di trarne ciò che desidera”.
LE INFLUENZE DEGLI ANNI SETTANTA SI SONO FATTE DAVVERO ENORMI IN QUESTA SECONDA PARTE DEL CONCEPT. HO APPREZZATO IN PARTICOLAR MODO QUEL TOCCO ‘BEATLES’ CHE AVETE DATO A “SOUTH OF THE BORDER”, COSI’ COME LE SONORITA’ TIPICAMENTE ‘GENTLE GIANT’ NELL’USO DELLE DINAMICHE E DELLE VOCI. QUALI SONO LE INFLUENZE DI CUI ANDATE PIU’ FIERI?
“I nostri gusti musicali spaziano davvero molto, e mi è davvero difficile individuare una band in particolare. Così su due piedi potrei dirti Frank Zappa. Mi ha ispirato molto, perché lui come nessun’altro ha saputo esprimere il vero divertimento ed il vero humor in musica”.
“I nostri gusti musicali spaziano davvero molto, e mi è davvero difficile individuare una band in particolare. Così su due piedi potrei dirti Frank Zappa. Mi ha ispirato molto, perché lui come nessun’altro ha saputo esprimere il vero divertimento ed il vero humor in musica”.
“Via e-mail (ride, ndR)! Apprezziamo molto il fatto che ci lascino completa libertà creativa ed espressiva. Oggi non è facile trovare un’etichetta così attenta alle esigenze artistiche dei musicisti. Siamo felicissimi di far parte del loro roster”.
I TRE PEZZI PIU’ STRANI DELL’ALBUM, “AS THE SUN SETS”, “CASHFLOW” E “SUNRISE AGAIN” SEMBRANO PARTICOLARMENTE SLEGATI DAL RESTO DELL’ALBUM, APPARENDO PIU’ COME TRE ESPERIMENTI SONORI PER SPEZZARE IL RITMO NARRATIVO DEL DISCO…
“’As The Sun Sets’ e ‘Cashflow’ sono rispettivamente l’intro e l’outro dell’album, e sono due pezzi praticamente improvvisati. Ho provato un suono particolare di piano, e da esso è partita l’idea di crearci un pezzo. Da lì l’idea di creare questi tre pezzi, per dare un’idea di improvvisazione che secondo noi ha giovato all’album. Sai, secondo me dopo un pezzo ricco di sonorità come ‘South Of The Border’ era davvero necessario rilassarsi per qualche minuto”.
“’As The Sun Sets’ e ‘Cashflow’ sono rispettivamente l’intro e l’outro dell’album, e sono due pezzi praticamente improvvisati. Ho provato un suono particolare di piano, e da esso è partita l’idea di crearci un pezzo. Da lì l’idea di creare questi tre pezzi, per dare un’idea di improvvisazione che secondo noi ha giovato all’album. Sai, secondo me dopo un pezzo ricco di sonorità come ‘South Of The Border’ era davvero necessario rilassarsi per qualche minuto”.
AVETE UN SUONO MOLTO OLD-STYLE, FORTEMENTE CONCENTRATO SULLE SONORITA’ DI QUALCHE DECENNIO FA. COME AVETE CREATO IN STUDIO L’ATMOSFERA? STRUMENTI VERI O EMULATORI?
“Per quest’album ho usato un emulatore di Hammond, chiamato CloneWheel. Poi ci siamo serviti di altri due sintetizzatori per riempire ulteriormente il suono. In passato abbiamo usato un vero Hammond, ma si è rivelato davvero scomodo, sia in studio che dal vivo. Sai, spostare quel cassone enorme sarebbe stato davvero faticoso”.
“Per quest’album ho usato un emulatore di Hammond, chiamato CloneWheel. Poi ci siamo serviti di altri due sintetizzatori per riempire ulteriormente il suono. In passato abbiamo usato un vero Hammond, ma si è rivelato davvero scomodo, sia in studio che dal vivo. Sai, spostare quel cassone enorme sarebbe stato davvero faticoso”.
DA DOVE ARRIVA IL NOME DELLA VOSTRA BAND?
“Puro e semplice brainstorming. Il nostro ex-bassista un giorno se ne è uscito con il nome Beardfish, ma al momento nessuno di noi si è dimostrato interessato alla proposta. L’abbiamo tenuto come nome provvisorio, ripromettendoci che un giorno l’avremmo cambiato con un nome migliore. Poi abbiamo cominciato a suonare in giro, e tutti si sono detti soddisfatti del nome, e così eccoci qui. Ora che ci penso, effettivamente non è male come nome. E’ sicuramente molto prog! Ci tengo tuttavia a precisare che non ha nulla a che vedere con gli Spock’s Beard, in quanto all’epoca non sapevamo neanche della loro esistenza”.
“Puro e semplice brainstorming. Il nostro ex-bassista un giorno se ne è uscito con il nome Beardfish, ma al momento nessuno di noi si è dimostrato interessato alla proposta. L’abbiamo tenuto come nome provvisorio, ripromettendoci che un giorno l’avremmo cambiato con un nome migliore. Poi abbiamo cominciato a suonare in giro, e tutti si sono detti soddisfatti del nome, e così eccoci qui. Ora che ci penso, effettivamente non è male come nome. E’ sicuramente molto prog! Ci tengo tuttavia a precisare che non ha nulla a che vedere con gli Spock’s Beard, in quanto all’epoca non sapevamo neanche della loro esistenza”.