Sempre più gruppi, forse pressati dalle etichette, non fanno che pensare a qualche strategia per rimediare pochi euro in più sulle vendite dei propri dischi, il sound plastificato che appiattisce allo stesso livello le varie band e parzialmente azzera la personalità delle stesse è sempre più in auge e proprio per questo motivo quando incontriamo una band come i Beardfish rimaniamo incantati dalla sincerità e dalla passione che traspira attraverso le loro canzoni. Il nuovo “Destined Solitaire” è il quinto disco per la band svedese e come sempre porta qualche piccola novità all’interno del collaudatissimo scheletro progressive rock che la band ha sposato sin dal debutto, i brani si susseguono con una cura maniacale dei particolari e sonorità chiaramente ispirate alla scena ’70, mettendo in luce con strutture che si tengono alla larga dai facili ritornelli, una buona dose di personalità e tanta qualità tecnico-compositiva. E’ con un loquace Rikard Sjöblom (cantante e tastierista della band), che abbiamo analizzato il presente dei Beardfish.
CIAO, INIZIAMO SUBITO PARLANDO DEL NUOVO “DESTINED SOLITAIRE”, POTRESTI RACCONTARCI QUALCOSA RIGUARDO IL PROCESSO DI SONGWRITING CHE HA CARATTERIZZATO IL NUOVO DISCO?
“Il processo si è svolto in maniera simile alle altre pubblicazioni; quando completo la scrittura di un album dei Beardfish solitamente non scrivo più nulla per un bel pezzo, la concentrazione è rivolta più che altro alle date che suoniamo dal vivo, anche se in verità queste costituiscono un primo momento in cui possiamo provare qualche nuova canzone in sede live per testarne la validità. Dopo un paio di mesi di astinenza tuttavia le tematiche e le idee cominciano a fluire con risolutezza e si tramutano nelle nuove canzoni. Dalla pubblicazione di ‘Sleeping In The Traffic Part II’ siamo stati per quasi un anno intero impegnati nel tour in compagnia di The Tangent e Ritual, durante il quale abbiamo avuto modo di provare un paio di nuove canzoni che erano venute fuori con ottimi risultati. Al rientro a casa il processo di song-writing ha preso vita in maniera ben più consistente partendo sin da subito con il titolo ‘Destined Solitaire’ che poi è risultato essere anche quello definitivo”.
COSA CI PUOI DIRE INVECE SULLE REGISTRAZIONI DEL VOSTRO QUINTO DISCO?
“Per le registrazioni ci siamo recati in una baita attrezzata a studio di nome Hästmuren nel bel mezzo di un bosco, poco fuori il paese in cui viviamo, proprio come per le session di ‘The Sane Day’ e ‘Sleeping In The Traffic Part II’ anche se in un’altra stanza per la verità. Avevamo a disposizione solo cinque giorni per completare le tracce base con le linee di batteria, basso, chitarra e tastiere e l’abbiamo fatto prevalentemente senza metronomo. E’ stata un’esperienza molto divertente, ma allo stesso tempo difficile, abbiamo litigato fra di noi e alle volte eravamo nervosi, ci sono stati degli errori, abbiamo cambiato soluzioni in corsa, ci siamo pentiti di alcune scelte, abbiamo lavorato veramente duro e credo che alla fine sia venuto fuori un gran disco”.
POTRESTI SVELARCI QUALCHE PARTICOLARE SULLE TEMATICHE AFFRONTATE NELL’ALBUM? C’E’ PER CASO UNA SORTA DI FILO CONDUTTORE FRA LE CANZONI?
“Nel disco si parla di sentimenti alienati, di tristezza e di solitudine, ma anche dell’essere felice, di amore, di sesso, di quando ci si ubriaca e di ferire dal punto di vista mentale e psicologico. Altri argomenti sono le sconfitte dei tuoi cari, l’acquisizione di nuove amicizie e molto importante, di nuove esperienze. Alle volte puoi sentirti come destinato ad essere solo, non è necessariamente una sensazione negativa, talvolta può essere anche positivo, ma come recita uno dei testi ‘dietro all’orizzonte c’è un grande, grande, mondo e dopotutto io voglio vederlo’ Principalmente le liriche costituiscono una sorta di terapia per me, dopotutto scrivere canzoni è più economico dello strizza cervelli, non credi?”.
ANCHE PER “DESTINED SOLITAIRE” AVETE SCELTO UNA COPERTINA MOLTO PARTICOLARE, COME L’AVETE SCELTA?
“Questa volta avevamo in ballo parecchie persone che si sono offerte di curare l’artwork del nostro nuovo disco e in particolare c’era un ragazzo americano con uno stile molto particolare di nostro gusto. Il suo nome è Spencer Keala Bowden, è un giovane artista che in precedenza aveva lavorato per i The Watch fra gli altri. Gli abbiamo semplicemente detto di farci vedere qualcosa e se né uscito con questa coloratissima esplosione di persone e cose che figurano nelle liriche. In pratica è riuscito a mettere nella copertina ogni buon dettaglio delle canzoni. Il disegno comprende altre tre pagine all’interno del digipack e non volevamo assolutamente niente su di esso, c’è solo il codice a barre sul retro per forza di cose, mentre la scritta Beardfish compare nella parte anteriore su un adesivo rimuovibile, cosa state aspettando toglietelo!”
IN QUEST’ULTIMO LAVORO HO AVVERTITO ANCHE QUALCHE AFFINITA’ CON I RITUAL CON LA QUALE AVETE DIVISO IL PALCO NEL TOUR PRECEDENTE, COSA NE PENSI?
“Oh veramente? In tutta sincerità non ci avevo mai pensato, niente di male, se l’hai avvertito è probabile che sia vero. Apprezziamo molto i ragazzi dei Ritual e la loro musica, è stato un piacere condividere il palco con loro sono una live band formidabile!”.
NELLA TITLETRACK HO NOTATO DEGLI INSERTI DI GROWL VOCALS PIUTTOSTO INUSUALI PER I VOSTRI STANDARD, COME VI E’ VENUTA L’IDEA DI INSERIRLE? PENSI CHE IN FUTURO POSSIATE UTILIZZARE IN GROWL CON MAGGIOR FREQUENZA?
“Cantavo in growl quando ero molto giovane e suonavo in svariate metal band. All’epoca ero molto preparato, oggi invece ho dovuto esercitarmi parecchio per rendere la cosa in maniera naturale. Quando canto normalmente so esattamente come fare a riprodurre una determinata nota mentre con il growl avevo perso questo tipo di allenamento e ci è voluto un po’ di tempo per recuperare. Ho inserito questo tipo di timbrica perché amo il metal, è la musica con la quale sono cresciuto, in particolare apprezzo Sepultura, Pantera, Fear Factory, Meshuggah. Può darsi che riproporrò la cosa anche nei prossimi dischi, chi lo sa?”.
MI HA COLPITO PARTICOLARMENTE LA CANZONE “UNTIL YOU CONPLY INCLUDING ENTROPY”, POTRESTI SVELARCI QUALCHE PARTICOLARE IN PIU’ SU QUESTA CANZONE COSI’ PIENA DI CAMBI D’ATMOSFERA?
“Questa è una delle canzoni che abbiamo provato prima durante le session di “Destined Solitaire” ed inizialmente non era prevista così lunga, nessuno di noi credo si potesse immaginare una simile evoluzione del pezzo all’inizio. A mio parere è un pezzo pop-prog con un pizzico di influenze western a la Morricone inserite al suo interno, ma tieni conto che è soltanto la mia opinione. La parte centrale prima di entrare nell’ ‘entropia’, è stata improvvisata in studio principalmente da Robert e David, io mi sono semplicemente seduto alle tastiere riproducendo il tipico sound che Richard Wright usò in ‘Echoes’. Per quanto riguarda il testo infine essa è incentrata su tematiche riguardanti i sentimenti alienati”.
SAPRESTI DESCRIVERE IL SOUND DEI BEARDFISH IN MANIERA GENERALE?
“Il nostro sound è una combinazione della parte lirica che curo personalmente portando le varie tematiche agli altri membri la quale possono apprezzare o meno e la parte musicale che arriva in un secondo momento con un lavoro di gruppo in cui ognuno mette il proprio marchio sulla canzone. C’è una grande iterazione tra tutti noi e le melodie sorgono spontanee, se uno del gruppo dovesse lasciare la band le canzoni suonerebbero in maniera completamente differente poiché ognuno nei Beardfish ha il proprio spazio e incide con personalità il pezzo. Per quanto riguarda lo stile, direi che è piuttosto difficile definire la nostra musica, all’interno puoi trovare prog, symphonic, rock, pop, jazz, hard rock, world music, cabaret e potrei andare avanti…”.
CI SONO ALTRI PROGETTI MUSICALI PER I MEMBRI DEI BEARDFISH?
“Si, David suona in una band hardcore di nome Meleeh, credo abbiano già pubblicato un paio di dischi e vanno in tour piuttosto spesso; Robert suona in un mucchio di band tra cui un ottimo rock con i DeDam, loro spaccano! Personalmente invece ho un progetto solista chiamato Gungfly, il genere musicale spazia tra prog, rock, pop e grunge e il debutto è uscito ad agosto. Io suono anche in un duo con organo e batteria chiamato Bootcut e nei Teo Bolero, mentre per quanto riguarda Magnus non suona in nessuna band che io conosca oltre ai Beardfish, sempre che non ci nasconda qualcosa…”.
I BEARDFISH RAPPRESENTANO L’UNICA VOSTRA OCCUPAZIONE O PER CAMPARE DOVETE ARRANGIARVI CON ALTRI LAVORI?
“A dir la verità facciamo un po’ di tutto, David si occupa di offset-printing, Magnus lavora in un negozio di mobili, io faccio piano bar principalmente, mentre Robert al momento è disoccupato”.
CI SARA’ UN TOUR EUROPEO MAGARI CON DATE ITALIANE PER SUPPORTARE IL NUOVO “DESTINED SOLITAIRE”?
“Si, posso anticiparti che sicuramente ci sarà qualcosa ma ancora non riesco ad essere preciso su eventuali date nel vostro paese”.
GRAZIE, VUOI AGGIUNGERE QUALCOSA PER I LETTORI DI METALITALIA.COM?
“Certo, spero che possiate apprezzare il nostro nuovo album e veniate numerosi quando passiamo dalle vostre parti a suonare, ci teniamo!”.