BEDSORE – Riflessi di Morte

Pubblicato il 01/09/2020 da

I romani Bedsore sono gli autori di uno degli esordi più interessanti in campo death metal in questo infausto 2020. Con il suo debut album “Hypnagogic Hallucinations”, uscito per 20 Buck Spin a luglio, il gruppo ha messo in mostra composizioni decisamente avventurose, guidate da un’indole prog e guarnite da arrangiamenti di rara intelligenza che si muovono tra reminiscenze Seventies e accenni al filone death metal più visionario. Una forma canzone veramente libera che svela nuovi spunti e dettagli ad ogni ascolto. Parliamo di questo promettente debutto e del background della formazione capitolina con il chitarrista/cantante Jacopo Gianmaria Pepe.

PARTIAMO DAL PRINCIPIO: DOVE E COME NASCONO I BEDSORE? QUALI ERANO I PROPOSITI DEL GRUPPO AL MOMENTO DELLA FONDAZIONE E QUANTO SONO CAMBIATI NEL CORSO DI QUESTI DUE ANNI?
– È difficile far risalire la nascita del progetto ad una data precisa ma orientativamente potremmo dire intorno al 2013-2014, o almeno possiamo rimandare a quel periodo il concepimento dell’idea e la creazione dei primi riff. Nel corso degli anni molte cose sono cambiate, ma sicuramente un aspetto che possiamo dire sia rimasto invariato è l’intento con cui è nato il gruppo; abbiamo cercato di creare fin dall’inizio qualcosa di estremo ma al tempo stesso atmosferico e sperimentale, e tutt’oggi questo rimane il nostro principale obiettivo.

IL NOME BEDSORE NON È SCONTATO: COME SIETE GIUNTI AD ESSO E QUALE INTERPRETAZIONE SIETE SOLITI DARE AD ESSO?
– Quello che ci ha portato a scegliere il monicker che ci rappresenta oramai da vari anni è senza dubbio il concept della band, chiaro fin da prima di scegliere il nome stesso. Volevamo qualcosa che suonasse totalmente death metal (al limite del tributo al filone old-school) ma che allo stesso tempo rimandasse a quell’immaginario onirico e rarefatto da cui la band attinge a piene mani, un mondo di sogni e incubi – fatto di confini mai ben delineati – in bilico tra grottesco e surreale, proprio come il nostro nome. Qui di seguito alcune parole riguardo il significato del nostro monicker, che a primo impatto potrebbe non risultare così immediato:
La lesione da pressione (o ulcera da decubito) è una lesione tissutale, con evoluzione necrotica, che interessa l’epidermide, il derma e gli strati sottocutanei, fino a raggiungere, nei casi più gravi, la muscolatura e le ossa. Piuttosto comunemente è detta anche ‘piaga da decubito’.
Allo stesso tempo, nella nostra personale visione, il termine inteso come ‘sofferenza del letto’ ha anche un significato più velato, in questo senso il giaciglio è il portale che traghetta l’essere umano in un universo dominato dalle sue paure inconsce, visioni oniriche, figure aberranti e manifestazioni grottesche, capaci di condurre l’individuo alla distruzione totale, marcendo la carne ed erodendo la mente.

DOPO UN PRIMO DEMO OMONIMO SIETE APPRODATI AL FULL-LENGTH CON “HYPNAGOGIC HALLUCINATIONS”: COME VEDETE OGGI IL VOSTRO PRIMO PARTO DISCOGRAFICO E QUANTO VI SENTITE CRESCIUTI DA ALLORA?
– Ci sentiamo cresciuti moltissimo, non tanto per quello che riguarda la proposta o il songwriting, quanto per la cura riguardo gli aspetti sia estetici che sonori legati alla produzione del nuovo disco. Ad ogni modo ci riteniamo molto soddisfatti del nostro debutto nonostante siamo consci del potenziale ancora inespresso del progetto.

CON QUALE SPIRITO VI SIETE APPROCCIATI ALLA COMPOSIZIONE DI “HYPNAGOGIC HALLUCINATIONS”? VI È QUALCOSA CHE AVETE ESPRESSAMENTE DECISO DI TENTARE O LA FASE DI SCRITTURA È AVVENUTA SENZA ALCUN TIPO DI CONDIZIONAMENTO?
– La composizione di “Hypnagogic Hallucinations” è avvenuta in maniera molto viscerale nel giro di pochi giorni. Non c’è stato un intento preciso nel comporre i pezzi se non quello solito che contraddistingue il gruppo fin dai suoi albori. Avremmo voluto più tempo in studio per curare certi aspetti del disco ma per il resto ogni fase è stata completamente spontanea.

IL VOSTRO È UN DEATH METAL CHE PRENDE TANTO DA CERTI CLASSICI DEL GENERE QUANTO DAGLI ESPERIMENTI IN CHIAVE PROG DI BAND COME SWEVEN/MORBUS CHRON, GHASTLY E ALTRE REALTÀ PIÙ RECENTI. QUANTO HA INFLUITO, SU VOI COME ASCOLTATORI E MUSICISTI, IL RILANCIO DI UN CERTO TIPO DI DEATH METAL NEGLI ULTIMI ANNI? QUANDO È SCATTATA LA COSIDDETTA SCINTILLA PER QUESTO GENERE DI MUSICA?
– Come ascoltatori il rilancio di questo genere ci ha coinvolto moltissimo, parliamo di release che abbiamo apprezzato tanto e di una scena che seguiamo fin dagli inizi. Ci sentiamo però di sottolineare, come musicisti, che l’idea di creare un progetto del genere è scaturita da un background molto meno moderno, e che poi casualmente si è trovato inserito in un contesto così affine. Lo stesso “Starspawn”, datato 2016, usciva mentre il nostro demo (anche se inedito) era già completamente scritto. Poi, non possiamo negare che condividere la scena con gruppi così validi sia di per sé comunque una continua e grande ispirazione.
In ogni caso, vorremmo citare due dischi in particolare: “Sweven” dei Morbus Chron e “Black Death Horizon” degli Obliteration. Questi due uscivano proprio negli anni in cui il progetto prendeva forma, ed entrambi sono stati un grande stimolo, non tanto per dare una direzione al gruppo, quanto per continuare ad andare sul sentiero prestabilito. Ci hanno influenzato in maniera selvaggia e genuina spronandoci a spingere questo genere sempre oltre senza alcun timore.

COME E PERCHÈ PENSATE CHE SIA NATO QUESTA SORTA DI MINI-TREND ‘PROGRESSIVO’ IN SENO AL PANORAMA DEATH METAL UNDERGROUND NEGLI ULTIMI TEMPI? PERCHÈ TANTE COSIDDETTE NUOVE LEVE SI SENTONO ATTRATTE DA UN “NESPITHE” O DA UN “THE KEY” E NON DA UN “THE BLEEDING” O DA UN “NONE SO VILE”, SECONDO VOI?
– Probabilmente il perché è da ricercare nel fatto che, al di là di tutto, parliamo di un genere oramai nato oltre 30 anni fa e quindi va da sé che per continuare ad esistere abbia bisogno di evolversi. Nel corso degli anni il death metal si è già incanalato in varie direzioni e probabilmente questa è solo l’ennesima incarnazione di un genere ancora molto vivo. A livello personale, non possiamo che compiacerci del trend degli ultimi anni e goderci le release più recenti dal momento che abbiamo sempre preferito un “Nespithe” ad un “None So Vile”.

VI È UN TEMA ALLA BASE DI TESTI E ARTWORK? DI COSA PARLA IL DISCO E QUANTO PESO SIETE SOLITI DARE AD ASPETTI COME QUELLO LIRICO?
– Il nostro immaginario si ispira a esperienze oniriche, lisergiche e grottesche. I contenuti sono molto personali e sarebbe difficile racchiuderli in poche righe; il sogno rappresenta di certo uno dei temi centrali, vissuto come un’esperienza onirica di ricerca interiore. Anche il cinema di registi come Dario Argento, Robert Eggers, Denis Villeneuve, David Lynch, John Carpenter o Paul Thomas Anderson è una costante influenza. L’artwork è emblematico da questo punto di vista, un paesaggio da sogno degno delle più grandi copertine progressive dei primi anni ’70, ma che osservato nel dettaglio cela i resti di un cadavere in decomposizione, oramai sepolto tra rocce e ruscelli. Come nei nostri peggiori incubi, non c’è una logica a dettare l’evoluzione della narrazione ed è questo che vogliamo per la nostra musica. Un viaggio intimo attraverso i reami di sogno e morte dell’animo umano.

“HYPNAGOGIC HALLUCINATIONS” ESCE PER 20 BUCK SPIN: UN TRAGUARDO IMPORTANTE PER UNA BAND ITALIANA AL DEBUTTO. COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON LA CASA DISCOGRAFICA STATUNITENSE?
– Abbiamo utilizzato il format accessibile a tutti presente sul loro sito per sottomettere un qualsiasi demo. Una volta inviato il promo la volontà di collaborare è stata praticamente immediata da entrambi i lati. Siamo entusiasti di far parte della famiglia 20 Buck Spin, è il posto perfetto per la nostra musica e le nostre idee e sarebbe stata la prima scelta vista la totale affinità tra la nostra e la loro proposta.

LA PANDEMIA E IL CONSEGUENTE LOCKDOWN HANNO FRENATO L’ATTIVITÀ CONCERTISTICA. ESSENDO COSTRETTI A STARE A CASA, AVETE AVUTO MODO DI COMPORRE ALTRA MUSICA? AVETE GIÀ QUALCOSA IN PROGRAMMA SU QUESTO FRONTE?
– É stato e sarà un duro colpo non poter sostenere l’album dal vivo. Condividere i messaggi e le emozioni che la nostra musica racchiude con le persone in carne e ossa è un aspetto fondamentale del nostro essere artisti. Sicuramente cercheremo di supportare il disco al massimo appena sarà possibile, almeno con un tour europeo, il tutto mentre continuiamo a lavorare su del nuovo materiale. Al momento abbiamo in programma di rilasciare uno split EP con una band di grande prospetto, i giapponesi Mortal Incarnation, usciti quest’anno su Sentient Ruin.

UN PRIMO ALBUM PER UN’ETICHETTA DI UN CERTO PESO, UN OTTIMO RESPONSO DA PARTE DELLA CRITICA E, IMMAGINO, ANCHE DAL PUBBLICO. “HYPNAGOGIC HALLUCINATIONS” È GIÀ UN SUCCESSO PER VOI? DA COSA SI DOVRÀ PARTIRE PER ALZARE ULTERIORMENTE IL PROFILO IN FUTURO?
– Il feedback ad oggi è stato molto positivo, sopratutto considerando la nostra proposta piuttosto settoriale e atipica. Del resto facciamo ed abbiamo fatto musica sempre e solo per noi stessi ed è emozionante la risposta che il pubblico ci sta dando. Tutto questo ci spinge ulteriormente a seguire i nostri istinti e le nostre intuizioni in sede di composizione, quindi cercheremo di rompere definitivamente gli stilemi del genere e di rendere sempre più visionaria e personale la nostra formula.

SIAMO ORMAI NELLA SECONDA METÀ DEL 2020: SAPETE GIÀ QUALI ALBUM ANDRANNO A FINIRE NELLA VOSTRA CLASSIFICA DI FINE ANNO?
– Grazie per la domanda, è un piacere poter citare alcuni dei lavori che ci hanno appassionato fino a questo momento. Molto probabilmente ne stiamo dimenticando qualcuno, ma così di getto questi sono i nomi degli artisti e dei dischi che abbiamo ascoltato maggiormente fino ad ora:

Void Ceremony – “Entropic Reflections Continuum: Dimensional Unravel”
Sweven – “The Eternal Resonance”
Fiona Apple – “Fetch the Bolt Cutters”
Black Curse – “Endless Wound”
Phoebe Bridgers – “Punisher”
Primitive Man – “Immersion”
Vile Creature – “Glory, Glory! Apathy Took Helm!”
Fluisteraars – “Bloem”
Oranssi Pazuzu – “Mestarin Kynsi”
Pyrrhon – “Abscess Time”
King Krule – “Man Alive!”
Dool – “Summerland”
Maggot Heart – “Mercy Machine”
True Body – “Heavenly Rhythms for the Uninitiated”

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