Sul finire dello scorso anno abbiamo avuto la fortuna di recensire “Never To Dawn”, ultimo album dei Beheaded, e ci è piaciuto talmente tanto che abbiamo voluto fare due chiacchiere con la band maltese. Nostri interlocutori sono stati Frank Calleya, cantante, e Omar Grech, chitarrista membro fondatore, che hanno raccontato la storia del gruppo, commentato la discografia e – ovviamente – parlato, un po’ più nel dettaglio, dell’ultima pubblicazione. Vi invitiamo a prendere appunti e, qualora non foste informati, scoprire questa ottima band.
CIAO, INIZIAMO PRESENTANDO LA BAND: CHI SONO I BEHEADED E COME SI SONO FORMATI?
Omar: “Ciao, i Beheaded sono un gruppo death metal di Malta. La presente line-up è composta da Frank Calleya (voce), Omar Grech (chitarra), David Cejca Cachia (basso) e Chris Brincat (batteria). La band si è formata nel 1991, quando tre amici di scuola, cioè Chris, David Bugeja (ex chitarrista) e Marcel Scalpello (ex vocalist), ebbero l’idea di formare una death metal band. Trovare altri membri della stessa stoffa non fu facile, perciò il primo demo (‘Souldead’) è stato inciso solo nel 1995; dopodiché la band ha firmato il primo contratto discografico con la piccola label Svedese X-Treme Music. L’album ‘Perpetual Mockery’ è stato registrato nel 1996, ma per vari motivi (non specifica quali, ndR) è stato lanciato solo nel 1998, stesso anno in cui il gruppo è andata in tour nell’est europeo, suonando con Vader, Dying Fetus e Deranged”.
QUALI SONO STATE LE VOSTRE INFLUENZE PRINCIPALI? QUALI GRUPPI VI HANNO SPINTO A DIVENTARE DEI MUSICISTI?
O: “Le nostre influenze principali sono band di inizio anni novanta. Ascoltavamo musica americana e anche molte band europee e questo si sentiva molto nel nostro debut album ‘Perpetual Mockery’, che mescolava elementi derivanti dalle due scuole. Se volete dei nomi precisi possiamo citarvi band di Tampa come Death, Morbid Angel, Disincarnate, Monstrosity, Obituary, Brutality; band di New York come Suffocation, Pyrexia (con i quali saremo in tour a marzo), Internal Bleeding e – infine – tante band europee, per la maggior parte svedesi come Entombed, Dismember, Carnage o At The Gates”.
PARLIAMO ANCHE DELLA VOSTRA DISCOGRAFIA: PRESENTATE I VOSTRI ALBUM AL PUBBLICO E FATEGLI VENIRE VOGLIA DI ASCOLTARLI.
O: “Il debut ‘Perpetual Mockery’ è stato registrato per la X-Treme music, una piccola etichetta svedese. Musicalmente parlando è un mix tra brutalità e melodia – da sempre un marchio distintivo della nostra musica – ed è stato registrato qui a Malta, nel 1996, su nastro. Mi ricordo che dovevamo suonare tutto in maniera perfetta al primo colpo, perché non era facile fare molti tentativi. E’ stata un’esperienza unica, dalla quale abbiamo imparato molto. Dopo il primo tour, nel 1998, abbiamo deciso di concentrarci maggiormente sulla nostra componente brutale e abbiamo scritto l’EP ‘Resurgence of Oblivion’, per la danese Mighty Music (per la Forever Underground negli USA): i cinque brani sono stati registrati in tre giorni! Abbiamo sperimentato un po’ con basse accordature degli strumenti, mentre lo stile si è americanizzato. Nel 2001 abbiamo inciso ‘Recounts of Disembodiment’, ancora per la Mighty Music: anche in questo album lo stile era più inclinato verso stile americano: venne accolto con molte recensioni positive all’epoca. Dopo il tour in americano del 2002 uno dei fondatori del gruppo, David Bugeja, ha deciso di emigrare in Canada, ed è quindi venuta a mancare una pedina importante del gruppo. La band è andata comunque andata avanti e ha scritto materiale un po’ più tecnico. Nel 2004 è arrivato il contratto con la Unique Leader, dopo che aver spedito loro un promo registrato nello stesso anno. L’album ‘Ominous Bloodline’ è stato registrato nel 2004 e lanciato nel 2005; è un disco che mostra una continuità stilistica con ‘Recounts…’ ma al contempo più tecnico. Anche ‘Ominous’ ha ricevuto molte recensioni positive. A questo periodo ha fatto seguito una pausa, per motivi personali dei membri, ma nel 2009 si sono riavvicinate le parti ed è iniziato il cammino per l’album ‘Never to Dawn’. Il processo di composizione non è stato forzato in alcun modo: volevamo solo fare un album death metal valido, sincero riflesso delle nostra arte estrema. Anche questo disco è stato inciso al Temple Studios a Malta, ma stavolta il mix è stato affidato a Stefano Morabito. L’album, il primo con Frank alla voce, ha elementi brutali ed elementi melodici, che riprendono un po’ gli inizi del gruppo”.
ABBIAMO TROVATO IL VOSTRO DISCO COMPLESSO, MA MAI COMPLICATO, ED ANCHE VARIO, MA MAI CAOTICO. CI POTETE SPIEGARE COME AVVIENE IL PROCESSO DI SONGWRITING? PARTECIPATE TUTTI?
Frank: “Il processo di songwriting comincia, in genere, con i riff di Omar che porta le sue idee al resto del gruppo, in modo da provare i pezzi con batteria, basso ed eventualmente voce; successivamente strutturiamo le parti in un brano completo e, alla fine, si scrivono le parti vocali e i testi”.
QUALI SONO LE FASI DELLA COMPOSIZIONE SU CUI CONCENTRATE MAGGIORMENTE IL VOSTRO INTERESSE?
F: “Direi che ci siamo concentrati molto sulla struttura complessiva di ogni brano, evitando che le tracce fossero solamente un collage di riff e in modo che ogni traccia avesse un’identità e rimanesse, musicalmente parlando, interessante dall’inizio alla fine”.
IN QUALE MODO IL VOSTRO ULTIMO ALBUM RAPPRESENTA UN’EVOLUZIONE DELLA VOSTRA MUSICA?
O: “Con ‘Never to Dawn’ volevamo creare un disco che riflettesse le nostre influenze e ispirazioni connesse a questo stile estremo di musica, quindi abbiamo scritto l’album senza dare molta attenzione al materiale che circola nella scena odierna. Io vedo ‘Never to Dawn’ come un album molto onesto. La musica contiene elementi melodici e brutali allo stesso tempo, ma questo risultato non era programmato, è soltanto nato in questo modo, senza molte pretese. Mi ricorda un po’ ‘Perpetual Mockery’ in alcuni elementi (non era precisamente quello che avevamo chiesto, ma poche righe più su potete comunque leggere una risposta implicita alla domanda, ndR)”.
E IN QUALE MODO IL VOSTRO ULTIMO ALBUM SI COLLEGA AL VOSTRO MODO DI PERCEPIRE LA REALTA’ CHE VI CIRCONDA?
F: “La realtà di vivere in un posto come Malta, essendo un’isola, si collega quasi naturalmente al tema dell’acqua, che abbiamo usato su questo album. Nell’album ci riferiamo, in modo surreale, ad una situazione di intrappolamento e di delusione (vedi il titolo), ad una speranza di sole (vita) che mai arriverà. Esiste un parallelo con certe delusioni che uno ha vivendo in un posto come Malta, un’isola distaccata da certe realtà”.
L’ISOLA DI MALTA NON E’ MOLTO NOTA PER LA SUA SCENA METAL: CE LA POTETE DESCRIVERE, IN PARTICOLARE QUELLA ESTREMA? E’ CRESCIUTA RISPETTO AI VOSTRI INIZI?
F: “La scena del metal estremo a Malta è la peggiore che mi possa ricordare. Negli anni ’90 ed anche nel 2000 c’era molta più partecipazione, molti più gruppi e più gente con passione genuina, ma sfortunatamente l’interesse è diminuito negli ultimi anni in modo drastico. Da un lato ci sono tanti ‘metallari’ che si lamentano perché non ci sono concerti ma poi, quando i concerti ci sono, non vanno a vederli, mentre dall’altro lato ci sono gruppi che predicano il supporto reciproco ma sono i primi a non darne quando serve (fosse così solo a Malta… ndR). Noi abbiamo provato ad ‘iniettare’ interesse organizzando il Malta Death Fest negli ultimi due anni: è andato abbastanza bene, ma tale risultato si deve anche alla partecipazione di un numero considerevole di gruppi stranieri. Mi dispiace parlare della scena maltese in modo negativo, ma sfortunatamente la verità è una situazione a dir poco penosa”.
AVETE QUALCHE BAND MALTESE DA CONSIGLIARCI? OVVIAMENTE STIAMO PARLANDO DI DEATH METAL.
F: “Una band emergente che consiglio sono i Repugnance”.
ESSENDO VOI UN NOME STORICO DELL’UNDERGROUND MONDIALE, VI ANDREBBE DI RACCONTARCI ANCHE COME L’AVETE VISTO EVOLVERSI DURANTE GLI ANNI DELLA VOSTRA ATTIVITA’? PER ESEMPIO, COME AVETE REAGITO ALLA ‘CRISI’ CHE C’E’ STATA SUL FINIRE DEGLI ANNI ’90?
O: “Credo che alla fine degli anni novanta/inizio del millennio l’avvento di internet abbia più o meno rivoluzionato la scena: prima giravano molte fanzine stampate, tutti i contatti erano tramite posta e gli scambi musicali tramite ‘tape trading’, mentre oggi questi mezzi sono scomparsi. Internet ha sconvolto un po’ tutto ma poi, con il trascorrere degli anni, la scena underground si è adeguata ai tempi: un po’ del gusto di come la scena era si è perso, ma oggigiorno sarebbe insensato non far uso dei mezzi a disposizione. Anche noi ci siamo adeguati al trascorrere degli anni e abbiamo percepito questa transizione. Il death metal, come tutti gli stili musicali, ha avuto alti e bassi: noi lo facciamo per pura passione, perché ci fa piacere creare musica estrema e conoscere gente con la stessa passione. Perciò, crisi o meno, il nostro approccio è stato sempre lo stesso”.
COME, INVECE, VI SIETE RAPPORTATI ALLA ‘RIPRESA’ DEGLI ULTIMI ANNI?
O: “Come ho spiegato prima, la nostra intenzione è sempre stata quella di creare musica estrema con passione e trarne piacere. Anche per questo album volevamo agire in modo onesto, così da riflettere le nostre emozioni, influenze e ispirazioni. Se la scena in generale si rinforzasse, sarebbe una cosa positiva per l’interesse generale nei confronti della stessa: se andasse più gente ai concerti e ai festival, sarebbe un bel segno per tutti”.
C’E’ QUALCHE GRUPPO, TRA QUELLI CON CUI SIETE ANDATI IN TOUR, CON CUI AVETE LEGATO IN MANIERA PIU’ STRETTA?
O: “E’ difficile da dire. Tutti sono stati degli amici e con la maggior parte di loro siamo rimasti in contatto. Anche le band e i promoter che abbiamo incontrato soltanto per date singole sono rimasti amici. Non posso dare un nome solo. Ma colgo l’occasione di salutare e ringraziare tutti i nostri amici, perché senza di loro non sarebbe possibile andare in tour o organizzare date”.
C’E’ QUALCUNO, TRA LE NUOVE BAND, CHE VI PIACE PARTICOLARMENTE?
F: “Al momento le migliori band estreme, secondo me, stanno emergendo in Italia, vedi gruppi come Hour of Penance, Antropofagus, Fleshgod Apocalypse, Hideous Divinity. Sento musica onesta, arrabbiata e non superficiale che è forse dettata anche dalla situazione socio-economica non tanto buona del paese (ci sta, altro che se ci sta, ndR)”.
COME PROMUOVERETE “NEVER TO DAWN”? AVETE IN MENTE UN TOUR? PASSERETE DALL’ITALIA?
F: “Faremo un tour europeo di due settimane con il leggendario gruppo americano Pyrexia e di sicuro ci sarà una data a Milano, forse pure una seconda data italiana. Di recente abbiamo fatto tre concerti in Italia, ovvero il Tattoo Death Fest, il Vulgar Fest e il Lowlands Festival: ci farebbe piacere ritornarci”.
L’INTERVISTA E’ TERMINATA: CONCLUDETELA PURE COME PREFERITE.
“Grazie mille per il vostro tempo e per il supporto!”.