Abbiamo incontrato Nergal, poco prima della data di Pratteln in Svizzera (di cui potete leggere il Live Report). Il controverso frontman dei Behemoth è esattamente come ci si potrebbe aspettare: profondo e riflessivo, una persona che sembra valutare e soppesare ogni singola parola, ma anche cupo e freddo, con rari sorrisi che non raggiungono mai lo sguardo; non certo qualcuno che metta a proprio agio, anzi. La costante impressione è che non esista una differenza tra Nergal e Adam Darski, che ogni singolo aspetto dei Behemoth sia un riflesso del loro leader. Se ci si immaginasse come potrebbe essere l’autore di dischi come “Thelema.6”, “Demigod” o “Evangelion”, si penserebbe a qualcuno come Nergal, qualcuno che, senza proclami, con un aspetto dimesso, risulta totalmente magnetico. Quello che segue è il risultato di una lunga chiacchierata con una persona dalle molte sfaccettature, cordiale e disponibile ma, allo stesso tempo, in una certa misura, inquietante.
ASCOLTANDO “THE SATANIST” SI HA L’IMPRESSIONE CHE SIA IL VOSTRO DISCO PIÙ INQUIETANTE. NON NECESSARIAMENTE IL MIGLIORE, MA UN’UNIONE DELLE TEMATICHE DI DISCHI COME “THELEMA.6” E “ZOS KIA CULTUS” CON LE ATMOSFERE DEI VOSTRI ULTIMI LAVORI.
“Non saprei. Mi trovo spesso in imbarazzo con le recensioni e le opinioni sui nostri dischi… una cosa che non farei mai è discutere a proposito delle differenti interpretazioni. Capisci cosa intendo? Io ho le mie opinioni che sono molto intime e personali ed ascolto volentieri quelle degli altri. E’ interessante, sono felice che le persone ascoltino il nostro disco, dedicandovi il loro tempo e che, alla fine, possa anche piacere loro. Per me, ogni opinione è più che benvenuta, ma da me non verrà mai una definizione su quale sia effettivamente il concept della band; tutto quello che so è che posso dire è che questo è un disco molto genuino. Mi annoia sempre di più parlare di sound, tecniche ed altre stronzate di questo tipo. E’ quello che è; semplicemente è quello che senti”.
OK. IL DISCO SI CHIAMA “THE SATANIST”. SI RIFERISCE A TE ? SEI TU “IL SATANISTA” O È QUALCOSA DI PIÙ GENERICO ?
“Ancora una volta, potrebbe essere qualunque cosa. Vedi, l’intento principale dei Behemoth – lo era ancora prima che ce ne rendessimo conto, ma ora questa cosa mi è molto chiara – il vero scopo di quello che facciamo è porre domande, invece di dare risposte. Si potrebbe pensare che il titolo sia molto ‘bianco o nero’, molto definitivo o con un’unica interpretazione. Per me non è così: è un concetto stratificato, dalle molte sfaccettature che consiste di milioni di domande su quale sia la nostra natura e la domanda principale è ‘chi siamo?’. Dove stiamo andando e quale è lo scopo, il fine… ovviamente io ho le mie considerazioni a proposito di questi argomenti, sul satanismo ci sono così tante definizioni ed idee personali che non posso essere certo io ad avere una risposta definitiva. Non mi considero, come fanno molte band black metal, radicale. Sai, come quelle persone che dicono: le cose devono essere in questo modo, altrimenti non è black metal. Sono molto flessibile sulle definizioni, molto interessato ad ascoltare le opinioni degli altri e molto curioso di sentire cosa dicono”.
MA NON È SOLO UN’ETICHETTA O UNA DEFINIZIONE…
“Potrebbe esserlo, in un certo senso”.
PERÒ NEI TUOI TESTI CI SONO MOLTI RIFERIMENTI A CROWLEY, COSÌ TU STAI DICENDO COSE MOLTO SPECIFICHE. MAGARI LA MAGGIOR PARTE DELLE PERSONE NON LE COGLIERÀ O NON COMPRENDERÀ IL SIGNIFICATO PIÙ OCCULTO. CERTE PAROLE CHE USI NON SONO SOLTANTO PAROLE, COME LA LUNGA CITAZIONE, PROPRIO DI CROWLEY, NELL’ULTIMO PEZZO DEL DISCO.
“Ognuno lo coglierà a suo modo. E rispetto le opinioni di tutti, anche quelle più bizzarre o più del cazzo. Davvero. Il titolo ed il messaggio del disco sono molto radicali, ma stimoleranno anche le persone a riflettere: questo è qualcosa di cui sono assolutamente sicuro. Come dici ci sono molte citazioni, molte metafore, molte allegorie e noi suoniamo in relazione a queste, usando la musica metal per coordinarle e, in qualche modo, farle danzare tra loro. Alcune canzoni sono molto grottesche, altre vanno molto più in profondità… è davvero molto complesso. Io sto ancora imparando; ogni volta che ascolto il disco e le canzoni che lo compongono, mi chiedo di cosa parlino esattamente, cosa volessi dire. Sai, io sono costantemente affamato di conoscenza, soprattutto di conoscere me stesso, anche se non posso dire di conoscermi davvero, ma sono sulla giusta strada per avere una buona connessione con la mia parte più intima ed interiore, il mio Io più elevato (specifica ‘higher I’ non ‘higher me’, a sottolineare che non è un errore del suo inglese, ndR). Così il disco con tutto quello che gli fa da contorno, i testi, la musica, sono tutti strumenti che mi aiutano a raggiungere questo stato di conoscenza e consapevolezza superiori. Quindi…questa è la mia strada, il mio modo”.
UN MODO MOLTO PROFONDO…. C’È UNA CANZONE CHE NON AVETE INSERITO IN “THE SATANIST”…
“’If I Were Cain’ (contenuta nel singolo di ‘Blow Your Trumpets Gabriel’, ndR)”.
ESATTO. ANCHE IN QUESTO CASO C’È UN TESTO MOLTO FORTE, MA UN MESSAGGIO CHE SEMBRA PIÙ DIRETTO. DI COSA PARLA LA CANZONE ?
“E’ vero. Il concept di ‘If I Were Cain’ è fondamentalmente una domanda sulla natura degli uomini. La natura assassina degli uomini. L’assassinio secondo la Bibbia, secondo tutta la mitologia biblica, nella storia di Caino e Abele; la domanda è: se potessimo tornare indietro nel tempo, tornare all’origine di questo mito, cosa faremmo? Negheremmo la nostra umanità non uccidendo Abele? Uccidere è parte della nostra natura: è pericoloso, è spaventoso ed è malvagio, ma è comunque parte della nostra natura. Così quello che ho cercato di fare è stato provare a capire ed analizzare questo concetto. Possiamo creare un decalogo di leggi religiose ed altre cose simili, ma dobbiamo fare i conti con noi stessi e la nostra natura: le persone continueranno sempre ad uccidersi, esattamente come continueranno sempre ad amarsi. Per me è ovvio”.
MOLTE DELLE COSE CHE DICI SONO ABBASTANZA LONTANE DAL CLICHÉ DEL MUSICISTA BLACK METAL. COME DICEVI, MOLTI HANNO MESSAGGI RADICALI DI ODIO E DISTRUZIONE, MA POI SONO AMICHEVOLI CON LE PERSONE, FANNO GRANDI TOUR E PRODUZIONI CHE RENDANO PIÙ FRUIBILE LA LORO MUSICA. COSÌ, MENTRE INNEGGIANO ALLA MISANTROPIA, CERCANO L’APPROVAZIONE DELLA GENTE.
“Sì, in molti casi è così. Secondo me questo prova che la natura umana è molto complessa, così quando incontro qualcuno cerco di non dargli una definizione immediatamente; non voglio mettere un adesivo che li identifichi. Sarebbe facile: è quello che tutti tendiamo a fare quando diciamo che qualcuno è intelligente o è un idiota, è crudele, è un pacifista, è un anarchico, perfino un satanista… per me le cose non sono così semplici, quando si parla delle persone. Pensa alla complessità del nostro organismo o della nostra spiritualità… così diventa difficile dividere ciò che noi percepiamo di una persona da ciò che questa è realmente, perché spesso la natura umana è molto più articolata di una semplice definizione”.
A VOLTE L’ARTE AIUTA A RIDURRE LA DISTANZA TRA QUESTI DUE ASPETTI. LA SCELTA DI AFFIDARE TUTTO L’ARTWORK DEL VOSTRO ULTIMO LAVORO A DENIS FORKAS NON SARÀ STATA UN CASO…
“Sì. E’ una persona incredibile. E’ un occultista di Mosca ed è anche un grande pittore. Ha anche un lettorato all’università di Mosca. Ha la mia stessa età (trentasette anni, ndR) ed ha una cultura sterminata ed impressionante dell’Occulto; esplora tantissimo questo territorio attraverso la grafica e la pittura. Sono particolarmente contento del lavoro che ha fatto per ‘The Satanist’: ha molti livelli di interpretazione ed è molto speciale per me, molto personale. Questo è il motivo per cui ho deciso di usare anche il mio sangue per la sua realizzazione, perché volevo sottolineare il fatto che sono fortemente collegato emotivamente con le mie creazioni e con la mia band. Vedi, Denis è un tipo strano, con cui è anche molto difficile lavorare, ma gli artisti sono fatti così, è la loro natura ed io sono felicissimo del modo in cui la sua opera si è sviluppata e di come è venuta. Fantastico”.
TORNIAMO AI TESTI, DATO CHE IL MESSAGGIO RACCHIUSO IN QUESTI È UNA PARTE FONDAMENTALE DELLA MUSICA DEI BEHEMOTH. OLTRE A CIÒ IN CUI CREDI, SEMBRANO ESSERCI SPESSO RIFERIMENTI A CIÒ IN CUI NON CREDI, UN FORTE ODIO VERSO DIO E LA RELIGIONE…
“Sì, in alcuni casi è così. I messaggi forti di odio sono parte dell’attitudine della nostra musica. Ci sono alcune cose che trovo esecrabili, cose che non accetto, semplicemente perché sono false. Così io mi ribello contro queste cose, fa anche parte della mia natura ribelle, appunto, che è nata quando ero ancora un teenager e la mia coscienza diventava sempre più forte… quindi, sì, è come dici. Cerco di parafrasare Cartesio ed il suo ‘penso dunque sono’, in ‘mi ribello, dunque sono’ (dà un enfasi molto particolare, scandendo ogni singola parola, in inglese ‘I rebel therefore I am’, ndR). Questa è una parte molto importante della mia personale filosofia”.
E’ QUALCOSA DI MOLTO VICINO ALLA VISIONE ROMANTICA DI LUCIFERO, COSÌ COME LA AVEVA INTESA, PER ESEMPIO, MILTON…
“Assolutamente! Tutto il concetto luciferino e dionisiaco con cui abbiamo a che fare sono la vera natura dell’essere umano, secondo me. Concetti molto vicini tra loro e molto simili a come li ha espressi gente come Blake, Milton, Shelley o altri scrittori polacchi che sono stati influenzati ed ispirati da questo aspetto. E’ certamente una visione romantica, come lo è tutto questo argomento. In effetti, penso che ‘The Satanist’ sia un disco molto romantico. Per certi versi, almeno”.
QUESTI MESSAGGI ED IL TUO APPROCCIO, VISIVO E SCENICO, TI HANNO CREATO NON POCHI PROBLEMI, ANCHE DAL PUNTO DI VISTA PENALE…
“In realtà la causa è terminata ieri (12 febbraio, ndR). Quindi la vicenda è finita, dopo sei anni, ed io sono stato giudicato non colpevole. E’ fantastico”.
E’ UNA BUONA NOTIZIA. LA POLONIA, COME L’ITALIA, RISENTE DI UNA FORTE INGERENZA RELIGIOSA ANCHE NELLA LEGISLATURA.
“Sì. Sono entrambi paesi, da questo punto di vista, molto conservatori. E molto cristiani. Praticamente in nessun paese d’Europa esistono leggi simili. In Italia avete leggi contro la blasfemia?”.
C’ERA UNA LEGGE CHE È STATA RIVISTA CIRCA QUINDICI ANNI FA. ORA SOLO LA BESTEMMIA CONTRO DIO (NON CONTRO I SANTI O LA MADONNA) È CONSIDERATA UN ILLECITO AMMINISTRATIVO, EQUIPARATA ALL’OFFESA AD ALTRE DIVINITÀ ED AI MORTI. IL MASSIMO CHE SI RISCHIA È UNA MULTA, MA È QUALCOSA CHE VIENE APPLICATO VERAMENTE DI RADO…
“E’ una buona cosa”.
SI’. TORNIAMO ALLA MUSICA. C’È STATA UNA NOTEVOLE EVOLUZIONE NEL SOUND DEI BEHEMOTH DAL RAW BLACK METAL DEGLI INIZI. UN’EVOLUZIONE NELLO STILE, NON NEI CONTENUTI.
“E’ stato naturale. E’ quello che è. Sono l’ultima persona che si preoccupa di questioni del genere; non voglio sprecare il mio tempo ad analizzare perché certe cose sono successe; ho imparato ad abbracciare, ad accogliere le cose che capitano e ad accettarle per quello che sono. Ognuno può dire che all’inizio eravamo in un modo, verso la metà della nostra carriera in un altro ed ora in un altro ancora: va bene. O, per meglio dire, va bene, finché siamo onesti e sinceri verso noi stessi; la mia unica preoccupazione è di non essere onesto nei confronti della mia arte. Infatti ‘The Satanist’ è un disco di sola intuizione: abbiamo principalmente suonato, senza pensare a come sarebbero risultate le canzoni. Differentemente da alcuni dei dischi precedenti, come ‘The Apostasy’ o ‘Zos Kia Cultus’ in cui mi sono sforzato molto perché suonassero in un certo modo, ora voglio qualcosa di diverso per i Behemoth. Oggi non mi preoccupo di fare musica che sia fin troppo tecnica, perché semplicemente non è la nostra natura. Oggi preferisco decisamente la semplicità alla musica troppo complessa o elaborata”.
UNA DOMANDA STUPIDA: HO LETTO CHE SEI UNA DELLE PERSONE CHE SI VESTONO MEGLIO IN POLONIA. DA DOVE È VENUTA QUESTA COSA ?
“(ride) E’ un sondaggio che è stato fatto dall’edizione polacca di PlayBoy. Adesso sono in tour e nei momenti di riposo sono così (indossa jeans neri ed una felpa nera con cappuccio, ndR) e non me ne frega un cazzo di come appaio. Ma, normalmente, presto attenzione a come mi vesto. Mi piace la qualità”.
SI PUÒ NOTARE DAI VOSTRI PHOTOSET O DA COME VI PRESENTATE LIVE, O ANCHE DAI VOSTRI VIDEO CHE SONO SEMPRE MOLTO CURATI.
“Sì, esatto. Davvero: presto molta attenzione ai dettagli. Anche quando non sono sul palco, ma a casa mia, cerco sempre di dare una certa importanza a quello che mi metto addosso. Sono fatto così”.
PRIMA PARLAVI DI QUANTO SIA IMPORTANTE PER TE CONOSCERE SE STESSI. E’ UNA SPECIE DI VIAGGIO, IN FONDO, E SULLA TUA PAGINA FACEBOOK SI PUÒ VEDERE CHE VIAGGI MOLTO. LE COSE SONO COLLEGATE?
“Sì. Imparo molto su me stesso andando in altri posti e parlando con le persone, esplorando paesi diversi, differenti razze, culture, linguaggi… praticamente ogni cosa. Viaggio perché penso che la conoscenza maggiore la si possa ottenere dal mondo, non dai libri e dai film, ma dalla gente. Sai, sono stato in Cina due volte. E’ un posto che, in un certo senso, fa paura: non è ospitale. Ho avuto l’impressione che anche i cinesi non siano amichevoli con un estraneo; da un lato sono molto ermetici e dall’altro molto espansivi. Probabilmente questo aiuta la loro economia ed il loro mercato, non lo so… sai, nessuno lì parla inglese, il cibo fa schifo eppure hanno un sistema culturale articolato: l’agopuntura, la medicina tradizionale, la loro spiritualità, sono tutte cose che dimostrano che c’è molta conoscenza; le persone lì sono intelligenti e acute, ma – alla fine – tutta la loro cultura non fa per me”.
IN PASSATO HAI AVUTO DEGLI SCONTRI PIUTTOSTO ACCESI CON I GRAVELAND, CON ROB DARKEN. ORA SEMBRA CHE L’ASTIO TRA VOI SIA SPARITO.
“Siamo colleghi. Sai, in quegli anni (primi anni ’90, ndR) non c’era internet, la comunicazione era differente e le cose crescevano a dismisura. Tutto questo scontro, in realtà, aveva alla base solo poche differenze di vedute tra di noi, ma i ragazzi giovani fanno fatica a gestire le proprie emozioni e così è stato per me e Rob. Poi siamo cresciuti, ognuno continuando a fare le proprie cose e dovevamo incontrarci dopo tutti gli anni che erano passati. Lo rispetto per quello che fa e che ha fatto e credo che questo rispetto sia reciproco. E va bene così. Ora rido di quel passato, quando i Behemoth suonano in Polonia lo invito sempre e dopo lo show finiamo per ubriacarci insieme. E’ un bravo ragazzo”.
NON TI CHIEDERÒ DELLA TUA MALATTIA, DATO CHE, FORSE, SE NE È PARLATO FIN TROPPO. QUINDI, PER CONCLUDERE, COME STAI, ORA? TUTTO BENE?
“Sì, grazie, sto bene. Sono appena stato in palestra. Presto attenzione alla mia condizione e tutta questa vicenda ha avuto qualche effetto anche sulla nostra musica. Forse ha più muscoli (ride,ndR). Sai, molti parlano della morte e sono affascinati dalla morte, senza sapere esattamente di cosa si tratti; passando quello che ho passato posso dire di avere una certa conoscenza della morte e, in effetti, è affascinante. Credo di sapere un po’ di più sulla morte, ora. E quindi parte di tutto ciò che ne deriva finisce nella musica ed in molte delle cose che faccio”.
E’ TUTTO…
“Ok. Tu stai bene? Sì? Ottimo. Grazie mille per il tuo tempo e per la chiacchierata, spero che ti divertirai al concerto”.