Ok, Nergal ne è l’assoluto leader, mentre Inferno pare ricoprire il ruolo dell’alter ego silenzioso: ma allora, per i polacchi Behemoth, Orion chi è? In occasione del Full Of Hate Tour, rinchiusi in un minuscolo sgabuzzino nel backstage del Live Music Club, trasformato fra l’altro in un micro-Internet point, facciamo piacevolmente la conoscenza del bassista della band, che ben ne rappresenta l’anima determinata, seria, appassionata e per nulla sfacciata, come invece magari on stage i ragazzi tendono a far vedere. Dopo tanti mesi passati lontano dai palchi e dalla musica suonata, con il timore di poter perdere tutto, i Behemoth rinascono assieme al loro frontman e si preparano a riconquistare il trono del death metal europeo. Orion non è Nergal, ma per capire il vero spirito di squadra, la parola del gregario è sempre affidabile…
LA MIA PRIMA DOMANDA E’ PIUTTOSTO SCONTATA, MA NON POSSO FARE A MENO DI CHIEDERTI COME CI SI SENTE AD ESSERE DI NUOVO ON THE ROAD DOPO COSI’ TANTO TEMPO TRASCORSO LONTANO DAI PALCHI…
“Be’, è chiaro che è un momento che attendevamo da molto tempo. Nergal è stato in ospedale per sei mesi, in attesa del trapianto di midollo spinale, e ci sono stati momenti in cui sinceramente non sapevamo proprio nulla del futuro dei Behemoth. Fortunatamente il trapianto è andato bene, quindi abbiamo trascorso in pace il tempo necessario a prepararci a ripartire. Sul finire dell’anno scorso abbiamo tenuto alcuni show di riscaldamento in Polonia, ma sono stati solo una manciata, quindi questo Full Of Hate è in effetti il primo appuntamento importante. Ci siamo sentiti nervosi qualche giorno prima della partenza, ma ad oggi siamo ad una settimana di tour e va alla grande, perciò non posso dirti nient’altro che cose buone!”.
IN PARTE NE HAI GIA’ ACCENNATO, MA VORREI APPROFONDIRE LA QUESTIONE: CI SONO STATI MOMENTI, DURANTE IL DECORSO DELLA MALATTIA DI ADAM (DARSKI, VERO NOME DI NERGAL), IN CUI TUTTI AVETE PENSATO CHE I BEHEMOTH POTESSERO FINIRE?
“(grosso sospiro, ndR) Lo sai meglio di me, Nergal è questa band, Nergal è i Behemoth…quindi i Behemoth senza Nergal non sarebbero potuti esistere. Allo stesso tempo, però, la presenza dei Behemoth nella vita di Nergal è stato ciò che l’ha più aiutato ad affrontare la situazione, credo di potere arrischiarmi a dire ciò. Quindi, in realtà, il pensiero che tutto potesse finire ci ha solo sfiorato ma mai toccato; noi altri siamo sempre stati in contatto con lui, sia durante i suoi giorni in ospedale, sia le volte in cui stava proprio molto male. Abbiamo sempre parlato con lui del gruppo e ciò lo tirava su e gli dava forza, lo faceva pensare positivo”.
LE ULTIME NEWS A VOSTRO RIGUARDO CI DICONO CHE AVETE INIZIATO A COMPORRE NUOVO MATERIALE. SARA’ SICURAMENTE PRESTISSIMO, MA PUOI DARCI UNA PICCOLA IDEA DI COSA STA VENENDO FUORI?
“In effetti sì, è davvero molto presto anche solo per dare un parere sulle nuove composizioni. Sai, mentre eravamo in sala prove per prepararci al piccolo tour polacco dell’anno scorso, abbiamo jammato un po’ su qualche nuovo riff e abbozzato dei pezzi inediti. Ma l’attesa per il nuovo album sarà comunque lunga, quindi non posso dirti granché: abbiamo infatti intenzione di iniziare le registrazioni verso fine anno o addirittura appena entrati nel 2013. Stiamo solo provando delle cose, ci sarà tutto il tempo per comporre più avanti”.
SAPPIAMO CHE NERGAL E’ IL PRINCIPALE COMPOSITORE DELLA BAND, MA IN CHE MODO E QUANTO VOI ALTRI COMPONENTI DEI BEHEMOTH INTERAGITE CON LUI NEL PROCESSO DI SONGWRITING?
“Sì, è assolutamente vero che è Nergal ad occuparsi della gran parte della scrittura del materiale, però non è per nulla chiuso agli aiuti esterni. Quindi funziona che se io, Inferno o Seth abbiamo uno spunto o qualche idea pronta, non facciamo altro che sottoporla al suo giudizio. Se ci sta all’interno del brano, come atmosfera o come soluzione tecnica, benissimo! Inoltre partecipiamo attivamente alla fase di arrangiamento delle canzoni, che si svolge sempre con tutti e quattro presenti”.
I BEHEMOTH SONO UNA BAND CHE PRESTA MOLTA ATTENZIONE ANCHE ALLA PRESENZA SCENICA E AI COSTUMI. QUANTO PENSI QUESTO VOSTRO ASPETTO POSSA AVER CONTRIBUITO AL RELATIVO SUCCESSO CHE STATE AVENDO? MI RIFERISCO SOPRATTUTTO MAGARI ALL’AMERICA, DOVE CON LA PARTECIPAZIONE ALL’OZZFEST AVETE FATTO BRECCIA…
“Mah…in America in effetti alcune volte i ragazzi presenti ai concerti restavano impressionati dal nostro look; ma devo dire che, tante altre volte, era la musica a colpirli più piacevolmente. Credo che la questione del nostro successo – se di successo si può parlare, poi – sia troppo considerata da fan e stampa specializzata. Ad esempio, il fatto di porre attenzione al look c’è stato fin dall’inizio del gruppo e, arrivati ad oggi, è assolutamente naturale andare avanti per la nostra strada. E vi direi di non sopravvalutare troppo la questione del look come arma di successo, perché rappresenta semplicemente quello che siamo, che siamo sempre stati e che fa parte di noi”.
DUNQUE STATE PENSANDO GIA’ A NUOVI COSTUMI E TRUCCHI PER IL FUTURO, PER PROMUOVERE IL DISCO CHE VERRA’?
“Assolutamente sì, è un processo evolutivo anche quello che riguarda l’aspetto scenografico della vita dei Behemoth. Ad ogni pubblicazione cerchiamo di proporre qualcosa di diverso con i vari make-up, i costumi, il materiale da palco…quindi ci sarà qualcosa di nuovo per forza anche in futuro!”.
E CHI E’ DI SOLITO IL PIU’ ATTIVO DI VOI IN QUESTO TIPO DI RICERCA?
“Be’, parliamo semplicemente tra noi. Magari molti di voi là fuori pensano che i Behemoth siano solo Nergal. Lui è la parte fondamentale della band – questo è fuori dubbio – ma oggi ti posso tranquillamente dire che siamo una band compatta e coesa a tutti gli effetti, anzi, con una forte percentuale di democrazia al suo interno. Ci confrontiamo tanto, in una sorta di brainstorming, e ciò vale anche per quali costumi indossare”.
IMMAGINO COMUNQUE CHE LA MUSICA RESTI COSTANTEMENTE AL DI SOPRA DI TUTTI QUESTI OPTIONAL E, A PROPOSITO, TI CHIEDO SE VI SENTITE (O TI SENTI) ANCORA LEGATO ALLA SCENA DEATH-BLACK METAL UNDERGROUND…
“Credo proprio di sì! Sentiamo forte il legame con l’underground in quanto proveniamo da lì. Cerchiamo sempre di seguire il più possibile le varie scene e di portare con noi in tour, di volta in volta, qualche realtà che ci pare interessante. E poi non si deve dimenticare che il nostro attaccamento all’underground deriva semplicemente dal fatto che le maggiori fonti di ispirazione sono proprio band tuttora underground”.
TORNANDO UN ATTIMO SUL LONTANO FUTURO, MI STAVI DICENDO PRIMA DELLE VOSTRE TEMPISTICHE IN PREVISIONE DEL DISCO NUOVO…
“Il piano è quello di rinchiuderci in sala prove verso fine anno e comporre il disco. Magari registrarlo a dicembre o inizio 2013. Ciò significa che probabilmente – probabilmente! – l’album potrebbe uscire prima delle vacanze estive dell’anno prossimo”.
QUINDI, COM’E’ FACILMENTE PENSABILE, LA VOSTRA ESIGENZA PRIMARIA ORA E’ QUELLA DI SUONARE DAL VIVO…
“Esattamente. Vedi, vogliamo finire il ciclo dell’ultimo album. Abbiamo pubblicato ‘Evangelion’ e fatto solo qualche tour di supporto, prima che Nergal si ammalasse e tutto si fermasse. La cosa principale per noi, adesso, è quella di ritrovarci sul palco, risentire il vibe tutti assieme. Siamo stati fermi un anno e mezzo e, per una band come la nostra, è come dire fermi un’eternità. Avessimo preso la decisione di comporre il disco nuovo prima di esserci ritrovati e ‘risentiti’ come live band, stai sicuro che non avrebbe funzionato!”.
TI FACCIO UNA DOMANDA FORSE UN PO’ SCOMODA: IN CHE MODO LE VICENDE ESTERNE ALLA MUSICA IN CUI E’ COINVOLTO NERGAL (IL PROCESSO PER LA BIBBIA STRAPPATA, IL RUOLO DI GIUDICE NEL PROGRAMMA TELEVISIVO…) IMPATTANO SU VOI ALTRI?
“Ne facciamo parte anche noi, è ovvio. Nergal, prima di mettere in atto quello che vuole mettere in atto sul palco, ne parla con noi e se ne discute. Quindi noi diciamo pure che lo appoggiamo, ci mancherebbe. Oltretutto, per quanto riguarda i processi e le cause, essendo nominati i Behemoth, anche noi altri dobbiamo spesso essere presenti a dar testimonianza. E ogni volta che si ottiene qualcosa di positivo o comunque veniamo posti dalla parte del giusto, è una vittoria per il gruppo e il cemento che ci lega si rafforza. Poi ti ricordo che siamo polacchi e la Polonia è un Paese estremamente cattolico e censore verso ogni tipo di atteggiamento equivoco (qui nasce una breve discussione sulle similitudini tra Polonia e Italia, inevitabile, ndR)…e da noi ci sono davvero gravi problemi: ogni tanto tentano di cancellarci dei concerti con motivazioni ridicole e questa cosa spesso ci fa sorridere, ma a volte ci rende anche nervosi perché non è davvero possibile…”.
E ALLORA…E’ PLAUSIBILE PENSARE CHE VOI PREFERIATE SUONARE ALL’ESTERO RISPETTO ALL’ESIBIRVI NEL VOSTRO PAESE NATIO?
“A me piacciono entrambe le cose, te l’assicuro! E credo valga lo stesso anche per gli altri ragazzi. Essere in una band vuol dire avere un approccio nomade alla vita: vuol dire fare poche cose alla volta facendole bene e stare concentrati su un obiettivo. Ciò non è condizionato dal posto in cui ci troviamo a suonare, mi capisci?”.
OK, ORION, TI FACCIO UN’ULTIMA DOMANDA E TI RINGRAZIO. I BEHEMOTH SONO STATI FINORA UNA BAND SEMPRE IN CRESCITA, COSTANTE E PROGRESSIVA. OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE CI SONO SEMPRE, NO?
“Bella domanda, sono un po’ in difficoltà. Mia opinione è che stiamo quasi per raggiungere, nelle nostre possibilità, il limite di crescita come extreme metal band. Non vedo molti modi per progredire ancora, restando fedeli al nostro stile e restando estremi. Questa crescita di cui parli non può essere eterna, prima o poi tutte le band hanno una flessione o comunque la salita inizia un po’ a scendere, no? Ecco, io non credo che i Behemoth siano arrivati a questo punto, ancora no. Noi stiamo investendo in questa band tutte le nostre risorse e attualmente una delle cose che possiamo migliorare è certamente lo spettacolo da offrire ai nostri fan sul fronte live. Un’altra è perfezionare ancora la produzione dei nostri dischi, ad esempio. Ma sotto il profilo compositivo, ora come ora, non posso davvero dirti nulla, se non che, giunti dove siamo dopo anni di impegno, penso sarà veramente dura per noi andare oltre”.