BEHOLDER – Il desiderio di distruzione

Pubblicato il 02/11/2002 da

Ecco di ritorno i Beholder dopo il gran successo del loro debutto a nome “The Legend Begins”, che ha procurato loro ottimi riscontri di critica e pubblico, e ha permesso alla band milanese di farsi conoscere in ambito power… in un’interessante chiaccherata telefonica, il leader del gruppo Patrick Wire ci parla del nuovo “Wish For Destruction”.
COMINCIAMO SUBITO PARLANDO DEL NUOVO DISCO E, IN PARTICOLARE, DELLA PRODUZIONE CHE MI E’ SEMBRATA UNO DEI SUOI PUNTI FORTI…
“Dunque, questo nuovo disco si differenzia dal precedente che abbiamo inciso per alcuni fattori; sicuramente per la produzione, visto che siamo andati ai New Sin, uno degli studi più professionali qui in Italia, ed abbiamo fatto un buon lavoro oltre ad esserci trovati benissimo… Luigi Stefanini è un ottimo fonico ed anche un ottimo musicista, ha saputo guidarci al meglio facendoci ottenere, in fatto di registrazione, proprio ciò che volevamo, una produzione più aggressiva che si legasse al concept, al titolo, e più in generale alla maggior dinamicità dei pezzi presenti. Ti posso anche dire che Luigi ha usato anche delle attrezzature nuove appena importate dagli Stati Uniti, senza riservarci l’usuale trattamento con apparecchiature standard. Per quanto riguarda le altre caratteristiche del disco, è stato molto importante il cambio delle tematiche… molti mi dicono che è strano che dopo un disco con testi fantasy si debba fare qualcosa di diverso, mentre io trovo la cosa assolutamente naturale…”.

IO PENSO CHE SI TRATTI ANCHE DI UN PROCESSO DI MATURAZIONE A FAR SPOSTARE DALLE TEMATICHE FANTASY, CLASSICA CARATTERISTICA DELLA MAGGIOR PARTE DEI GRUPPI POWER ESORDIENTI, A TEMI PIU’ SERI…
“Sì, certamente! Il disco d’esordio, che in pratica poi era una raccolta di canzoni tratte da demo e di altri pezzi incisi giusto per entrare in studio, aveva determinato un certo tipo di tematiche, mentre successivamente a nessuno di noi andava più di scrivere un disco affrontando gli stessi temi nelle lyrics, ragion per cui ci siamo spostati su argomenti più futuristici e legati a problemi quali la genetica e la clonazione; di conseguenza anche la scelta degli arrangiamenti è venuta da sé”.

TORNANDO ALL’ASPETTO MUSICALE, MI E’ SEMBRATO DI SENTIRE RICHIAMI AL THRASH OLD-SCHOOL QUA E LA’, SOPRATTUTTO IN “BEYOND SCIENCE”…
“Sono d’accordo, una delle caratteristiche di questo disco è infatti quella di avere delle influenze esterne che nel debut non erano presenti; sicuramente una di queste è quella di cui parli tu, magari nell’approccio chitarristico, e anche nelle parti vocali più aggressive… qualcosa di thrash c’è sicuramente. Tra l’altro nel periodo della composizione ero rimasto molto influenzato da gruppi del genere, in particolare dai Destruction… proprio in quel periodo era uscito “The Antichrist”, un disco che mi è piaciuto davvero moltissimo, e chiaramente l’ascolto di altri gruppi ti influenza sempre”.

AH, L’ULTIMO DESTRUCTION, CHE CAPOLAVORO, E’ PIACIUTO MOLTISSIMO ANCHE A ME!
“Sì, è veramente spettacolare, diciamo che mi ha fatto molto piacere essere influenzato da un disco del genere!”.

GIA’, E’ UN DISCO TROPPO BELLO (ma sarà un caso che nelle interviste che faccio si finisce sempre a parlare di thrash? nda), TI DICO ADDIRITTURA CHE, NONOSTANTE TUTTI RITENGANO I LORO PRIMI DISCHI DEI CAPISALDI DEL THRASH, IO RITENGO “THE ANTICHRIST” IL MIGLIORE, FORSE PERCHE E’ IL PIU’ VARIO…
“Sono perfettamente daccordo!”.

UN ALTRO PEZZO DEL DISCO CHE MI HA COLPITO MOLTO E’ “FAILURE 617” CHE, PUR RESTANDO ATTACCATO ALLE CLASSICHE SONORITA’ POWER, FA LARGO USO DI SONORITA’ A VOI NUOVE, COME PER ESEMPIO L’ELETTRONICA… DA COSA NASCE QUESTO PEZZO? POTREMMO INOLTRE VEDERE ALTRI ESPERIMENTI DEL GENERE IN FUTURO?
“Dunque, esperimenti del genere in futuro credo che li faremo perché queste sono sonorità che ci piacciono… per quanto riguarda la loro nascita, è stata una cosa strana; qualche giorno prima di entrare in studio infatti abbiamo eliminato un nostro brano da quelli che dovevamo registrare e ci siamo trovati con un pezzo in meno, ragion per cui io e il tastierista del gruppo ci siamo trovati da soli in studio a provare, ed alla fine il risultato è stato ‘Failure 617’. Non sembra un pezzo nato due giorni prima di entrare in studio, infatti ci abbiamo lavorato tantissimo!”.

GIA’, SI SENTE CHE E’ UN PEZZO ABBASTANZA RAGIONATO…
“Sì, soprattutto nelle parti di tastiera… e poi è uno dei pezzi che più abbiamo studiato in fase di arrangiamento tra synth, parti vocali ed il finale che sa di crossover, è proprio un pezzo nato per sperimentare, e dopo averlo realizzato ci ha soddisfatto pienamente, penso sia uno dei più rappresentativi del disco…”.

SUL NUOVO DISCO, OLTRE ALLA PRODUZIONE, A MIO AVVISO UN PUNTO FORTE E’ COSTITUITO DAL NUOVO BATTERISTA… COME VI TROVATE CON LUI? SE NON SBAGLIO AVEVA GIA’ SUONATO ALCUNE DATE NEL PRECEDENTE TOUR…
“Qui ci sono da fare delle precisazioni: noi siamo un gruppo senza batterista fisso. Il batterista che ha suonato sul disco è un session-man ed ha suonato solo lì, e per ragioni contrattuali non possiamo dire chi è, mentre ora dal vivo stiamo suonando ancora con un altro session-man, che è l’ex-batterista dei Node, Mario Giannini, che tra l’altro è stato anche il nostro primo batterista ai tempi dei demo, e siamo in ottimo rapporto con lui; per quanto riguarda il lavoro svolto sul disco comunque devo darti ragione, le parti ritmiche sono infatti cambiate radicalmente rispetto al primo disco, ci sono strutture più articolate e sono più difficili da suonare, è stato svolto un ottimo lavoro”.

VISTO CHE STAVAMO ANCHE PARLANDO DI TOUR, MI DICI SE AVETE PROGRAMMATO GIA’ QUALCOSA PER QUESTO DISCO?
“In futuro forse sarà possibile fare un tour, ma ora con gli scarsi mezzi che abbiamo a disposizione è veramente impossibile! Abbiamo in programma qualche data… per ora abbiamo fatto la presentazione del disco al Transilvania Live; poi andremo a Prato il 16 Novembre, il 23 a Porto D’Ascoli e il 7 Dicembre a Brescia; inoltre stiamo definendo due date a Perugia e Vicenza. Stiamo cercando di fare più date possibili perché, vista l’impossibilità di un eventuale tour, è l’unico modo che abbiamo per promuovere il disco dal vivo”.

TORNIAMO INDIETRO DI QUALCHE ANNO PER PARLARE DEL SUCCESSO CHE HA ACCOMPAGNATO IL VOSTRO SECONDO DEMO… RITIENI CHE SIA SOLO MERITO DI “CALL FOR REVENGE”, CHE IN QUEL PERIODO E’ GIRATA TANTISSIMO SOPRATTUTTO IN RETE, O C’E’ DELL’ALTRO?
“Per me ci sono due aspetti che spiegano questo successo: uno, che poi è migliorato col tempo, consiste nell’uso delle due voci, e l’altro è costituito appunto da ‘Call For Revenge’ che, tra l’altro, è un pezzo che riscuote ancora molto successo tra i nostri fan, visto il delirio che c’era quando l’abbiamo suonata al Transilvania… evidentemente ‘Call For Revenge’ è stato un pezzo molto fortunato, perché in rete ha avuto dei riscontri che erano assolutamente al di sopra delle nostre aspettative, ha avuto davvero tantissimi download!”.

COME VI TROVATE CON LA VOSTRA ETICHETTA?
“Direi davvero bene. Sai, il loro pregio principale è quello di dare completa libertà artistica al gruppo che entra in studio, cosa che ritengo comunque fondamentale: senza questo presupposto non potrebbero mai nascere pezzi come ‘Failure 617’, e risulterebbe anche difficile passare da una sfumatura all’altra del proprio sound. Molte volte le case discografiche vogliono il prodotto standard e rifiutano qualsiasi altra produzione di diverso tipo, invece la Dragonheart è un’ottima etichetta anche perché lascia grande libertà in questo senso, libertà che ai gruppi serve. Comunque poi la distribuzione di Audioglobe (la Dragonheart è una sotto-etichetta di Audioglobe, nda) è una delle distribuzioni più grosse in Italia, e quindi siamo indubbiamente soddisfatti di questa professionalità…”.

IN CHE RAPPORTO SIETE CON GLI ALTRI GRUPPI DELLA DRAGONHEART?
“Prevalentemente buono, ed anche le ultime date live insieme a Vision Divine, Drakkar, Domine e Mesmerize lo dimostrano, e io stesso ho tanti amici nei vari gruppi dell’etichetta, come nei Secret Sphere, Domine e White Skull… sono tanti gruppi molto validi per una scena abbastanza competitiva, ed ultimamente la Dragonheart è molto valida per quanto concerne le uscite”.

COSA NE PENSI DI QUEI TANTI GRUPPI POWER CHE, PUR RIMANENDO SPESSO NELL’ANONIMATO, PER OGNI DISCO PROPONGONO SEMPRE GLI STESSI STILEMI MUSICALI RIPRESI DALLE BAND AUTOREVOLI DEL GENERE, SENZA MAI CERCARE DI APPORTARE UN MINIMO DI ORIGINALITA’ AL LORO SOUND?
“Parlar male degli altri non è una cosa che amo fare, ma questo non lo concepisco come un buon modo di lavorare… posso capire che ad altri musicisti piaccia fare così, ma francamente non mi piace pensare ad un gruppo che fa un disco identico all’altro. Tra i gruppi che lavorano in questo modo ce ne possono essere anche alcuni che mi piacciono, ma sta di fatto che per essere un gruppo valido ed originale non ci si deve infilare in uno schema rigido senza poi uscirne più, una cosa del genere è notevolemente limitante a livello compositivo e non ti lascia spazi”.

A PARTE I TUOI COLLEGHI DI ETICHETTA CHE MI HAI GIA’ CITATO, C’E’ QUALCHE GRUPPO ITALIANO, NON NECESSARIAMENTE POWER, CHE STIMI PARTICOLARMENTE?
“Mi piacciono molto gli Stormlord, con i quali sono anche in rapporto di amicizia…”.

GIA’… HO VISTO LA VOSTRA DATA A MARZO, A VOGHERA…
“Già, sono in ottimi rapporti con loro. Un altro gruppo che mi piace molto sono i Node, fanno un genere che mi piace molto, e poi tutti i gruppi che ti ho già citato… in definitiva di gruppi che non mi piacciono del tutto direi che non ce ne sono”.

PARLIAMO DI UN PROBLEMA ABBASTANZA ATTUALE, CIOE’ LA DIFFUSIONE DI MP3 IN RETE, ANCHE QUELLA ILLEGALE EFFETTUATA ATTRAVERSO PROGRAMMI DI SHARING TRA UTENTI. QUAL E’ LA TUA OPINIONE IN MERITO?
“Be’, è sempre il solito discorso… solitamente, quando si sviluppa una nuova tecnologia come quella dello share, ci sono pro e contro: i pro stanno nell’uso stesso di questa tecnologia che va a vantaggio degli utenti, i contro sono invece riconducibili all’abuso della stessa, abuso che porta poi alle cause legali ed ai vari siti che chiudono. Sommariamente, comunque, direi che è una cosa più positiva che negativa… io sono anche un utente, e mi piace scaricare da internet delle rarità che altrimenti non troverei e sono anche uno di quelli che, se si scarica qualche pezzo che gli piace da un disco, dopo compra il prodotto in questione; poi noi facciamo un genere per il quale il fan vuole il digipak piuttosto che la custodia o il libretto e, quindi, comprare un disco si differenzia molto dallo scaricarlo, infatti nel nostro campo questo fenomeno è diverso che in altri campi musicali, come quello pop o dance, dove la pirateria è molto più presente ed ha effetti molto più pesanti sul mercato”.

OK PATRICK, L’INTERVISTA E’ QUASI FINITA… MI VUOI ANTICIPARE COSA HANNO IN MENTE I BEHOLDER PER IL FUTURO PROSSIMO?
“Be’, per quanto riguarda l’aspetto live ti ho già parlato… parliamo allora del prossimo disco: dal punto di vista compositivo mi devo ancora fare un’idea di come sarà e, se mi mettessi a comporre qualcosa in questo momento, verrebbe probabilmente fuori qualcosa di molto simile a quanto c’è su ‘Wish For Destruction’, cosa che non mi piace assolutamente! Preferisco quindi aspettare un periodo in cui avrò nuove idee, e vedrò ciò che verrà fuori. Cercherò comunque di realizzare un disco particolare sotto tutti gli aspetti, sia sotto l’aspetto musicale che sotto quello dell’immagine… un disco per cui valga la pena spendere dei soldi”.

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