Una nuova interessante band si affaccia sul panorama metal italiano: i Beholder, guidati dal front man Patrick Wire, hanno ottenuto consensi favorevoli in tutta italia, grazie soprattutto al loro differenziarsi dai canonici stilemi del power metal, nonchè all’uso originale della doppia voce. Sotto contratto con la Dragoheart, sono addirittura stati scritturati per suonare al Gods Of Metal. Patrick stesso ci racconterà come è nata questa stupenda avventura…
PATRICK, COME SI SONO FORMATI I BEHOLDER?
“Io e altri due ragazzi, che ora non sono più nella band, formammo i Beholder alla fine del ’98 quasi per gioco. In quel periodo c’era un concorso annuale di gruppi emergenti, chiamato Emergenza Rock, e noi mettemmo in piedi il gruppo per parteciparvi. Pensa che il nostro nome è stato dato dal primo batterista che alla fine non ha fatto neanche una data live a causa di un incidente al polso. Fatto sta che riuscimmo a passare qualche turno del concorso; in seguito cambiammo diversi musicisti per arrivare infine alla line- up che ha inciso il primo demo risalente a luglio 1999. Questo demo ha rappresentato la nostra prima esperienza in studio, eravamo molto più inesperti, quindi potrai capire che non ha una grandissima qualità sonora. Dopo l’estate, insieme a Marco Cecconi dei Power Symphony, siamo andati a Fying studio dove loro stavano registrando “Lightbringer” e siamo rimasti molto colpiti dalla produzione, quindi io e Matt (il chitarrista, nda) decidemmo di affidarci a questi studi per il nostro prossimo demo. Volevamo a tutti costi registrare un prodotto molto più professionale del suo predecessore, Marco Cecconi si offrì di produrlo e il risultato, anche grazie ad un sacrificio economico molto più alto che in passato, ci soddisfò pienamente. Il demo, contenente due pezzi, lo registrammo a dicembre ed in particolare “Call For Revenge” girò molto in rete e fece conoscere Beholder in tutta Italia. Entrammo così in contatto con Dragonheart record e con altre due case che ci chiesero ulteriore materiale. Tornammo così in studio per registrare altri pezzi da spedire alle labels, Enrico Paoli (“boss” della Dragonheart e chitarrista dei Domine) rimase molto colpito e ci offrì un contratto che firmammo in ottobre dello scorso anno. Il mese successivo entrammo in studio per registrare “The Legend Begins”, ed ora cerchiamo di promuoverlo live il più possibile.
PERCHE’ AVETE DECISO DI PRESENTARVI CON DEI NOMI D’ARTE?
“Diciamo che questa è stata una scelta abbastanza giocosa, non ci sono state pretese di apparire come un gruppo straniero piuttosto che italiano. Semplicemente ci piaceva presentarci con dei nomi d’arte, li abbiamo scelti inglesi perché adoriamo la musicalità della lingua anglosassone. Niente pretese commerciali, anche perché come avrai visto abbiamo dei cognomi impronunziabili ehehe!”
IL VOSTRO MONICKER SI ISPIRA FORSE AI GIOCHI DI RUOLO?
“Come ti dicevo prima, il nome del gruppo fu proposto da un vecchio membro della band, era urgentissimo trovare un monicker alla svelta per poter partecipare al concorso Emergenza Rock, così lui lanciò quest’idea che mi piacque subito. Il vecchio batterista giocava a Dungeons And Dragons , mentre io non sono un esperto. Però mi piaceva il suono del nome e il fatto che era composto da una sola parola.”
SE NON SBAGLIO “THE LEGEND BEGINS” TRATTA UN CONCEPT BEN PRECISO…
“Esatto, l’album racconta una storia che inizia e finisce, non vogliamo fare trilogie infinite ahah! La storia è molto epica, potremmo quasi avvicinarla a quella di Braveheart, in quanto si narra della liberazione di una città assaltata dai barbari . Tutti i pezzi rappresentano i singoli capitoli delle vicende, raccontano di come questa armata viaggi verso la Città della Fede per sconfiggere gli invasori barbari. Alcuni pezzi sono vecchi di oltre due anni, ‘The Ancient Prophecy’ è stata addirittura la prima canzone che ho scritto per la band. Ai tempi decisi trattare tematiche fantasy in quanto si adattavano bene al nostro tipo di musica, anche se devo ammettere di non essere mai stato un vero appassionato del genere, preferisco ad esempio leggere libri di Stephen King. Agli esordi eravamo molto più epici e medievali, poi col tempo siamo diventati più tipicamente power, come avrai notato proprio ‘The Ancient Prophecy’ è una ballata medievale, mentre i pezzi più recenti sono differenti.”
C’E’ UNA CANZONE CHE CONSIDERI LA PIU’ RAPPRESENTATIVA DEI BEHOLDER?
“Come mi è già capitato di dire, non credo che in quest’album ci sia una sola canzone rappresentativa in quanto ogni brano ha delle caratteristiche particolari che lo rendono diverso e quindi unico. Ci sono pezzi più medievaleggianti, appunto ‘The Ancient Prophecy’ e ‘The Fallen Kingdom’, e altri più power, come ‘The Ring Of Freedom’ e ‘Ivory Tower’. ‘Chains OF Fate’ è invece un brano che abbiamo composto tutti insieme, risulta più lungo e articolato di tutte le altre canzoni e racchiude in sé tutte le influenze musicali di ogni singolo componente dei Beholder. Capirai quindi perché ti dico che non c’è un brano più rappresentativo di un altro. Se invece mi chiedi qual è il brano che preferisco , ti rispondo ‘The Ring Of Freedom’.”
MI DIRESTI COME E’ NATA LA SCELTA DEI DUE CANTANTI?
“Agli inizi della band io mi occupavo sia della voce che della chitarra ritmica, decidemmo poi di affiancare a me un’altra voce e contattammo una nostra amica cantante, che in seguito venne poi sostituita da Valentina. Col tempo abbiamo visto che questa caratteristica era abbastanza originale per una band power, in quanto la doppia voce è un marchio di fabbrica tipicamente gothic metal, quindi decidemmo di tenerla come nostro simbolo di riconoscimento. Alla fine credo sia l’elemento principale che ci distingue dalla maggior parte dei gruppi attuali.”
AVETE GIA’ PIANIFICATO DEI TOUR?
“Di tour ancora non se ne parla, primo perché l’album deve ancora uscire, ma soprattutto si guarderanno le vendite prima di pianificare qualsiasi cosa. Per l’organizzazione dei concerti ci siamo legati ad Hard Staff, ed abbiamo ottenuto date molto importanti, su tutte quella del Gods Of Metal. Sicuramente questo evento è il colpo migliore che la Dragonheart potesse fare per promuoverci, noi stiamo lavorando molto per questo evento facendo prove specifiche, sia per l’esecuzione che per la scena. E’ sicuramente un rischio, perchè se tutto va bene è ok, ma se qualcosa andasse storto si rischia di ‘sputtanarsi’ davanti a migliaia di persone! Noi comunque daremo il massimo!”
A PROPOSITO DI GODS OF METAL, SONO VERE LE VOCI DI ALCUNI GRUPPI CHE ERANO COSTRETTI A PAGARE GROSSE CIFRE PER POTER SUONARE A QUELLA MANIFESTAZIONE?
“Mah, ad essere sincero una volta andai con la nostra cantante a intervistare uno dei gruppi in questione (la cantante collaborava ai tempi per una rivista di settore, nda), che confermò queste voci. Appena seppi della nostra partecipazione al Gods Of Metal, andai da Enrico Paoli a chiedergli se aveva dovuto pagare queste cifre. Lui mi ha detto che niente di tutto ciò era vero e che nemmeno l’anno scorso, quando vi suonò con i Domine, si era presentato questo problema. Probabilmente a livello organizzativo, quando si tratta di mettere in piedi un festival di questi livelli, è probabile che ci siano delle situazioni in cui ci si scambino dei favori, ma io personalmente non so niente, non ho mai visto contratti del genere. Sono effettivamente voci che circolano, ma non mi sento né di smentirle, né di confermarle. Ripeto, nel nostro caso nulla di tutto ciò è avvenuto.”
L’ITALIA OFFRE UNA SCENA FORTE DAL PUNTO DI VISTA DEL POWER METAL, NONOSTANTE NEL RESTO D’EUROPA QUESTO GENERE SIA UN PO’ IN DECLINO…
“Sono perfettamente d’accordo con le tue parole. Il genere è sicuramente in saturazione, perché ci sono davvero troppe band e sempre più spesso ci si ritrova davanti all’ennesimo album power. A livello di scena italiana io sono contentissimo perché vedo molti gruppi validi e soprattutto gruppi amici fra di loro che si aiutano a vicenda senza avere rivalità.”
SONO ABBASTANZA STUPITO DA QUESTA TUA AFFERMAZIONE: L’ITALIA E’ NOTA PER LE INVIDIE NELLA SCENA METAL!
“Guarda, io e i Beholder siamo amici di tantissimi gruppi, e l’emblema di questa fratellanza è stata la festa dei Secret Sphere a Milano: c’erano tantissime band invitate, abbiamo suonato tante cover, facendo proprio delle jam improvvisate fra di noi. Ciò riconferma le mie parole, ovvero l’amicizia fra le band, soprattutto quelle emergenti. E’ anche vero che siamo noti per le invidie, probabilmente fra gruppi che possono vantare una carriera più consolidata.”
VISTO CHE PARLAVAMO DELLA CIRCOLAZIONE IN RETE DI “CALL FOR REVENGE”, CHE OPINIONE HAI DI NAPSTER E DELLA LIBERA DIFFUSIONE DELLE CANZONI SU INTERNET?
“Da questo punto di vista devo ammettere di aver cambiato opinione: quando c’è stata la battaglia legale fra Napster e Metallica, all’inizio stavo dalla parte di Hetfield e soci, ritenevo ingiusto che chiunque fosse stato in possesso di un promozionale di un album, fosse libero di metterlo in rete magari un mese prima dell’uscita ufficiale. Poi però ho fatto un altro discorso: nel metal siamo tutti fans, vogliamo il cd con il libretto e i testi, magari scarichiamo due o tre brani, e poi si decide se comprare il disco in questione. Chi non ama il power e si scarica i nostri pezzi non cambierà idea, mentre un appassionato del genere, magari dopo aver sentito un nostro brano, comprerà il disco. Non c’è dubbio che un gruppo agli esordi, visto che quasi nessuno alla prima release fa i soldi, sia avvantaggiato a livello di promozione, però un gruppo affermato come i Metallica perdono effettivamente un sacco di denaro.”
CREDETE CHE AVERE IN LINE-UP DUE EX WRITERS DI UNA RIVISTA METAL VI ABBIA AIUTATO AD ARRIVARE AL CONTRATTO?
“Allora, innanzitutto una delle persone ‘incriminate’ non suona più con noi, abbiamo infatti cambiato batterista. Ovvio che a tutti vengano i dubbi di questo genere, ma ti assicuro che non è così, abbiamo speso tantissimo per arrivare a questo contratto, come ti ho detto il demo ci è costato molto in fatto di soldi, ma soprattutto in fatto di energie spese, oltretutto Enrico Paoli non sapeva di loro perché ci eravamo presentati con i nomi d’arte, quindi non c’è niente di sospetto, davvero!”
OK PATRICK, SIAMO ARRIVATI ALLA FINE DELLA NOSTRA CHIACCHIERATA: HAI QUALCOSA DA AGGIUNGERE?
“Sì, vi aspetto tutti ai nostri concerti perché noi adoriamo la dimensione live e il contatto col pubblico. Arrivate presto al Gods Of Metal altrimenti vi perderete i Beholder ehehe!”