Con il nuovo “You Die And I…” i nostrani Bejelit arrivano al terzo lavoro in studio e, sin da un primo ascolto, si può notare come la band sia maturata dal punto di vista artistico. Come da noi evidenziato già in sede di recensione, il sound diventa più sofisticato e, pur poggiando sempre su una solida base power-thrash, si arricchisce di inaspettati elementi progressive, mentre a livello lirico viene accantonata la fonte d’ispirazione del manga Berserk, ormai troppo adolescenziale per un gruppo che vuole crescere e maturare. Di questo e molto altro abbiamo parlato nell’intervista con Sandro Capone, chitarrista e membro fondatore dell’act piemontese.
SANDRO, COSA E’ SUCCESSO DOPO L’USCITA DEL SECONDO DISCO? COSA HA PORTATO AL RITORNO DI FABIO ALLA VOCE?
“Subito dopo l’uscita del secondo disco abbiamo iniziato a promuoverlo dal vivo suonando su diversi palchi Italiani. Dopo circa un anno e mezzo però son venuti a galla dei problemi di carattere professionale tra noi e Tiberio. Dopo due mesi di provini per trovare un nuovo cantante Fabio stesso si ripresentò da noi. Ritrovammo subito il vecchio feeling che contraddistingueva i tempi di ‘Hellgate’ e da lì ad oggi stiamo procedendo senza mai fermarci per dare del nostro meglio in questo progetto”.
DOPO “AGE OF WARS” SIETE RIMASTI SENZA LABEL, COSA E’ SUCCESSO ESATTAMENTE?
“Non è esatto dire che siamo rimasti senza label: ‘Age Of Wars’ uscì per la Old Ones Records, label fondata da me nel 2006. Dopo la produzione di alcuni dischi decisi di abbandonare il progetto per motivi lavorativi. Per ‘You Die And I..’ abbiam deciso di preparare un promo dell’album e con esso trovare una nuova label. Ed è così che pochi mesi dopo firmammo con la Punishment 18 per l’uscita del terzo album”.
C’E’ STATO UN MOMENTO IN PARTICOLARE IN CUI AVETE TEMUTO DI NON TROVARE NESSUNO DISPOSTO A
PUBBLICARVI?
“Sinceramente no. Sapevamo che il prodotto che avevamo in mano era valido”.
PARLIAMO DI MUSICA. IL NUOVO DISCO PUR RIMANENDO SEMPRE ANCORATO ALLE VOSTRE ORIGINI POWER-THRASH, SI ARRICHISCE ORA DI SFUMATURE PROGRESSIVE. E’ STATA UNA STERZATA STILISTICA
VOLUTA O E’ VENUTA FUORI IN MANIERA NATURALE?
“In maniera naturale. La differenza rispetto al passato può essere data ad una maggior cura negli arrangiamenti, ma per quanto riguarda certe influenze esterne è tutto venuto in fase di composizione e registrazione. Volevamo esser liberi di mettere nei nostri brani quel che desideravamo, senza paura di uscire troppo dall’etichetta che ci era stata data”.
IN COSA SIETE MIGLIORATI SECONDO VOI DAI TEMPI DELL’ESERDIO CON “HELLGATE” E DOVE C’E’ ANCORA DA LAVORARE?
“Sicuramente la composizione e la produzione sono curate maggiormente nei dettagli. Stavolta abbiam dedicato molto tempo al mixaggio con la fortuna di aver registrato nel nostro studio di registrazione. Credo che una grande differenza dai tempi di ‘Hellgate’ sia anche nella nostra testa. Siamo cresciuti come persone e ora abbiamo le idee ben chiare su cosa fare nel presente e nel futuro di questa band”.
NEGLI SCORSI LAVORI LE LIRICHE ERANO PREVALENTEMENTE INCENTRATE SUL MANGA BERSERK, QUESTA VOLTA AVETE AFFRONTATO IL TEMA DELLA MORTE. IN CHE MODO LO AVETE FATTO? QUANTO SI TROVA
ANCORA DI BERSERK NEI VOSTRI PEZZI?
“Per questo disco abbiamo deciso di abbandonare totalmente le tematiche di Berserk e ti posso anticipare che per ora non è nostra intenzione riprenderle per il futuro. ‘You Die And I…’ non segue un’unica storia ma son tanti episodi a se stanti che hanno come sfondo la morte stessa vista sotto diversi aspetti. In ogni storia vi è la presenza della morte e ogni canzone ha la sua personale atmosfera il che rende il disco molto vario anche sotto l’aspetto musicale”.
“ROSTOV” PARLA DI UN SERIAL KILLER, COSA CI RACCONTI DI QUESTA FIGURA?
“In ‘Rostov’ il protagonista è il famigerato ‘Mostro di Rostov’, Andrej Cikatilo, accusato di aver ucciso più di 50 tra donne e bambini tra gli anni
’80 e ’90. Abbiamo evitato di dare un nostro giudizio soggettivo alla storia: abbiam invece cercato di immedesimarci nella psicologia dell’assassino in modo da farlo parlare attraverso la voce e il testo”.
COME MAI UN TITOLO COME “YOU DIE AND I…”, EVIDENTE GIOCO DI PAROLE SEMPRE FOCALIZZATO SUL TEMA DELLA MORTE?
“Oltre ad essere un gioco di parole abbiamo pensato che questo titolo calzava a pennello con l’intero album. ‘You Die And I…’ è una frase molto aperta che si presta a diversi significati e può essere inserita in qualsiasi testo del disco. Parliamo della morte in modo violento, in modo malinconico, come momento del trapasso verso l’aldilà, come perdita di una persona amata o come voglia di riaverla a tutti i costi.
Tu muori e muori… (il gioco di parole), Tu muori ed io… no! Tu muori e io.. rimango senza di te. Tu muori ed io… ti aspetto”.
QUANTO RIUSCITE A PROMUOVORE LA VOSTRA MUSICADAL VIVO?
“Da questo punto di vista siamo molto soddisfatti. AbbiamO calcato numerosi palchi Italiani e non ci stiamo fermando. Per noi la parte live è importantissima. Qualsiasi band dovrebbe puntare molto sull’aspetto live poiché quello è il momento in cui hai il vero riscontro con il pubblico che ascolta la tua musica. Sappiamo benissimo quanto sia difficile in Italia per una band metal suonare dal vivo e che è necessario fare sacrifici, anche di carattere monetario, per poter portare la propria musica in giro”.
QUALI PIANI AVETE PER IL FUTURO?
“Riprendendo la domanda precedente continueremo a puntare sull’aspetto live. Vogliamo uscire dai confini e portare la nostra musica anche nel resto dell’Europa. A breve saremo in Svizzera di spalla agli Orden Ogan e poi a Budapest per un concerto che ci vedrà come headliner.Nel frattempo stiamo già registrando la preproduzione del nuovo album che secondo i nostri progetti vedrà la luce per la seconda metà del 2011”.
PER CONCLUDERE VUOI LASCIARE UN MESSAGGIO AI NOSTRI LETTORI?
“Grazie a tutti quelli che già ci conoscono e ci apprezzano e a coloro che ancora non conoscendoci possono essere rimasti incuriositi dalle nostre parole. Vi invitiamo sul nostro myspace dove potrete ascoltare alcuni nostri brani www.myspace.com/bejelit e ai nostri concerti”.