BELL WITCH – Arie spettrali

Pubblicato il 27/11/2015 da

I ritorni di Skepticism e Shape Of Despair hanno portato la parola “doom” sulla bocca di parecchi ascoltatori negli ultimi mesi del 2015, ma l’anno che volge al termine ha fatto registrare tanti altri “botti” in questo filone. Tra questi, impossibile non citare “Four Phantoms”, il secondo album degli statunitensi Bell Witch. Il gruppo del bassista/cantante Dylan Desmond aveva in realtà ben impressionato già con l’omonimo EP di debutto e con il primo full-length “Longing”, ma solo in seguito all’ascolto dell’ultimo disco fan e addetti ai lavori hanno davvero preso coscienza dei meriti e delle potenzialità di questa curiosa formazione priva di chitarrista. Le quattro composizioni di “Four Phantoms” sublimano il concetto di desolazione senza però affidarsi ad un impianto sonoro minimale. A dispetto di quanto si potrebbe immaginare, vista l’assenza della cosiddetta sei corde, il suono Bell Witch è virtuoso e ricco di sfumature, splendidamente giostrato su una costante alternanza di pieni e vuoti, un dialogo tra profondissime growling vocals ed eteree voci pulite e continui arabeschi di basso. Insomma, di certo quello del duo americano non è il classico (funeral) doom, di conseguenza abbiamo provato a conoscere meglio questa realtà in occasione della sua ultima esibizione a Londra, quando i ragazzi hanno diviso il palco con gli Ulcerate. Il nostro interlocutore, naturalmente, è stato il leader Desmond…

bell witch - band

COME È NATA L’IDEA DI COMPORRE E SUONARE SENZA L’AUSILIO DI UNA CHITARRA?
“All’inizio si è semplicemente trattato di un esperimento. Avevo in mente un nuovo progetto doom, ma non riuscivo a trovare un chitarrista, così io e il nostro vecchio batterista abbiamo deciso di trovarci comunque e di iniziare a concretizzare qualche idea in sala prove. Con il passare del tempo ci siamo però accorti che, per il suono che avevamo in mente, una chitarra non era poi così necessaria. Ho iniziato ad utilizzare più pedali ed effetti e, soprattutto, a suonare con le dita, facendo largo uso di tapping. In breve tempo abbiamo trovato il nostro suono e la nostra dimensione, mentre la voglia di accogliere un chitarrista è scemata del tutto”.

IL SUONO DEL TUO BASSO SA PERÒ ESSERE MOLTO PARTICOLARE. MOLTI PENSANO CHE SI TRATTI DI UNA CHITARRA…
“Sì, e non è un caso che ami suonare dal vivo. Molta gente si aspetta di trovare un chitarrista sul palco, oppure di vederci suonare accompagnati da delle basi di chitarra pre-registrate, ma la realtà è ben diversa. Colgo sempre un misto di curiosità e stupore nell’aria, ogni volta che ci esibiamo. Come dicevo, la mia pedaliera è vitale per materializzare il nostro suono, così come l’uso del tapping. Devo ammettere che su certi passaggi fatico non poco, anche perchè sto ancora migliorando la tecnica visto che per anni ho suonato solo con il plettro, ma ad ogni concerto mi convinco di essere sulla strada giusta. Anche il nuovo album ha dimostrato come la nostra gamma espressiva non sia poi così limitata…”.

IN EFFETTI CON “FOUR PHANTOMS” AVETE DATO ALLE STAMPE UN’OTTIMA PROVA. IL VOSTRO FUNERAL DOOM NON È MAI STATO TANTO EMOTIVO…
“Grazie dei complimenti. Per noi era importante confezionare qualcosa del genere, anche perchè non eravamo più molto soddisfatti di ‘Longing’. Negli ultimi due anni sono migliorato sia come bassista che come cantante e credo che ‘Four Phantoms’ metta in mostra questa maturazione. I brani sono lunghi, ma ruotano attorno a diverse soluzioni e credo che ogni elemento abbia registrato un miglioramento. La voce pulita del debut era molto debole e il mio basso non aveva così tante frecce al proprio arco; ora sembra appunto una chitarra in certi tratti (ride, ndR)”.

“FOUR PHANTOMS” CONSTA DI QUATTRO TRACCE: DUE DI DIECI MINUTI CIASCUNA, LE ALTRE DI VENTIDUE. UNA SCELTA PREMEDITATA?
“In un certo senso sì. Avevo in mente il concept ancora prima di iniziare a comporre la musica e questo abbracciava anche la durata e l’espressività dei pezzi, oltre a titoli e testi. Lo sviluppo della tracklist è stato studiato attentamente. Il disco parla dei quattro elementi – acqua, fuoco, aria, terra – visti dal punto di vista di un fantasma. Ogni brano parla di un fantasma che continua a rivivere la sua morte avvenuta per mezzo di uno degli elementi. Alcuni soffrono tremendamente questa condizione, altri la abbracciano in un tripudio di masochismo”.

LA COPERTINA È DEL SEMPRE PIÙ FAMOSO PAOLO GIRARDI. COME SI RELAZIONA A QUESTO CONCEPT?
“È abbastanza semplice: Paolo ha rappresentato i quattro elementi e il fiume che scorre nel mezzo è ciò che li collega. Il primo brano, ‘Suffocation, A Burial – I. Awoken (Breathing Teeth)’, parla di venire sepolti in una bara. Il fantasma è intrappolato per sempre e cerca di uscire sbattendo il capo contro le pareti. ‘Judgement, in Fire I. Garden (Of Blooming Ash)’ parla di venire bruciati vivi di fronte ad un pubblico. ‘Suffocation, A Drowning – II. Somlioquy (The Distance of Forever)’ parla di annegare, mentre  in ‘Judgement, In Air: II – Felled (In Howling Wind)’ si cade nel vuoto: il fantasma viene avvolto in così tanta aria che la sua pelle diventa parte di quest’ultima, facendo sì che la caduta sia perenne. Il fantasma non toccherà mai il suolo e soffrirà questa condizione per sempre”.

Bell Witch - Four Phantoms cover - 2015

DA DOVE NASCE QUESTO INTERESSE PER GLI SPETTRI?
“Devo dire che non è una cosa che mi porto dietro da tempo. Non ero appassionato di storie horror da bambino, ad esempio. Il concept è stato suggerito dai suoni che concepiamo con gli strumenti: ho sempre pensato che le nostre atmosfere avessero qualcosa di spettrale, così per il nuovo album abbiamo pensato a queste quattro storie nelle quali sia i protagonisti che i narratori sono dei fantasmi. Dopo tutto, credo che certe tematiche si sposino bene con il doom metal”.

QUAL È L’ELEMENTO DEL DOOM METAL CHE PIÙ TI AFFASCINA?
“Il doom metal, per come lo intendo io, è uno dei generi più intensi e ‘difficili’ che esistano. Se suoni puro doom devi procedere lentamente: mantenere alta la tensione con pause e note lunghissime non è cosa da tutti. Non puoi accelerare o decelerare, non puoi inserire continuamente spunti da altri generi. Serve un grosso ingegno per concepire un brano doom interessante ed è questo aspetto che trovo particolarmente affascinante. Per me comporre per i Bell Witch è sempre una grande sfida. Nel death metal o nel black puoi cambiare tempo, registro, essere più o meno tecnico… con il doom tutto ciò non è possibile. È facile scadere nella noia e nella piattezza. Inoltre, anche l’ascolto richiede impegno: non puoi ascoltare doom mentre fai altro. È facile perdersi dei dettagli. Per questo motivo sono sempre stato un appassionato di questo filone: non tutti sono capaci di interpretarlo e di ascoltarlo nel modo giusto”.

SEMBRA CI SIA PIÙ INTERESSE ATTORNO A QUESTE SONORITÀ NEGLI ULTIMI TEMPI E QUEST’ANNO SONO STATI PUBBLICATI NUMEROSI ALBUM DOOM DI VALORE. PENSI CHE IL GENERE STIA VIVENDO UNA SORTA DI EXPLOIT?
“Per come la vedo io, non siamo di fronte ad alcuna esplosione. Il pubblico oggi sa di cosa si tratta, sa quali sono gli elementi chiave di questa musica e, di conseguenza, il termine ‘doom’ si sente più spesso, ma la gente che effettivamente capisce e apprezza il genere non è aumentata troppo. È inutile sognare: il puro doom metal e il funeral doom non sono musica per tutti. Un gruppo come il nostro, quando in tour, si ritrova spesso a suonare davanti ad altri musicisti doom metal e nulla più. Il pubblico è scarso… e sarebbe strano il contrario. Questa musica è troppo lenta e particolare per piacere alle masse, anche all’interno del panorama heavy metal. Sul fronte live, noi o gli Skepticism, tanto per fare un esempio, non potremmo fare parte di qualsiasi bill. Se suoni death metal magari puoi trovarti a condividere il palco con un gruppo metal-core senza problemi, ma una doom band avrà enormi difficoltà nel venire accettata da quel tipo di platea”.

ORA SIETE IN TOUR CON GLI ULCERATE, PERÒ, I QUALI NON SONO CERTO UN GRUPPO DOOM…
“Certo, ma non sono nemmeno una tipica death metal band. Degli Ulcerate amo la tensione che sanno creare con batteria e chitarra. È musica straniante, che punta più sull’atmosfera che sui riff. Sembrerà strano, ma per me Bell Witch e Ulcerate hanno molto in comune. Ci siamo conosciuti quando erano in tour sulla West Coast e da allora abbiamo più volte parlato di dividere il palco. Sono molto felice di poter suonare con loro in questo tour britannico”.

QUALI PROGRAMMI AVETE DOPO QUESTO TOUR?
“Il tour per noi proseguirà in Europa, assieme ad altre band. Al nostro ritorno negli USA terremo qualche show, poi credo che ci dedicheremo ad altri progetti e, se l’ispirazione sarà favorevole, alla stesura di altro materiale per i Bell Witch. Tempo fa stavo pensando di introdurre dei synth nella nostra musica, ma non sono ancora riuscito ad approfondire l’esperimento. Forse nei prossimi mesi avrò tempo a sufficienza. In ogni caso, credo che resteremo fedeli ai trademark messi in mostra su ‘Four Phantoms’, cercando però di migliorare ulteriormente come musicisti, cantanti e compositori”.

UN’ULTIMA CURIOSITÀ: COSA STAI ASCOLTANDO ULTIMAMENTE?
“Al momento sto sentendo soprattutto il nuovo Skepticism, davvero un album favoloso. Poi Immolation, Mgla e, ovviamente, Ulcerate!”.

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