BENTHOS – Nelle profondità di ognuno di noi

Pubblicato il 11/05/2025 da

Con l’occasione dell’uscita del secondo lavoro dei milanesi Benthos, abbiamo voluto approfondire con loro il percorso musicale che stanno esplorando, in quello che difficilmente si può definire semplice progressive e che è altrettanto arduo delimitare in etichette di genere, visto che spaziano dall’hardcore al math-rock.
Molto disponibili e soprattutto coinvolti nel rispondere alle domande di Metalitalia.com, i musicisti si sono alternati e ci hanno dedicato loro riflessioni e situazioni di vita vissuta, addentrandosi a raccontare il nuovo “From Nothing” dalle sue radici, rendendoci partecipi di quella che è una realtà italiana che si sta facendo strada.
Andiamo quindi a sentire ciò che il chitarrista Gabriele Papagni, il batterista Alessandro Tagliani, il bassista Alberto Fiorani e il cantante Gabriele Landillo hanno in mente per il concetto di musica e come lo esprimono.


BENVENUTI SU METALITALIA.COM! POSSIAMO INIZIARE CON UNA VOSTRA BREVE PRESENTAZIONE, PRIMA DI ARRIVARE AL NUOVO LAVORO “FROM NOTHING”. COME NASCONO I BENTHOS?
Gabriele Papagni: –
I Benthos nascono all’inizio del 2018 da un’idea mia e di Enrico Tripodi (chitarra), già compagni di corso al Conservatorio di Milano dove studiavamo nella stessa classe di chitarra classica.
Dopo diversi tentativi, il primo membro definitivo ad unirsi al progetto fu Alberto Fiorani (basso) e subito dopo Alessandro Tagliani (batteria). Per ultimo invece, fu proprio Gabriele Landillo (voce), reduce da una splendida vacanza in Puglia, decise di integrarsi nella band. Gabriele Landillo ed Enrico Tripodi suonavano già insieme in un altro progetto chiamato Diatonic Sun e oltre erano compagni di classe al liceo.
Dopo un annetto, con la formazione finalmente al completo, abbiamo scritto subito il primo full-length (“II”) e debuttato dal vivo per la prima volta, in apertura ai The Contortionist nel 2019.

GIÀ CON “II” SI ERANO SENTITE TANTE CONTAMINAZIONI. IL VOSTRO APPROCCIO ALLA MUSICA VIVE DI CONTINUE SCOPERTE ANCHE NEGLI ALTRI GENERI MUSICALI?
Alessandro Tagliani: –
Personalmente, mi sento quasi di dire che arriva principalmente da altri generi. Chi mi conosce sa che raramente ascolto prog in questi ultimi anni: durante gli anni del liceo ne ho consumato così tanto da esserne un po’ saturo!
Spesso coi Benthos, e soprattutto con questo disco, l’esperimento che mi sono posto è stato proprio questo: come prendere elementi lontani dal prog, inserirli nel mio stile e renderlo coerente? Tra questi elementi posso citare nu-jazz, math-rock e mathcore. Il discorso si allarga anche al sound.

PASSIAMO ORA A SCOPRIRE IL NUOVO “FROM NOTHING”. DI COSA PARLA NELLO SPECIFICO?
Gabriele P.: –
“From Nothing” vuole essere una profonda riflessione sulle impronte lasciate dall’essere umano nel corso della permanenza sul pianeta, partendo da una semplice realizzazione di un’idea ‘dal nulla’, alla sua materializzazione e del cambiamento che coinvolge il prossimo.
Diverse sfumature accompagnano i testi, dall’abbandono del materialismo a un confronto con le esperienze del passato che contribuiscono alla formazione dell’Io presente. Dall’amore all’odio, dalla passione alla paura e da tutto ciò che può determinare un’idea e del cambiamento che ne sarà di conseguenza.

LA FASE DI SCRITTURA È UN PROCESSO DI GRUPPO PER VOI O OGNUNO PORTA LE PROPRIE IDEE E DA LÌ SI INNESCANO LE TRAME?
Alessandro: –
Sono presenti entrambi gli aspetti, ma al momento è principalmente una somma di parti. Gabri (chitarra) imbastisce le fondamenta delle canzoni (melodie, armonia e ritmo), dando già un’identità e un’anima che spesso rimangono intatte fino alla fine del processo; io ricostruisco la parte ritmica cercando di valorizzare ciò che è già presente e aggiungendo le mie idee; Albi, Gabri e Enrico fanno un lavoro analogo al mio sui loro strumenti.
Poi si valuta tutti insieme e con gli strumenti in mano come gira il tutto, andando a spostare e riarrangiare secondo le necessità. Enrico infine si occupa di solidificare il sound e il carattere di tutti gli strumenti e la direzione artistica del pezzo; in “From Nothing” ha anche curato tutte le fasi della produzione, dirigendo noi o collaborando coi produttori durante mix e master.
Abbiamo sviluppato questo modus operandi durante la quarantena, ed è stato adattato al presente per le necessità delle nostre vite lavorative disallineate e la distanza. Dopo due dischi possiamo dire che è stato un successo, ma sicuramente il desiderio di tendere a una composizione più di gruppo e in presenza c’è.


SI PUÒ NOTARE, SENTENDO LE TRACCE, UN DISCO COMPOSTO DA INTRO-INTERMEZZO-OUTRO STRUMENTALI, CHE PERÒ SONO BREVI RESPIRI IN QUELLO CHE POI È UN COMPLESSO SVILUPPO DI GENERI/CAMBI DI RITMO. QUAL È LA COMPLESSA ANIMA DEI BENTHOS?
Alberto Fiorani: –
Data la natura variopinta delle tracce, per non disorientare troppo l’ascoltare, abbiamo deciso di accompagnare l’ascolto con delle parti strumentali per dividere in capitoli l’esperienza:
“It Starts” può essere interpretata come la nascita e sviluppo di un’idea, da breve melodia ripetuta (concepimento), fino a diventare una grossa massa di suono (materializzazione). “Recompose” è un interludio tra le due metà del disco, un respiro concesso all’ascoltatore dopo il caos di “Fossil” e prima delle melodie giocose di “The Giant Child”. “It Ends”, infine, è l’outro del disco che riprende il primo ‘riff’ della canzone precedente “To Everything”.
È determinato da un pattern ripetitivo che si ‘deteriora’ sempre di più durante l’ascolto, rallentando e distorcendo.

IL SECONDO LAVORO DI PER SÉ PORTA SEMPRE ASPETTATIVE MAGGIORI, IN PIÙ VOI AVETE FATTO UN PASSAGGIO MOLTO IMPORTANTE ENTRANDO IN UNA GRANDE REALTÀ COME LA INSIDE OUT. COME AVETE VISSUTO QUESTO PASSAGGIO?
Alessandro: –
È stato un misto di incredulità, gratitudine, contentezza e ansia: le aspettative sono alte! È davvero un onore e un riconoscimento elevatissimo. Eravamo consci di aver in mano un prodotto unico e degno, ma questo evento ha sicuramente superato le nostre aspettative.


RITORNANDO A “FROM NOTHING”, AVETE QUASI SVOLTO UN’OPERAZIONE DI UNBOXING TRAMITE I VIDEO USCITI NEGLI SCORSI MESI. QUANTO È IMPORTANTE CREARE L’ATTESA E TRASLARE LA MUSICA ANCHE CON LE ARTI VISIVE?
Gabriele P.: –
Per noi è stato fondamentale ricreare un’atmosfera visiva che si fondeva perfettamente con la nostra musica. Avendo avuto a disposizione quattro singoli, ci siamo divertiti a proporre estetiche diverse. I singoli rilasciati sono stati determinanti per ricreare la giusta suspense per coinvolgere un nuovo pubblico.

E A QUALE VIDEO SIETE PIÙ LEGATI O VI SIETE MAGGIORMENTE DIVERTITI NEL PENSARLO E GIRARLO?
Alessandro: –
I video son stati tutti meravigliosi da immaginare e da girare! Siamo molto soddisfatti dei risultati ed è stato appagante vedere le immagini che le nostre canzoni hanno creato.
Per me, il più divertente da immaginare è stato “Fossil”, dato che ho dato l’incipit per il concept del video; il più divertente, però, è stato sicuramente “As a Cordyceps”. Nonostante la maggior parte del tempo a schermo ce l’abbia Gabri, è stato molto piacevole vederlo recitare così bene. Ci siamo goduti molto anche la location (eravamo in Valtellina) e abbiamo diversi ricordi particolari, tipo la nostra inabilità nel tagliare la legna e il dover letteralmente cuocerla in padella perché era troppo umida e non si accendeva nel camino.

A PROPOSITO DI ARTI VISIVE, MOLTO D’IMPATTO LA COPERTINA DEL DISCO. SE CONSIDERIAMO CHE BENTHOS STA A SIGNIFICARE TUTTE LE FORME DI VITA CHE SI TROVANO NEL FONDALE MARINO E QUI SI FA RIFERIMENTO AL MONDO DELLE SCIMMIE, È UNA SORTA DI RICHIAMO ALLA NATURA/SITUAZIONE ATTUALE E A QUELLO CHE CI STA ATTORNO?
Gabriele Landillo: –
Sì, abbiamo scelto questo asset perché fosse il più impattante possibile a colpo d’occhio e dalla tua affermazione direi che ha funzionato! No, non è un riferimento a ciò che ci sta attorno ma, così come metaforicamente il ‘benthos’ è un richiamo a ciò che alberga nelle profondità di ognuno di noi in attesa di emergere.
Il teschio di una scimmia invece vuole rappresentare il substrato istintivo e primordiale che giace in ogni essere umano, che alla pari di ogni pensiero razionale può influenzare le scelte che facciamo e la società in cui viviamo.

COME VI VEDETE TRASFORMATI IN QUESTI CINQUE ANNI, DAL PERIODO COVID NEL QUALE DOVEVA USCIRE IL VOSTRO DEBUTTO FINO AD ARRIVARE AI GIORNI NOSTRI?
Alberto: –
Penso che tutte le risposte si possano trovare ascoltando i nostri due lavori. Con “From Nothing” ci siamo lanciati nel trovare un sound sempre più personale sia come band che come singoli.
Gabriele P.: – Abbiamo voluto sperimentare moltissimo, senza regole fino a dove il nostro orecchio potesse riconoscere della musica anche nel rumore.
Credo che questo lavoro ci abbia regalato maggiore consapevolezza di ciò che vogliamo raggiungere col nostro sound.


NON SIETE MAI STATI MOLTO IN GIRO A SUONARE, AD OGGI OLTRE AL RELEASE PARTY È FISSATA UNA PARTECIPAZIONE IN GERMANIA A SETTEMBRE. POSSIAMO ASPETTARCI PER LA PROMOZIONE QUALCHE NUOVA DATA?
Alessandro: –
Rispetto alla quantità, diamo più importanza alla qualità dei nostri concerti. Siamo molto fieri delle aperture che siamo riusciti a fare: abbiamo debuttato con i The Contortionist e abbiamo condiviso il palco con i Meshuggah (ancora faccio fatica a crederci!). Nonostante “II”, il nostro primo album, sia uscito durante il Covid, siamo riusciti a coronarlo con un tour italiano e due date all’estero.
Abbiamo bellissimi ricordi del release party: anche se con le mascherine e le varie difficoltà di quel periodo, molte persone hanno voluto mostrare il loro supporto. Inoltre, morivamo dalla voglia di portare i pezzi nuovi dal vivo, quindi è stato fondamentale concentrarci sul disco in questi ultimi anni.
Per quanto riguarda nuove date per la promozione di “From Nothing”, mi sento di dire: no spoiler!

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