E’ con estremo piacere che accogliamo sulle nostre pagine virtuali i nuovi prog gods Between The Buried And Me, band che Metalitalia.com segue con attenzione già da qualche anno e di cui vi ha sempre caldeggiato l’ascolto. Tornati sul mercato da qualche mese con “Colors” – probabilmente il loro album migliore, nonchè uno dei dischi più validi di tutto il 2007 – i cinque ragazzi del North Carolina si sono di recente imbarcati in una lunga serie di tour. L’ultimo in ordine temporale li ha visti protagonisti in Gran Bretagna di spalla ai The Dillinger Escape Plan, ed è stato proprio in occasione della data di Londra che abbiamo avuto l’opportunità di scambiare quattro chiacchiere con uno degli elementi chiave della formazione: il cordialissimo bassista Dan Briggs. Ecco cosa ci ha raccontato nel (breve) tempo a nostra disposizione…
“COLORS” E’ UN’OPERA ASSOLUTAMENTE COMPLESSA… COME E’ NATA? CI SONO DELLE BAND CHE VI HANNO PARTICOLARMENTE INFLUENZATO DURANTE LA SUA STESURA?
“Direi che questa volta più che mai siamo riusciti a dare sfogo a tutte le nostre influenze. Io personalmente ascolto molto progressive rock degli anni ’70 e credo di essere stato uno dei principali promotori di questo nuovo approccio al songwriting nella band. Ho davvero voluto dar vita a un album che risultasse quasi come una sola, unica composizione, con brani legati fra loro sia musicalmente che a livello tematico. La cosa strana è che siamo partiti a comporre il disco dalla parte centrale. Solo successivamente abbiamo trovato l’inizio e la conclusione. E’ stato senza dubbio eccitante lavorarci… se lo riascolto oggi non trovo proprio nulla fuori posto. Ogni singolo elemento e ogni singolo passaggio hanno un senso alle mie orecchie”.
“Direi che questa volta più che mai siamo riusciti a dare sfogo a tutte le nostre influenze. Io personalmente ascolto molto progressive rock degli anni ’70 e credo di essere stato uno dei principali promotori di questo nuovo approccio al songwriting nella band. Ho davvero voluto dar vita a un album che risultasse quasi come una sola, unica composizione, con brani legati fra loro sia musicalmente che a livello tematico. La cosa strana è che siamo partiti a comporre il disco dalla parte centrale. Solo successivamente abbiamo trovato l’inizio e la conclusione. E’ stato senza dubbio eccitante lavorarci… se lo riascolto oggi non trovo proprio nulla fuori posto. Ogni singolo elemento e ogni singolo passaggio hanno un senso alle mie orecchie”.
COME SI E’ SVOLTO IL PROCESSO DI SONGWRITING? AVETE JAMMATO IN SALA PROVE PER ORE?
“Non esattamente. Abbiamo lavorato in quella maniera per comporre ‘Alaska’, ma alla fine non siamo rimasti molto soddisfatti del metodo e del risultato finale. Quel disco è stato composto quasi interamente nella casa del nostro batterista… è stato abbastanza stressante vivere e cercare di lavorare tutti insieme per lungo tempo. Per il nuovo album abbiamo preferito dividerci in piccoli gruppi e preparare idee separatamente. Io ho collaborato soprattutto con Paul, il nostro chitarrista. Ci siamo trovati spesso per scrivere, jammare e scambiarci i riff e le idee preparati a casa. Quando avevamo una sezione pronta, chiamavamo Blake, il nostro batterista, e ci lavoravamo sopra ulteriormente. Lo stesso metodo è stato adottato dagli altri ragazzi, mentre Blake è sempre stato il jolly: lo si chiamava sempre per ultimare e affinare tutti i passaggi. Devo quindi dire che, almeno per me, si è trattato di un processo molto semplice e rilassante. Idem le registrazioni: non abbiamo avuto alcun tipo di problema”.
“Non esattamente. Abbiamo lavorato in quella maniera per comporre ‘Alaska’, ma alla fine non siamo rimasti molto soddisfatti del metodo e del risultato finale. Quel disco è stato composto quasi interamente nella casa del nostro batterista… è stato abbastanza stressante vivere e cercare di lavorare tutti insieme per lungo tempo. Per il nuovo album abbiamo preferito dividerci in piccoli gruppi e preparare idee separatamente. Io ho collaborato soprattutto con Paul, il nostro chitarrista. Ci siamo trovati spesso per scrivere, jammare e scambiarci i riff e le idee preparati a casa. Quando avevamo una sezione pronta, chiamavamo Blake, il nostro batterista, e ci lavoravamo sopra ulteriormente. Lo stesso metodo è stato adottato dagli altri ragazzi, mentre Blake è sempre stato il jolly: lo si chiamava sempre per ultimare e affinare tutti i passaggi. Devo quindi dire che, almeno per me, si è trattato di un processo molto semplice e rilassante. Idem le registrazioni: non abbiamo avuto alcun tipo di problema”.
CHE RUOLO HA AVUTO IL VOSTRO PRODUTTORE? SO CHE ANCORA UNA VOLTA VI SIETE RIVOLTI A JAMIE KING…
“Jamie non è il tipo di produttore che arriva in studio e ti impone di cambiare i pezzi a seconda del suo gusto personale. E’ una persona molto riservata ed educata, ci conosce bene e sa che idea abbiamo della nostra musica. Quando gli abbiamo fatto ascoltare le versioni demo dei brani non si è affatto preoccupato della loro durata… non ci ha mai detto ‘Qui manca un ritornello’. Siamo davvero felici di aver lavorato ancora con lui. Si è limitato a darci dei consigli su come migliorare le linee vocali e varie armonizzazioni, per il resto si è preoccupato di dare all’album dei suoni adeguati. Ha fatto un gran lavoro, secondo noi”.
“Jamie non è il tipo di produttore che arriva in studio e ti impone di cambiare i pezzi a seconda del suo gusto personale. E’ una persona molto riservata ed educata, ci conosce bene e sa che idea abbiamo della nostra musica. Quando gli abbiamo fatto ascoltare le versioni demo dei brani non si è affatto preoccupato della loro durata… non ci ha mai detto ‘Qui manca un ritornello’. Siamo davvero felici di aver lavorato ancora con lui. Si è limitato a darci dei consigli su come migliorare le linee vocali e varie armonizzazioni, per il resto si è preoccupato di dare all’album dei suoni adeguati. Ha fatto un gran lavoro, secondo noi”.
LA CASA DISCOGRAFICA INVECE CHE COSA HA DETTO QUESTA VOLTA? NON DEVE ESSERE SEMPLICE LAVORARE CON UN GRUPPO COME IL VOSTRO!
“Sì, senz’altro all’inizio erano un po’ dubbiosi, ma quando hanno ascoltato il prodotto finito ne sono rimasti affascinati. Del resto, la Victory è una label di estrazione hardcore… quei ragazzi non sono abituati ad ascoltare progressive o trame tanto complicate. Onestamente, a volte abbiamo la netta sensazione che non abbiano idea di cosa stiamo suonando e di dove vogliamo a parare. Hanno un po’ di difficoltà a promuoverci, a causa di tutto ciò. Però siamo sicuri che stanno facendo del loro meglio… non possiamo accusarli di niente. Questo è il penultimo album che incidiamo per loro, poi credo che cercheremo un’altra sistemazione, probabilmente più vicina al circuito metal”.
“Sì, senz’altro all’inizio erano un po’ dubbiosi, ma quando hanno ascoltato il prodotto finito ne sono rimasti affascinati. Del resto, la Victory è una label di estrazione hardcore… quei ragazzi non sono abituati ad ascoltare progressive o trame tanto complicate. Onestamente, a volte abbiamo la netta sensazione che non abbiano idea di cosa stiamo suonando e di dove vogliamo a parare. Hanno un po’ di difficoltà a promuoverci, a causa di tutto ciò. Però siamo sicuri che stanno facendo del loro meglio… non possiamo accusarli di niente. Questo è il penultimo album che incidiamo per loro, poi credo che cercheremo un’altra sistemazione, probabilmente più vicina al circuito metal”.
EFFETTIVAMENTE IN UN CATALOGO HARDCORE, EMO E METAL-CORE, VOI C’ENTRATE PROPRIO POCO…
“Esatto! Tra l’altro, noi detestiamo tutta quella roba metal-core ed emo… è musica che non riusciamo affatto ad ascoltare. Io sono cresciuto con gli Yes e i King Crimson… i miei gusti rientrano in tutt’altro ambito. Un tempo ascoltavo anch’io un po’ di hardcore, ma a oggi mi sento vicino solo ai suoi messaggi. La musica mi trasmette poco o nulla”.
“Esatto! Tra l’altro, noi detestiamo tutta quella roba metal-core ed emo… è musica che non riusciamo affatto ad ascoltare. Io sono cresciuto con gli Yes e i King Crimson… i miei gusti rientrano in tutt’altro ambito. Un tempo ascoltavo anch’io un po’ di hardcore, ma a oggi mi sento vicino solo ai suoi messaggi. La musica mi trasmette poco o nulla”.
INFATTI, SE NON ERRO, SIETE QUASI TUTTI VEGAN STRAIGHT-EDGE NELLA BAND…
“Sì, hai ragione. Non siamo però una band che fa propaganda attiva su quel fronte. I nostri stili di vita non hanno nulla a che vedere con il gruppo e con la musica che proponiamo. La situazione era diversa per le nostre vecchie band. I Prayer For Cleansing, dove militavano Paul e Tommy, erano sicuramente più coinvolti in queste tematiche”.
“Sì, hai ragione. Non siamo però una band che fa propaganda attiva su quel fronte. I nostri stili di vita non hanno nulla a che vedere con il gruppo e con la musica che proponiamo. La situazione era diversa per le nostre vecchie band. I Prayer For Cleansing, dove militavano Paul e Tommy, erano sicuramente più coinvolti in queste tematiche”.
NONOSTANTE IL VOSTRO ASTIO NEI CONFRONTI DI CERTE SONORITA’, NON E’ RARO VEDERVI ANDARE IN TOUR CON GRUPPI DI QUELLE SCENE…
“Purtroppo stiamo ancora facendo fatica a uscire al circuito hardcore e metal-core. Le nostre radici sono là, non lo nego, ma ormai sono anni che ci dedichiamo a tutt’altro tipo di musica. Stiamo facendo il possibile per farci conoscere a un pubblico più marcatamente metal e progressive, ma solo negli ultimi tempi siamo riusciti a ottenere dei buoni risultati. Non voglio dare addosso alla Victory, ma credo che con un’altra etichetta le cose sarebbero un po’ diverse oggi. Loro ce la mettono tutta, ma hanno pochi contatti nei circuiti ai quali puntiamo e alla lunga finiamo sempre per esibirci in situazioni a noi poco consone. Mi viene in mente l’Ozzfest, ad esempio. Ti immagini noi che suoniamo per venti minuti su un palco immenso, alle 9 del mattino, mentre la gente davanti a noi pensa a fare colazione? Riuscivamo a malapena a suonare tre brani… e con dei suoni indecenti! E il pubblico, come ovvio, non capiva nulla… non avevano nemmeno idea di che tipo di gruppo eravamo. Era lì per pogare, bere e cantare… noi non c’entravamo nulla con uno spirito simile. L’Ozzfest non è stata davvero una bella esperienza per noi… so che molti venderebbero la propria casa per potervi partecipare, ma io mi sono annoiato a morte. Ogni giorno suonavamo sempre le solite tre canzoni perchè non potevamo permetterci di proporre altro, visto i tempi ristretti. Poi cercavamo un posto all’ombra e cercavamo di passare il tempo sino all’ora della partenza per la prossima tappa, mentre tutti gli altri gruppi si ubriacavano. Ho scritto un sacco di riff in quel periodo… non avevo altro da fare!”.
“Purtroppo stiamo ancora facendo fatica a uscire al circuito hardcore e metal-core. Le nostre radici sono là, non lo nego, ma ormai sono anni che ci dedichiamo a tutt’altro tipo di musica. Stiamo facendo il possibile per farci conoscere a un pubblico più marcatamente metal e progressive, ma solo negli ultimi tempi siamo riusciti a ottenere dei buoni risultati. Non voglio dare addosso alla Victory, ma credo che con un’altra etichetta le cose sarebbero un po’ diverse oggi. Loro ce la mettono tutta, ma hanno pochi contatti nei circuiti ai quali puntiamo e alla lunga finiamo sempre per esibirci in situazioni a noi poco consone. Mi viene in mente l’Ozzfest, ad esempio. Ti immagini noi che suoniamo per venti minuti su un palco immenso, alle 9 del mattino, mentre la gente davanti a noi pensa a fare colazione? Riuscivamo a malapena a suonare tre brani… e con dei suoni indecenti! E il pubblico, come ovvio, non capiva nulla… non avevano nemmeno idea di che tipo di gruppo eravamo. Era lì per pogare, bere e cantare… noi non c’entravamo nulla con uno spirito simile. L’Ozzfest non è stata davvero una bella esperienza per noi… so che molti venderebbero la propria casa per potervi partecipare, ma io mi sono annoiato a morte. Ogni giorno suonavamo sempre le solite tre canzoni perchè non potevamo permetterci di proporre altro, visto i tempi ristretti. Poi cercavamo un posto all’ombra e cercavamo di passare il tempo sino all’ora della partenza per la prossima tappa, mentre tutti gli altri gruppi si ubriacavano. Ho scritto un sacco di riff in quel periodo… non avevo altro da fare!”.
A BREVE POTRETE RIFARVI, PERO’. SARETE IN TOUR IN AMERICA DI SPALLA A DREAM THEATER E OPETH!
“Sì, quello è un tour perfetto per noi, non vediamo l’ora di parteciparvi! Dream Theater e Opeth sono due delle nostre band preferite in assoluto, sarà un onore aprire per loro. Devi sapere che siamo stati invitati direttamente da Mike Portnoy: ci ha scritto e poi telefonato per dirci che è un nostro fan da qualche anno e alla fine ci ha chiesto di accompagnare la sua band in questo lungo tour negli USA. Non puoi immaginare come ci siamo sentiti… non credo che i membri di un gruppo come i Dream Theater telefonino ogni giorno a musicisti underground come noi!”.
“Sì, quello è un tour perfetto per noi, non vediamo l’ora di parteciparvi! Dream Theater e Opeth sono due delle nostre band preferite in assoluto, sarà un onore aprire per loro. Devi sapere che siamo stati invitati direttamente da Mike Portnoy: ci ha scritto e poi telefonato per dirci che è un nostro fan da qualche anno e alla fine ci ha chiesto di accompagnare la sua band in questo lungo tour negli USA. Non puoi immaginare come ci siamo sentiti… non credo che i membri di un gruppo come i Dream Theater telefonino ogni giorno a musicisti underground come noi!”.
VI CONSIDERATE UNA BAND PROGRESSIVA?
“Senza dubbio! A livello di attitudine ci sentiamo più che mai simili alle band progressive rock di qualche decennio fa. Il nostro obiettivo è infatti quello di proporre sempre qualcosa di nuovo e di rompere più barriere possibili con la nostra musica. Non abbiamo mai pubblicato un album esattamente uguale all’altro e non abbiamo mai voluto aderire a una formula pre-confezionata. Credo che questo nostro modo di fare derivi anche dallo stato attuale della scena metal, soprattutto negli USA. Ci sono delle band che hanno avuto e stanno avevendo successo suonando heavy e allora tutti stanno provando a seguirne le orme, cercando di salire sul carrozzone dei vincenti. Quasi nessuno ha più voglia di osare. E’ anche per questo che oggi mi capita di rado di ascoltare metal e affini… mi annoio spesso con i gruppi nuovi”.
“Senza dubbio! A livello di attitudine ci sentiamo più che mai simili alle band progressive rock di qualche decennio fa. Il nostro obiettivo è infatti quello di proporre sempre qualcosa di nuovo e di rompere più barriere possibili con la nostra musica. Non abbiamo mai pubblicato un album esattamente uguale all’altro e non abbiamo mai voluto aderire a una formula pre-confezionata. Credo che questo nostro modo di fare derivi anche dallo stato attuale della scena metal, soprattutto negli USA. Ci sono delle band che hanno avuto e stanno avevendo successo suonando heavy e allora tutti stanno provando a seguirne le orme, cercando di salire sul carrozzone dei vincenti. Quasi nessuno ha più voglia di osare. E’ anche per questo che oggi mi capita di rado di ascoltare metal e affini… mi annoio spesso con i gruppi nuovi”.
QUALI SONO INVECE I GRUPPI CHE VI PIACCIONO E CHE RISPETTATE?
“In ambito metal, senz’altro i Dream Theater, gli Opeth e i Meshuggah. Questi sono probabilmente i tre gruppi metal preferiti di tutta la band. Poi ci sono gli Strapping Young Lad e anche i The Dillinger Escape Plan, con i quali siamo ora in tour. Loro sono stati probabilmente uno degli ultimi gruppi a offrire qualcosa di realmente nuovo in campo hardcore e metal. Per quanto riguarda altra musica, dico Yes e King Crimson – che ti ho già accennato – ma anche i Genesis e i Rush”.
“In ambito metal, senz’altro i Dream Theater, gli Opeth e i Meshuggah. Questi sono probabilmente i tre gruppi metal preferiti di tutta la band. Poi ci sono gli Strapping Young Lad e anche i The Dillinger Escape Plan, con i quali siamo ora in tour. Loro sono stati probabilmente uno degli ultimi gruppi a offrire qualcosa di realmente nuovo in campo hardcore e metal. Per quanto riguarda altra musica, dico Yes e King Crimson – che ti ho già accennato – ma anche i Genesis e i Rush”.
QUAL E’ IL VOSTRO BACKGROUND DI MUSICISTI? AVETE AVUTO UNA FORMAZIONE CLASSICA?
“No, molti immaginano quello, ma, in realtà, abbiamo studiato poco. Paul ha preso qualche lezione da ragazzino, mentre io ho frequentato una scuola di musica per un anno e mezzo, prima di entrare nella band. Per lo più siamo però autodidatti… siamo partiti dai fondamentali e poi abbiamo soltanto fatto tanta pratica, cercando di ascoltare quanta più musica possibile e di ricrearla con le nostre mani. Siamo migliorati in questa maniera, sino a diventare i musicisti che siamo adesso. Per noi la tecnica è solo un elemento che ogni tanto usiamo per trasmettere meglio le nostre emozioni, non è una cosa che abbiamo studiato sino alla nausea e che ci sentiamo di sfoggiare in ogni occasione”.
“No, molti immaginano quello, ma, in realtà, abbiamo studiato poco. Paul ha preso qualche lezione da ragazzino, mentre io ho frequentato una scuola di musica per un anno e mezzo, prima di entrare nella band. Per lo più siamo però autodidatti… siamo partiti dai fondamentali e poi abbiamo soltanto fatto tanta pratica, cercando di ascoltare quanta più musica possibile e di ricrearla con le nostre mani. Siamo migliorati in questa maniera, sino a diventare i musicisti che siamo adesso. Per noi la tecnica è solo un elemento che ogni tanto usiamo per trasmettere meglio le nostre emozioni, non è una cosa che abbiamo studiato sino alla nausea e che ci sentiamo di sfoggiare in ogni occasione”.
NON AVETE MAI SUONATO IN EUROPA CONTINENTALE… NON PENSI CHE SIA IL CASO DI RIMEDIARE QUANTO PRIMA?
“Assolutamente. Abbiamo appena cambiato booking agency per l’Europa e finalmente dovremmo riuscire a suonare da queste parti con regolarità a partire dai prossimi mesi. Ci sono già delle offerte da alcuni festival e pensiamo proprio di accettarle. Non vediamo l’ora di suonare per la prima volta nel resto delle nazioni europee… sappiamo che il pubblico è molto ricettivo e che tanti gruppi prog hanno un grande seguito. Abbiamo perso tanto tempo, ma faremo del nostro meglio per recuperare il terreno perduto”.
“Assolutamente. Abbiamo appena cambiato booking agency per l’Europa e finalmente dovremmo riuscire a suonare da queste parti con regolarità a partire dai prossimi mesi. Ci sono già delle offerte da alcuni festival e pensiamo proprio di accettarle. Non vediamo l’ora di suonare per la prima volta nel resto delle nazioni europee… sappiamo che il pubblico è molto ricettivo e che tanti gruppi prog hanno un grande seguito. Abbiamo perso tanto tempo, ma faremo del nostro meglio per recuperare il terreno perduto”.
SO CHE NEGLI STATI UNITI STATE SUONANDO DA HEADLINER E CHE STATE PROPONENDO L’INTERO ALBUM!
“Sì, suoniamo tutti i pezzi di ‘Colors’ proprio come li puoi trovare sul CD e aggiungiamo alla fine altre tre composizioni tratte dai precedenti dischi. Stiamo ricevendo un’accoglienza sempre più calorosa dai fan e sicuramente programmeremo almeno altri due tour con questa formula. Non credo che potremo suonare per tutto quel tempo la prima volta che saremo in Europa, ma di sicuro ci sarà prima o poi l’occasione, se per noi le cose si metteranno bene”.
“Sì, suoniamo tutti i pezzi di ‘Colors’ proprio come li puoi trovare sul CD e aggiungiamo alla fine altre tre composizioni tratte dai precedenti dischi. Stiamo ricevendo un’accoglienza sempre più calorosa dai fan e sicuramente programmeremo almeno altri due tour con questa formula. Non credo che potremo suonare per tutto quel tempo la prima volta che saremo in Europa, ma di sicuro ci sarà prima o poi l’occasione, se per noi le cose si metteranno bene”.