Dopo esordi grindcore sulla scia di Nasum e Rotten Sound, gli australiani Beyond Terror Beyond Grace hanno operato una netta sterzata verso lidi musicali più tetri ed atmosferici, chiamando in causa influenze black metal, “post” e qualche similitudine con il death metal astratto e cerebrale dei loro vicini di casa Ulcerate. “Nadir”, questo il titolo dell’ultima opera del quartetto, ha spiazzato parecchio sia i fan che gli addetti ai lavori, configurandosi come una delle pubblicazioni più sorprendenti e, al tempo stesso, più emozionanti di questo 2012. Il bassista Alex Nicholson ci apre le porte della sua band e ci racconta retroscena e programmi per il futuro…
I BEYOND TERROR BEYOND GRACE SONO IN ATTIVITÀ DA QUALCHE ANNO ORMAI, MA POTRESTE ANCORA ESSERE DEI PERFETTI SCONOSCIUTI PER MOLTI NOSTRI LETTORI. PRESENTACI BREVEMENTE LA BAND…
“Nei nostri primi anni di attività eravamo noti per essere una grindcore band, ma oggi ci definiamo una extreme metal band che prende spunto da vari stili e generi per creare qualcosa di difficile catalogazione. Ci sono del death e del black metal, influenze post-rock/metal e anche elementi del tutto lontani dalla sfera metal”.
“NADIR” MOSTRA UN’EVOLUZIONE SIGNIFICATIVA NEL SOUND DEI BEYOND TERROR BEYOND GRACE: AVEVATE GIÀ SPERIMENTATO SOLUZIONI ATMOSFERICHE NEL BRANO “MURAKAMI” SU “OUR ASHES…”, MA CON IL NUOVO DISCO AVETE COMPIUTO MILLE ALTRI PASSI IN QUELLA DIREZIONE. QUALI SONO LE RAGIONI DIETRO QUESTO CAMBIAMENTO? UNA NUOVA LINEUP, DIVERSI GUSTI MUSICALI?
“I cambi di lineup influiscono sempre sul sound di una band, almeno un minimo. Tuttavia, devo dire che la nostra progressione è partita prima che questi avessero luogo. Ci siamo trovati a suonare sempre più musica di questo tipo e abbiamo semplicemente deciso di abbracciare il nuovo stile nella maniera più spontanea possibile, senza troppe discussioni”.
COME ACCENNATO, I BTBG NON SONO CERTAMENTE PIÙ UN GRUPPO GRINDCORE. A LIVELLO DI INFLUENZE PERCEPISCO SENZ’ALTRO CERTO BLACK METAL ED ELEMENTI “POST”. IN MOLTI, ME COMPRESO, STANNO PARAGONANDO IL VOSTRO NUOVO MATERIALE ALL’OPERATO DI ULCERATE, ALTAR OF PLAGUES E TOMBS, ANCHE SE PERMANE COMUNQUE UNA VOSTRA IDENTITÀ…
“Sì, da quando ‘Nadir’ è uscito si sono moltiplicati i paragoni con gli Ulcerate, cosa che trovo un po’ frustrante, ad essere onesti. Il drumming di Jamie Saint Merat ha influenzato parecchio l’approccio di Steve alla batteria su questo album, ma se penso agli altri aspetti del lavoro, come il riffing black metal, le strutture dei pezzi, la voce, trovo che vi siano molte differenze tra noi e loro. Ad esempio, non credo che un loro album potrebbe contenere tracce come la title track o ‘The Blood Of Time’, che sono lente e controllate dall’inizio alla fine. Per me gli Ulcerate sono una technical death metal band, mentre noi siamo qualcosa di diverso. Per quanto riguarda gli altri paragoni, i Tombs sono una buona band, mentre abbiamo scoperto gli Altar Of Plagues solo dopo che ‘Nadir’ è stato registrato, quindi non sono stati un’influenza. Tuttavia, li trovo fantastici… ‘White Tomb’ è un disco magnifico e non ho problemi se ci accostano a loro. Se dovessi citare ciò che davvero ci ha ispirato nella stesura di ‘Nadir’, menzionerei Jesu, Behemoth, Godflesh, Year Of No Light e Darkthrone, anche se non tutti questi input sono direttamente percepibili durante l’ascolto”.
QUANTO SIETE SODDISFATTI DI “NADIR” OGGI? AVETE OTTENUTO CIÒ CHE AVEVATE IN MENTE O CAMBIERESTE QUALCOSA?
“L’aspetto migliore dell’ascoltare questo disco è rendersi conto che abbiamo ottenuto esattamente ciò che avevamo in mente. Avevamo ambizioni piuttosto semplici: desideravamo realizzare un disco che ci sarebbe piaciuto ascoltare e volevamo che questo venisse pubblicato da una label che rispettiamo, come appunto la Willowtip. Abbiamo raggiunto entrambi gli obiettivi”.
“NADIR” È UN ALBUM PIUTTOSTO COMPLESSO. CERTAMENTE LO È PER ORECCHIE ESCLUSIVAMENTE ABITUATE AL GRINDCORE. NON TEMETE CHE ALCUNI ASCOLTATORI E VECCHI FAN NON RIESCANO A PRESTARE AL LAVORO LA GIUSTA ATTENZIONE?
“Non abbiamo pretese di diventare un cosiddetto grande nome. Siamo coscienti del fatto che ciò che suoniamo oggi non è esattamente semplice o trendy. Tuttavia, la cosa non mi crea problemi: gente come Justin Broadrick ha sempre pensato con la propria testa, fregandosene di tutto, e ha confezionato album immortali. Per me questa è la giusta attitudine da avere nel nostro campo. Tutte le altre valutazioni sono superflue”.
QUAL È IL CONCEPT ALLA BASE DI “NADIR”? COME AVETE LAVORATO AI TESTI QUESTA VOLTA?
“I testi di ‘Nadir’ hanno poco a che fare con quelli del nostro vecchio materiale. Sono stati scritti da Blake e sono ispirati dalla sua passione per la natura e per le opere di Carl Sagan. ‘Nadir’ era una parola che da tempo desiderava utilizzare per il titolo di un pezzo, ma poi ci siamo resi conto che sarebbe stata perfetta per l’intero disco. ‘Nadir’ rappresenta una parabola discendente, il punto più basso raggiunto da un corpo celestiale durante la sua orbita, ma anche il punto limite della disperazione umana nella terminologia psicologica. È un termine con vari significati, che riassume bene il contenuto del nostro album e che dà all’ascoltatore spazio per delle proprie interpretazioni”.
CHE COSA VI ISPIRA MAGGIORMENTE A CREARE MUSICA?
“Prima di tutto, credo che creare musica dovrebbe essere un divertimento, quindi il primo stimolo è quello di voler trascorrere del tempo facendo qualcosa che si considera piacevole. Inoltre, trovo che là fuori ci sia tantissima musica scadente e questo mi porta a voler dire la mia e a cercare di produrre qualcosa di significativo. Piuttosto che stare a criticare gruppi che paiono pensare più ai loro capelli e alle loro pose sul palco, preferisco imbracciare uno strumento e dare una risposta concreta”.
PENSI CHE TORNERETE MAI A COMPORRE UNA TRACCIA DI UN PAIO DI MINUTI, COME AI VECCHI TEMPI?
“Una cosa che credo sia evidente a coloro che hanno familiarità col nostro repertorio è la differenza che intercorre tra ognuno dei nostri dischi: nessuno di essi suona simile al precedente. Quindi trovo difficile escludere qualcosa. Il prossimo parto potrebbe risultare in un ‘Nadir Part II’, oppure potrebbe suonare maggiormente black metal o doom/post metal. Non ne ho idea… l’unica cosa di cui sono sicuro è che ciò che pubblicheremo sarà sempre il frutto di una naturale progressione e mai qualcosa di studiato a tavolino. Penso comunque che un ritorno al grind sia poco plausibile: dopo due album su quello stile, credo che abbiamo già detto tutto. Nasum e Rotten Sound saranno sempre meglio di noi, quindi è il caso di darsi da fare in altre direzioni”.
ASCOLTI TANTA MUSICA, OLTRE A QUELLA CHE COMPONI TU STESSO? SEI UN TIPO SEMPRE ALLA RICERCA DI NUOVE BAND?
“Sì, devo dire che ascolto parecchia musica, anche se ora sono decisamente meno impressionabile rispetto a quando ero un teenager. Inoltre ho smesso di concentrarmi esclusivamente sul metal: oggi ascolto qualsiasi cosa suoni interessante alle mie orecchie, indipendentemente dal genere”.
DIMMI UNA BAND O UN ARTISTA CHE AMI ALLA FOLLIA E CHE SECONDO TE MERITEREBBE PIÙ DI QUANTO HA RACCOLTO SINORA…
“Justin Broadrick, senza dubbio. Amo praticamente tutto ciò che ha pubblicato e sia ‘Streetcleaner’ che il primo album dei Jesu sono lavori che inserirei nella lista dei dischi da portare su un’isola deserta. Trovo incredibile che sia riuscito a realizzare sempre e solo musica interessante in oltre 25 anni di carriera”.
IMMAGINO CHE LA BAND NON SIA LA VOSTRA PRIMA OCCUPAZIONE. CHE COSA FATE NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI? SE VI SI PRESENTASSE LA CHANCE DI VIVERE DI MUSICA, COGLIERESTE L’OPPORTUNITÀ?
“Sì, suonare atmospheric blackened death metal non paga le bollette! Dovremmo essere più carini e avere più breakdown nei pezzi per vedere un po’ di soldi, ma non credo che ciò avvverrà nell’immediato. Abbiamo tutti un lavoro o altri impegni: c’è chi fa il carpentiere, chi fa il barista, chi vende software e chi studia all’università. Di certo sarebbe bello poter vivere di musica, ma solo a condizione di potersi esprimere liberamente e di suonare effettivamente quello in cui si crede”.
PER CONCLUDERE, DA DOVE PROVIENE IL NOME BEYOND TERROR BEYOND GRACE?
“È stato trovato in un libro tanti anni fa, quando non riuscivamo a trovare un nome per la band che ci convincesse a pieno. È sempre più difficile trovare un monicker intelligente, originale e rappresentativo. Anche tra i gruppi più noti, vedo un sacco di nomi penosi! Stavo proprio parlando con Blake riguardo al nostro nome di recente e entrambi siamo giunti alla conclusione che ci rappresenta meglio ora rispetto a quando suonavamo grindcore. Su ‘Nadir’, col fatto che puoi passare da un pezzo molto heavy come ‘Dusk’ alla title track, il nostro monicker praticamente descrive ciò che avviene nella musica, cosa che è piuttosto curiosa”.