Qualche tempo prima di partire per l’atteso tour europeo, Metalitalia.com ha raggiunto telefonicamente Billy Graziadei per un’esclusiva chiacchierata a riguardo della imminente reunion dei Biohazard, la leggendaria band Newyorkese che ha superato i limiti di hardcore, metal e hiphop per raggiungere, con l’attitudine della strada, vette impensabili. L’artista, che da sempre condivide il ruolo di frontman con Evan Seinfeld, trasuda nelle sue parole dirette tutto quello che possiamo immaginarci da un italoamericano cresciuto sul marciapiede. Camminando in un vicolo della grande mela (con conseguenti rumori poco simpatici e qualche interruzione della telefonata, ndR) pare quasi di vederlo gesticolare muovendo la sua testa bionda, mentre racconta con carica e trasporto tutto l’amore per i Biohazard, assieme all’immensa voglia di far rivivere quel mostro assieme ai suoi migliori compagni di ventura. Ecco quanto è rimasto sul nastro…
COME SI E’ CONCRETIZZATA LA REUNION DEI BIOHAZARD NELLA FORMAZIONE ORIGINALE?
“Tornare insieme nella formazione originale è stato il sogno di tutti noi per molto tempo. Non è stata più la stessa cosa da quando ci separammo, con i Biohazard abbiamo avuto grandi momenti ma la formazione con Bobby è sempre stata di un’altra caratura. Oggi, anche se ognuno ha i suoi progetti – i Suicide City nel mio caso – ci è stata data l’opportunità di tornare assieme, e l’abbiamo presa al volo, senza farcelo ripetere. Certe occasioni di solito capitano una volta nella vita, ma noi abbiamo avuto una seconda opportunità, un secondo colpo in canna”.
E’ STATO DIFFICILE SCROSTARE LA RUGGINE, UNA VOLTA TUTTI NELLA STESSA STANZA CON LO STRUMENTO IN MANO?
“No, è stato molto facile in realtà. Una volta lasciati da parte i nostri diversi impegni, musicali e non, e ritrovati nella stessa stanza, è stato importante innanzitutto tornare amici come ai vecchi tempi. Ritrovare il feeling come musicisti è stata una passeggiata, siamo regrediti in un attimo ai tempi migliori”.
E RIGUARDO AL COINVOLGIMENTO DI BOBBY? CI SONO STATE DIFFICOLTA’?
“Coinvolgere Bobby è stato normale, è come se non avesse mai smesso di essere uno di noi. E’ strano, non lo metto in dubbio, e ancora stento a crederci, è come se tutti questi anni non siano mai passati ora che siamo insieme a suonare… e di anni ne sono passati parecchi”.
CHI HA ROTTO IL GHIACCIO E HA PROPOSTO CONCRETAMENTE L’IDEA DI UNA REUNION?
“Il primo a pensarci è stato il nostro vecchio manager, di cui abbiamo ancora un enorme rispetto, l’unica persona che ha il potere reale di farci una proposta per il ventennale della band. Il resto è avvenuto in un baleno”.
COSA DIRESTI ALLA GENTE CHE SI DIMOSTRA CINICA VERSO OGNI TIPO DI REUNION?
“Cosa gli direi? Facile. ANDATE AFFANCULO! Non c’è un album da quattro soldi da promuovere, non ci sono secondi fini, se lo facessimo per i soldi ci sarebbe qualcosa che la gente può comprare – un live, una raccolta, un DVD – per lucrarci sopra. Non c’è nulla di tutto questo, abbiamo avuto l’opportunità ed eccoci di nuovo, per continuare la storia. Per tutti coloro che non ci hanno mai visto dal vivo, per tutti coloro che ci hanno visto senza Bobby, ecco i fottuti Biohazard!”.
20 ANNI SONO UN TRAGUARDO CHE POCHI RIESCONO A VARCARE, E PASSARLI SEMPRE IN VETTA FA DEI BIOHAZARD UNA LEGGENDA. AMBIVATE A QUESTO NEL FONDARE LA BAND?
“No, non l’avremmo mai pensato. Ma ti dico una cosa: sono una persona che quando si mette in testa una cosa la fa, e riesce sempre ad ottenere quello che vuole, qualsiasi cosa sia. E’ quello che è successo coi Biohazard: non lo ritengo solo un gruppo, ci ho messo tutto me stesso. Andare al tappeto è una esperienza più importante che dover indietreggiare. Sono stato messo KO molte volte nella mia vita, ma quando ho iniziato il mio traguardo era ragionevole, non era certo vendere milioni di copie e giungere al livello a cui siamo arrivati, il mio obiettivo era suonare in Italia, raggiungere più gente possibile, e quell’obiettivo l’ho raggiunto. Tutto quello che abbiamo ottenuto è stato realizzato con un sacco di duro lavoro, tempo speso, energia. E’ stato tutto ricambiato con momenti memorabili, vendite impensabili, belle storie ed esperienze indelebili. I Biohazard non finiscono al tappeto”.
QUAL E’ LA COSA CHE TI MANCAVA MAGGIORMENTE DEL GRUPPO?
“Non importa ciò che mi manca, la cosa importante è che ora ce l’ho ancora. Come ho detto prima spesso si ha una sola chance nella vita, noi ne abbiamo avute due”.
CON COLLABORAZIONI CON CYPRESS HILL E ONYX SIETE STATI PIONIERI DEL CROSSOVER TRA DIVERSI STILI MUSICALI: VORRESTI RIPETERE L’ESPERIENZA CON QUALCHE ARTISTA SIGNIFICATIVO OGGI?
“Non con i Biohazard. Ora voglio solo godermi il suonare musica con i ragazzi, la musica che abbiamo creato e che col tempo è diventata un classico del genere”.
COSA CONSIDERI SIA IL PUNTO PIU’ ALTO NELLA TUA CARRIERA ARTISTICA?
“Ogni album che abbiamo creato, ogni volta che ci siamo trovati in studio e abbiamo dato il massimo, ogni volta che abbiamo sputato sangue in musica: questi sono i momenti migliori. Non considero vette artistiche le copertine delle riviste, un servizio su MTV o altro”.
COSA CI DICI INVECE DEI MOMENTI PEGGIORI?
“La nostra separazione con Bobby è stata molto traumatica… non ci siamo mai ripresi completamente a mio parere, o almeno non siamo riusciti ad arrivare agli stessi livelli”.
IN TUTTA ONESTA’: COME CONSIDERI LA CARRIERA DI ATTORE DEL TUO COLLEGA EVAN? PRENDERESTI MAI IN CONSIDERAZIONE IL PORNO COME LAVORO?
“Evan ha dimostrato di essere un buon attore con la sua partecipazione alla serie Oz, ma non mi sarei mai aspettato un exploit del genere nei film per adulti! In ogni caso la vita è troppo breve, visto che ha i numeri per farlo e che si diverte con successo… lo supporto appieno! Per quanto riguarda la mia persona… non farei mai un film porno. Ho una figlia capisci? Mi piace scopare, per carità, ma preferisco tenere privato questo lato della mia vita”.
COME VANNO LE COSE COI SUICIDE CITY E CON LA TUA CARRIERA DA PRODUTTORE?
“Ho prodotto molte band oramai e mi sono tolto parecchie soddisfazioni anche dall’altra parte della consolle. Per quanto riguarda i Suicide City abbiamo in arrivo in DVD e il secondo album. Ora sono tornato a prendermi cura dei Biohazard, ma appena ci sarà tempo tornerò ad occuparmi dei Suicide City”.
COSA TI ASPETTI DALLO SHOW CHE TERRETE IL 17 NOVEMBRE IN ITALIA?
“Suonare in Italia è sempre il momento migliore di ogni tour. Come dice il mio cognome io ho chiare origini italiane, ma anche gli altri ragazzi del gruppo hanno del sangue italiano nella vene, così sentiamo un coinvolgimento maggiore, quasi inspiegabile, che viene corrisposto in maniera incredibile! So che sembro un paraculo a dire queste cose, ma vi assicuro che non le leggerete altrove a riguardo di altri paesi. Mi aspetto di rivivere bei momenti a Milano, e aggiungerli a quelli che già conservo”.
COSA CONOSCI DELLE TUE ORIGINI ITALIANE?
“I miei antenati abitavano nei dintorni di Napoli. Mio nonno era Graziadei ovviamente, ed era sposato con una Viggiano. Emigrarono a New York per avere migliori opportunità e migliori condizioni di vita, e trovarono fortuna. Non ho fatto in tempo a conoscere i miei bisnonni, né ho mai conosciuto la parentela che è rimasta in Italia. Rimane in ogni caso un forte senso di appartenenza alle origini in tutta la mia famiglia, tipico degli italoamericani!”.