BIRDS OF PREY – Southern Comfort

Pubblicato il 15/03/2008 da


Non contento dell’ottimo lavoro che sta svolgendo con i lanciatissimi Alabama Thunderpussy, il buo Erik Larson ha pensato bene di mettere in piedi un altro progetto a nome Birds Of Prey. Dopo un primo album tutto sommato canonico, i nostri sfornano “Sulfur And Semen” dove finalmente si riesce chiaramente a vedere il talento della band ed il buon gusto compositivo di Larson e soci. Buon gusto che, a giudicare da titoli e testi delle canzoni, rimane relagato al lato prettamente musicale delle loro proposta, in quanto quello concettuale è di una volgarità e di un cattivo gusto che non possono non strappare un sorriso. La band, tra un tour e l’altro dei vari membri impegnati tra gli altri con Municipal Waste e Baroness, conta di andare avanti e di continuare a suonare quell’eccitante mix di southern, death e sludge. Il buon Larson ci racconta nel dettaglio i prossimi piani dei Birds Of Prey, primo tra tutti quello di riuscire finalmente a suonare live.


CHI HA AVUTO L’IDEA DI FORMARE I BIRDS OF PREY?

“L’idea principalmente è partita da me. Avevo voglia di suonare musica pesante e di divertirmi, quindi, quasi per caso, ho iniziato a buttare giù dei riff con la mia chitarra. Successivamente ho proposto questi riff ad alcuni amici e abbiamo cominciato a jammare, e da lì sono nate le prime canzoni dei Birds Of Prey. La line up si è subito stabilizzata ed eccoci qui. Anche se siamo partiti quasi per gioco prendiamo molto seriamente il nostro lavoro e soprattutto ci divertiamo come dei pazzi”.

AVETE DEI PIANI A LUNGO TERMINE PER LA BAND?
“Teoricamente sì, ma, come ben saprai, ognuno di noi ha parecchi altri progetti in ballo e riusciamo a trovarci tutti insieme molto meno di quanto vorremmo. Nonostante ciò però abbiamo già inciso due album in due anni e questo testimonia la nostra voglia di andare avanti”.

E’ COSI’ DIFFICILE TROVARE SPAZIO PER I BIRDS OF PREY?
“Le nostre band madri hanno raggiunto dei buoni livelli di successo e questo comporta tutta una serie di cose: promozione, lunghi tour, prove su prove e così via. Ciò nonostante, come ti dicevo poco fa, abbiamo trovato il tempo di comporre due album e di farci qualche birretta. La tecnologia poi viene spesso in nostro aiuto, in quanto quando qualcuno ha delle idee le po’ registrare ed inviare agli altri membri del progetto che ci lavorano su separatamente. E poi bisogna aggiungere che quando scriviamo e registriamo siamo sempre molto veloci e diretti”.

A QUESTO PROPOSITO, QUANTO VI HA PORTATO VIA LA STESURA DI “SULFUR AND SEMEN”?
“L’album è stato scritto più o meno in un giorno…”.

HO CAPITO BENE, UN GIORNO SOLTANTO PER SCRIVERE L’INTERO ALBUM?
“(ride, ndR) Sì, hai capito benissimo. Non ci piace starcene con le mani in mano. Ormai ci conosciamo bene e sappiamo benissimo cosa ci piace suonare e cosa risulta adatto per i Birds Of Prey, quindi è inutile perdere tempo. Entriamo in sala, buttiamo giù istintivamente delle idee e le incidiamo, punto. A volte ci resta il tempo per farci anche una birra”.

SIETE COMPLETAMENTE SODDISFATTI DEL LAVORO SVOLTO SUL NUOVO ALBUM?
“Allora, sotto un certo punto di vista siamo estremamente orgogliosi di quello che abbiamo composto ed inciso: ‘Sulfur And Semen’ riprende e migliora quanto avevamo già proposto con il nostro esordio. Anche a livello di suoni siamo soddisfatti: il sound che esce dalle casse è forte e pulito, anche se tutti gli strumenti suonano sporchi come è giusto che sia, capisci? D’altro canto credo sia normale che, adesso come adesso, certe soluzioni le avrei utilizzate in altri modi, ma è una cosa assolutamente naturale. E’ già passato qualche mese da quando abbiamo scritto ‘Sulfur And Semen’ e nel frattempo sono sopraggiunte nuove idee e nuovi stimoli che, per forza di cose, condizionano il nostro operato”.

CHE TIPO DI FEEDBACK STATE OTTENENDO DALLA STAMPA E DAL PUBBLICO?
“Questo è un nostro grave cruccio, in quanto non abbiamo il polso della situazione. Purtroppo per motivi logistici legati all’appartenenza a diverse band, non siamo ancora riusciti a suonare live e quindi la reazione del pubblico non l’abbiamo ancora testata sulla nostra pelle. Certo, capita che la gente ci fermi per strada e ci faccia i complimenti, però c’è da dire che è una cosa quasi scontata. Capita di rado che qualcuno mi fermi dicendomi in faccia: ‘Ehi Erik, il vostro nuovo album fa davvero cagare’ (ride, ndR). Per quanto riguarda la stampa invece devo dire che ci hanno riservato delle buone recensioni, con delle rare voci fuori dal coro ai quali non siamo piaciuti”.

CI PUOI PARLARE DEI TESTI? A GIUDICARE DAI TITOLI NON SEMBRANO PROPRIO “POLITICALLY CORRECT”.
“I testi non vanno spiegati, vanno letti. A spiegare le cose si rischia di farsi capire ancora meno. Il consiglio è quello di leggerli e cercare di entrare nella nostra ottica. A volte parliamo per metafore, altre volte no, sta a voi miscelare il tutto e trarre le conclusioni”.

CHE DIFFERENZE CI SONO TRA “SULFUR AND SEMEN” E “WEIGHT OF THE WOUND”?
“Sostanzialmente nessuna, semplicemente ‘Sulfur And Semen’ è il logico miglioramento di quanto fatto su ‘Weight Of The Wound’. Il sound è migliore, i riff sono più grassi, la sezione ritmica più dentro la musica, ma in sostanza sono due fottuti album rock, questa è la verità”.

CHI E’ IL SONGWRITER PRINCIPALE DELLA BAND?
“Io scrivo parecchia roba, ma da ogni singolo membro arrivano delle idee che poi vanno a finire nelle canzoni. Possiamo quindi dire che un vero e proprio leader non c’è e che la musica dei Birds Of Prey è frutto di un lavoro d’insieme del quale andiamo anche piuttosto orgogliosi”.

LAVORATE JAMMANDO?
“Spesso e volentieri sì, in quanto è più divertente, ma purtroppo non sempre ci è possibile. Come dicevo all’inizio, quando siamo separati da migliaia di chilometri, per forza di cose dobbiamo lavorare da singoli, ma appena ci ritroviamo ci buttiamo in saletta e ci diamo dentro tutti insieme”.

COM’E’ LAVORARE CON LA RELAPSE?
“Conoscevo già da tempo i ragazzi della Relapse, dato che anche gli Alabama Thunderpussy sono nel loro roster. Cosa ti posso dire? Sicuramente alla Relapse cercano di supportare tutte le band con uguale passione e dedizione e stai pure certo che la promozione che ti fanno è di primissimo livello. No, non abbiamo motivo di lamentarci dell’etichetta, sono dei grandi”.

COME DEFINIRESTI LA VOSTRA MUSICA?
“Di etichette ce ne hanno appiccicate addosso tante e la cosa non mi interessa affatto: ci hanno chiamato death, thrash, sludge, southern…alla fine siamo un mix di tutto ciò, questo è probabile. Siamo debitori del rock sudista e lo filtriamo con la nostra sensibilità di artisti metal. Quello che ne esce è il sound dei Birds Of Prey”.

OK, ABBIAMO FINITO: VUOI ANTICIPARCI QUALCHE VOSTRA MOSSA O QUALCHE NOVITA’ SU ALTRI VOSTRI PROGETTI?
“Amico, ci vorrebbero delle ore solo per elencarti gli altri progetti (ride, ndR). Facciamo così, tra poco ti invio una mail con i link alle nostre altre band, almeno puoi pubblicare quello (la mail non è mai arrivata, ndR). Nel frattempo ringrazio tutti coloro che ci supportano e spero un giorno di poterli vedere tutti sotto il nostro palco…sempre se riusciremo ad organizzare una cazzo di data (ride, ndR)”.

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