BLACK BREATH – Guerrieri Della Strada

Pubblicato il 10/08/2012 da

A quasi esattamente due anni di distanza dalla prima chiacchierata, riaccogliamo sulle nostre pagine gli statunitensi Black Breath, rivelazione death metal/death’n’roll degli ultimi tempi, grazie a due album-perle come “Heavy Breathing” e il recente “Sentenced To Life” e ad una serie di esibizioni live una più entusiasmante dell’altra. Ancora una volta, è il chitarrista Eric Wallace a fare gli onori di casa, rintracciato in una pausa tra vari tour sul suolo nordamericano che i Nostri hanno intrapreso per promuovere la loro nuova fatica in studio. I Black Breath torneranno in Europa a settembre per supportare i Nasum nelle ultime tappe del loro tour di addio e, anche se per ora non sono previste date in Italia, cercheremo di presenziare a uno di questi show, visto che l’abbinamento ci pare estremamente azzeccato!

QUALI SONO STATE LE VOSTRE MAGGIORI FONTI DI ISPIRAZIONE NELLA STESURA DEL NUOVO ALBUM? PARE CHE ANCORA UNA VOLTA ABBIATE DATO MAGGIOR PESO AL LATO DEATH METAL DELLA VOSTRA MUSICA, PROPRIO COME ERA SUCCESSO TRA “RAZOR TO OBLIVION” ED “HEAVY BREATHING”…
“Sì, mi trovi d’accordo. Nel complesso, abbiamo cercato di confezionare un album più scorrevole e di rendere ogni singolo pezzo più pesante ed aggressivo. Il risultato finale è quanto puoi udire su ‘Sentenced To Life'”.

STA DIVENTANDO DIFFICILE PER VOI CREARE QUALCOSA DI NUOVO SUONANDO QUESTO TIPO DI DEATH METAL, VISTO CHE NEL GENERE E’ GIA’ STATO DETTO MOLTO?
“Penso che potresti dire lo stesso per tanti generi, a partire dal rock ‘n’ roll. Tuttavia, band come Beatles o Rolling Stones sono comunque riuscite a proporre qualcosa di diverso pur usando sempre i soliti tre accordi. Certo, queste sono formazioni epocali, ma il concetto rimane lo stesso: essendo i musicisti delle persone diverse, ognuno avrà sempre una sua interpretazione di un determinato sound. Basta impegnarsi un po’ per proporre qualche variazione, anche se si utilizzano gli stessi ingredienti”.

DURANTE IL PROCESSO DI SONGWRITING SIETE SOLITI CERCARE DI BILANCIARE CONSCIAMENTE I VARI ASPETTI DELLA VOSTRA MUSICA? VI CAPITA MAI DI PENSARE “QUESTO BRANO È TROPPO DEATH METAL” O “TROPPO HARDCORE”?
“Sì, ogni tanto quanto dici succede e quindi cerchiamo di proposito di cambiare una parte o due, in modo da produrre un risultato un pochino diverso da quanto partorito inizialmente. Lo facciamo semplicemente per concepire un album più compatto, senza avere la ‘hardcore song’, la ‘death metal song’, la ‘parentesi rock ‘n’ roll’ e via dicendo. Quando ci ritroviamo con un pezzo che tende troppo solo da una parte, proviamo a rigirarlo un po’. Solitamente ce ne accorgiamo prima di averlo del tutto completato, però…”.

NONOSTANTE “SENTENCED TO LIFE” PROPONGA UN SOUND PIÙ PESANTE RISPETTO AL DEBUT, ANCORA UNA VOLTA AVETE CERCATO DI NON COMPLICARE TROPPO LE COSE IN SEDE DI STRUTTURE…
“Sì, la nostra band è a tutti gli effetti una reazione a tutti quei gruppi che propongono musica ultra tecnica e produzioni sterili: Mi piace l’idea di essere tornati alle origini in un genere che ultimamente stava prendendo una piega sempre più ridicola. Nel nostro caso, i riff devono essere sempre memorizzabili e non si deve mai aspettare tredici minuti per sentire un chorus da urlare”.

ENTOMBED O DISMEMBER? SCEGLINE UNO E SPIEGA IL PERCHÈ!
“No, questa è una domanda troppo insidiosa per me! Comunque, ho sentito che i Dismember si sono sciolti. Che peccato!”.

SE POTESSI RIVIVERE I TARDI ANNI ’80 E I PRIMI ANNI ’90 CON LA TUA ETÀ ATTUALE, CHE COSA FARESTI?
“Proverei ad anticipare i Black Sabbath nella composizione di ‘Dehumanizer’. Sarebbe un piano diabolico e venderei milioni di copie! Tuttavia, credo che potrei cavarmela bene anche con i Black Breath: all’epoca internet non c’era e magari la gente comprerebbe pure i nostri dischi, al contrario di oggi”.

DOVE PENSI CHE LO STILE DEI BLACK BREATH ANDRÀ A PARARE CON I PROSSIMI ALBUM?
“È difficile da dire, perchè, tutto sommato, non siamo così fissati con quello che suoniamo oggi tanto da considerarlo il nostro stile definitivo. Potremmo anche cambiare e provare a sorprendere noi stessi. Insomma, non so che rispondere… di certo il prossimo lavoro sarà volgare, vivace e divertente”.

NEGLI ULTIMI ANNI SIETE STATI IN TOUR CON UNA VASTA GAMMA DI BAND: DAI CONVERGE AI TORMENTED. PENSI CHE DIVIDERE IL PALCO CON GRUPPI TANTO DIVERSI TRA LORO SIA IMPORTANTE PER MIGLIORARE LA VOSTRA PREPARAZIONE TECNICO-MUSICALE E PER ACCRESCERE LA VOSTRA ESPERIENZA?
“Penso che le band con cui siamo stati in tour abbiano sempre avuto la peculirità di sapere intrattenere alla grande il loro pubblico. C’è sempre qualcosa da imparare da formazioni come queste, sia in termini di sound, che di look, che di comportamento fuori e sopra il palco. A volte si tratta di qualcosa di piccolo, come, ad esempio, il modo in cui impostano un determinato pedale o sistemano gli amplificatori sul palco. Altre volte è qualcosa di più profondo, che nasce da storie che ti vengono raccontate. Siamo stati felici di aver suonato con tutti i gruppi con cui siamo stati in tour e siamo onorati di considerarli amici. Inoltre, trovarsi in quel tipo di situazione ti motiva tantissimo: se rispetti il gruppo che suona prima o dopo di te, sei ancora più incentivato a dare il meglio quando è il tuo turno”.

QUANDO HAI INIZIATO EFFETTIVAMENTE AD ASCOLTARE MUSICA? E RICORDI QUANDO HAI SENTITO PER LA PRIMA VOLTA DEL DEATH METAL?
“Il mio primo ricordo legato alla musica è l’acquisto della casetta di ‘Bad’ di Michael Jackson quando è uscito. Quel disco è incredibile, l’ho ascoltato almeno una volta al giorno per anni. Ho iniziato a considerare la musica una parte importante della mia vita proprio a partire da lì. Invece, la prima volta che ho ascoltato qualcosa di death metal ero un po’ più grandicello: ricordo di essermi spaventato perchè non riuscivo a capire di che cosa si trattasse. Mi sono riavvicinato ad esso solo al liceo, ascoltando soprattutto i vecchi gruppi svedesi. Poi non ho fatto altro che entrare in contatto con altri ragazzi con i miei stessi interessi e da lì è nata l’idea di diventare un musicista. Oggi per me è un’esperienza surreale l’andare in tour e conoscere le persone che hanno composto e suonato la musica con cui sono cresciuto”.

L’ESSERE TALMENTE COINVOLTO NELLA SFERA MUSICALE ENTRA MAI IN CONFLITTO CON L’AVERE UNA FAMIGLIA, UN LAVORO O SEMPLICEMENTE AMICI FUORI DALLA MUSICA? COME BILANCI IL FAR PARTE DI UNA BAND SPESSO IN TOUR CON LE ESIGENZE DI UNA VITA NORMALE?
“Per il momento non ho problemi, perchè non ho un lavoro fisso, nè particolari legami con la mia famiglia. Non ho nemmeno molti amici che non sono coinvolti nella musica! Tuttavia, stavo pensando che prima o poi dovrò fare qualcosa in merito, visto che non mi piace l’idea di dover trascorrere dieci mesi all’anno in tour. Sarebbe bello avere qualcosa da fare o a cui dedicarsi quando non sono on the road”.

QUAL È STATO IL LUOGO PIÙ BIZZARRO IN CUI AVETE SUONATO O REGISTRATO QUALCOSA? QUANTO QUESTO HA INFLUITO SULLA VOSTRA PERFORMANCE?
“Una volta abbiamo suonato in un ring da wrestling, tipo quelli della WWE che vedi in TV! Avevamo la gente tutta attorno a noi. Non so dire che cosa abbiano pensato gli avventori, ma per noi è stato uno strazio”.

PER CONCLUDERE, DIMMI IL NOME DI UNA BAND O DI UN ARTISTA CHE LETTERALMENTE ADORI E CHE SECONDO TE MERITEREBBE PIÙ SUCCESSO DI QUANTO HA OTTENUTO O STA OTTENENDO…
“Cercherò di non essere ovvio e segnalo i The Marked Men, una band che ho sempre adorato. Non sono attivissimi di questi tempi, ma consiglio a tutti di ascoltare l’album ‘Fix My Brain’, davvero una perla. Comunque, ogni loro lavoro merita attenzione”.

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