Ancora oggi possiamo considerare “Paranoid” dei Black Sabbath come uno degli album più importanti ed influenti della Storia, uno di quei lavori capaci di fare letteralmente da spartiacque tra ciò che c’era prima e tutto quello che verrà dopo. L’intero panorama heavy metal ha un debito nei confronti dei Black Sabbath, considerati da sempre tra i progenitori di un genere che raccolto milioni di proseliti in tutto il globo. Il 18 settembre del 2020, “Paranoid” ha compiuto cinquant’anni e la BMG Records ha deciso di festeggiare questo anniversario pubblicando una sontuosa edizione deluxe dell’album, disponibile sia in formato vinile che in CD. Noi abbiamo avuto modo di mostrarvi la prima, nel nostro video unboxing dedicato, e per completare il tutto abbiamo anche avuto la possibilità di scambiare qualche battuta veloce con Geezer Butler, per condividere con noi qualche ricordo su quegli anni.
GEEZER, INIZIAMO QUEST’INTERVISTA PROPRIO DALLA NUOVA EDIZIONE SUPER DELUXE PER IL CINQUANTENNALE DI “PARANOID”. TORNANDO INDIETRO CON LA MEMORIA AL MOMENTO DELLA REGISTRAZIONE DI QUESTO DISCO DIVENTATO POI LEGGENDARIO, ERAVATE COSCIENTI DEL POTENZIALE DEL MATERIALE CHE AVEVATE REGISTRATO? VI ASPETTAVATE UN TALE SUCCESSO?
– Di sicuro lo speravamo. In realtà quello che ci ha colto completamente di sorpresa è stato il successo del primo album, “Black Sabbath”, qualcosa di davvero inaspettato. Al tempo stesso, però, nessuno di noi si sarebbe aspettato il livello di successo che avrebbe raggiunto “Paranoid” a livello mondiale.
UNA PARTE IMPORTANTE DEL SUCCESSO DI “PARANOID” È DOVUTO ANCHE AL SUCCESSO DELLA CANZONE CHE PORTA LO STESSO NOME. DA QUELLO CHE SI RACCONTA, SI TRATTA DI UNA CANZONE SCRITTA IN POCO TEMPO, DI GETTO.
– Sì, pensa che tutto è partito dal fatto che ci mancavano 3-4 minuti per poter raggiungere quella che, legalmente, era la durata minima di un album. Fu Tony (Iommi, ndR) a venir fuori con il riff principale di “Paranoid” e in poco tempo completammo la parte musicale. Il testo, invece, fu scritto da me e questo è quanto.
PARLANDO PROPRIO DEI TESTI, UN’ALTRA DELLE CARATTERISTICHE CHE HA CONTRIBUITO A FARVI RAGGIUNGERE LA NOTORIETÀ È STATA IL FATTO CHE TRATTASTE TEMATICHE OSCURE, OCCULTE, LONTANE DAL SEMPLICE STEREOTIPO DI RAGAZZE E MOTORI CHE HA CARATTERIZZATO TANTE ALTRE BAND.
– Dato che la musica era così pesante e oscura, ho pensato che anche i testi dovessero essere in grado di riflettere le medesime sensazioni. Su “Paranoid” ci siamo concentrati nel raccontare tematiche importanti, come gli effetti nefasti della guerra, l’inquinamento, le malattie mentali e la religione. In realtà non ci trattavamo poi così spesso temi legati all’occultismo.
È VERO CHE DA QUESTO PUNTO DI VISTA LA STAMPA CI ANDAVA A NOZZE, MAGARI ATTRIBUENDOVI ATTITUDINI O RACCONTI CHE POCO AVEVANO A CHE FARE CON LA REALTÀ. QUAL È STATA LA COSA PIÙ ASSURDA CHE HAI LETTO SUI BLACK SABBATH NEL CORSO DEGLI ANNI?
– Ce ne sarebbero tante, però una che mi ha sempre colpito è questa: ad un certo punto ha iniziato a circolare una voce che diceva che il verso finale di “Paranoid” dicesse “I tell you to end your life”, invece di “enjoy life”. Una cosa completamente senza senso.
RIESCI A RICORDARE INVECE IL MOMENTO IN CUI HAI AVUTO LA SENSAZIONE DI AVER RAGGIUNTO IL SUCCESSO?
– È successo proprio con il primo album: nessuno se lo aspettava, ma “Black Sabbath” entrò in classifica nel Regno Unito proprio nella prima settimana della sua pubblicazione. In quel momento abbiamo capito di avercela fatta.
LEGGENDO LA BIOGRAFIA DI TONY IOMMI ABBIAMO SCOPERTO DELLA SUA PASSIONE PER GLI SCHERZI, COMPRESA QUELLA VOLTA IN CUI AVETE RICOPERTO BILL WARD DI VERNICE DORATA! QUAL È LO SCHERZO PEGGIORE CHE HAI FATTO O CHE HAI SUBITO?
– Non saprei dirti uno scherzo in particolare fatto da me, ma sicuramente posso dirti il peggiore che ho subito. Una volta stavamo tornando da un concerto e mi ero addormentato in macchina. Il resto della band mi ha preso e mi ha scaricato a chilometri di distanza da casa senza che nemmeno me ne rendessi conto!
QUESTA SUPER DELUXE EDITION CONTIENE ANCHE DUE LIVE INEDITI REGISTRATI IN EUROPA. TI RICORDI QUALCOSA DI PARTICOLARE SU QUESTE DATE?
– Onestamente non ho ricordi specifici di questi concerti. É passato davvero troppo tempo!
SE INVECE VOLESSI SCEGLIERE UN’ALTRO ALBUM DA CELEBRARE CON UNA EDIZIONE ALTRETTANTO LUSSUOSA, QUALE SCEGLIERESTI?
– Personalmente sceglierei “Sabbath Bloody Sabbath”.
NELLA STORIA DEL ROCK CI SONO STATE MOLTE BAND LEGGENDARIE, MA DAVVERO POCHE POSSONO DIRE DI AVER INFLUENZATO IL MONDO DELLA MUSICA TANTO QUANTO I BLACK SABBATH. AD ESEMPIO L’INTERA STORIA DELL’HEAVY METAL PROBABILMENTE SAREBBE STATA DIVERSA SENZA DI VOI. SECONDO TE, COME MAI COSÌ TANTE BAND GUARDANO A VOI COME LA LORO PRINCIPALE FONTE DI ISPIRAZIONE?
– In primo luogo penso che sia merito dei riff: canzoni come “Iron Man” o “Paranoid” sono divertenti da imparare e da suonare. E poi ci sono i testi, che parlano di cose reali, della vita vera, non semplicemente di ragazzi e ragazze che stanno insieme e poi si lasciano. Raccontano delle paure che si provano nel percorso di crescita di ciascuno.
SEI ANCORA CON CONTATTO CON IL RESTO DELLA BAND? AVETE MAI PARLATO DI POSSIBILI PIANI FUTURI, ANCHE NON NECESSARIAMENTE COME BLACK SABBATH?
– No, non ho più visto o sentito Ozzy dal nostro ultimo show. In qualche occasione mi è capitato di scambiare due parole con Tony e con Bill, ma non abbiamo mai preso in considerazione l’idea di riprendere a fare qualcosa assieme.
PARLIAMO ALLORA DEL TUO PROGETTO PIÙ RECENTE, I DEADLAND RITUAL. AVETE LAVORATO A NUOVA MUSICA? CI SONO DELLE NOVITÀ?
– Abbiamo completato il nostro primo album: eravamo impegnati nelle registrazioni, ma poi è arrivato il Covid-19 e tutto quanto si è dovuto interrompere. Onestamente fino a quando ci sarà l’emergenza Coronavirus non credo che la band riprenderà le attività.
UN’ULTIMA DOMANDA, GEEZER: NEGLI ANNI SETTANTA ERA NORMALE PER UNA BAND PUBBLICARE UN ALBUM ALL’ANNO, A VOLTE ANCHE DUE. MANTENERE UNA ROUTINE DI QUESTO TIPO, PERÒ, ALTERNANDO ALBUM E TOUR SENZA SOSTA, NON ERA FACILE. MOLTE FORMAZIONI SI SONO BRUCIATE IN POCHI ANNI, MENTRE VOI SIETE RIUSCITI A TENERE UN LIVELLO ALTISSIMO PER MOLTO TEMPO. QUALCHE TEMPO FA, IL CEO DI SPOTIFY, HA AFFERMATO COME NON SI POSSA PIÙ ASPETTARE TRE ANNI TRA UN ALBUM E L’ALTRO. COSA NE PENSI? CREDI CHE SIA POSSIBILE TORNARE AD UN MODELLO DI BUSINESS SIMILE A QUELLO DEGLI ANNI SETTANTA?
– È difficile per una band continuare a produrre nuova musica originale di qualità. Nella musica pop, ad esempio, ci sono persone e autori pagati appositamente per questo. Gli artisti possono contare su team di autori e di produttori per garantire un flusso costante di nuove canzoni. Forse per loro sarebbe possibile, perché un modello di questo tipo permetterebbe loro un flusso costante di nuove canzoni. Se parliamo invece di una vera band, come eravamo noi, mi sembra molto improbabile.