Con l’uscita della nuova Super Deluxe Edition del catalogo dei Black Sabbath, questa volta dedicata a “Technical Ecstasy”, abbiamo avuto l’opportunità di raggiungere telefonicamente Tony Iommi, per un’intervista. Un’occasione che abbiamo colto al volo, in primo luogo per la caratura di un personaggio che ha segnato in maniera indelebile l’intera Storia della musica pesante, ma anche perché “Technical Ecstasy” rappresenta un capitolo controverso per i Black Sabbath, uno degli album del declino, prima della rinascita avvenuta con l’arrivo di Ronnie James Dio. Con il chitarrista, quindi, ci siamo concentrati proprio su quegli anni, provando a valutare oggi il mancato successo di un album che, come ci ha anticipato Iommi, è stato parzialmente rivalutato solo molti anni dopo.
TONY, INIZIAMO QUEST’INTERVISTA PROPRIO PARTENDO DALLE REGISTRAZIONI DI “TECHNICAL ECSTASY”: STANDO ALLE CRONACHE DI QUEGLI ANNI, IL RESTO DELLA BAND NON ERA PARTICOLARMENTE COINVOLTA NELLE SESSIONI DI REGISTRAZIONE E GRAN PARTE DEL LAVORO E’ RICADUTO SULLE TUE SPALLE.
– Non posso dire di aver fatto tutto da solo. Mi sono occupato di tutto ciò che abitualmente è di mia competenza, quindi ho scritto gran parte del materiale mentre Geezer si è occupato dei testi. Bill invece ha scritto un brano, “It’s Alright”. Per quest’album, però, sono stato molto più coinvolto anche in fase di produzione. La cosa è nata quasi per caso: quando iniziai a mettere giù il materiale delle varie tracce, mi capitava molto spesso di rimanere in studio, per provare diverse soluzioni e vari suoni o effetti di chitarra. In quegli anni era diverso da ora, dove per ogni tipo di suono esiste qualche tipo di gadget che lo riproduce in maniera perfetta. All’epoca dovevi ‘creare’ il tuo sound. Così avevo l’abitudine di restare lì per parecchio tempo a sperimentare, provare cose diverse e naturalmente il resto della band non aveva nessun interesse a restare lì a guardarmi e quindi se ne tornava in hotel.
AD AIUTARTI, INVECE, C’ERA UN ALTRO MUSICISTA, IL TASTIERISTA GERALD WOODROFFE. VUOI RACCONTARCI QUALCOSA SUL SUO CONTRIBUTO?
– Gerald è stato molto utile per me. Non avevo mai lavorato con un tastierista e questo mi ha permesso di provare tutta una serie di soluzioni che altrimenti non avrei sperimentato. Durante le prove avevamo ovviamente basso, batteria e voce, ma l’aggiunta di un altro strumento ci ha permesso di ampliare le nostre potenzialità, andando a sviluppare idee diverse all’interno delle canzoni.
“TECHNICAL ECSTASY” E’ UN ALBUM IN CUI SONO PRESENTI TANTI STILI DIVERSI: PROGRESSIVE ROCK, FUNK, HARD ROCK, FINO AD ARRIVARE AD UNA SORTA DI POP-ROCK PIU’ LEGGERO E MELODICO. AL TEMPO STESSO, PERO’, SONO POCHISSIME LE BAND CHE POSSONO VANTARE UN SOUND DISTINTIVO ED IMMEDIATAMENTE RICONOSCIBILE COME QUELLO DEI BLACK SABBATH. COME RIUSCIVATE A COMBINARE IL VOSTRO DESIDERIO DI PROVARE COSE NUOVE CON L’IDENTITA’ FORTE DEL VOSTRO SOUND?
– Si tratta di progredire, partendo da quello che eravamo, dalla musica che suonavamo. Vedi, il sound dei Black Sabbath deriva solo dalle nostre personalità e dal nostro stile personale: era il modo in cui suonava Geezer o Bill, il modo in cui cantava Ozzy e il mio modo di suonare. La combinazione di questi elementi portava al nostro sound. Al tempo stesso, però, in ogni album abbiamo sempre cercato si sperimentare qualcosa di nuovo: una volta suonando un brano strumentale in acustico, oppure coinvolgendo un coro in studio di registrazione e via dicendo. Lo stesso è successo con “Technical Ecstasy”: Bill ha scritto “It’s Alright”, come dicevo, e l’ha anche cantata. Lo stile di questa canzone è una sua idea, mentre io ho contribuito con l’assolo. Poi abbiamo anche “She’s Gone”, che ha uno stile diverso, con le chitarre acustiche e gli archi. Abbiamo sempre provato cose nuove, perché non volevamo che i Black Sabbath finissero ingabbiati in uno stile, con qualcuno a dirci cosa e come avremmo dovuto suonare. Suonavamo quello che ci piaceva e non aveva importanza quanto fosse vicino o lontano al nostro stile, se ci piaceva, lo registravamo.
A PROPOSITO DI “IT’S ALRIGHT”, L’IDEA DI FARLA CANTARE A BILL E’ VENUTA DA LUI DIRETTAMENTE O E’ STATO UN VOSTRO SUGGERIMENTO?
– Bill aveva composto questa canzone a casa sua, al piano, semplicemente buttando già la struttura base. Ci ha cantato sopra una melodia e noi abbiamo pensato che fosse bella. Credo sia stato Ozzy a suggerire a Bill di cantarla. Lui, da parte sua, ci teneva a cantarla perché era la sua canzone, e le cose sono andate così. Siamo stati tutti d’accordo.
QUANDO USCI’ “TECHNICAL ECSTASY” NON FU UN SUCCESSO DI VENDITA, QUANTOMENO RISPETTO AGLI ALBUM PRECEDENTI.
– E’ un fatto curioso ed è successo a diversi nostri album, come “Technical Ecstasy” o “Never Say Die”: la gente sembra aver iniziato ad apprezzarli molto dopo. Un altro album che ha avuto lo stesso tipo di percorso è stato “Born Again”. All’epoca è vero che molte persone non apprezzarono “Technical Ecstasy”, perché era molto diverso dal nostro stile abituale e c’erano molte tastiere, ma un po’ per volta molti hanno cambiato idea. Il gusto stesso del pubblico si evolve con il passare del tempo.
CHE POI, A PENSARCI A POSTERIORI, LA COSA FA SORRIDERE, VISTO CHE ALLA FINE L’ALBUM HA VENDUTO PIU’ DI UN MILIONE DI COPIE E QUALUNQUE BAND OGGI SI TAGLIEREBBE UN BRACCIO PUR DI RAGGIUNGERE QUESTO GENERE DI VENDITE!
– (Ridacchia, ndR) Eccome, un milione di copie è un grandissimo risultato!
INVECE QUAL E’ IL TUO GIUDIZIO SULL’ALBUM OGGI, A TANTI ANNI DI DISTANZA?
– Ogni volta che ascolto un nostro album mi ritrovo a tornare indietro a quegli anni. A me piace. Quando registri un album, ti trovi ad ascoltarlo in continuazione, ma ad un certo punto lo lasci lì e passa del tempo senza ascoltarlo più. Questo periodo, in cui stiamo ripubblicando tutti i nostri album in questo formato, diventa una bella occasione per riascoltarli e ne sono soddisfatto, è un bel viaggio indietro nel tempo. Vanno inseriti nel loro contesto, con lo stile che suonavamo, ma li ascolto con piacere. Non avrebbe senso iniziare a dire cose come “avrei dovuto fare questo, cambiare quest’altro, la chitarra avrei potuto farla così ecc.”. Vanno presi per quello che sono.
POSSIBILE CHE IL RISULTATO FINALE DI “TECHNICAL ECSTASY” SIA STATO INFICIATO ANCHE DAI RITMI FORSENNATI CHE STAVATE TENENDO FIN DAGLI INIZI DELLA BAND? MAGARI CON UN ANNO DI PAUSA IN MEZZO L’ALBUM SAREBBE POTUTO ESSERE DIVERSO.
– Forse, non saprei dirlo, perché eravamo abituati così, lavoravamo costantemente. Prima in tour, poi si tornava a casa, si iniziavano le prove sulle nuove canzoni, le registravamo e poi di nuovo in tour. Era un processo continuo, senza fine e non avevamo tempo per fermarci. E anche nel poco tempo rimanente c’era tutto il resto: la promozione, fare interviste, i video e via dicendo. Non ho proprio idea di cosa avremmo fatto con un anno intero a disposizione.
QUESTA OPERAZIONE DI RECUPERO STA PORTANDO ALLA PUBBLICAZIONE DI QUESTE BELLISSIME SUPER DELUXE EDITION. COME VI STATE MUOVENDO PER LA SCELTA DEL MATERIALE? CI SONO DEGLI ALBUM STORICI CHE SONO STATI SALTATI, AD ESEMPIO.
– Penso che tratteremo ogni disco allo stesso modo, uno alla volta. Credo sia un bel modo per presentare gli album in una maniera diversa, con un approccio al passo coi tempi. Ci sono delle versioni alternative che magari la gente non ha mai ascoltato e che io per primo nemmeno ricordavo. Alcune persone le amano particolarmente, altri meno: ad esempio io non sono il tipo di persona che si metterebbe ad ascoltare cinque diverse take di una canzone, ma un sacco di gente le apprezza.
E CREDI CHE L’OPERAZIONE SI FERMERA’ CON LA FINE DELL’ERA OZZY O PENSI CHE POTRANNO USCIRE DEI CONFANETTI ANCHE PER GLI ALBUM PUBBLICATI NEGLI ANNI OTTANTA E NOVANTA?
– Sì, li pubblicheremo e credo che trarranno giovamento da questo trattamento. Come dicevo, è un bel modo di valorizzare i nostri lavori e se le cose andranno per il verso giusto, ci saranno anche quei dischi, arrivando anche all’era Tony Martin. Procederemo un passo alla volta e vediamo come andrà.
QUESTA E’ UNA SPLENDIDA NOTIZIA. CI SONO DIVERSI LAVORI CHE SONO DAVVERO DIFFICILI DA REPERIRE.
– Confermo, ma è arrivato il momento di recuperare. Voglio anche fare un mixaggio differente per “Forbidden”, che è un album che non mi ha mai soddisfatto da quel punto di vista. Voglio riprenderlo in mano, pur senza cambiarlo o stravolgerlo, dandogli semplicemente un suono migliore.
ANCORA UNA VOLTA NEL BOXSET C’E’ UN LIVE INEDITO, CHE FOTOGRAFA IL TOUR DI “TECHNICAL ECSTASY”. COSA RICORDI DI QUELLE DATE? SE NON HO CAPITO MALE ALL’EPOCA BILL GIRAVA CON UNA MEGA CONCHIGLIA MONTATA DIETRO ALLA SUA BATTERIA…
– Ah no, quello è stato nel tour successivo, quello di “Never Say Die”. E’ stata un’idea di Bill e noi all’epoca ci siamo messi a ridere e pensavamo che Bill fosse impazzito. Si è fatto costruire questa enorme conchiglia e funzionava, alla fine è stata una bella idea, perché rifletteva il suono e aveva un bell’impatto sonoro. Una delle poche idee di Bill che poi ha funzionato davvero (ride, ndR)!.
SEMPRE A PROPOSITO DI BILL, NELLA TUA AUTOBIOGRAFIA RACCONTI UN SACCO DI SCHERZI CHE GLI AVETE FATTO, SOPRATTUTTO IN TOUR. QUAL E’ IL PEGGIORE CHE TI VIENE IN MENTE?
– Oddio, ne abbiamo fatti tanti… E sai una cosa? La gente pensa che noi ci accanissimo particolarmente su Bill, ma non era così. Anzi, a lui piaceva. Quando non gli facevamo niente, veniva da noi e ci chiedeva “Ehi, tutto bene? Come mai oggi non mi avete fatto nessuno scherzo?”. Ormai se li aspettava. Certo ce ne sono un paio dove abbiamo esagerato… Una volta gli abbiamo quasi dato fuoco, oppure quella volta in cui l’abbiamo pitturato tutto d’oro, con la vernice spray. Lui era ubriaco, io e Ozzy l’abbiamo spogliato e abbiamo iniziato a spruzzargli tutta questa vernice che avevamo in garage. Lui all’inizio rideva, ma poi dopo poco ha iniziato a sentirsi malissimo. Abbiamo chiamato il 911 per farci mandare un’ambulanza. Ci hanno chiesto cosa fosse successo e noi: “E’ tutto coperto d’oro!”, e loro “Che cosa?? Che vuol dire che è coperto d’oro?” (Ridacchia, ndR). Quando l’ambulanza è arrivata erano su tutte le furie con noi. “Siete degli idioti!”, ci dicevano, “Avreste potuto ucciderlo!”. Gli fecero una iniezione di adrenalina per rimetterlo in piedi e ci dissero che bisognava rimuovere immediatamente la vernice. Quella volta lo scherzo andò davvero male, fu un disastro.
TORNIAMO A “TECHNICAL ECSTASY”: ANCHE QUESTA VOLTA NELLA DELUXE EDITION C’E’ LA MANO DI STEVEN WILSON, CHE HA CURATO IL NUOVO MIXAGGIO. COME VI SIETE TROVATI CON LUI?
– Ha fatto un ottimo lavoro, abbiamo lasciato tutto nelle sue mani. E’ davvero bravo e ha trattato già molto del nostro materiale. Il fatto è che oggi si hanno a disposizione le conoscenze e le tecnologie per valorizzare davvero il proprio sound. Invece a quel tempo non si poteva, dovevi arrangiarti con quello che avevi, le registrazioni erano su nastro mentre ora sono digitali. E’ un mondo completamente diverso e ormai mi sono perso per strada molte delle novità in questo campo, devo essere sincero. E’ bello vedere, quindi, come sia possibile migliorare il suono, portarlo in prima linea.
SECONDO TE QUAL E’ IL MOTIVO PER CUI COSI’ TANTE BAND CONSIDERINO I BLACK SABBATH COME UNA DELLE LORO MASSIME INFLUENZE? E’ INNEGABILE COME TUTTO L’HEAVY METAL DEBBA TANTISSIMO ALLA VOSTRA MUSICA.
– Uno dei motivi è che siamo stati i primi ad venir fuori con questo tipo di sonorità. Inoltre abbiamo sempre creduto molto in quello che facevamo e questo ci ha permesso di continuare a fare la nostra musica anche quando sono diventati popolari altri stili e generi. E poi c’è un altro motivo: non si tratta di musica troppo complessa, le persone creano subito una connessione perché è musica essenziale. Non serve chissà quale studio per imparare i riff di “Paranoid” o di “Iron Man”. Tanti musicisti hanno iniziato proprio con queste canzoni e da lì si sono creati il proprio sound e il proprio stile. Però resta comunque un piacere e un onore sentire tante band di successo dire che senza di noi oggi non sarebbero esistite: ce ne sono tantissime, a partire dai Metallica, i Nirvana e tanti altri. E’ giusto che sia così, tutti hanno le proprie influenze, anche io sono stato influenzato da band come i The Shadows. Da qualche parte bisogna iniziare.
TI CAPITA ANCORA DI ASCOLTARE NUOVA MUSICA?
– A dir la verità no. Quando ero in tour ascoltavo le band che suonavano con noi, ma ora non saprei nemmeno da dove cominciare, ad essere sincero. Ci sono così tante band là fuori. Non hai idea delle centinaia di persone che venivano ai nostri concerti, dicendoci se potevamo ascoltare il loro CD: ci saranno stati tantissimi artisti eccezionali, ne sono certo, ma cosa potevamo fare? Non è proprio possibile.
NEGLI ULTIMI ANNI ABBIAMO VISTO DA UNA PARTE L’ESPLOSIONE DELLE PIATTAFORME DI STREAMING TIPO SPOTIFY E DALL’ALTRA IL RITORNO PREPONDERANTE DEL VINILE, CON DEI BOXSET CURATISSIMI COME I VOSTRI, CHE OVVIAMENTE HANNO UN COSTO BEN SUPERIORE A QUELLO DI UN SEMPLICE CD. SECONDO TE COSA C’E’ DIETRO A QUESTO RITORNO AL VECCHIO FORMATO FISICO?
– Credo valga un po’ per tutto, ci sono sempre questi ritorni ciclici: prima le cassette, poi i CD, ora è tornato il vinile e magari tra qualche anno ci sarà una rinascita dei CD. Le persone stanno ricominciando ad amare il vinile e ne sono felice, perché io per primo preferisco il vinile. Puoi studiarti meglio la copertina, i particolari, e il sound stesso è migliore.
QUALCHE ANNO FA, CON LA PUBBLICAZIONE DELLA DELUXE EDITION DI “PARANOID”, ABBIAMO AVUTO IL PIACERE DI INTERVISTARE GEEZER. TI FACCIAMO UNA DOMANDA CHE ABBIAMO RIVOLTO ANCHE A LUI: QUAL E’ LA COSA PIU’ ASSURDA CHE QUALCUNO SI E’ INVENTATO SUI BLACK SABBATH?
– Oddio, come ha fatto a citarne solo una? Ne hanno dette così tante che non saprei nemmeno quale scegliere, così su due piedi. Non ci do nemmeno molto peso, visto che io conosco le vere storie dietro a questi episodi e tanto mi basta. Lui cos’ha risposto?
HA DETTO CHE QUALCUNO ERA VENUTO FUORI CON LA STORIA CHE NEL TESTO DI “PARANOID” SI DICESSE “I TELL YOU TO END YOUR LIFE”, INVECE DI “ENJOY LIFE” (QUINDI “TI DICO DI TOGLIERTI LA VITA”, INVECE CHE “DI GODERTI LA VITA”, NDR).
– Oh sì, quella è stata assurda (ride, ndR)! Succedeva soprattutto in queste pubblicazioni che facevano ai quei tempi, con gli accordi e le partiture di chitarra delle varie canzoni. Mettevano anche i testi e molto spesso erano completamente sbagliati, ad esempio scrivevano ‘free specs in the sky’, invece di ‘reflex in the sky’ (si riferisce ad un verso di “Electric Funeral”, da “Paranoid” ndR). Nessuno si prendeva la briga di andare da Geezer a chiedergli i testi, scrivevano quello che gli pareva di sentire nelle canzoni.
UN’ULTIMA DOMANDA, TONY, PRIMA DI SALUTARCI. A COSA STAI LAVORANDO IN QUESTO PERIODO? CI POSSIAMO ASPETTARE NUOVA MUSICA DA PARTE TUA?
– Sì, ci sarà nuova musica. Ho suonato in un paio di canzoni in un album… E poi c’è un altro progetto per l’anno prossimo, un intero album… Uhm, in realtà non posso ancora parlartene, è tutto segreto! Per la fine dell’anno però ci saranno delle novità che vi lasceranno senza parole!