Come quei vecchi amici che, nonostante il passare degli anni, non cambiano mai aspetto, così anche i Black Stone Cherry riescono a restare sempre ‘freschi’, a dispetto di un background musicale che affonda le radici nel passato e di una discografia arrivata al sesto full-length, senza contare gli EP. Il segreto, nemmeno troppo nascosto, è quello di una sincera amicizia tra i membri della band e di un legame forte con le propri origini, ribadito fin dal titolo anche nell’ultimo “Family Tree”, come ci raccontano il chitarrista Ben e il bassista Jon…
VI ASPETTAVAMO DALLE NOSTRE PARTI AD INIZIO ANNO, MA SO CHE AVETE AVUTO PROBLEMI PER CUI VI RIVEDREMO QUEST’ESTATE A BOLZANO E A FINE ANNO A MILANO: POTETE GIA’ ANTICIPARCI QUALCOSA?
Ben: – Sì, ci spiace davvero aver dovuto cancellare lo show, ma ora siamo più carichi che mai. E’ la nostra prima volta a questo festival, ma in Italia siamo ormai di casa, quindi non vediamo l’ora di tornare dalle vostre parti!
Jon: – Sicuramente avremo molto nuovo materiale, ma in questo momento stiamo facendo le prove per lo show e stiamo includendo un sacco di pezzi, dato che l’idea è quella di far evolvere la scaletta sera dopo sera, così da rendere la cosa più stimolante per noi e anche per i fan, dato che molto ci seguono per 3-4 show di fila, quindi vogliamo ogni volta offire un’esperienza diversa.
NELLA PRIMA META’ DELLA VOSTRA CARRIERA VI SIETE APPOGGIATI A PRODUTTORI DI GRANDE FAMA COME HOWARD BENSON, MENTRE NELLA SECONDA META’ SIETE PASSATI ALL’AUTOPRODUZIONE: NON SENTITE A VOLTE ANCORA IL BISOGNO DI UN PARERE ESTERNO?
Jon: – Abbiamo imparato un sacco da Howard Benson, Joe Barresi e tutti gli altri, così come nel suonare in giro per il mondo insieme a molte altre band. Alla luce di questa esperienza, quando abbiamo iniziato a lavorare a ‘Kentucky’ abbiamo deciso di mettere a frutto quanto imparato e le cose hanno funzionato, al punto che stavolta ci siamo spinti oltre occupandoci direttamente del missaggio (ad opera di Chris, il nostro cantante) e dell’artwork (che ho curato io); il tutto sempre scambiando opinioni con tutti i ragazzi della band, quindi possiamo dire che è stato un vero lavoro di squadra. L’unico ruolo esterno è quello di ingegnere del suono, ma mai dire mai per il futuro (risate, NdA)!
VISTA L’ESPERIENZA DI CUI PARLAVI, AVETE MAI PENSATO DI METTERLA AL SERVIZIO DI NUOVE BAND?
Jon: – Nel giro di un mese dovrei aver pronto il mio studio di registrazione, in fondo alla strada dove vivo, ed effettivamente in futuro ho in mente di aiutare giovani talenti a registrare. Il mio obiettivo non è quello di influenzare nessuno, ma vorrei portare la nostra esperienza, dato che ovviamente lo studio sarà sempre aperto anche agli altri ragazzi della band, a chi ne avrà bisogno. In tutti questi anni in tour abbiamo conosciuto parecchie formazioni di talento in USA e in Europa, quindi ora potranno venire da noi in Kentucky per comporre e registrare.
A PROPOSITO DI KENTUCKY, AVETE ANCORA LA CASA IN MEZZO AL BOSCO DOVE AVETE REGISTRATO I VOSTRI PRIMI DISCHI?
Jon: – Sì, ovviamente è sempre lì. Nell’ultimo disco non abbiamo composto molto lì perchè le canzoni sono nate prevalentemente in tour, ma è lì dove tutto ha avuto inizio, quando eravamo ancora ragazzini, per cui sarà sempre un posto speciale per noi.
VEDETE DELLE DIFFERENZE TRA LE CANZONI COMPOSTE IN TOUR O A CASA?
Jon: – Lavoriamo sempre tutti insieme e, per quanto la location in parte possa avere un impatto, direi che la maggiore influenza arriva dalla musica che stiamo ascoltando in quel periodo. Ultimamente siamo stati sempre in tour ed abbiamo ascoltato un sacco di classici rock e blues, che in qualche modo sono confluiti nel processo di scrittura.
QUAL E’ IL CONCEPT DIETRO A UN TITOLO COME “FAMILY TREE”?
Ben: – E’ innanzitutto il titolo dell’ultima canzone, ma soprattutto l’albero è una metafora della nostra vita, rappresenta l’eredità che abbiamo ricevuto dai nostri genitori e dai nostri nonni e che portiamo avanti come band: essendo cresciuti insieme ci consideriamo tutti fratelli, parte di una famiglia che si è allargata in tutti questi anni di vita on the road, comprendendo anche i nostri tecnici e chi ci segue in giro per il mondo.
A PROPOSITO DI FAMIGLIA, SIETE INSIEME DA 17 ANNI SENZA MAI UN CAMBIO DI LINE-UP…QUAL E’ IL VOSTRO SEGRETO?
Jon: – Siamo tutti amici da prima ancora di essere una band, quindi per quanto ci piaccia la stessa musica prima ancora di questo ci piace stare insieme, è questo il nostro segreto!
NEL DISCO AVETE DEGLI OSPITI SOCIALI, A PARTIRE DAL FIGLIO CINQUENNE DI CHRIS…
Jon: – E’ stato tutto molto naturale. Stavamo registrando nel nostro studio casalingo quando la moglie di Chris è passata a trovarci con suo figlio mentre tornavano dallo shopping, e così per gioco gli abbiamo chiesto di cantare una parte del ritornello: il risultato ci è piaciuto al punto che lo abbiamo lasciato nel master, ma davvero è stato un processo spontaneo, nonchè uno dei vantaggi di poter lavorare da casa.
…PER ARRIVARE A UN OSPITE PIU’ “STAGIONATO” COME WARREN HAYNES DEI GOV’T MULE.
Jon: – Ci eravamo conosciuti molti anni fa, credo fosse il 2003 o 2004, e già allora eravamo rimasti impressionati e ci siamo ripromessi di fare qualcosa insieme. Ci siamo poi re-incontrati l’anno scorso durante un festival e da lì è nata l’idea della collaborazione su “Dancing In The Rain”, dato che volevamo uno ospite. Così gli abbiamo mandato la traccia e ci ha cantato sopra, dando al pezzo una marcia in più.
COSA CI POTETE DIRE INVECE DELLA CANZONE “JAMES BROWN”?
Ben: – Inizialmente doveva essere solo un titolo provvisorio, dato che il mood del pezzo strumentale era vicino al suo stile. Poi quando è venuto il momento di scrivere le lyrics è venuto naturale dedicarle a questo grande artista, e così la canzone è diventata una sorta di omaggio a James.
QUALCHE ANNO FA AVETE SUONATO CON GLI STEEL PANTHER: QUALCHE ANEDOTTO DIVERTENTE?
Jon: – Sì, è stato un paio di anni fa in Australia, anche se solo per quattro date. Effettivamente abbiamo un modo di fare e di intendere la musica un po’ diverso, ma non ci siamo mai divertiti tanto come in quel tour!
SE POTESTE RESUSCITARE PER UNA SOLA NOTTE QUALCUNO CON CUI SUONARE, CHI SCEGLIERESTE?
Jon: – Il mio musicista preferito è Elvis Presley, quindi la mia scelta è facile…
Ben: – Io invece sceglierei John Lennon.
DA APPASSIONATI E COMPOSITORI DI MUSICA ‘VINTAGE’, QUAL E’ IL VOSTRO RAPPORTO CON IL DIGITALE?
Jon: – Penso che siano entrambi utili, e d’altronde al giorno d’oggi non puoi fare a meno del digitale. Come band non abbiamo grandi ritorni dalla vendita dei dischi, quindi se Spotify ci aiuta a farci conoscere e porta la gente ai nostri concerti e a comprare il nostro merchandising, per noi va benissimo. Detto questo, come ascoltatori siamo tutti legati al vinile, quindi ben venga questo revival!